L'Onu sulla flottiglia turca di maggio: Israele commise tortura e omicidio
La marina usò "brutalità inutile
e inaccettabile" contro il convoglio
diretto a Gaza con gli aiuti
"Gravi violazioni dei diritti umani"
Tel Aviv: "Relazione di parte"
GINEVRA
La marina israeliana è responsabile di «gravi violazioni dei diritti umani» e di aver fatto ricorso a una «brutalità inaccettabile» nel corso del blitz contro la flottiglia di aiuti umanitari diretta alla Striscia di Gaza, il 31 maggio scorso. Nella vicenda dell’arrembaggio esistono «prove chiare» contro Israele, che consentono un eventuale procedimento penale per «i crimini seguenti: omicidio intenzionale, tortura o trattamenti inumani, grandi sofferenze o ferite gravi inferte intenzionalmente». È questa la conclusione a cui è giunta la Commissione d’inchiesta del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, la cui relazione finale è stata resa nota ieri sera a Ginevra.
«Essendo gli autori dei crimini più gravi con il volto coperto, essi non possono essere identificati senza l’assistenza delle autorità israeliane», hanno sottolineato gli esperti dell’Onu, che hanno chiesto al governo dello Stato ebraico di cooperare per permettere «la loro identificazione in attesa di perseguire i colpevoli». Infatti il comportamento delle forze armate di Israele (...) nei confronti dei passeggeri della flottiglia (...) «dimostra un livello inaccettabile di brutalità» e si è tradotto in «gravi violazioni dei diritti dell’uomo e del diritto umanitario internazionale«, scrivono gli esperti nel rapporto.
Israele ha agito in modo «non solo sproporzionato alle circostanze», ma ha anche fatto ricorso a «livelli di violenza assolutamente inutili e incredibili». Il Consiglio per i diritti umani ha votato all’unanimità il 2 giugno una risoluzione per l’istituzione di una commissione internazionale indipendente destinata ad esaminare gli attacchi compiuti dalle forze israeliane contro il convoglio umanitario, costato la vita a nove attivisti turchi.
Il ministero israeliano degli Affari esteri ha affermato da parte sua che «la relazione (...) è parziale e di parte, come l’organismo che l’ha prodotta». Israele ha aggiunto che le indagini interne condotte sull’incidente della flottiglia di Gaza sono sufficienti e che qualsiasi altra iniziativa «è superflua e improduttiva». In quanto stato democratico Israele, prosegue il comunicato, ha condotto un’inchiesta delle forze armate, che si è già conclusa, ha costituito un’altra commissione con la partecipazione di osservatori stranieri per accertare eventuali lacune e colpe dei responsabili politici e militari e ha accettato di partecipare all’inchiesta decisa dal segretario generale dell’Onu. Pertanto, a suo parere, «l’incidente della flottiglia è già ampiamente e sufficientemente investigato e ogni ulteriore trattamento della questione è superfluo e controproducente».
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