INTERVISTA
Il medico di base: «Dobbiamo
poter scegliere la marca da prescrivere»
«Soprattutto gli anziani si abituano a confezioni, colori, dimensioni delle pasticche e se cambiamo non si curano più»
ROMA - «Ma quale retromarcia. L'imposizione resta inaccettabile perché limita la nostra libertà di scegliere il farmaco ritenuto più indicato per ogni singolo paziente. È inoltre una norma difficile da applicare». I medici di famiglia della federazione Fimmg coordinati da Giacomo Milillo non sono nuovi alle polemiche sull'obbligo di prescrivere generici e principi attivi. E rigettano fermamente la norma che spinge con convinzione verso il mercato dei medicinali non di marca: «Ci hanno presi in giro».
Milillo, perché questa contrarietà?
«Per motivi deontologici dobbiamo poter prescrivere il farmaco meglio conosciuto da tutti i punti di vista anche nei dettagli. Ad esempio quali eccipienti, il colore delle pasticche, il dispositivo di somministrazione. Non possiamo conoscere a menadito l'intero prontuario terapeutico, dunque dobbiamo avere la capacità di orientarci verso il medicinale su cui abbiamo più informazioni ed esperienza diretta».
Lei parla di difficoltà di applicazione, come mai?
«Immaginiamo un collega in visita domiciliare. Se deve prescrivere per la prima volta e non ha dimestichezza con l'uso di un principio attivo ma solo del farmaco originale, di marca, dovrà consultare un computer. Inoltre alcune molecole possono essere prodotte sotto forma di generico da decine di aziende e non è giusto che sia il farmacista a fare la scelta finale».
Quanto incide la conoscenza del farmaco da parte del cittadino sull'efficacia?
«Moltissimo. Specie le persone anziane si abituano a confezioni, colori, dimensioni delle pasticche e se cambiamo non si curano più».
Infatti la norma sui principi attivi prevede che i malati cronici mantengano la loro prescrizione se sono alla seconda visita. Non basta?
«Noi crediamo che la politica sui generici e i principi attivi in Italia sia stata impostata male. Presentata ai cittadini come uno strumento di risparmio. Nell'immaginario collettivo ciò che costa meno è meno efficace. La questione dell'equivalenza andava chiarita e forse non ci saremmo trovati a dover procedere con gli obblighi».
Voi avete risposto con fermezza alla legge sulle liberalizzazioni che già spingeva verso l'uso del generico. Avete in quel caso trovato l'escamotage di indicare la non sostituibilità del medicinale indicato. E adesso?
«Agli obblighi di legge non si può opporre nessuna resistenza. C'è poco da fare. Però occorre che una volta per tutte la strategia dei generici sia rivista nel suo complesso. Non si deve procedere a colpi di emendamenti a sorpresa che vengono infilati a tarda notte».