Podemos compie tre anni: cronistoria del partito che cambiò la sinistra
Il partito più discusso degli ultimi anni, insieme al Movimento 5 Stelle, è sicuramente il partito di Pablo Iglesias, politologo ed ex professore di geografia politica della Universidad Complutense de Madrid. il partido morado compie tre anni (e un giorno). Fondato ufficialmente il 17 gennaio 2014, Podemos ottenne le sue prime vittorie elettorali già nelle elezioni europee dello stesso anno. Celebrate a maggio 2014, il neonato partito fondato da cattedratici ottiene un rispettabile 5% a scala nazionale e arrivando oltre l’8% nella città di Madrid, divenuta con il tempo il vero ‘fortino’ dei viola. In meno di 6 mesi, Podemos arriva a ottenere 5 seggi al Parlamento Europeo. Tra i più in vista, lo stesso leader Pablo Iglesias e Miguel Urbán (esponente del settore anticapitalista).
Podemos: la giusta interpretazione di Iglesias, Monedero ed Errejón

Il progetto di Podemos non nasce in maniera del tutto casuale. È all’interno della facoltà di Ciencias Políticas y Sociología dell’università Complutense che si forma il nucleo della prima classe dirigente del partito. Gli altri due nomi maggiormente distaccabili – che hanno influito in maniera decisiva sulla traiettoria di Podemos – sono quelli di Juan Carlos Monedero (docente di teoria politica) e il giovane dottore in scienze politiche, Íñigo Errejón. I tre riuscirono a comprendere l’insoddisfazione generalizzata dell’elettorato socialista e di una buona parte della popolazione disinteressata alla politica. La formula di una partecipazione attiva, sia in rete che presenzialmente (molteplici circoli di quartiere o tematici sono stati aperti in seguito alla fondazione del partito), unita alla teoria politica e sociologica (che detta prospettiva, temi e metodi comunicativi) fa di Podemos una forza considerevole, capace di scardinare un – fino ad allora – inossidabile bipartitismo.


Podemos: le elezioni della consacrazione – 20 dicembre 2015

Dopo l’exploit delle europee a maggio 2014, il partito continua ad estendere la sua influenza. Anche i maggiori mezzi di comunicazione audiovisiva contattano gli esponenti di Podemos per la capacità di attrarre un buon numero di spettatori. Volti nuovi che servono a rigenerare la stessa offferta mediatica, oltre che quella politica.Un anno e mezzo dopo è la volta delle elezioni di dicembre 2015. Durante quei 18 mesi, un altro partito si affaccia sulla scena politica nazionale: Ciudadanos. Il partito dell’avvocato catalano Albert Rivera, fondato nel 2009 con base regionalista e di ispirazione neoliberista, sfrutta la perdita di appeal del Partido Popular – colpito ripetutamente da una serie di scandali di corruzione – per inserirsi sul palcoscenico statale. In Spagna viene considerato un ‘día histórico’: il 2o dicembre (20D) segna la fine del bipartitismo. Podemos sfonda il muro del 20% in meno di 2 anni dalla sua fondazione. Tuttavia, la necessità di arrivare a degli accordi con altri partiti – in nessun caso nella storia della democrazia spagnola si è dovuto ricorrere ad alleanze di governo – ha fatto naufragare il primo intento di esecutivo, con conseguente scioglimento delle Camere e ritorno alle urne, appena 6 mesi dopo.
Podemos: le elezioni della svolta mancata – 26 giugno 2016

Per uscire dalla fase di stallo, Podemos propone la prima alleanza pre-elettorale che si sia mai registrata in Spagna. Il sodalizio tra il partito di Pablo Iglesias e Izquierda Unida (partito favorevole alla Repubblica e di ispirazione comunista) vuole rappresentare la svolta storica della sinistra, che unisce le proprie forze per rigenerare il sistema. Almeno, secondo l’idea di Pablo Iglesias. Le cose non andranno esattamente così. L’unione non fa necessariamente la forza e non si assiste alla tanto attesa somma di voti dei due partiti. Al contrario: nel congiunto, la formazione Unidos Podemos perde un milione e mezzo di voti. Il segretario politico del partito, Íñigo Errejón, risultò sempre contrario all’accordo con Izquierda Unida. Tuttavia, prevalse la linea di Pablo Iglesias. Da allora, si apre l’ultima fase del partido morado che, presumibilmente, si chiuderà il 12 febbraio al Congresso nazionale di Vistalegre  (Madrid).

il “Vistalegre II” e il Podemos che verrà

Le tensioni tra Iglesias ed Errejón si sono acuite con l’incedere dei mesi. La sfida intestina nella Comunidad de Madrid per il rinnovo dell’Assemblea ha debilitato il partito agli occhi dei suoi elettori (complice anche il linciaggio mediatico perpetrato da alcuni dei maggiori mezzi di comunicazione spagnoli). I “botta e risposta” a distanza tra i due si avviano, in ogni caso, verso la conclusione. Tra meno di un mese, infatti, si celebra l’importante congresso nazionale nel Palacio di Vistalegre (Madrid). È qui che si deciderà la nuova linea politica: continuare con Pablo Iglesias, ma tutti uniti, o lasciar spazio alla prospettiva più “moderata” e aperta al dialogo di Íñigo Errejón?

L’attuale segretario generale rappresenta l’essenza, l’origine di Podemos. I toni più duri che lasciano poco spazio alla trattativa con gli altri partiti. Iglesias è la voce del Podemos come movimento sociale. Errejón propone il passaggio alla definitiva istituzionalizzazione del partito e la necessità di dover parlare ad un numero maggiore di elettore. Assicura che “mettendoci in trincea a sinistra, non facciamo altro che il gioco del Partido Popular”. Errejón vuole arrivare al governo, fuera come fuera. L’appuntamento, quindi, è fissato per domenica 12 febbraio: ultimo atto della ‘terza fase’ del partito: la più turbolenta e nebulosa della sua breve (quanto intensa) storia.
Alessandro FaggianoTwitter: @AlessFaggiano


Scritto da: Alessandro Faggiano
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