Il referendum chi lo ha fatto? fosse passato chi avrebbe gioito?
Ovvio che la maggioranza degli italiani fosse stanca sia del lupetti che dei figli della lupa.
Il referendum chi lo ha fatto? fosse passato chi avrebbe gioito?
Ovvio che la maggioranza degli italiani fosse stanca sia del lupetti che dei figli della lupa.
Non capisco di cosa ci stiamo preoccupando. Mancano circa 120 giorni alla grande riforma D'Alema, quella fatta di pochi articoli ampiamente condivisi, che ci ha garantito se avesse vinto il NO al referendum.
Legenda: NCUC: non c'entra un cazzo, NRAC: non rispondo ai cazzari
4 Dicembre 2016: Lutto Nazionale
Domenica prossima, 8 gennaio, 38 province andranno al voto per rinnovare i rispettivi consigli: in 16 casi si eleggeranno anche i nuovi presidenti. Altri 6 consigli provinciali saranno votati tra il 9 e il 29 gennaio mentre in altre 27 province si è votato già tra settembre e dicembre.
Malgrado una certa semplificazione giornalistica, la riforma delle province convertita in legge nell’aprile del 2014 dalla Camera non ha previsto un’abolizione totale delle province, ma una sostituzione con nuovi enti che hanno continuato a occuparsi di edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, trasporti, strade provinciali e per i quali (a differenza di prima) non sono più previste elezioni dirette. Per l’abolizione totale delle province sarebbe stata necessaria una modifica della Costituzione, ma solo come primo passaggio formale. La riforma costituzionale bocciata con il referendum del 4 dicembre prevedeva semplicemente di eliminare la parola “province” dalla Costituzione, rimandando poi a una futura legge ordinaria la determinazione delle funzioni e delle competenze di questi enti o la loro eventuale cancellazione (una nuova riforma dunque, che sostituisse la riforma Delrio). In tutti questi passaggi la situazione è rimasta piuttosto confusa, e complicata.
Com’è andata e come funziona
Nell’aprile del 2014 la Camera convertì in legge il cosiddetto “Disegno di legge Delrio” sulla riforma delle province, approvato dal Senato con qualche difficoltà un mese prima. La legge prevedeva una riformulazione delle province trasformate in enti di secondo livello, per i quali non sono cioè più previste elezioni dirette.
Le province sono state sostituite da assemblee formate dai sindaci dei Comuni che fanno parte della provincia e da un presidente: è previsto anche un terzo organo, il consiglio provinciale, formato dal presidente della provincia e da un gruppo di 10-16 membri – in base al numero degli abitanti della provincia – eletti tra gli amministratori dei comuni interessati.
Il presidente della provincia – che convoca e presiede il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci – è eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della provincia e resta in carica quattro anni, a meno che nel frattempo non cessi la sua carica di sindaco (in quel caso è prevista la decadenza automatica da presidente, e nuove elezioni). Il consiglio provinciale è eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia e resta in carica due anni; anche in questo caso è prevista la decadenza dalla carica nel caso in cui il membro del consiglio cessi dalla sua carica di amministratore. Per il presidente della provincia e per i membri del consiglio provinciale e dell’assemblea dei sindaci non è previsto compenso.
I nuovi enti hanno competenza in materie come edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, trasporti, strade provinciali. Un’altra funzione è il “controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale” e la “promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale”. Tutte le altre competenze sarebbero dovute passare ai Comuni, ma le cose sono andate a rilento e di fatto le competenze delle province sono rimaste molto simili a quelle prima della riforma.
Con la riforma Delrio le province sono “scese” da 107 a 97. In realtà le dieci rimanenti non sono state eliminate, ma trasformate in altrettante città metropolitane, organismi sempre di secondo livello, i cui territori coincidono con quelli delle province e che, di fatto, hanno le funzioni fondamentali delle vecchie. Le “città metropolitane” sono: Torino, Roma, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. La riforma costituzionale, non approvata dal referendum del 4 dicembre, prevedeva di eliminare la parola “province” dall’articolo 114 della Costituzione rimandando a una nuova legge ordinaria il riordino sostanziale e non solo formale di questi enti.
Il problema
Una cosa che ha accompagnato la trasformazione formale delle province prevista dalla riforma Delrio è il taglio dei finanziamenti di questi stessi enti. I tagli ai fondi sono arrivati però molto prima del “riordino” deciso dal governo e questo ha causato diversi problemi.
Il referendum aboliva le provincie.......... ma solo la parola provincie nella Costituzione.
Capita quando si ascolta troppo il Pentolaio e si leggono I suoi selfie.
Se non vi sta bene quello che dico, cito la canzone di Mingardi: socmel.
il futuro non è più quello di una volta
Ecco la maggior parte dei sinistri di oggi, gente benestante che è liberista con il culo degli altri. Poi non lamentatevi se gli operai e il proletariato in generale non si rivolge più alla sinistra ma alla destra.
E minimo vive pure al centro di Milano, la così detta Milano bene
Ecco un altra caratteristica dei sinistri di oggi , sono dei benestanti , liberisti con il culo degli altri che vivono nelle zone più ricche delle grandi città.
Ma il Senato non sarebbe stato affatto abolito: non era quella la proposta della riforma Renzi nonostante qualche giornale avesse pure provato a farlo credere al opinione pubblica (non cosi sciocca come si crede) .
Se vinceva il SI il senato sarebbe rimasto ma avrebbe fatto la fine delle provincie con la Legge Del Rio (in cui i consiglieri provinciali sono eletti dai consigli comunali e non dai cittadini)che era il modello a cui era ispirata la riforma Boschi . I senatori non sarebbero piu stati eletti direttamente ma sarebbero stati nominati dai consigli regionali
Era un modello migliore dici? permettimi di dubitarne