di Tomaso Montanari



Un mondo largo e assai vario guarda con interesse, partecipazione e affetto alla nascita di Sinistra Italiana.


È il mondo che, per la prima volta dopo tanto tempo, ha trovato una forte motivazione, una unità di linguaggio e di obiettivi e infine una clamorosa vittoria nel voto referendario dello scorso 4 dicembre. Dentro i 19 milioni di italiani che hanno votato No ci sono anche, infatti, tutti i potenziali elettori di un partito di sinistra: e davvero erano anni che non lo si sarebbe potuto dire di nessun'altra occasione.


Durante la campagna referendaria chi, come me, si è impegnato come membro di un'associazione o di un comitato ha trovato tra i propri interlocutori tre 'partiti': il Movimento 5 Stelle, Possibile e Sinistra Italiana (oltre all'Altra Europa e a Rifondazione). Personalmente resto convinto che i 5 stelle figurino (seppur con mille ombre, e certo soltanto con una parte del loro corpo politico) nella foto di famiglia più larga della sinistra italiana. Ma certo è con Possibile e Sinistra Italiana che il colloquio è stato più naturale, spontaneo, familiare.


Già questo dualismo, tuttavia, motiva la più frequente esternazione che si potesse ascoltare a margine degli incontri sulla riforma costituzionale: "ma quando riusciremo a fare un unico, grande partito di sinistra?".


Ecco: se questo mondo guarda alla genesi di Sinistra Italiana non è perché pensa che stia nascendo uno dei tanti partitini autoreferenziali da zero virgola, ma perché spera che sia una tappa della costruzione di una 'cosa' ben più grande. Una forza aperta, capace di ascoltare: e soprattutto capace di pensare se stessa come l'inizio di qualcos'altro, o, meglio, come parte di un processo più largo.


E la metafora giusta non è quella della cellula che prelude all'organismo: perché bisogna avere il coraggio di non determinare il corredo cromosomico di ciò che dovrà, prima o poi nascere, e che potrà (anzi, dovrà) essere diverso.


Anche molto diverso, se vorrà dare voce, rappresentanza e corpo nazionale alle mille, nuovissime sinistre che esistono 'in basso', lungo la lunghissima Penisola. Anche Sinistra Italiana, infatti, non potrà che partecipare al processo genetico che la vittoria del No ha inevitabilmente messo in moto: quello della nascita di una Sinistra di massa, in Italia.


Nel tatticismo che domina la vita politica italiana è inevitabile che si attenda la sentenza della Corte Costituzionale sull'Italicum e dunque la legge elettorale che verrà. Che si attenda l'esito della battaglia ingaggiata del clan renziano per conservare il controllo del Pd, e dunque che si attenda di conoscere la sorte di quest'ultimo partito: riuscirà o non riuscirà a rientrare tutto intero in quella famosa foto di famiglia della sinistra italiana, o ne uscirà del tutto? E in quest'ultimo caso che farà la sua famosa sinistra interna, D'Alema incluso?


Attese e domande legittime, certo. Ma se fossero queste domande a dominare il dibattito del congresso della nascita di Sinistra Italiana, magari con una conseguente conta interna tra minoranza e maggioranza, e con ulteriormente conseguente posizionamento di ceto politico: ecco, se si cominciasse così, si finirebbe prima di cominciare. In un delizioso, recente libretto (La causa più originale che ho difeso, Edizioni Henry Beyle) si può leggere un intervento che Piero Calamandrei fece alla radio nel febbraio del 1955. Al centro della causa di cui parlava, c'era un signore animato da un'unica ragione di vita: danneggiare i propri vicini. Calamandrei difese quei vicini appellandosi al principio contenuto nell'articolo 844 del Codice Civile, che stabilisce che "il proprietario non può fare atti i quali non abbiano altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri". Una tipologia antica, commenta Calamandrei rammentando le parole di Giavoleno (giurista dell'epoca di Traiano) su "un vicino che si dilettava di far fuoco in casa sua 'superioris vicini fumigandi causa', per il gusto di affumicare il vicino del piano di sopra".


L'avvocato Giuliano Pisapia non si offenderà se dico che la sua proposta di un Campo Progressista organico al Partito Democratico 'a prescindere', mi pare aver qualcosa a che fare con questa fenomenologia trattata dall'avvocato Piero Calamandrei. Più in generale mi pare che gran parte della storia ultima della sinistra italiana si possa spiegare in questi termini.


Ecco, se vuole avere un senso Sinistra Italiana deve essere lontanissima da tutto ciò: anzi, dev'essere tutto il contrario. Dev'essere un luogo dove si discute fino in fondo di come provare a sciogliere i nodi cruciali (uno su tutti: il rapporto con l'Europa e con la sua moneta), non un luogo dove ci si diletta ad affumicare i vicini, interni ed esterni.


È per questo che in molti ci aspettiamo che Sinistra Italiana nasca senza ipoteche, senza vincoli, senza zavorre. Una sinistra che - per parafrasare un detto che riguarda la terra - senta se stessa come un prestito dai nipoti che verranno, più che come un'eredità avuta dai nonni, o dai padri. Un anticipo di futuro, insomma.




Sinistra Italiana nasca senza ipoteche, senza vincoli, senza zavorre | Tomaso Montanari