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Discussione: Dittatura fake news.

  1. #11
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Futuro presidente se non lo fermano.
    Faccia da culo.
    Libanese o ebrea?
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #12
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Spuntano falsi report per oscurare quelli veri. E per dimostrare a tutti che le fake news esistono

    Di Mauro Bottarelli , il 11 gennaio 2017 6 Comment






    Altro giro, altra vaccata. Stavolta, però, con un senso e una finalità. Avrete sentito tutti dai tg dell’ultimo report di intelligence sparato dalla CNN, la quale – citando “diverse fonti ufficiali” che hanno accesso alle indagini della CIA e dell’FBI – ha avvisato il mondo urbi et orbi che gli hacker russi, responsabili della violazione dei server del Partito Democratico, sostengono di aver carpito anche informazioni finanziarie e personali sugli affari di Donald Trump. E con queste informazioni – a loro modo di vedere – sarebbero in grado di ricattarlo.

    Di più, citando il resoconto di Repubblica.it, “queste ultime rivelazioni, del tutto inedite, sarebbero contenute nei documenti “classified” (coperti dal segreto di Stato) consegnati a Barack Obama ma anche al presidente-eletto Trump nei giorni scorsi. La CNN dunque ne è venuta a conoscenza in modo indiretto, grazie a persone dell’entourage di Obama o di Trump (o di tutti e due) che hanno raccontato i contenuti dei briefing delle agenzie di controspionaggio”. Sempre stando alla CNN, “le nuove rivelazioni sono state presentate in una sintesi di due pagine, che concentra le informazioni più importanti sul clamoroso intervento della Russia nella campagna elettorale americana. A cooperare con il lavoro dell’intelligence Usa, stando a queste fonti, sono intervenuti anche i servizi inglesi”.

    E ancora, sempre citando la versione on-line del quotidiano di casa De Benedetti: “La credibilità di queste conclusioni è stata corroborata dalla decisione dei quattro maggiori dirigenti dell’intelligence Usa di presentarle congiuntamente a Obama e Trump: i briefing infatti hanno coinvolto il direttore della National Intelligence James Clapper, il capo dell’Fbi James Comey, il numero uno della Cia John Brennan, e l’ammiraglio Mike Rogers che guida la Nsa”. Ma non basta. Perché a dare man forte alla CNN, ci ha pensato Buzzfeed, sito la cui credibilità rende immediatamente candidabile Emilio Fede al Premio Pulitzer, il quale sostiene di avere la versione integrale delle rivelazioni, la base della sintesi poi fornita dai capi dell’intelligence. In questa versione le informazioni compromettenti in mano ai russi su Trump non riguarderebbero solo i suoi affari: delle informazioni “personali” farebbero parte anche dettagli sulla sua vita sessuale.

    Ora, andiamo con ordine. Ovviamente Trump ha reagito, twittando che quanto sta accadendo è solo “una caccia alle streghe” e il portavoce del Cremlino ha dichiarato che “quei documenti sono un’assurda macchinazione ai nostri danni, l’obiettivo è di compromettere le relazioni tra Mosca e Washington” ma il problema è a monte. Primo, in un sondaggio pubblicato la scorsa settimana da Rasmussen Reports su un campione di 1000 intervistati, il canale per l’informazione più seguito è Fox News con il 42%, seguito da CNN con il 35% e MSNBC con il 19%. Ma è alla domanda sul grado di credibilità dell’informazione politica dei vari canali che arriva il bello: se il 43% di chi segue MSNBC ritiene che le notizie diffuse siano vere, soltanto il 33% di chi segue frequentemente CNN ha lo stesso pensiero.

    Al netto che non si capisca perché allora la gente continui a seguire un canale di informazione che invece fa fiction, sono gli stessi americani a sapere che CNN sia credibile quanto Alfano alla Farnesina: come si può sparare un breaking news simile, premettendo che “il materiale contenuto è esplosivo ma non verificato”? Secondo, stando al report Trump sarebbe stato “coltivato, supportato e assistito dalla Russia per gli ultimi cinque anni”, tanto che non solo l’entourage del tycoon e il Cremlino “hanno stabilito un scambio di informazioni e di benefit reciproci” ma che l’avvocato di Trump, Michael Cohen, sarebbe stato il tramite, tanto da incontrarsi con emissari di Putin a Praga nell’agosto dello scorso anno. Puntuale la replica di Cohen, con tanto di foto del passaporto postata su Twitter: “Non sono mai stato a Praga invita mia”.


    Terzo e più interessante, l’eventuale ricatto legato ai gusti sessuali di Trump. Come vedete da questo stralcio del report,

    il quasi neo-presidente Usa, nel corso di un viaggio a Mosca, avrebbe alloggiato al prestigioso Ritz Carlton Hotel di Mosca, nella stanza presidenziale dove avevano dormito anche i coniugi Obama (“Che lui odia”, si sottolinea) e in segno di enorme sfregio avrebbe fatto urinare sul letto alcune prostitute russe con cui si stava intrattenendo. L’hotel, stando al report, “è notoriamente sotto il controllo del servizi segreti russi, con microfoni e telecamere in ogni stanza per registrare ciò che vogliono”. Beh, questa della “pioggia dorata” come potenziale motivo scatenante di un impeachment o di un ricatto internazionale è carina, va riconosciuto ma un Paese in cui ancora viene ritenuto credibile come politico – e strapagato per i suoi discorsi – uno passato alla storia unicamente per un pompino con ricordo sull’abito di una stagista, può andare in crisi per un atto di feticismo?

    E per quanto poco lungimirante, vi pare che uno come Donald Trump faccia un’idiozia del genere proprio a Mosca, quando può farla quotidianamente ovunque? Quarto e che difficilmente leggerete nelle cronache di quotidiani autorevoli di domani o sentirete al tg, a smontare l’intero report e in particolar modo il “pissgate” ci ha pensato 4Chan, la quale si è attribuita la compilazione dello stesso, definendolo “fanfiction” e una “burla” ma inviato al buon Rick Wilson, il consulente per i media dei Repubblicani che odia Trump quanto un laziale odia Totti e questi, da vero genio della comunicazione, lo ha creduto vero e lo ha girato alla CIA. La quale, a sua volta, ha inserito la pisciata di massa sul letto nel suo report segreto sul coinvolgimento russo nelle elezioni presidenziali Usa, lo stesso fatto leggere a Barack Obama e Donald Trump come fosse oro colato.

    Insomma, non male per gente che accusa gli altri di utilizzare la post-verità e spacciare fake news. Ma c’è di peggio. E c’è una strategia dietro. Perché, come dicevo all’inizio, spesso il can can mediatico generato da un report falso, serve a coprire quanto scritto in uno vero. Lunedì, infatti, è stato pubblicato il sesto report (sono a scadenza quadriennale) del National Intelligence Council statunitense, intitolato “Global Trends: Paradox of Progress” e all’interno ci sono alcune cose interessanti. Si dice infatti che “i prossimi cinque anni vedranno crescere tensioni tra e all’interno delle nazioni e, nel bene o nel male, il quadro globale emergente porterà alla conclusione dell’era di dominio americano seguito alla Guerra Fredda”. Inoltre, viene bocciata – in maniera palesemente trumpiana – l’ipotesi di tentare l’instaurazione di una nuova pax americana in questo quadro: “Ci sarà la tentazione di imporre un ordine a questo caos apparente ma questo sarebbe in ultima analisi troppo costoso nel breve termine e fallirebbe nel lungo, erodendo la forza politica americana”.

    Infine, “più nazioni saranno in grado di porre il veto su sforzi di cooperazione e la miriade di canali di comunicazione lasceranno un grande numero e gruppi di persone disinformate e divise.. Le camere dell’eco dell’informazione rinforzeranno realtà in competizione e senza controllo”. Focalizzatevi su quest’ultima frase e unite a questo il fatto che a denunciare la “fake news” sul ricatto russo di CNN e Buzzfeed sia stato, en plein air, poco fa niente meno che il New York Times, tifoso sfegatato della Clinton nella corsa alla Casa Bianca: “Di particolare interesse è stato l’uso di informazioni insussistenti da fonti anonime, una pratica che ha generato alcune della cosiddette fake news – falsi rumors spacciati per giornalismo legittimo – che sono proliferate durante le elezioni presidenziali”.

    Ovvero, quanto spacciato da CNN e Buzzfeed equivale alle accuse contro la Clinton per le mail secretate, per i fondi alla Clinton Foundation, per le possibili patologie mediche e per i finanziamenti dell’Arabia Saudita alla sua campagna. C’è disinformazione bipartisan, è un’emergenza, occorre intervenire. A cosa è servito questo patetico e volontariamente rozzo report sparato dalla tv più famosa al mondo, cui prodest? A legittimare l’esistenza delle fake news, il loro ruolo distorsivo nel mondo dell’informazione.

    E a mettere il timbro con la ceralacca su questa operazione ci ha pensato Donald Trump in persona, l’uomo per mesi tacciato di essere uno spacciatore di post-verità che nei suoi tweet di oggi usava come hashtag proprio “fake news”. Operazione riuscita, sono stati bravi: casualmente, il giorno dopo il discorso d’addio di Barack Obama e poco prima della conferenza stampa pre-insediamento di Donald Trump. Ovvero, sovra-esposizione mediatica perfetta. Prepariamoci a una censura bipartisan e globale in nome della verità. La loro. E ricordatevi della formula usata nel report d’intelligence, quello serio, relativo al no a una nuova pax americana: “Caos apparente”.
    Spuntano falsi report per oscurare quelli veri. E per dimostrare a tutti che le fake news esistono - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
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  3. #13
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.



    Honest journalism does not exist.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #14
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Bufale e post verità. Quando l'anello del Papa sfamava l'Africa
    di Giuliano Guzzo
    Mi scuserete, ma proprio non riesco a fare a meno di sorridere davanti alla crescente preoccupazione, a livello istituzionale, per la diffusione di notizie false. Per due ragioni. La prima è che le cosiddette «bufale» non sono affatto – diversamente da quanto alcuni sapientoni lamentano – effetti collaterali dei social network, i quali altro non sono che innocui strumenti, ma accompagnano la storia umana da sempre; e se c’è qualcuno davvero responsabile della propagazione della menzogna, beh, son proprio i grandi giornali. Riporto le parole un giorno pronunciate da John Swinton (1829-1901), che fu uomo di punta del New York Times: «Se io autorizzassi la pubblicazione di un’opinione sincera in un numero qualunque del mio giornale, perderei il mio impiego in meno di 24 ore, come Otello […] La funzione di un giornalista è di distruggere la verità, di mentire radicalmente».
    Il secondo motivo per cui me la rido per l’indignazione per la diffusione di «bufale» – «bufale» diventate un problema, a quanto pare, specie dopo la sconfitta di Hillary Clinton, per la cui elezione tutta la stampa aveva spudoratamente tifato -, è che nessuno (o quasi) si è per decenni lamentato di menzogne che sistematicamente circolavano. Non ricordo per esempio professoroni arrabbiati né editorialisti pronti a strapparsi i cappelli per il fatto che molti, ancora oggi, reputino il Medioevo, epoca dalle mille invenzioni, come la più oscurantista della storia. Non mi vengono in mente indignati speciali neppure per il fatto che il 30% degli studenti europei – secondo un sondaggio – creda che Galileo Galilei (1564–1642) sia stato arso vivo e che il 97% ritenga che sia stato sottoposto a tortura, quando invece durante il celebre processo non gli fu torto neppure un capello.
    La diffusione delle bufale non guastava quando si diceva che l’anello papale, ogni volta fuso e riutilizzato dal Papa successivo, avrebbe potuto sfamare l’Africa; quando fu diffusa una foto di Ratzinger quattordicenne davanti ad Hitler (impossibile: Ratzinger nacque nel 1927, la foto in questione risale al 1932); quando si raccontava che Benedetto XVI, quel cattivone, se ne andava in giro con scarpe di Prada in realtà prodotto artigianale donato al Santo Padre da un artigiano novarese.
    Allora le menzogne andavano alla grande. Da quando però la grande stampa, prima con la Brexit e poi con l’elezione di Donald Trump, si è accorta di non riuscire più ad influire a dovere sul popolino, che ora osa ricorrere liberamente ad internet – senza chiedere il permesso né sborsare un centesimo – per farsi un’idea sulle cose, ecco che le «bufale» sono iniziate ad essere un problemone. Prima, come si è visto, andavano invece benissimo.
    Bufale e post verità. Quando l'anello del Papa sfamava l'Africa ~ CampariedeMaistre

  5. #15
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    I campioni delle fake news collaboreranno con Facebook... "per combattere le fake news".






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    Notizia che è passata un po' in sordina. Ve la riportiamo dall'Ansa con la premura di leggerla con molta attenzione.

    Facebook intensifica la lotta alle notizie false e rafforza i suoi legami con editori e media per aiutarli ad ampliare la loro audience e a promuovere contenuti di qualità in rete. Il social network ha annunciato una nuova iniziativa che si chiama "Progetto Giornalismo Facebook" e che si propone una sorta di "alfabetizzazione" sulle notizie basata su tre pilastri.
    Il primo riguarda la collaborazione con gli editori con l'obiettivo di sviluppare nuovi formati per pubblicare le storie in modo più efficace, sulla scia dell'esperienza degli Instant Articles. Il secondo consiste nella formazione degli addetti ai lavori: il social fornirà strumenti a giornalisti ed editori per migliorare la diffusione delle notizie. L'ultimo pilastro del progetto riguarda gli utenti e nello specifico la lotta alle "fake news": Facebook metterà a disposizione dei suoi iscritti - quasi 2 miliardi nel mondo - materiale educativo per agevolare la scelta delle notizie e per riconoscere le bufale, in modo da evitarle.
    Tra i primi a collaborare con Facebook per questa iniziativa, riporta il Wall Street Journal, ci sono il Washington Post, Fox News e BuzzFeed.


    Il finale ha del clamoroso, ma procediamo con ordine.

    L'iniziativa di Facebook si inserisce in quella nota caccia alle streghe, o neo maccartismo, iniziata dalla lista di proscrizione del Washington Post (non a caso) volta a demonizzare tutti coloro che offrono una visione alternativa a quella del mainstream che come AntiDiplomatico vi abbiamo segnalato spesso e primi in Italia. La caccia alle streghe negli Usa ha già prodotto una bozza di legislazione che procede verso la censura, chiedendo ai social come Facebook di bannare tutto ciò che è contraria alla visione dominante e quindi "propaganda russa o fake news". In Italia attraverso Boldrini, Orlando e Pitruzzella si sta procedendo nella stessa direzione.

    Ma chi sarà l'arbitro delle fake news? Si sono chiesti in tanti fino ad oggi. Facebook ci fa sapere che sta selezionando come garanti e giudici... i massimi veicoli delle notizie false: Fox News (armi di distruzione di massa in Iraq per citare solo la più grave tra le migliaia), Washington Post (hacheraggio russo della azienda elettrica delVermont, per citare la più recente) e BuzzFeed... su BuzzFeed è un po' come sparare sulla croce rossa per chi ha diffuso il rapporto porno anti-Trump che sarebbe sotto ricatto del Cremlino. Perfino il NYT, e abbiamo detto tutto, si è scandalizzato del livello raggiunto da BF e non vogliamo infierire oltre.

    E sarebbero loro gli arbitri delle Fake news, coloro che decideranno del futuro della libera espressione nel web?

    Come vi abbiamo scritto il 2017 è l'anno della mobilitazione per la difesa della libertà d'espressione su internet. Se avete a cuore questo diritto (costituzionale) dovete agire ora o il rischio concreto è quello di tacere per sempre...

    I campioni delle fake news collaboreranno con Facebook... "per combattere le fake news". - World Affairs - L'Antidiplomatico
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #16
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  7. #17
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Le belle arti in Casa Podesta. Ed altre “fake news”

    Maurizio Blondet 16 gennaio 2017 4

    Ho esitato a mostrare queste foto, che sembra siano parte della collezione d’arte contemporanea di Tony Podesta, il fratello dei John Podesta, capo della campagna di Hillary, rovinato dalle e-mail spifferate da Wikileaks. Ma sono convinto che la campagna detta “fake news”, l’attacco dei media mainstream contro l’informazione alternativa sul web, sia stata scatenata non solo (e non tanto) perché si attribuisce ai social la sconfitta di Hillary con “notizie false”, bensì quando le indagini autonome di centinaia di indagatori è arrivata a scoprire troppi dettagli sul cosiddetto “Pizzagate”, la rete pedofila che sembra far capo alla pizzeria Comet Ping Pong di James Alefantis, frequentata dalla Washington che conta. Allora è scattato il depistaggio e la cortina fumogena: “Sono fake news! Internet ne è piena! Censurare! Chiudere! Punire!”.
    Queste foto infette e malate sono dunque un contributo all’indagine – che speriamo diventi, un giorno, giudiziaria – come indizi di reato.
    Nel settembre 2004, il molto autorevole quotidiano della capitale, Washington Post, ebbe accesso alle ricche residenze di Tony Podesta di Woodley Park e Falls Church e alla sua collezione d’arte. Sotto il tono adulatorio e compiaciuto, la giornalista Jessica DAwsonnon riusciva a nascondere una certa inquietudine per ciò che aveva visto. Citava in particolare le opere di quattro artiste-donne molto rappresentate in casa Podesta, l’australiana Patricia Piccinini, Anna Gaskell, Annee Olofsson, e Mary Geerlinks.
    Married, With Art (washingtonpost.com)
    ecco qui alcune opere della Piccinini:















    Di Anna Gaskell:








    Anne Olofsson






    Evidente citazione “nera” della vergine e martire Santa Cecilia del Maderno a Roma:







    Margi Geerlinks






    Ama il prossimo tuo come te stesso” (sul pancino)











    Ognuno valuti da sé cosa rappresentino queste opere d’arte, quali pulsioni soddisfano, quale ripugnante mondo infero evocano.

    Su Hillary Clinton e su come essa venga a far parte di questo mondo, avevo dimenticato un dettaglio: lo ritrovo in un utile libro appena uscito, “Dizionario Elementare del Pensiero Pericoloso”, a cura di Giampaolo Barra, Mario Jannaccone e Marco Respinti (IdA, 673 pagine, 25 euro).
    Vi si ricorda che Hillary Clinton, nei lontani anni ’60, da studentessa, fu affascinata da Saul Alinsky, lo incontrò, e dedicò a lui la sua tesi di laurea in scienze politiche al Wellesley College, Massachusetts : “There is only the Fight. An Analysis of the Alinsky Model” (Esiste solo la lotta: analisi del Modello Alinsky).
    Dal Dizionario, sulla vita dell’impareggiabile modello:
    Saul Alinsky (1909-1972) nasce a Chicago da una famiglia di ebrei russi immigrati. Lavora a lungo a fianco dei comunisti, impegnandosi anche nella raccolta di fondi per le Brigate Internazionali durante la Guerra di Spagna (1936-39). […] Si dedica alla Criminologia, entrando in buoni rapporti con Al Capone e poi con il suo successore Frank Nitti (1888-1943). Resosi conto dell’impossibilità di impiantare il marxismo in Usa, Alinsky si concentra allora sull’organizzazione delle minoranze e dei “diseredati”, diventando una delle personalità più influenti della controcultura degli anni ’60 da cui vengono molti dirigenti del Partito Democratico e i leader del movimentismo di sinistra”.
    Saul Alinsky: “I veri rivoluzionari si infiltrano nel sistema”Benchè “rosso estremista” assoluto (radical, secondo il termine americano), Alinsky ebbe generosissimi donatori fra i miliardari, di cui fu il vezzeggiato favorito. Tra questi, il banchiere d’affari Eugene Meyer, che fu governatore della Federal Reserve dal 1930 al 1933; partner della Lazard Brothers, e proprietario con la moglie del Washington Post: da lì vennero i dollari per l’organizzazione della sua Industrial Area Foundation, che fu una vera scuola di sovversione per capi di “emarginati” nei sobborghi degradati, l’introduzione del rosso nel bel mondo e alle case editrici alla moda, che pubblicarono i suoi saggi incendiari. Fu la molto perbene Random House a pubblicare nel ’71 il suo Rules for Radicals.
    Il saggio “contiene le dodici regole del buon estremista che intende stravolgere la società; fra queste, Alinsky consiglia di operare per aumentare artificialmente l’insicurezza, l’ansia e l’incertezza, di adoperare le minacce, e pure di spingere gli avversari ad usare la violenza perché questo attira simpatie e guadagna il consenso delle masse”.
    Ciascuno può constatare come queste tattiche siano state applicate dai movimenti “di sinistra” dal ’68 (la sinistra dei figli di papà) , ma ancor meglio dalle oligarchie capitaliste e globalizzatrici che hanno il potere dall’11 Settembre 2001- costituite essenzialmente da quegli stessi figli di papà “rivoluzionari” nel ’68, poi subentrati ai papà nelle più alte poltrone della finanza, della politica, del Bilderberg o Trilateral Commission, o alle direzioni dei giornali. Esattamente come la giovane ricca Hillary, sedotta dal radicalismo rosso di Alinsky da studentessa, poi andate a Yale nell’università dei miliardari a preparare la sua carriera di potere.

    Sbaglierebbe chi riducesse Alinsky alla figura del sovversivo rosso materialista ed ateo. In testa al suo libro, iscrive una dedica “al primo di tutti iradicals, il primo ribelle al sistema che seppe instaurare un regno proprio: Lucifero”.
    Nel marzo 1972, in una celebre intervista a Playboy facilmente reperibile su Internet, l’ultima, Alinsky si dichiara ovviamente radicalmente anti-cristiano: ““Nessuno possiede la verità, e il dogma, qualunque forma assuma, è il nemico ultimo della libertà umana”, “so che l’ossessione dell’uomo verso la questione dell’aldilà viene dal suo ostinato rifiuto di confrontarsi con la propria mortalità. Diciamo che se c’è un aldilà, io senza riserve scelgo di andare all’inferno.”
    Ciò che lo ha fatto adottare come modello anche dai satanisti dei vari culti. “Sul proprio sito Theistic Satanist, Diane Vera, ‘apostola’ femminista del satanismo occultista, intitola un suo scritto del 2005 “A role model for left-wing satanists” , Alinsky “un modello di comportamento per satanisti di sinistra”. Sic: satanisti di sinistra.
    di Patricia PiccininiInfluì su Maritain, filosofo cattolico

    E’ dunque inquietante apprendere che il “cattolico convertito” Jacques Maritain, uno dei filosofi da cui dipendono intellettualmente i prelati progressisti degli anni 50-80 (fra cui monsignor Montini, futuro Paolo VI), intrattenne con Saul Alinsky, l’amico luciferino dei banchieri dei Meyer e dei gangsters, un’amicizia epistolare, per ben 25 anni. “Maturata su affinità elettive di natura sociale, politica e culturale, come la fede nella democrazia, la valenza morale della libertà, il riscatto delle minoranze oppresse, i mezzi per affermarli, e sviluppatasi nel corso degli anni nell’intensità di rapporti personali. Si colgono, nelle lettere, i motivi di una comune pietas per il mondo delle sofferenze, la tensione verso l’attuazione di forme di giustizia nel quadro del bene comune e del riscatto personale”, hanno scritto Bernard Doering e Lucio D’Ubaldo i curatori dell’epistolario (Maritain e Alinsky: un’amicizia. Settantaquattro lettere fra il 1945 e il 1971, Il Mulino, Bologna 2011, pagg. 210, euro 18).
    Tanto più che Maritain fu lo sdoganatore, per l’ingenuo mondo cattolico, di Léon Bloy (1846-1917): quel “credente” che si dichiarò depositario del terribile segreto che lui solo aveva capito: dopo Cristo il cui avvento non è bastato a liberare l’uomo (è infatti ancora obbligato dai Comandamenti), i vangeli annunciano “il Paraclito”, l’avvento del Liberatore ultimo, che “coincide con Lucifero al punto che separarli è quasi impossibile. Chi può capire, capisca”. Fu infatti Satana a promettere la vera liberazione da ogni legge e soggezione già nell’Eden: “Voi sarete come dèi” .
    Siamo qui irretiti in un mondo di idee luciferine-liberatorie, di sinistra, di destra o di centro importa poco. Importa più ricordare che Barak H. Obama, operatore sociale Chicago, dal 1999 al 2002 fu direttore stipendiato del Woods Fund,a fianco di William Ayers, fondatore del gruppo terrorista di sinistra “Weathers Underground”; e il Woods Fund raccoglie fondi sia per il Partito Democratico, sia per la Midwest Academy, “la più antica scuola per organizzatori di comunità, di cittadini e di individui impegnati nel cambiamento sociale progressista”- secondo i metodi e le regole di Alinsky. Obama è entrato nella “setta di Alinsky” fin dal 1985, quando fece pratica come “organizzatore sociale”a Chicago nel Development Community Project, e organizzava “chiese di negri” – senza frequentarle lui stesso, fino a quando glielo fecero notare. Frequentava invece, con il futuro sindaco di Chicago, e suo braccio destro alla Casa Bianca, l’ebreo Rahm Emanuel, “la più antica bathouse gay dei quartieri alti di Chicago”, la Men’s Country dalle costose tariffe di ammissione, di cui potete vedere qui il sito promozionale:
    Man's Country Chicago - Private Membership Club For Men
    Anche questa notizia – l’omosessualità di Obama – è stata seppellita sotto il silenzio dai mainstream media, che hanno cerecato di screditarla già dieci anni fa come “fake news”, per tirare la volata alla resistibile ascesa dell’operatore sociale Obama, di cui era già scritto che sarebbe stato presidente e Nobe per la Pace. Cosa alquanto difficile, perché a fare la scoperta, con una indagine a Chicago fra i frequentatori del club, è stato Wayne Madsen, il miglior giornalista anti-sistema sul campo (ex agente del NSA)
    Wayne Madsen Special Report ? Obama and Emanuel: Members of Same Gay Bath House Club in Chicago | ATLAH Media Network
    Ma soprattutto perché la madre di un giovane negro gay, Donald Young, corista della Trinity United Church of Christ (Black LIberation Theology), assassinato in una vera e propria esecuzione il 24 dicembre 2007, proclama che il suo povero figlio era l’amante del Presidente, ed è stato ucciso per eliminare un testimone del passato gay di Obama. Altri testimoni però, come un omosessuale di nome Larry Sinclair, han raccontato di aver avuto incontri al sesso e cocaina con l’operatore sociale negro e Alinskyte Obama.

    Mom of Murdered Obama Gay Lover Speaks Up
    https://fellowshipoftheminds.com/201...ex-with-obama/

    Luciferini, “sinistri”, progressisti, omicidi di testimoni (ricordate il body count che viene accreditato ad Hillary), sesso innaturale, peccato delNono Cerchio coi bambini, evocazione “artistica” dei mostruosi tormentatori del mondo delle tenebre in casa Podesta. Tout se tient, sembra.
    Speriamo che un giorno costoro rendano conto alla giustizia degli uomini. Prima che a quella di Dio.

    Le belle arti in Casa Podesta. Ed altre "fake news" - Blondet & Friends
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #18
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    "Fake news", il Documento-diktat della Boldrini e la battaglia per la libertà d'espressione in rete






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    Mentre Facebook a fine gennaio ha cambiato nuovamente l’algoritmo per selezionare quali notizie possano o meno comparire nelle bacheche degli utenti, mentre Google decide di togliere pubblicità ad alcuni siti, mentre in Germania si discute una legge che assegnerà pesanti multe a chi pubblica “notizie false”, mentre nel Regno Unito si forma una Commissione inter-parlamentare contro le “notizie false”, mentre nel Parlamento europeo si continua a dar voce all’idiota risoluzione russofoba del novembre scorso con un aberrante monito e mentre, infine, negli Stati Uniti, continua l’attacco quotidiano contro i siti finiti nella lista di proscrizione falsa del Washington Post; in Italia, nel nostro povero paese, a porre sotto attacco la libertà d’espressione in rete sono i due soliti noti: Laura Boldrini e Pitruzzella.




    Apprendiamo dal Corriere della Sera che martedì 7 febbraio, Laura Boldrini, con l’aiuto dei 4 cavalieri del debunking (Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli) presenteranno un documento. Lo riporta il Corriere della Sera non fornendo ulteriori dettagli se non questo: “è composto da cinque punti che evidenziano la portata della criticità. Nei prossimi due mesi verranno raccolte le firme dei cittadini. Hanno già aderito Claudio Amendola, Gianni Morandi, Fiorello, Carlo Verdone, Ferzan Ozpetek e l’antropologo francese Marc Augé”. La portata della criticità. Si perché sempre più persone stanno dicendo “basta” alle menzogne delle corporazioni mediatiche. Del resto, se ci riflettete, la mancata invasione della Siria sulla “fake news” delle armi chimiche utilizzate da Assad nel 2013 è la sconfitta più grande della propaganda guerrafondaia occidentale. Le armi di distruzione di massa di Saddam e il viagra utilizzato dalle milizie di Gheddafi hanno permesso lo stupro di Iraq e Libia; la nuova consapevolezza dell'opinione pubblica, al contrario, non ha permesso che lo stesso potesse essere fatto in modo completo in Siria. Ecco questa è la criticità tanto a cuore all’establishment: nessuno crede più alle loro menzogne e i gruppi editoriali stanno fallendo economicamente. Questo spaventa in Italia così tanto Laura Boldrini.

    Secondo cavaliere delle “fake news” è il "Garante” Pitruzzella. Ieri è arrivato il suo appello e quello “di editori e pubblicitari” contro le fake news. Obiettivo? Apprendiamo sempre dal Corriere della Sera un’ulteriore pressione a Google e Facebook per censurare la concorrenza.

    "È in gioco il futuro della democrazia”, chiosa Pitruzzella. « Un uso distorto va ad alterare gli assetti democratici. A questo si aggiungono le fake news e si capisce bene che è un fatto esplosivo a livello di tenuta democratica », chiosa Laura Boldrini. Un trionfo di ipocrisia e propaganda sulle “fake news” che mettono addirittura in crisi le nostre solide e gloriose democrazie.

    Utilizzando la lotta alle menzogne, alle fake news e all’odio, con la narrazione della post-verità proveranno a stringere le maglie della libertà d’informazione in rete. Non potendo più controllare l'opinione pubblica come in passato, l'obiettivo delle corporazioni mediatiche è chiaro: censura. Le dichiarazioni incessanti di Boldrini e Pitruzzella hanno gettato un cammino preciso contro cui la mobilitazione deve essere generale, da parte di tutti coloro che hanno a cuore il futuro della libera espressione in rete.


    P.s. Tutti in trepida attesa di leggere il documento, diktat, stilato da Laura Boldrini e i suoi 4 collaboratori. Quello sarà il riferimento per la battaglia in difesa della libertà d'espressione nel nostro paese.

    "Fake news", il Documento-diktat della Boldrini e la battaglia per la libertà d'espressione in rete - Notizia del giorno - L'Antidiplomatico
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  9. #19
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    "Fake news", il Documento-diktat della Boldrini e la battaglia per la libertà d'espressione in rete






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    Mentre Facebook a fine gennaio ha cambiato nuovamente l’algoritmo per selezionare quali notizie possano o meno comparire nelle bacheche degli utenti, mentre Google decide di togliere pubblicità ad alcuni siti, mentre in Germania si discute una legge che assegnerà pesanti multe a chi pubblica “notizie false”, mentre nel Regno Unito si forma una Commissione inter-parlamentare contro le “notizie false”, mentre nel Parlamento europeo si continua a dar voce all’idiota risoluzione russofoba del novembre scorso con un aberrante monito e mentre, infine, negli Stati Uniti, continua l’attacco quotidiano contro i siti finiti nella lista di proscrizione falsa del Washington Post; in Italia, nel nostro povero paese, a porre sotto attacco la libertà d’espressione in rete sono i due soliti noti: Laura Boldrini e Pitruzzella.




    Apprendiamo dal Corriere della Sera che martedì 7 febbraio, Laura Boldrini, con l’aiuto dei 4 cavalieri del debunking (Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli) presenteranno un documento. Lo riporta il Corriere della Sera non fornendo ulteriori dettagli se non questo: “è composto da cinque punti che evidenziano la portata della criticità. Nei prossimi due mesi verranno raccolte le firme dei cittadini. Hanno già aderito Claudio Amendola, Gianni Morandi, Fiorello, Carlo Verdone, Ferzan Ozpetek e l’antropologo francese Marc Augé”. La portata della criticità. Si perché sempre più persone stanno dicendo “basta” alle menzogne delle corporazioni mediatiche. Del resto, se ci riflettete, la mancata invasione della Siria sulla “fake news” delle armi chimiche utilizzate da Assad nel 2013 è la sconfitta più grande della propaganda guerrafondaia occidentale. Le armi di distruzione di massa di Saddam e il viagra utilizzato dalle milizie di Gheddafi hanno permesso lo stupro di Iraq e Libia; la nuova consapevolezza dell'opinione pubblica, al contrario, non ha permesso che lo stesso potesse essere fatto in modo completo in Siria. Ecco questa è la criticità tanto a cuore all’establishment: nessuno crede più alle loro menzogne e i gruppi editoriali stanno fallendo economicamente. Questo spaventa in Italia così tanto Laura Boldrini.

    Secondo cavaliere delle “fake news” è il "Garante” Pitruzzella. Ieri è arrivato il suo appello e quello “di editori e pubblicitari” contro le fake news. Obiettivo? Apprendiamo sempre dal Corriere della Sera un’ulteriore pressione a Google e Facebook per censurare la concorrenza.

    "È in gioco il futuro della democrazia”, chiosa Pitruzzella. « Un uso distorto va ad alterare gli assetti democratici. A questo si aggiungono le fake news e si capisce bene che è un fatto esplosivo a livello di tenuta democratica », chiosa Laura Boldrini. Un trionfo di ipocrisia e propaganda sulle “fake news” che mettono addirittura in crisi le nostre solide e gloriose democrazie.

    Utilizzando la lotta alle menzogne, alle fake news e all’odio, con la narrazione della post-verità proveranno a stringere le maglie della libertà d’informazione in rete. Non potendo più controllare l'opinione pubblica come in passato, l'obiettivo delle corporazioni mediatiche è chiaro: censura. Le dichiarazioni incessanti di Boldrini e Pitruzzella hanno gettato un cammino preciso contro cui la mobilitazione deve essere generale, da parte di tutti coloro che hanno a cuore il futuro della libera espressione in rete.


    P.s. Tutti in trepida attesa di leggere il documento, diktat, stilato da Laura Boldrini e i suoi 4 collaboratori. Quello sarà il riferimento per la battaglia in difesa della libertà d'espressione nel nostro paese.

    "Fake news", il Documento-diktat della Boldrini e la battaglia per la libertà d'espressione in rete - Notizia del giorno - L'Antidiplomatico
    Pregherò perché loro ed i peppone e don camillo che li appoggino brucino all'inferno.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  10. #20
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Se esiste puoi anche risparmiarti le preghiere.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

 

 
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