A partire dal 1956 la NATO, ed i governi USA & Italia hanno concesso ai cosiddetti scienziati enormi quantitativi di residuati bellici per fare esperimenti sui terremoti! La popolazione italiana, tuttavia, non è mai stata né avvertita né informata. E non sono mai stati approntati piani di sicurezza operativa durante e dopo le prove. I luminari della sismologia tricolore - spesso baroni universitari - non hanno mai stilato piani di sicurezza e valutato le conseguenza di tali azioni di “ricerca”.
Un altro fatto incontrovertibile: è sotto gli occhi del mondo: la scienza è assoggettata al potere politico, militare ed economico!
Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980): terremoti disastrosi che hanno causato migliaia di vittime e distruzioni. Dietro c’è la mano dell’uomo? In ogni caso
per ragioni di cosiddetto “studio” alcune università ed il Cnr hanno praticato un’attività scientifica con impatti devastanti sugli equilibri naturali. Un gruppo di “ricerca scientifica” che ha usato per decenni quantità gigantesche di esplosivo convenzionale per scatenare sismi, senza particolari accorgimenti precauzionali e addirittura senza alcuna valutazione di impatto ambientale.
Ecco le rivelazioni del professor Ignazio Guerra, docente di sismologia del dipartimento di fisica dell'Università della Calabria. Alla luce di quanto emerso adesso, sarebbe opportuna un'accurata indagine giudiziaria senza sconti a nessuno. I reati di strage non vanno in prescrizione. Tanto per appurare responsabilità e conseguenze.
Professor Guerra esistono i terremoti artificiali?
Guerra: «I terremoti artificiali vengono provocati in maniera industriale a scopo di ricerca scientifica e ricerca mineraria. A scopo di ricerca scientifica, una volta abbiamo programmato una esplosione di cariche di dinamite da dieci tonnellate, nel Golfo di Taranto perché al momento dello scoppio programmato, una serie di persone con i sismografi portatili erano posizionate ogni 10-20 km lungo la linea che unisce l’Italia alla Yugoslavia, e questo nel 1973, in modo da registrare le onde sismiche prodotte dai terremoti artificiali. Abbiamo realizzato tanti altri esperimenti di questo genere anche sulla terraferma usando camion imbottiti di dinamite. Si scavano buche profonde anche 150 metri nel sottosuolo e si riempiono di candelotti di dinamite avvitati l’uno sull’altro, registrando con sismografi l'effetto dell'esplosione.».
Chi ha eseguito questo genere di sperimentazione?
Guerra: «Il “Gruppo Esplosioni” di cui io ero stato uno dei padri fondatori, sponsorizzato dal CNR, a scopo di ricerca scientifica. Questa linea di ricerca che ormai è ormai obsoleta, veniva anche detta della “sismica a rifrazione profonda” o D.S.S. che è l’acronimo Deep Seismic Soundings. Nel 1975 siamo andati a fare degli scoppi a sud ed a nord dell’Himalaya, siamo stati anche in Pakistan a fare terremoti artificiali».
Perché interventi così intrusivi e pericolosi?
Guerra: «I terremoti, che la gente normale vede soltanto come causa di preoccupazione, in realtà, per gli studiosi, sono anche uno strumento di lavoro e sono tanto utili che quando non ci sono li provochiamo artificialmente . Dopo il 1974, chiamammo il Gruppo Esplosioni, “Gruppo grandi profli sismici” e c’eravamo noi dell’Osservatorio Vesuviano, il Laboratorio della geofisica e della litosfera di Milano, l’Università di Trieste, l’Osservatorio di geofisica e sperimentale di Trieste ed eravamo un gruppo di ricerca che chiedeva ed otteneva. Quello che sappiamo oggi sull’Italia deriva anche da questi profili che noi abbiamo esplorato negli anni Settanta ed Ottanta».
Quando si provocano terremoti artificiali viene avvisata la popolazione?
Guerra: «No! Lo sa chi lo deve sapere. Quando facevamo le prove c’era qualcuno che andava a contrattare con il proprietario del terreno scelto e si chiedeva di fare un buco dal quale caliamo delle cariche di dinamite, in cambio del pagamento del raccolto dell’anno. Ovviamente siccome trasportavamo grosse quantità di esplosivo bisognava anche rispondere a delle regole come informare dell’itinerario, dell’orario. Ma non eravamo tenuti ad avvisare la popolazione».
(...)
Oltre agli esperimenti militari coperti dal segreto di Stati, c'è qualcos'altro di inquietante. Provocare onde sismiche con enormi quantità di dinamite, collocata in mare e nel sottosuolo, solo per vedere l’effetto che fa.
In un'area notoriamente sismica non desta sospetti: male che vada è stata la natura. L'ignoranza spesso prevale nel senso comune. Chi osa mettere in dubbio le attività scientifiche? Anonimi ed ignoti mi hanno invitato a tenere la bocca chiusa e ad occuparmi di altro, mentre qualche noto esperto, all’ultimo momento ha ritrattato dichiarazioni compromettenti (registrate consensualmente ed a me offerte spontaneamente). Altri mi hanno perfino minacciato di chissà quali conseguenze se solo avessi osato parlarne pubblicamente. Bene, hanno fatto male i loro calcoli e non mi hanno impressionato.Questa verità indicibile va raccontata, non è possibile occultarla. Sono un uomo, prima di essere un giornalista ed uno scrittore: non posso tacere. Ecco le premesse.
Nell’ambito della ESC per decenni è stata attiva la sottocommissione SC-D (Deep Seismic Sounding), coordinata a livello nazionale dal Gruppo Italiano Grandi profili, che comprendeva le seguenti istituzioni: Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituti di Fisica Terrestre delle Università di Milano, Trieste, Genova, Napoli, Lecce, Cosenza, Catania, Palermo, Osservatorio Vesuviano di Napoli. Le attività sperimentali sono state riportate in appositi Activity Reports Ecco cosa si legge a firma del professor Carlo Morelli, in un rapporto intitolato “An historical perspective to the CROP Project” (Una rassegna storica del Progetto CROP):
«Per l’attività promozionale ed operativa del neo-costituito (1958) OGS e con la partecipazione attiva degli Istituti universitari e CNR (dal 1968), si è sviluppata in Italia nell’immediato dopoguerra un’attività di ricerca coordinata per lo studio della crosta intermedia e profonda, con i metodi della sismica attiva. Dal 1956, per rispondere anzitutto alla richiesta di collaborazione internazionale, le ricerche hanno interessato dapprima le Alpi, estendendosi poi a tutta la Penisola ed ai mari circostanti, ed integrate con gli altri metodi geofisici pertinenti (gravità, geomagnetismo, flusso di calore). Fino al 1986 sono stati così osservati in terra 21.160 km di profili di Sismica a Rifrazione Profonda (DSS) ed in mare 40.000 km di Sismica a Riflessione (MS), che hanno consentito una prima conoscenza regionale della crosta. Lo sviluppo a cura di un Consorzio di Università americane negli anni ’70 dei metodi della sismica a riflessione in terra per renderli idonei anche alle grandi profondità con i dettagli necessari (COCORP; BARAZANGI & BROWN, 1986), ha indotto il Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida (GNGTS) del CNR a proporre (1985) il Progetto CROsta Profonda (CROP), indicato in figura 3 e realizzato dal 1986 al 1991, con la partecipazione anche dell’ENI e dell’ENEL».
Attualmente le tecniche esplorative si sono raffinate: oltre agli esplosivi utilizzano in mare i cannoni Air Gun che qualche anno fa hanno provocato la morte per “embolia gassosa a livello coronarico” di ben sette capodogli nel Mare Adriatico.
Ho cominciato a scavare ed scovato il coinvolgimento diretto in queste imprese addirittura di una delle più potenti multinazionali degli armamenti: si tratta della
Raytheon.
Ricostruendo le numerose campagne di sismica crostale in Italia ho rilevato alcune particolari coincidenze con eventi sismici che hanno provocato la morte di migliaia di persone ignare. Qualche documentato esempio: Friuli Venezia Giulia (1976) ed Irpinia (1980). Nel rapporto denominato
'L’esplorazione sismica profonda in Italia: dati “Deep Seismic Sounding” ' (autori: Ferrari R., Miglioli P.L., Maistrello M., de Franco R., Corsi A.) sono presenti due mappe della Penisola italiana che evidenziano parecchi esperimenti: con linee e punti di scoppio in mare e sulla terraferma. Recenti ricerche di biologia marina hanno evidenziato la presenza di TNT nella fauna del mare.
Se i terremoti sono imprevedibili, come sostiene a spron battuto la scienza in materia, allora come ha fatto il professor Enzo Boschi (ras per decenni dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, condannato recentemente dal Tribunale di L'Aquila a 6anni di reclusione per la strage del 6 aprile 2009) a prevedere quello disastroso in Sicilia il 13 dicembre 1990?
È doveroso che la magistratura quanto prima apra un’inchiesta su tutte queste attività coperte dal pretesto scientifico, perché le conseguenze non sono mai state valutate.