Internet, ultimi giorni di libertà

[Dakoom]

Molto spesso (quasi sempre) non condivido le affermazioni di Seyen ma questa volta concordo: con le attuali leggi esiste già una tutela(e anche molto efficace) contro gli insulti la diffamazione e le minacce praticate nei forum e nei blog ed è quella del meccanismo della denuncia per diffamazione in base al quale era solo la magistratura (penale o civile) che interveniva per bloccare i forum colpevoli di diffamazioni o minacce. Ora con questo disegno di legge basato sull'insensato meccanismo della richiesta di rettifica al titolare del sito però non sarà piu solo la magistratura a poter (giustamente) intervenire moltiplicando di fatto le censure

Essendo un webmaster e amministratore di vari forum, come già specificato, posso dirti il mio personale e modesto ma tecnico punto di vista di uno del mestiere (se così si può dire).
Io, per natura, sono contrario ad ogni provvedimento che imponga una qualsivoglia limitazione in atto o in potenza da parte di un blog o di un forum di esprimersi liberamente.
Tuttavia, il problema esiste e ignorarlo in nome di un'esaltazione meramente teorica della cosiddetta libertà di parola a scapito delle persone colpite (qualora ingiustamente) dalla parola stessa, è solo un modo per mettere la testa sotto la sabbia.
La norma non vieta ad una persona di dire ciò che pensa ma solo di dire cose che o non sono verificate o si sostanziano in insulti ed offese.
Quando dici che già esistono reati come diffamazione, ingiuria etc., dici ovviamente il vero. Ma la differenza tra la situazione pre-decreto e quella che si verrà a creare è la seguente.
Nella situazione attuale (pre-decreto) tu puoi, se riesci a dimostrare la presenza di una fattispecie di reato, decidere di sporgere querela nei confronti della persona che si rende protagonista della violazione.
Nel frattempo, una volta sporta querela, devi aspettare mesi affinchè arrivi al domicilio della persona che si è resa protagonista del fatto, la quale (se convinta di fare una cosa giusta e magari anche in totale anonimato) ovviamente non avrà la volontà di rimuovere i contenuti diffamatori o offensivi dal proprio spazio virtuale, magari negandoti la possibilità anche di difenderti sul luogo stesso, replicando alla diffamazione o all'ingiuria (cosa che in ogni caso sconsiglio).
Morale della favola, per mesi il contenuto diffamatorio e/o ingiurioso è pubblicato lì, è indicizzato sui motori di ricerca, dopodichè chiunque decidesse di fare una ricerca a tuo nome e cognome, ti trova impelagato in un mare di accuse, polemiche, insulti, offese che possono costarti talvolta caro, finanche la perdita del posto di lavoro, solo perchè magari hai dato fastidio a qualcuno.
Con la norma attuale, invece, il titolare di uno spazio web è obbligato non a rimuovere bensì a rettificare e a farlo subito, eventuali inesattezze presenti sul suo spazio, laddove ve ne fossero.
La differenza sembra sottilissima ma è copernicana: viene salvaguardato il diritto di espressione ma viene accompagnato da una maggiore tutela nei confronti di persone che si ritrovano magari offese o diffamate in un qualsiasi spazio virtuale e per ragioni che, credimi, spesso hanno ben poco a che fare con la tutela della libertà di parola.
E' giusto che in uno spazio virtuale ognuno abbia il diritto di dire ciò che pensa, ma tale diritto deve sottomettersi a due principi fondamentali di garanzia, il rispetto (in situazioni dubitative o innanzi a fatti affermativi del contrario) della reputazione della persona interessata e la verità fattuale.
Un blog o in generale qualsiasi produzione letteraria che si esprima attraverso il mezzo telematico, non è un giocattolo ove ognuno può montarlo, smontarlo e rimontarlo come vuole: è altresì un mezzo che, se ben gestito (ma talvolta anche per pura casualità) può divenire molto frequentato ed influente e dunque avere un forte potere di condizionamento dell'opinione pubblica. Nè è da accogliere l'obiezione di coloro che affermano la dicotomia tra la amatorialità e la professionalità di uno spazio virtuale, in quanto aldilà di quello che sia l'intento effettivo di chi decide (in modo peraltro del tutto autoreferenziale ancorchè legittimo) di avviare un'attività di divulgatore telematico, il risultato finale è sempre coincidente con lo scopo primario di uno spazio virtuale: far conoscere le proprie idee. E se ciò non viene condotto con senso di responsabilità, con buonafede e onestà intellettuale, con padronanza dell'argomento trattato e anche dei mezzi tecnici con cui la divulgazione viene prodotta, il risultato è sempre (sia in situazioni di professionalità che di amatorialità) quello di disinformare quando non diffamare.
Tutto ciò che scriviamo può avere una notorietà teoricamente planetaria, ne deriva dunque che l'atteggiamento di chi decide di immergersi nell'affascinante mondo di Internet, deve essere caratterizzato dai requisiti sopra indicati.
Questo per il bene di tutti sia di coloro che informano, sia di coloro che sono informati sia dei soggetti presenti nella ricostruzione informativa dei fatti.