La Stampa

Ogni volta che il Movimento Cinque Stelle viene percepito davvero come alternativa di governo considerata da tantissimi italiani, è successo in un modo o nell’altro che Grillo e la Casaleggio - di fatto – l’abbiano ricacciato nei panni di un’eterna opposizione. Ad alcuni è venuto molte volte, in passato, il dubbio che lo facessero apposta. «È la storica volontà di potenza di Milano: smontare, non importa se con insuccessi clamorosi, le certezze del gruppo parlamentare, peraltro quasi sempre faticosamente raggiunte», dice l’ex capo della comunicazione Nicola Biondo. È per questo, possiamo aggiungere, che Luigi Di Maio - un intelligente Di Maio, in questa vicenda autogol - in questi giorni era nervoso. Ma come, lui, Di Maio, fa di tutto, anche rischiando politicamente col gruppo parlamentare, per accreditare il M5S come forza di governo, e se stesso come aspirante premier, e quelli combinano il guaio Grillo-Verhofstadt? Certo, Casaleggio junior è azzoppato; però anche sbagliando rumorosamente una trattativa sbatte comunque in faccia ai parlamentari una verità: comanda lui. E tutti (nessuno escluso) valgono uno. Tranne Milano.

Se si legge così la vicenda della brutta figura europea del M5S - che voleva andare coi liberali, ha votato in fretta e furia e senza preavviso un sì sul blog, è stato poi mandato a stendere dai liberali, e è tornato a capo chino da Nigel Farage - si capisce che la Casaleggio perde qualcosa, ma ottiene anche qualcosa. Ribadisce un dominio che è totale. In più ridimensiona - c’è chi dice, scarica - alcuni uomini, per esempio Filippo Pittarello, una persona capace, boy scout fedelissimo, discreto, sul quale Gianroberto Casaleggio ha sempre contato molto - e Davide, a quanto pare ora, meno. A Pittarello scadrà il contratto in Europa a breve, e chissà cosa succederà dopo. Al posto di capo della comunicazione europea va invece Cristina Belotti, una giovane che è stata assistente di redazione nel programma di Paolo Del Debbio (quello che ciclicamente Silvio Berlusconi sogna come candidato del centrodestra). Belotti viene portata in Casaleggio dal fratello di Filippo, Matteo Pittarello, che oggi (parentesi) cura i testi dello show di Beppe Grillo.

La politica del Movimento si mescola e è condizionata, inesorabilmente, da queste dinamiche aziendali. Il prezzo politico pagato ieri è stato alto: due eurodeputati, Marco Affronte e Marco Zanni, sono usciti dal gruppo M5S-Farage. Vanno però in direzioni opposte, il primo nei verdi europei, il secondo con Salvini-Le Pen-Wilders: il Movimento è tutto e il suo contrario. Una terza eurodeputata, Daniela Aiuto, ci avrebbe ripensato in extremis. Grillo dal blog chiede loro di «dimettersi», e annuncia una causa in cui pretenderà il pagamento della penale che sottoscrissero (in Europa sarebbe addirittura di 250 mila euro), «la doneremo ai terremotati». Affronte risponde secco: «Abbiamo firmato un foglio, non riesco a chiamarlo in un altro modo, in cui fra le altre cose c’era scritto di questa penale. Da quello che so, dal punto di vista legale, ha un valore meno della carta straccia».

In effetti proprio venerdì, davanti al tribunale civile, vengono impugnati a Roma (da un gruppo capitanato dall’avvocato Lorenzo Borrè) il famoso «contratto della Raggi» - quello rivelato dalla Stampa a marzo, e ovviamente, a caldo, negato e smentito dai cinque stelle - e lo statuto e il regolamento. Secondo Borrè (e non è il solo avvocato a pensarla così) queste scritture sono assolutamente nulle. Vedremo. La cosa incredibile è che un uomo assai legato a Gianroberto Casaleggio, il prof Aldo Giannuli, abbia letteralmente demolito il M5S, commentando il testo della trattativa svelato da un redattore di radio radicale: «I 5 Stelle, il 17 gennaio, avrebbero votato per Verhofstadt quale prossimo presidente del Parlamento europeo e in cambio sarebbero stati ammessi nel gruppo liberale, ottenendone la vice presidenza e, se possibile, anche una vice presidenza dell’Assemblea di Strasburgo, oltre alla divisione dei fondi e del personale. Una volta queste cose si chiamavano “mercato delle vacche” in perfetto stile Dc». Parla di «disastro d’immagine», Giannuli.

Poi attacca direttamente sull’euro, chiedendo alla Casaleggio: «Se c’è una revisione della posizione sull’euro che era di Roberto Casaleggio (e anche di Beppe Grillo per quel che ricordo), lo si dica apertamente». E sui soldi: «Perché in Italia il M5S rifiuta il finanziamento pubblico, mentre poi lo cerca affannosamente in Europa, al punto di includerlo fra le motivazioni di un accordo così singolare?». Infine, denuncia «un clima clandestino da loggia carbonara». Vedremo se a lui risponderanno qualcosa.