https://it.wikipedia.org/wiki/Porajmos
Porajmos o Porrajmos (pronuncia italiana: poraimòs; in romaní: [pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come "grande divoramento" o "devastazione") è il termine con cui Rom e Sinti indicano lo sterminio del proprio popolo perpetrato da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Si stima che tale eccidio provocò la morte di 500.000 di essi[2].
(DE)« Wir Roma und Sinti sind die Blumen dieser Erde.
Man kann uns zertreten,
man kann uns aus der Erde reißen, man kann uns vergasen,
man kann uns verbrennen,
man kann uns erschlagen –
aber wie die Blumen kommen wir immer wieder... »(IT)« Noi Rom e Sinti siamo come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare, gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare -
ma come i fiori noi torniamo comunque sempre... »(Karl Stojka[1])
Questo disegno genocida è definito da Rom e Sinti anche con il termine Samudaripen, che significa letteralmente tutti morti[3].
Asperg 22 aprile 1940: gruppo di zingari rastrellato per essere deportato
Indice
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- 1Le origini storiche della discriminazione
- 2Gli zingari nel Reich
- 3Auschwitz
- 4La persecuzione in Italia
- 5Gli zingari nella Resistenza
- 6Vittime e memoria
- 7Note
- 8Bibliografia
- 9Voci correlate
- 10Altri progetti
- 11Collegamenti esterni
Le origini storiche della discriminazione[modifica | modifica wikitesto]
In Germania, e nel resto dell'Europa, la popolazione zingara fu vista con diffidenza sin dal medioevo[4]. Gli zingari, essendo un popolo nomade, si mostravano diversi dalle altre popolazioni per usi e costumi. Furono accusati di stregoneria, e durante il Sacro Romano Impero di essere spie al servizio dei turchi. Con la Riforma protestante fu severamente vietato l'accattonaggio, una delle attività principali degli zingari, che giudicati come mendicanti, per di più stranieri, non erano accolti dalle parrocchie. Alcuni di questi reati erano talvolta puniti con la pena di morte.
Lo Zigeuner-Buch, 1905
Nel XVII secolo, in seguito alla Guerra dei Trent'anni, i paesi dilaniati dal conflitto, e soprattutto la Germania, furono travolti da un'ondata di brigantaggio che vide come protagonisti numerosi gruppi di zingari spinti dalla fame. Così i principi tedeschi emanarono una serie di leggi contro di loro per fermarne le scorribande. Durante il 1700 vennero promulgate molte norme contro il vagabondaggio, il nomadismo, e in generale verso le attività zingare da parte di figure quali Augusto I di Sassonia e Adolfo Federico IV di Meclemburgo-Strelitz[5].
Con l'Illuminismo la situazione migliorò sensibilmente e molte di queste leggi furono attenuate. Si trasformarono in forme di controllo e monitoraggio, mirate all'identificazione degli individui presenti nei vari Paesi. Durante la Repubblica di Weimar gli zingari iniziarono a essere controllati da speciali corpi di polizia che garantivano l'ordine pubblico, imponendo documenti di identificazione e permessi per sostare in luoghi predisposti rispettando il numero di persone e carovane che erano consentite. Tutti gli zingari presenti sul territorio tedesco vennero schedati ed iscritti nel cosiddetto Zigeuner-Buch già dal 1905 [6][7]. In Italia l'epurazione del territorio dagli zingari venne trattata già prima dello scoppio della guerra in una circolare dell'8 agosto del 1926, dove si ordinava di respingere qualsiasi carovana priva di documenti e di segnalare quelle che non rispettavano i limiti di tempo e di itinerario fissati dalle autorità.
In tutta l'Europa «si è costruito lo stereotipo dello zingaro criminale incallito e irrecuperabile, negando l'identità a quel popolo e disconoscendo l'esistenza di una lingua e di una cultura Rom e di una loro struttura sociale. Non vi è stato scambio culturale con le popolazioni europee ospitanti, come viceversa accade quando due popoli, con culture differenti, vengono a contatto. Verso i Rom, la risposta delle popolazioni ospitanti è stata di tipo normativo, quasi sempre repressivo, allo scopo di evitarne la presenza sul territorio nazionale o di normalizzarla, attraverso l'assimilazione»[8][9].
Gli zingari nel Reich[modifica | modifica wikitesto]
« Gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate[10] » (Robert Ritter, direttore del Centro Ricerche per l’Igiene e la Razza - Berlino) Nel 1933, anno in cui Adolf Hitler divenne Cancelliere, il numero di zingari nel Reich, che vivevano in gruppi itineranti in tutta la Germania, ammontava a circa 25.000 individui[11]. Questa loro natura non sedentaria fu uno dei motivi per cui la società tedesca iniziò a vedere gli zingari come razza straniera e quindi non ariana.
« I Rom : Indegni individui primitivi » (Eva Justin, assistente particolare di Robert Ritter)
Gli zingari erano cittadini tedeschi come altri. Molte città possedevano accampamenti per zingari: a Berlino vi erano ad esempio quelli di Weißensee, Feldtmannstraße, Müllerstraße, Rennbahnstraße, Alt-Glienicke e Pankow-Heinersdorf[12]. Gli zingari tedeschi lavoravano come giocolieri nei circhi, erano danzatori, musicisti, e proprietari di sale da ballo, e questo permetteva loro anche una vita dignitosa. Alcuni avevano servito nell'esercito come soldati semplici o altri come ufficiali, possedendo decorazioni militari tedesche come la Croce di Ferro.
Il Dott. Robert Ritter identifica una rom con un poliziotto. Donazione dell'Archivio Federale Tedesco (Deutsches Bundesarchiv)
A Monaco di Baviera il “Servizio informazioni sugli zingari”, un centro di studi e controllo sulla popolazione zingara istituito nel 1899, fu convertito nel 1929 in “Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara”[13]. Questo centro venne utilizzato dai nazisti per attingere informazioni su Rom e Sinti in modo da trovare le motivazioni scientifiche attraverso cui sarebbe stato possibile avvalorare la tesi che afferma che gli zingari non appartenevano alla razza ariana e che quindi dovevano essere catalogati come "razza impura". Da quel momento agli zingari non fu più permesso di passare da un accampamento all'altro senza il permesso della polizia.
Nel 1936 il dottor Hans Globke dichiarò che "gli zingari erano di sangue straniero" e nello stesso anno il ministero degli interni istituì a Berlino l'istituto di ricerca Rassenhygienische und bevölkerunsgbiologische Forschungsstelle (Istituto di ricerca sull'igiene razziale e la biologia della popolazione) diretto da Robert Ritter[14], psichiatra e neurologo di Tubinga. Questi, per le sue ricerche, si servì dell'“Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara” affiancato da Eva Justin, puericultrice diplomata che lo aiutò nei suoi studi sui bambini zingari prelevandoli dagli orfanotrofi.
Altre pietre miliari per il pregiudizio e la persecuzione degli zingari furono poste in Germania nel 1938 dal libro razzista di Tobias Portschy: La questione zingara (Die Zigeunerfrage) che storici ritengono il testo ideologico «della persecuzione razziale dei Rom»[15] e dall'articolo apparso sulla rivista medica Fortschitte der Erbathologie in cui Robert Ritter affermava «che non c'erano più zingari puri poiché avevano assimilato le caratteristiche peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato nella loro secolare migrazione dall'India. Pertanto, non si potevano considerare "ariani puri" ma "ariani decaduti", appartenenti a una "razza degenerata"»[15].
Ritter inoltre mise in guardia del pericolo che i Rom rappresentavano per tutta la società tedesca, rei d'altronde di essere portatori di un genere di gene estremamente pericoloso: l'istinto del nomadismo[15].
In Germania nel 1939 la documentazione storica certifica diversi gruppi di Rom discriminati: 13.000 Sinti, 8.000 zingari balcanici, 2.000 litautikker, 1.000 lalleri e 1.000 fra piccoli gruppi di drisari, lovari, medwasi e kelderari[16]. Nell'ottobre del 1939, dopo l'occupazione della Polonia, le discriminazioni si estesero anche su quei territori e subito dopo su tutti gli altri territori occupati.
Fu così che nel 1940 per bloccare la diffusione di quella «minoranza degenerata, asociale e criminale» Ritter propose la sterilizzazione forzata di tutti i Rom. Nominato nel 1941 direttore dell’Istituto di biologia criminale, Ritter curò personalmente la redazione di 30.000 schede di Rom tedeschi su cui nella stragrande maggioranza scriveva la parola tedesca evak ovvero evacuata, eufemistica espressione per un viaggio che destinava i Rom ai lager in attesa di essere poi eliminati.
Le leggi sulla razza[modifica | modifica wikitesto]
Il Porrajmos non venne mai classificato come una persecuzione razziale al pari di quella ebrea fino agli anni Sessanta, quando storici e studiosi come Miriam Novitch iniziarono ad interessarsi a questo argomento allora poco noto o quasi totalmente sconosciuto. Molte sono le prove e i documenti che certificano invece il trattamento razziale che il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori riservò agli zingari.
Nel giugno 1936 il ministero degli Interni affidò la questione zingara alle autorità, chiedendo di operare attraverso leggi speciali per risolvere il problema.
Con il decreto del 14 dicembre 1937, in seguito alle ricerche del dottor Robert Ritter e dei suoi collaboratori, si affermava che gli zingari erano geneticamente criminali, e per questo dovevano essere messi agli arresti.
In una dichiarazione di Himmler, che risale invece al dicembre 1938, viene trattata la situazione degli zingari tedeschi “sotto l'aspetto della loro purezza razziale”. Nei vari punti sviluppati vi sono anche quelli che vietano il rilascio di diplomi o di qualsiasi altra forma di attestato per artigiani senza residenza fissa, imponendo una sorta di identificazione razziale per riconoscere i portatori di “sangue zingaro”. In questo stesso anno cominciarono le deportazioni nei campi di concentramento di Buchenwald, Mauthausen-Gusen e Flossenbürg, la sede dell'“Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara” fu trasferito da Monaco a Berlino. A partire proprio dal 1938, anno dell'Anschluss, il regime si occupò tra le altre cose di limitare i territori occupabili dagli zingari, estendendo le nuove leggi a tutti i nuovi territori del regime.
Nel 1939 fu creata la Reichszentrale zur Bekampfung des Zigeunerungwesens, un corpo speciale diverso dalla Polizia Criminale di Stato specializzata in un primo momento nel controllo e nella limitazione rigorosa dei tratti di pellegrinaggio delle carovane zingare e successivamente nelle persecuzioni vere e proprie. Il 17 ottobre dello stesso anno l'RSHA, l'Ufficio centrale per la sicurezza dello Stato, ordinò che gli zingari presenti in tutto il territorio del Reich fossero schedati e confinati in campi di internamento, in visione di una soluzione finale (la deportazione). Alcuni mesi dopo fu creato all'interno dello stesso RSHA un ufficio per la deportazione di ebrei, zingari e polacchi denominato IV-A4 e affidato ad Eichmann[17].
Il primo ordine di deportazione in Polonia fu firmato da Himmler il 27 aprile 1940, e prevedeva il trasferimento di 2.500 zingari, indicando il numero di persone che ogni comando di polizia doveva raggruppare, ricorrendo se necessario alla deportazioni di clan di zingari presenti nei territori vicini. Il 7 agosto 1941 Himmler stabilì inoltre che gli zingari fossero catalogati come puri (Z), mezzi zingari con predominanza di sangue zingaro (ZM+), mezzi zingari con predominanza di sangue ariano (ZM-) e misti con sangue per metà zingaro e per metà ariano (ZM).