Pensione più alta per errore? Inps non può chiedere i soldi indietro | QuiFinanza

16 gennaio 2017 - Se per un errore la pensione accreditata è più alta di quanto dovrebbe, l’Inps non può chiedere i soldi indietro: a pagare infatti non può essere il pensionato se quest’ultimo non ha agito con dolo.

Lo ha stabilito la sezione lavoro della Cassazione con una recente sentenza destinata ad aprire la strada a molti ricorsi.
I giudici hanno rigettato il ricorso dell’Inps contro la decisione di appello, che aveva riconosciuto a un avvocato il diritto alla retribuzione e al trattamento di quiescenza corrisposti dall’Istituto previdenziale durante il rapporto di lavoro intercorso e l’attribuzione della pensione originariamente corrisposta dalla data delle dimissioni “costituendo i medesimi diritti quesiti intoccabili per fatti successivi”.
L’Inps nel suo ricorso aveva spiegato che la corte d’appello non aveva tenuto conto dell’errore nel maggior trattamento retributivo provvisoriamente corrisposto all’ex pubblico dipendente credendo di poter legittimamente recuperare l’importo in più erogato per sbaglio.
Secondo la Cassazione invece, che ha fatto riferimento all’articolo 52 della legge n. 88/1989 (sul principio generale di irripetibilità delle pensioni): “Le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di errore di qualsiasi natura commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato”. Ipotesi che nel caso di specie non sussiste. Da qui il rigetto del ricorso.