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Discussione: Dittatura fake news.

  1. #1
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    Predefinito Dittatura fake news.

    E' necessario aprire un 3D sull'argomento.
    Era cosa da fare da giorni, ma la questione è fondamentale per chi, come noi, desidera la libertà.
    Inizio riportando un articolo del solito Blondet che dice già molte cose al riguardo.

    Facebook vi protegge dalle notizie dannose. E Mentana, da Grillo.

    Maurizio Blondet 4 gennaio 2017 10
    Abbiamo individuato che questo link: “maurizioblondet.it/accelera la dittatura delle tecnocrazie inette” potrebbe essere dannoso. Per proteggere il tuo account e dispositivo, segui solo link affidabili”.
    Decine di lettori mi hanno avvisato che, nel cercare di condividere il mio articolo, hanno ricevuto da Facebook questo messaggio. Che dire? Mi pare impagabile l’umorismo involontario: apprendere che le tecnocrazie non-votate sono inette e girano le viti dell’oppressione, “potrebbe essere dannoso”. A loro, beninteso, ma soprattutto a voi: avete bisogno di essere protetti dalle idee dannose di maurizioblondet.it . Impagabile anche la minaccia sottintesa: “Per proteggere il tuo account [che ti possiamo azzerare, espellendoti dalla ‘comunità”], e il tuo dispositivo [ti ci mettiamo un virus distruttivo, tanto poi diciamo che sono stati gli hacker russi], segui solo link affidabili”: che, immagino, sono quelli approvati da Paolo Attivissimo. Uno di quelli che ancora sostengono che l’11 Settembre l’ha fatto Bin Laden, e per questo piace a Boldrini & Mogherini.

    E’ la democrazia fa un altro passo avanti. La democrazia è come il sistema delle tecnocrazie insindacabili e inamovibili chiama la propria dittatura, dovremo ormai averlo imparato.
    D’altra parte, ci tengo a scagionare Facebook: ha cominciato ad eccedere in prudenza, perché la Cassazione italiana ha appena sancito che ilprovider è responsabile penalmente e civilmente (paga i danni) per i commenti diffamatori dei partecipanti. “I siti sono responsabili per i commenti dei lettori”, come ha riassunto Repubblica, che ha dato la notizia martedì. Era il caso di un lettore di un sito che aveva lasciato un commento contro Carlo Tavecchio, diffamatorio: benchè il diffamatore si fosse firmato, il sito è stato considerato responsabile in solido e quindi condannato a pagare a Tavecchio 60 mila euro.
    Questa sentenza, sia chiaro, rovescia una quantità di precedenti sentenze, compresa una della mitica Corte di Giustizia europea: secondo la quale, i provider di servizi ‘social’ come Facebook non sono chiamati a rispondere di quello che ci scrivono i milioni di utenti; persino se anonimi. Ma la “democrazia” sovrannazionale squadra e compasso può sempre far conto sulla nostra magistratura nei momenti cruciali della storia, come dimostrò incriminando due altissimi intoccabili, il governatore di Bankitalia Polo Baffi, e arrestando il direttore Sarcinelli, per “favoreggiamento e mancata vigilanza”, probabilmente perché si opponevano al “divorzio” fra Tesoro e Banche Centrali, che doveva avvenire in tutti gli stati occidentali, e che è alla base dell’asservimento di tutti alla finanza speculativa. Poi i due furono prosciolti perché nulla c’era che concretasse l’accusa; ma ormai l’auspicato divorzio era avvenuto.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Baffi
    Anche adesso la nostra Giustizia, sempre all’avanguardia, ha anticipato augusti auspici transnazionali, facendo un passo in più verso la “democrazia” nel senso auspicato da 1) Obama che nel novembre scorso, nel suo commovente incontro con Merkel e altri esponenti “democratici” a Berlino, ha appunto auspicato una riduzione dei blog che avevano provocato la vittoria di Trump con le loro “notizie false” (come le mail di Podesta, il Pizzagate pedofilo…). 2) da Mogherini, che fin dal 2015 ha creato una “task force” per lottare contro la disinformazione proveniente da ottimi notiziari di Mosca, Russia 24, Russia Today, Sputnik – che da quando sono diffusi in inglese, danneggiano il pubblico europeo instillando qualche dubbio sulla legittimità delle menzogne lanciate contro la Russia dalle tecnocrazie, da Mogherini, Stoltenberg e dai loro media ufficiali. 3) da Pitruzzella dell’Antitrust, a cui è venuto in mente che sia una direttiva UE a ordinare la creazione di “autorità indipendenti” in ogni Stato per verificare le notizie false e punire i falsari; 4) da Boldrini che, giustamente preoccupata delle informazioni incontrollate che avrebbero portato al Brexit e alla vittoria di Trump, temendo (giustamente) che prossime elezioni in Europa finiscano per dare il potere ai “populisti”, ha rilanciato la battaglia di Obama “ contro la diffusione di notizie false che istigano all’odio, per promuovere il “diritto a essere informati correttamente” – aggiungendo: “Sono in contatto con esperti, i cosiddetti debunker. Sono Paolo Attivissimo (Il Disinformatico), Michelangelo Coltelli (Bufale un tanto al chilo), David Puente (Davidpuente.it) e Walter Quattrociocchi del CSSLab dell’IMT di Lucca e consegneremo l’appello ai grandi social network che devono essere seri“.

    Eccola lì la minaccia: “I grandi social network devono essere seri”. Subito attuata dalla nostra valorosa magistratura con la condanna al pagamento danni di un blog per un commento di un suo lettore. Un avvertimento che gli avvocati italiani di Facebook hanno subito capito. Realizzando la censura preventiva, o almeno segnalandola “dannosità” di certi blog e impedendone la “condivisione”, ossia la diffusione.
    In un regime diverso questo si chiama Censura. Nella tecnocrazia burocratica, si chiama “diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”. Il bello è che gli stessi processi sono in corso, del tutto spontaneamente, in tutta Europa. Pensate che in Francia, Libération, il giornale della sinistra intelligente (e dei Rotschild) ha addirittura inaugurato una rubrica per smascherare le notizie false diffuse dal blog sgraditi. E che magari sono più letti di Libé, che credo non arrivi a 10 mila copie vendute. La rubrica si chiama DESINTOX, perché in francese la disinformazione si chiama “intox”. Recentemente il debunker del giornale s’è provato a sbugiardare un sito che aveva smascherato la complicità oggettiva coi trafficanti delle ONG, munite di apposite navi, nel “salvataggio” dei migranti, ossia nel loro trasporto industriale dalla Libia all’Italia (ne ho parlato qui: ONG FANNO CONTRABBANDO "INDUSTRIALE" DI CLANDESTINI? - Blondet & Friends). Mal gliene è incolto, perché il fact checking ha confermato puntualmente i dati del traffico, Libé ha dovuto sorvolare attaccando invece “i fascisti su Internet” (la fachosphère) che “disinformano riciclando i dato pubblici”….
    La UE instaura lo stato d’eccezione

    In Francia, Hollande ha prolungato ancora lo “stato di emergenza” in vigore da Je suis Charly, che consente sorveglianza preventiva di sospetti, intercettazioni, sorveglianza totale di ciò che dicono o mettono in e-mail. In Belgio (la centrale della UE) un importante giurista, Jean-Claude Paye lancia l’allarme contro la riforma del locale codice penale che, con la giustificazione della “lotta al terrorismo”, “non reprime più unicamente i fatti delittuosi, ma le intenzioni presunte”. Data la comprovata e totale inefficacia delle misure poliziesche “di emergenza” nella prevenzione di atti terroristici “islamici” (come ha dimostrato, ultima, la strage di Berlino), Paye denuncia che la permanenza di leggi speciali servirà, presto o tardi, a “mettere in piedi incriminazioni politiche” di un’opposizione che, per essere non autorizzata e mainstream, si può facilmente bollare come “incitamento” al terrorismo, magari “indiretto”: il codice penale belga punisce anche l’”indiretto”. Ora, “la totalità degli stati membri dell’Unione Europea sta adottando, sotto l’apparenza di lotta al terrorismo, uno stato di eccezione”.
    Ricordiamo il significato di “stato d’eccezione”: è la “situazione nella quale uno Stato, in presenza di un pericolo grave, assicura la propria salvaguardia disconoscendo le norme legali che reggono la sua attività normale. Il diritto comune è sospeso”.
    Salus rei publicae suprema lex esto: è il principio per cui Cicerone, allora console, sbatté in galera e fece strangolare i presunti complici di Catilina, l’avversario politico degli interessi della cosca senatoria. In Italia, subiamo da decenni uno stato d’eccezione parziale e strisciante, con il positivismo giuridico assoluto, l’abolizione di ogni nozione di diritto “naturale”, con “Le leggi si applicano ai nemici, e si interpretano per gli amici”, e la carcerazione preventiva; ora ampliato se la Boldrini e Pitruzzella otterranno la Kommissione della Verità che vogliono.
    In tutta Europa, dice Paye, la legislazione tende a diventare stato di eccezione. Inutile ricordare l’aforisma di Schmitt: “Sovrano è chi decide lo stato di eccezione”.
    Quindi è possibile che presto non sarete più danneggiati dagli articoli di Blondet. E di altri disturbatori della vostra quiete. IL vostro Sovrano vi protegge sospendendo il diritto naturale: è l’insieme delle Tecnocrazie inadempienti e non votate da nessuno, che hanno occupato la sovranità e chiamano democrazia il regime della menzogna. E stringono in frettale viti della gabbia, perché sentono che il loro potere è messo in pericolo dalle opinioni incontrollate. Dunque vietate.
    I media sono oggettiviCose già viste in passato. Ma un piccolo segno di speranza viene dalla sensazione che non siamo isolati blogger, alla mercé di una condanna per diffamazione o un avviso di garanzia o di una cancellazione da Facebook. Il secondo partito italiano, rinnegando il suo precedente infantilismo, ha stabilito nel codice interno che un membro con carica elettiva non deve dimettersi se raggiunto da un avviso di garanzia. Finalmente. Finalmente ha capito, il Capo, che ciò metteva il partito alla mercé di una magistratura che prima incarcera e poi, con comodo giudica; un eletto dal popolo, nelle mani di una casta non-eletta; e nelle mani degli avversari politici scafati:. Che impallinano gli eletti del 5 Stelle con estrema facilità. Basta che li accusino di “abusi in atti d’ufficio” (una accusa cui un sindaco può essere facilissimamente esposto, e poi prosciolto), e il sostituto procuratore “apre il fascicolo”, e la canea grillina dei dementi ingenui esige la testa del non-ancora-colpevole.
    Non ci voleva molto. Ma non si osava sfidare la canea demente—ingenua della “base” che si esprime sul web. Adesso Grillo ha fato il necessario. Ha usato il suo potere di leader, che fingeva ipocritamente di non usare. Sta diventando adulto? Forse perderà un po’ di voti; speriamo non tanti, speriamo sia la zavorra di cui i grillini non hanno bisogno. C’è bisogno di una forza elettiva che lotti contro lo Stato d’Eccezione tecnocratico e pan-occidentale. Mica palle.
    In questo senso, l’attacco e querela che Mentana ha annunciato contro Grillo, così pretestuosa, è persino benvenuta: e’ rivelativa, è il segno della scelta di campo, chiarifica la nebbia della guerra.
    Il vero pericolo è che Grillo non capisca qual è il nemico principale, e ponga come scopi del suo partito “la democrazia web”, il futuro “liberato dalle reti” , “le tecnologie che arriveranno e saranno incredibili”, per cui “il 50% dei lavori che conosciamo sparirà”, dunque bisogna immaginare e imporre una società “nuova” e diversa. Di queste cose, magari, dopo. Anzitutto, sia sicuro di una cosa: che le “tecnologie incredibili” che ci si preparano ed entusiasmano i grillo-casaleggini, saranno usate per l’oppressione, serviranno a perfezionare lo stato d’eccezione tecnocratico, se – prima – non si vince la Dittatura delle Tecnocrazie Inette. Non si sperda in fantasie futuribili, quando c’è il Nemico Presente.

    A lui, nella eventuale difesa contro il querelante Mentana, offro gratis una vecchissima verità: risale al 25 settembre 1880. La pronunciò un giornalista allora celebre (ed ora dimenticato, come sempre i giornalisti) John Swinton, durante un banchetta New York. Gli astanti, a tavola, gli chiesero di fare un brindisi in onore della Libertà di Stampa.
    John Swinton si alzò – era in frac, scintillava lo sparato bianco – e col calice in mano, cominciò: “Non esiste in America stampa libera e indipendente. Voi lo sapete quanto me. Non uno solo fra voi osa scrivere le sue oneste opinioni, e sapete benissimo che se lo fate, non saranno mai pubblicate. Non mi pagano lo stipendio perché pubblichi le mie opinioni, e se ci arrischiassimo a farlo, ci troveremo immediatamente sul lastrico. Il lavoro del giornalista è la distruzione della verità, la menzogna patente, la manipolazione dei fatti e delle opinioni al servizio del Potere e del Denaro. Noi siamo gli strumenti dei Potenti e dei Ricchi che tirano i fili dietro le quinte. I nostri talenti, le nostre capacità, le nostre vite appartengono a questi individui! E voi lo sapete quanto me”.
    (Labor’s Untold Story, de Richard O. Boyer and Herbert M. Morais, 1955/1979.)

    Facebook vi protegge dalle notizie dannose. E Mentana, da Grillo. - Blondet & Friends
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #2
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    E qui riporto l'articolo dei giorni scorsi.

    ACCELERA LA DITTATURA DELLE TECNOCRAZIE INETTE

    Maurizio Blondet 2 gennaio 2017 12

    Per fortuna ha suscitato obiezioni persino nei mainstream media la proposta di Pitruzzella. Costui, Giovanni Pitruzzella, all’insaputa della maggioranza degli italiani, è una “authority”. Più precisamente, è a capo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, popolarmente detta “Antitrust”. Secondo Wiki, i compiti istituzionali di Pitruzzella in quanto authority sono: “vigilanza contro gli abusi di posizione dominante, vigilanza di intese e/o cartelli che possono risultare lesivi per la concorrenza, controllo delle operazioni di concentrazione (fusione o take-over) comunicate all’Autorità, che ne valuterà l’impatto sul mercato, tutela del consumatore, in materia di pratiche commerciali scorrette, clausole vessatorie e pubblicità ingannevole, valutazione e sanzionamento dei casi di conflitto d’interesse dei componenti delGoverno.”.
    Ciò, dal 2011. Per quanto la memoria si sforzi, non riesce ad evocare qualunque intervento del sullodato che abbia lasciato una traccia nella vita civile.
    Adesso invece ha dato segno di vita. Si è fatto intervistare nientemeno che dal Financial Times, per proporre la censura su Internet dei blog alternativi. A livello europeo.
    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-30/pitruzzella-antitrust-propone-network-europeo-anti-bufale-grillo-attacca-nuova-inquisizione–174117.shtml?uuid=ADBcUFNC
    I blog sono pieni di notizie che, non essendo autorizzate, sono per definizione false, fake news. E siccome tendono a mostrare che nel Sistema c’è chi guadagna e ne approfitta a danno di chi ci perde e viene sfruttato, esse sono “discorsi d’odio”. Già una delle nostri istituzioni più alte, detta Boldrini, ha espresso la volontà di sopprimere tali notizie. Naturalmente ispirata dal modello di tutti i progressisti, il presidente Obama, che dopo la mancata elezione di Hillary Clinton s’è premurato di emanare la “Direttiva per contrastare la Disinformazione e la Propaganda“; infatti è noto che se la Clinton ha perso, è solo perché gli elettori, invece della CNN, hanno creduto ai blogger e le loro “bufale” (tipo il Pizzagate?) oltre che agli hacker di Putin. In Inghilterra, c’è stato il voto pro-Brexit, nonostante le direttive dei media. In Germania e Francia si vota fra qualche mese, e anche lì lo status quo burocratico è minacciato dai blog che mandano fake news. La Post-verità in politica è uno dei motori del populismo ed è una delle minacce per le nostre democrazie” ha detto Pitruzzella al FT.
    Ovviamente l’Establishment chiama “democrazia” il proprio regime. Lo ha fatto anche Hollande nel discorso di Capodanno. La Boldrini crede di incarnare la”democrazia” e perciò si sta adoperando a costituire, con denaro pubblico, una commissione di censura, fatta di membri da lei scelti a suo giudizio, che decreti quali notizie sono false e quali vere – un vero avanzamento della ‘democrazia’. Pitruzzella ha un’idea persino migliore: “i paesi dell’UE dovrebbero istituire organismi indipendenti —coordinati da Bruxelles e modellati sul sistema delle agenzie antitrust — che potrebbero rapidamente etichettare le notizie false, rimuoverle dalla circolazione e infliggere ammende se necessario.”
    Ma che tecnocrate è Pitruzzella?

    PitruzzellaFacilissimo. E conveniente: sia la Commissione con i suoi tecnocrati ad emanare la direttiva di censura, sotto la forma di “organi indipendenti” come le “authorities”, poi si attui a livello nazionale la direttiva. “Ce lo chiede l’Europa”. Le autorità censorie saranno “indipendenti” da chi? Dalla volontà popolare. E beninteso, costituite da tecnici che hanno un pre-giudizio negativo sul “populismo”, ossia sull’alternativa politica al Sistema.
    Giusto per capire meglio come sia “indipendente” la Authority chiamata Pitruzzella, domandiamoci: chi è? Da dove viene? Come è salito fino alla poltrona e stipendione pubblico dell’Antitrust? Un lettore ci ha ricordato che Pitruzzella era stato candidato addirittura a giudice costituzionale. Da chi? Da Area Popolare e Scelta Civica, il partito del tecnocrate super-UE Mario Monti. Ma per fortuna non è stato eletto. Anche perché nel 2015 risultava indagato per aver falsato un arbitrato, come si legge qui:
    (Pitruzzella indagato per aver falsato un arbitrato. Gip: no all'archiviazione - Repubblica.it )
    Questo per illustrare quanto “indipendente” è il “tecnocrate” Pitruzzella: individuo “in quota” di un partito ideologicamente eurocratico (non votato da quasi nessuno), con le mani in pasta in affari che un gip giudica degni di scrutinio.
    E’ solo un esempio di un caso generale: nel momento in cui l’Unione Europea – sentendosi minacciata dal “populismo” – accelera e rafforza la dittatura tecnocratica propria, si affretta a stringer le viti della gabbia dei popoli, è opportuno vedere come sono i tecnocrati che ci governeranno al posto dei politici: dei collusi ed ammanicati che devono la loro carriera a mafie “politiche”.
    Si è visto come le tecnocrazie, in fraterna combutta coi “politici” del PCI (PD), hanno trattato la Montepaschi: Draghi, Visco, la Tarantola sono colpevoli di omessa vigilanza, diffusione di notizie false (fake news), sospetti di commistione di interessi sporchi. Draghi era governature di Bankitalia quando Montepaschi, con Mussari il genio dalemiano, acquistò Antonveneta pagandola il doppio del suo valore. Ignazio Visco, nel 2013 dichiarò: Montepaschi non ha problemi di tenuta. Da allora ha accumulato un buco di 17 miliardi. Raccontare le scelte rovinose e insipienti di Annamaria Tarantola nella manovra monetaria e nella vicenda Montepaschi porterebbe via troppo tempo: basti dire che Mario Monti l’ha spostata alla presidenza Rai (con enorme stipendio) per coprire cose, che dovevano portarla in galera. E Ignazio Visco? “Dal 2008 Bankitalia e Consob hanno chiuso un occhio sull’abitudine delle banche di rifilare bond ai clienti ignari per evitare aumenti di capitale”. Visco assiste, e copre, le più spaventose malefatte della Banca Popolare di Vicenza e perché? Nel 2014 Popolare di Vicenza decide di acquistare (per 9,5 milioni) nella città palladiana Palazzo Repeta: il venditore era Bankitalia, che tentava di piazzare l’immobile senza riuscirci da un quinquennio”. Insomma uno scambio di piaceri aum aum.
    Qualcuno avrebbe dovuto finire in galera. Magari l’Antitrust avrebbe dovuto aprire un dossier. Invece eccoli sempre lì, i tecnocrati, a fare i pesci in barile, e ad emettere al più qualche comunicato stampa auto-assolutorio e qualche piattezza di dottrina finanziaria, o qualche fake news a coprire i propri ed altrui delitti nell’arraffo (pardon, “gestione”) dei risparmi nostri.
    E la magistratura? Indaga sui conflitti d’interesse della Muraro. I media? Sulla Raggi, la sindaca. A dire il vero, giornali come Il Fatto Quotidiano o Libero stanno rivelando cose orrende su Montepaschi. Il punto è le collusioni fra “tecnocrazia” e interessi potenti e arroganti (spesso padroni dei grandi media) sono tali, da impedire nell’opinione pubblica la chiara natura del problema.
    Esempio: vi si fa credere che Montepaschi è strapiena di crediti deteriorati ( 47 miliardi, il 35% dei crediti totali) perché ha prestato a migliaia di piccoli imprenditori che la recessione ha rovinato, o alle famiglie per il mutuo-casa.
    Invece, scrive Libero, “il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro”. Insomma grossi, ricchi debitori. Chi sono? La banca s’è rifiutata di comunicarlo all’associazione dei piccoli azionisti- che è quella che adesso dovrà pagare – per via della privacy. La famosa privacy. Ma si sa più o meno che la famiglia Marcegaglia ha piantato un debito (inesigibile) da 1,6 miliardi, Sorgenia (del fratello di De Benedetti) deve 600 milioni che non restituirà, il defunto Don Verzé 200 milioni. Senza dimenticare “una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere Silvio Berlusconi aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla”.
    Da De Benedetti alla Marcegaglia: Mps prestava i soldi ai ricchi, loro non li ridavano - Foto 1 di 4 - Libero Quotidiano
    Messa così, si comincia a vedere la natura del problema: per salvare Montepaschi, il governo ha stanziato 20 miliardi, nuovo debito pubblico che grava sui contribuenti: insomma ha messo i poveri a pagare per le disonestà e le spese insensate dei ricchi senza scrupoli, fra cui spesseggiano gli”imprenditori” senza qualità, del tutto incapaci che s’indebitano e non restituiscono. In collusione con i banchieri, ossia con questa figura di tecnocrati che hanno il loro vertice in Mario Draghi (e in Italia, di Ignazio Visco).
    Ora, la UE è appunto il regime delle tecnocrazie. La tecnocrazia giustifica se stessa e la sua occupazione del potere di governo, e sottrazione della sovranità, con questa argomentazione: il mondo oggi è troppo complesso per lasciarlo governare da dilettanti, che sono i politici “eletti dal popolo”. Ci vogliono scienziati: siamo noi tecnocrati, che abbiamo studiato e, esenti dalle plebee passioni politiche, prescriviamo ciò che è il meglio. Il meglio oggettivo, scientifico.
    Già di per sé, la tecnocrazia dei competenti è un incubo totalitario. Ma il peggio è quando le tecnocrazie sono incompetenti, selezionate in base a processi collusivi e non “oggettivi” (una oggettività che del resto è un delirio tecnocratico esso stesso).
    Ebbene: noi italiani siamo nelle mani di tecnocrazie ignoranti e incapaci, che distruggono ricchezze reali (le nostre), di fatto delinquono, e non sono più soggette a critica, sono inamovibili perché si sono sottratte al giudizio pubblico, e si cooptano tra loro: come, l’abbiamo raccontato nell’esempio Pitruzzella. Si cooptano tra incompetenti. Si proteggono fra incompetenti. Si parano il didietro fra inetti, con tanta più forza in quanto i loro sbagli diventano evidenti e mostruosi.
    Ovviamente, non si pensi nemmeno per un attimo che, invece, i tecnocrati europei siano meno incompetenti. O si muovano in base all’oggettività.
    In pochi giorni, la Vigilanza della BCE ha aggravato la situazione di Montepaschi, esigendo prima una ricapitalizzazione di 5, poi no – contrordine – di 8,8 miliardi. Persino 24 Ore ha scritto: “La linea dura della BCE ha reso la crisi del Monte Paschi ingestibile”. Poi, alla radio, un giornalista di 24 Ore di cui non ricordo il nome ha ipotizzato: siccome la Vigilanza BCE è un istituto nuovo, forse c’è stata inesperienza…
    Secondo il foglio economico francese La Tribune, invece, la Sorveglianza BCE avrebbe voluto “dare una lezione all’Italia”. Tanto più che nella stessa settimana la BCE si è mostrata “particolarmente benevola con Deutsche Bank: il supervisore ha consentito all’istituto tedesco un “ratio CET Tier 1” a 9,51 contro il 10,7 fin qui”.
    Non chiedetemi di spiegare cos’è (se volete potete leggerlo qui:https://www.forexinfo.it/Cet-1-ratio), perché quel che conta è la frase seguente. “Questo abbassamento permetterà a Deutsche Bank, che ha conosciuto un anno movimentato ed è fonte di ansia per i mercati, di versare generosi dividendi e bonus ai suoi dirigenti”.
    Ecco quanto è oggettiva la tecnocrazia della BCE e la sua Sorveglianza.
    La insindacabile, indipendentissima, intelligentissima Vigilanza BCESe c’è un regime peggiore di quello tecnocratico, è quello delle tecnocrazie incompetenti; se c’è un regime peggiore di questo, è il regime delle tecnocrazie incompetenti che fanno “politica” senza dirlo, del tutto inaccessibili ad ogni messa in discussione. Spiegel,a proposito di Montepaschi, attacca: “aiuti di Stato!” e “miliardi per uno zombi”. E a suo modo ha ragione: a che mettere altri 20 miliardi di fondi pubblici in un istituto da cui i depositanti ne hanno portato via una sessantina, e 14 negli ultimi mesi? La banca del PD è morta e non rinascerà. Ma anche la Germania è piena di zombi in ogni Land. E “si prepara a versare 10 miliardi di denaro pubblico per salvare (di nuovo) l’istituto Hsh Nordbank senza coinvolgere nelle perdite gli investitori privati. La banca, controllata all’85% da due Lander (Amburgo e Schleswig-Holstein), è stata messa in ginocchio dai prestiti al settore navale”.
    Hsh Nordbank avrà aiuti di Stato per 10 miliardi - MilanoFinanza.it
    La Cancelleria e il suo ministro Schauble, almeno, saranno competenti quanto basta? Hanno portato l’eurozona – e soprattutto i tedeschi – in una situazione tipo Comma 22. Da cui non si esce senza catastrofe.
    Ricapitoliamo. Il sistema bancario italiano ha in pancia 360 miliardi di euro di prestiti andati a male. Il 16% dei prestiti totali, laddove la Spagna, poniamo ne ha solo 6%. Le banche iberiche sono state salvate con iniezioni di denaro pubblico per 60 miliardi, senza che Berlino obiettasse. Per l’Italia, occorrerebbero 80 miliardi di denaro pubblico; e Berlino si oppone, perché l’Italia ha già il debito pubblico del 133% del Pil; inoltre, dal gennaio 2016 proprio Berlino ha imposto la nuova regola del bail-in e proprio contro l’Italia: non più salvataggi con soldi pubblici, se prima non son fatti pagare azionisti, obbligazionisti e depositanti, tosando loro per salvare le loro banche.
    Insomma la Germania vuole da noi italioti almeno due cose contraddittorie: che non salviamo le nostre banche mentre le salviamo svenandoci, e nemmeno svalutiamo il nostro debito (come si è sempre fatto) come non possiamo più fare; minaccia di darci legati mani e piedi al Fondo di Stabilità, ossia di farci salire sulla croce in cui tiene da anni la Grecia, ma nello stesso tempo dà retta alla sua opinione pubblica tedesca, la quale si oppone, perché è convinta che mobilitando il Fondo di Stabilità, sarebbe l’economia tedesca a “salvare le economie delle cicale italiane fallite”.
    Povera Germania se l’Italia fa default

    Tutto giusto e tutto vero. A patto di tacere un piccolo dettaglio. Da quando è entrato in vigore l’euro, l’Italia ha accumulato un deficit verso la Germania di 359 miliardi; quasi la metà dei 754 miliardi di crediti che la Germania ha dato ai partner dell’euro-zona. Come mai? Ma perché gli italiani comprassero auto tedesche, merci tedesche, prodotti tedeschi. Ha fatto credito. Negli stessi anni in cui ci ha rimproverato del “deficit” eccessivo superiore al 3% annuo, e ci ha ordinato di ridurlo con le austerità, ci ha alimentato il deficit eccessivo, e lo ha alimentato a Francia, Spagna, Portogallo, Grecia.
    Ora, quei 754 miliardi che sono scritti nei libri contabili come crediti “sani” ed esigibili, lo sono molto meno realmente. Possono diventare istantaneamente “prestiti non performanti” e causare l’implosione di quella banca europoide che è la Germania. Una Montepaschi moltiplicata per 10 o 20. Con la Grecia, Berlino è riuscito ad evitare il momento della verità con una spietata finzione: la finzione che la Grecia resti un paese solvibile, col trucco dell’imporre a tutti gli altri membri di prestare ad Atene cifre colossali per servire il suo debito impagabile, onde dandole la liquidità – pagata con debito ad interesse, che ingigantisce il debito pubblico ellenico già impagabile.
    Con l’Italia può riuscire? Il nostro governo, ultra-europeista e ancor meno legttimo dei precedenti, fa’ di tutto per accontentare la UE. Ma forse non ce la farà. Un giorno o l’altro, c’è il rischio (o la speranza) che l’Italia faccia bancarotta. Non perché lo voglia, ma perché non può fare altrimenti, dati gli ordini severissimi e contraddittori che riceve da Berlino.
    Secondo me, succederà. Da un momento all’altro, dato che i nostri tecnocrati italofoni sono tanto collusi e incompetenti da non riuscire a preveder né a rimediare, e credono alle loro stesse fake news. Succederà all’imprevista, e dunque in modo incontrollato: dopotutto, siamo il paese di Caporetto e dell’8 Settembre. Sarà il più grande default della storia; affonderebbe il fortissimo sistema tedesco; che dovendo tornare al marco, perderebbe la celebrata competitività accumulata negli ultimi 15 anni, essenzialmente a spese della competitvità che i membri dell’euro hanno perduto.
    Il nuovo marco si rivaluterebbe diciamo di un 30 per cento; l’Italia tornerebbe alla lira, svalutata del 20 rispetto all’euro; alleggerita dalla bancarotta (non dovrebbe più pagare i crediti che la Germania ci ha prestato perché acquistassimo le sue merci), potrebbe – dopo i primi sei mesi di devastazione e miseria, avviarsi alla ripresa economica. Forse.
    Dico forse, perché molte imprese industriali e molte competenze industriali che avevamo in Italia sono già scomparse, cancellate o comprate da stranieri; più il governo Gentiloni (senza legittimità) ritarderà la bancarotta, e peggio sarà. L’Italia oggi “ha urgenza di uscire dall’euro”. Figurarsi se questi Pitruzzella, questi Visco, Padoan e Tarantola, anche volessero, lo “sanno fare”.
    I tecnocrati presentono e paventano. Per questo si affrettano a stringere le viti della gabbia dei popoli; la censura alle informazioni “false” fa’ parte dell’accelerazione con cui il regime conta di solidificarsi e proteggersi, trasformandosi in vera e propria dittatura totalitaria. L’ulteriore stretta sarà l’abolizione del contante. Ora capiamo il perché: senza contante, non sarà possibile la corsa agli sportelli, l’ultima salvezza dei risparmi dalle banche in bancarotta , e sarà realizzato il passo ulteriore verso la moneta unica mondiale dl governo mondiale. L’India ha cominciato l’esperimento, togliendo di mezzo l’85% delle banconote circolanti (ciò che produrrà la più grande carestia mai vista..ma ne riparleremo). L’Australia conta di abolire la banconota massima, da 100 dollari australiani (circa 70 euro).
    Il terzo ingrediente della dittatura lo conoscete già: il Terrorismo. Islamico, naturalmente. Quello rivendicato dall’IS con messaggi del SITE di Rita Katz. Che minacci tutti noi nelle nostre città. A una settimana dalla strage di Berlino, il ministro britannico degli Interni, Ben Wallace, ha vaticinato: “Daesh vuol lanciare attacchi chimici nel Regno Unito, colpire un gran numero di individui, uccidere quante più persone possibili”. Prove naturalmente nessuna. Abbiate paura, non fate assembramenti mentre vi stringono le viti dei ceppi.

    ACCELERA LA DITTATURA DELLE TECNOCRAZIE INETTE - Blondet & Friends
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #3

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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Questi porteranno pure la psicopolizia qua dentro , come al solito sinistra e centro a favore dei poteri forti .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  5. #5

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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Censura di Stato, il controllo delle elite sui popoli
    di Robi Ronza
    Alla proposta, avanzata dal presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, di creare “una rete di agenzie pubbliche nei Paesi dell’Unione Europea” per il controllo della veridicità delle notizie che circolano sulla Rete il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha replicato via Internet che sono i giornali e i telegiornali "i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate". E in armonia con l’assemblearismo autoritario, che caratterizza il Movimento, ha proposto a sua volta l’istituzione di “tribunali del popolo” dinnanzi a cui portare direttori e redattori di giornali e di telegiornali cui si possa imputare la responsabilità della diffusione di notizie false.
    Come troppo spesso accade nel nostro tempo, una questione importante è giunta così alla ribalta della cronaca solo per cadere in un “tritacarne” mediatico, pieno di interessi di parte, di equivoci e di volgarità, da cui non potrà uscire chiarita ma anzi ulteriormente confusa. Ciononostante dalla confusione emergono degli elementi di cui occorre tenere ben conto. Al di là del fatto che non si capisce a quale titolo il presidente dell’Autorità Antitrust italiana sia intervenuto nella materia, trovando per di più ospitalità per questo su un influente quotidiano internazionale come il Financial Times, suscita preoccupazione il fatto che da un personaggio di questa importanza venga l’idea che occorra affidare agli Stati il compito di smascherare la notizie false. Secondo il progetto di Pitruzzella gli utenti continuerebbero «a usare un Internet libero», ma beneficerebbero di un’entità «terza», indipendente dal governo, «pronta a intervenire rapidamente se l’interesse pubblico viene minacciato».
    A far capire quanto le entità “terze” cui pensa Pitruzzella siano in effetti vicinissime a una certa area politica ci viene subito in aiuto egli stesso quando precisa che “La post-verità è uno dei motori del populismo ed è una minaccia per le nostre democrazie”. L’alto funzionario interviene così nientemeno che nel dibattito sulle “notizie false” (fake news) innescato dai grandi media che negli Usa non riescono a digerire la vittoria di Trump; dibattito ora rilanciato anche in Italia da alte cariche istituzionali. Dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, al Presidente della Repubblica, da Giorgio Napolitano sino allo stesso premier, tutti loro hanno espresso le loro preoccupazioni circa “il clima violento e incontrollato che si sviluppa sui social, che spesso arriva a produrre odio e violenza”. Questo circuito programmato di prese di posizione che rimbalzano dagli Usa all’Europa aiuta forse a capire perché mai il più ascoltato quotidiano del grande capitale finanziario internazionale abbia dato tanto spazio a un funzionario italiano certamente ignoto al di fuori del piccolo mondo dei corridoi dei Palazzi romani.
    Con tutte le riserve che abbiamo nutrito da subito verso Beppe Grillo e il suo Movimento, non corriamo di certo il rischio di passare per “grillini”. Forti di questo possiamo però dire liberamente che Grillo ha ragione a dire che “Vogliono fare un bel tribunale dell’inquisizione, controllato dai partiti di governo, che decida cosa è vero e cosa è falso". Poi ne tira conseguenze da par suo fino a quei “tribunali del popolo” che non possiamo di certo condividere. Frattanto nei medesimi giorni, riformando il regolamento interno del Movimento 5 Stelle sugli indagati, non esita a gettarsi alle spalle norme draconiane che peraltro erano state applicate un po’ sì e un po’ no.
    Resta il fatto che dopo la vittoria del “no” al referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, dopo la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali americane e dopo la vittoria del “no” al referendum costituzionale italiano, il vecchio establishment dell’Occidente è alla ricerca di nuove vie per imporre la propria volontà ai popoli anche quando questi hanno dimostrato di pensarla diversamente. L’idea di un controllo di Stato su quanto circola su Internet rientra in questa prospettiva.
    Censura di Stato, il controllo delle elite sui popoli

  7. #7
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #8

  9. #9
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Il caso. È iniziata la guerra alla “post-verità”. Più bavaglio per tutti?
    Emanuele Mastrangelo
    È iniziata. In realtà la tendenza era cominciata già qualche tempo fa, sui siti d’informazione russi: poteva infatti capitare che cliccando tanto “Sputnik” (l’ex “RIA Novosti”) quanto “RT” comparisse la famigerata schermata bianca con il lucchetto rosso. “La connessione non è privata. Gli autori di un attacco potrebbero cercare di rubare le tue informazioni (ad esempio password, messaggi o dati della carta di credito)”. Era cominciata dunque coi siti d’informazione russi, quelli già marchiati dai siti “d’informazione” occidentali (virgolette d’obbligo) come “non attendibili” o “di propaganda”. Quelli che il parlamento europeo aveva “deplorato” per fornire “supporto ai movimenti anti-europei”. Dunque, nessuno o quasi s’era preoccupato. Aveva protestato Giulietto Chiesa, ma la cosa era finita là.
    I siti di bufale italiani
    Era continuata poi coi siti di “bufale”: “Il GioMale”, “24News”. E c’era chi aveva plaudito, soprattutto perché questi siti diffondevano notizie contro gli immigrati, contro la ca$ta, contro i vaccini eccetera. Erano prove generali, perfettamente riuscite.
    Il tre gennaio 2017 scopriamo che una tendenza di ben altra pasta – e con ben altri scopi etici – è stata fondata. Anche questa annunciata da discorsi pubblici, come quelli del presidente dell’antitrust (un “garante” quindi in teoria neutrale politicamente) Pitruzzella. Oggi, se provate a linkare in un social network un contenuto sgradito alle classi dominanti, per esempio su Facebook, potreste trovarvi questa spiacevole schermata:


    Naturalmente non succede sempre. Nell’età della dittatura orwelliana, esattamente come in “1984” puoi andare avanti vent’anni senza essere molestato dalla psicopolizia oppure essere arrestato, torturato e vaporizzato non appena staccato il pennino sulla carta dopo aver scritto “abbasso il Grande Fratello”. È una strategia di logoramento psicologico che permette di controllare la dissidenza meglio e in maniera meno dispendiosa in uomini e mezzi.
    Stamattina Facebook è un cimitero di link non pubblicati, di pagine che danno un “possibile problema”, di captcha richiesti per accedere a questo o quel sito.
    Guardacaso, tutte accomunate da un leitmotiv: sono pagine non allineate alla narrazione ufficiale. Quella pro-Europa, pro-liberismo, pro-“diritti civili”, anti-russa, anti-Assad eccetera. Quelle accusate, in una parola omnicomprensiva come “psicoreato”, di diffondere “post-verità”. Ovvero una verità alternativa alla narrazione ufficiale, alla falsa coscienza imposta dalle classi dominanti a quelle subalterne: il sito di Maurizio Blondet, per esempio o un contenuto sui combattenti anti-ISIS. Perfino il sito della rivista cui collaboro – una rivista di storia d’inchiesta, non una fabbrica di bufale, per la prima volta da 15 anni è stato temporaneamente inibito dall’accesso con una schermata d’allarme da Google.
    Non è una vera e propria censura. È una forma di mobbing legalizzato, con il quale si scoraggia l’accesso ai visitatori occasionali o a quello che ha fretta o che ha paura di truffe o virus informatici. Non si censura, semplicemente si rende difficoltoso accedere ai contenuti. Difficoltoso ma non impossibile. La foglia di fico della “libertà d’espressione garantita” viene sempre lasciata. Puoi parlare nel vasto mare di internet, ma sempre più puoi farlo solo in una camera imbottita.
    L’ondata reazionaria delle classi dominanti è iniziata. Fino a sei mesi fa parlare di “poteri forti”, di “nuovo ordine globale” o di “congiura mondialista” era derubricato a “gombloddismoh” e ridicolizzato. Dopo le legnate prese in Gran Bretagna con la Brexit e peggio ancora negli USA con la sconfitta della Clinton, hanno dovuto gettare la maschera. A reti unificate, gli esponenti delle classi dominanti hanno sparato a zero contro la “post-verità”, ovvero la possibilità che le classi subalterne possano attingere a fonti di informazione differenti da quelle autorizzate, allineate e coperte. In Europa, roccaforte della tecnocrazia, e nell’establishment americano appena ripresosi dallo choc dell’elezione di Trump, è stato un unanime coro contro il popolo che si informa e vota contro le aspettative di chi comanda. Dopo il tracollo di Renzi sul referendum, il rischio di un effetto domino su Francia e perfino Germania è diventato troppo realistico.
    E dunque, giù la maschera. Dagli di censura. Perfino l’alfiere della globalizzazione George Soros è uscito da dietro le quinte direttamente sul palcoscenico, sponsorizzando una organizzazione di “monitoraggio” su internet. Naturalmente tutto ciò verrà fatto per “il nostro bene”: evitare “virus informatici”, “phishing”, “truffe telematiche”, limitando i “contenuti non sicuri, vietati dalle linee guida della comunità”, linee guida inintelligibili ma sulle quali c’è un continuo invito a informarsi (o almeno, a provarci…) e che senza dubbio sono all’insegna “della missione di rendere il mondo più aperto e connesso”.
    La tirannide della reazione è iniziata.
    Il caso. È iniziata la guerra alla ?post-verità?. Più bavaglio per tutti? | Barbadillo


  10. #10
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    Predefinito Re: Dittatura fake news.

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    Questi porteranno pure la psicopolizia qua dentro , come al solito sinistra e centro a favore dei poteri forti .
    La sinistra è sempre stata, e sempre lo sarà a favore dei poteri forti, così come da sempre lo sono stati i centristi.

    Sono da sempre contro ogni forma di populismo, il quale è da loro ritenuto essere sempre di marca "destroide", quindi siccome la sinistra fa sempre battaglie personale, legate al loro credo, naturalmente li porta a scegliere sempre il potere borghese, di cui loro a parole dicono di opporsi. Basta vedere quei pagliacci di hollwood, tra cui l'esaltato clooney, da sempre liberal, poi in italgia ha una mega reggia con tanto di yatch privato, ha sposato una libanese super ricca, ha giocato a fare il finto scapolo, era un separato, si è divertita con l'ex velina canalis, ha appoggiato obama e la femminista clinton, insomma è tutto tranne che dalla parte della gente. Questo è il loro vero volto.

 

 
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