Originariamente Scritto da
mustang
di G. M. Chiocci sul ilgiormale.it del 28 07 2010 pg. 1
Il fantasma della vedova Anna Maria Colleoni, fasci*sta convinta e poi generosa benefattrice del patrimonio di An, si aggira spaesato fra i tornanti di Montecarlo.
È confuso, lo spettro. Non ca*pisce.
Perché quando la no*bildonna abbandonò per sempre questo mondo, or*mai più di dieci anni fa, nel testamento fece inserire un lascito da due miliardi e mezzo di lire al partito dell' allora segretario Gianfran*co Fini: un bel terreno a Monterotondo, case a Ro*ma e a Ostia, un apparta*mento di 70 metri quadrati più terrazzo in un'elegante palazzina del Principato di Monaco.
Tutta roba messa a bilancio e utilizzata dal parti*to, nel 2001, per andare in at*tivo.
Per sette-otto anni l'immo*bile monegasco è rimasto sfitto, abbandonato, fre*que*ntato solo dai topi nono*stante piovessero offerte mi*rabolanti dai condomini che allora arrivarono a pro*porre 10- 15 mila euro al me*tro quadrato (le agenzie im*mobiliari della zona parla*no di un valore attuale stima*bile intorno ai 25-30mila a metro quadrato).
Due anni fa, improvvisa*mente, il palazzo ha preso at*to che il locale disabitato aveva cambiato proprieta*rio.
Non più Alleanza nazio*nale, che attraverso i suoi emissari-parlamentari La Morte e Pontone aveva ese*guito personalmente i so*pralluoghi nel palazzo Mil*ton respingendo puntual*mente tutte le richieste d'ac*quisto del vicinato, bensì una Ltd, una misteriosa so*cietà off shore con sede in chissà quale angolo del pia*neta, che a sua volta s'era ri*volta a una sottoimpresa del colosso di costruzioni Enge*co per svolgere lavori di ri*strutturazione dell'apparta*mento con abbattimento di muri interni e rifacimenti del pavimento.
Il committente dei lavori si chiama Giancarlo Tullia*ni.
Per sapere se questo no*me corrisponde al fratello della signora Elisabetta, compagna del presidente della Camera, siamo andati direttamente a Montecarlo. E per capire l'esatta trafila che aveva fatto l'immobile, donato dalla discendente del condottiero Colleoni al partito, ceduto a una società off shore, e poi finito nella di*sponibilità del (presunto) cognato dell'ex presidente di quello stesso partito a cui l'immobile era stato regala*to, ci siamo premurati di chiedere ai diretti interessa*ti.
Al partito, contattati La Morte e Pontone, nessuno ha saputo dare chiarimenti su a quanto era stato vendu*to l'appartamento, a chi era stato alienato e se fosse vero che Fini e la signora Tulliani - come ci raccontano i vicini - hanno visionato quell'ap*partamento tempo addie*tro.
Poi abbiamo chiesto a monsieur Tullianì, che di no*me fa effettivamente Gian*carlo e che corrisponde, due gocce d'acqua, al fratello di Elisabetta Tulliani, l'ex com*pagna di Gaucci, oggi con*sorte del cofondatore del Pdl. Siamo andati al 14 di rue Princess Charlotte, pro*prio accanto all'elegante No*votel, abbiamo varcato l'uscio d'ingresso col nome «Tulliani» impresso sul cito*fono e a soli tre metri dal por*tone, di buon mattino, ab*bi*amo suonato al campanel*lo dell'appartamento con su scritto, anche qui, «Tullia*ni ».
L'occupante ha pronta*mente risposto. Prima di aprire ha preteso di sapere chi fossimo. Ci siamo educa*tamente presentati: nome, cognome, professione, gior*nale di riferimento, motivo del disturbo.
Da quel mo*mento, però, l'inquilino non ha più parlato e si è ben guardato dall'aprire a un cronista del Giornale .
Preso atto del silenzio as*sordante, siamo andati via.
Poi è arrivata la polizia, chia*mata da quel monsieur Tul*liani che anziché risponde*re a un paio di domande del Giornale ha preferito denun*ciarci alla Sureté Publique.
Quando sono piombate le volanti Giancarlo Tulliani ha parlato di (inesistente) violazione della privacy e del domicilio.
Così siamo fi*niti per due volte sotto inter*rogatorio, invitati a lasciare il Principato, addirittura fo*to- segnalati al commissaria*to.
Tanta solerzia, perché?
( 1. Continua).
saluti.