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Discussione: La guerra occulta

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    Autore: Michele Fabbri

    La guerra occulta, scritto da Emmanuel Malynski e curato da Léon de Poncins, è stato pubblicato nel 1936, ma ha la freschezza di un volume appena uscito dalla tipografia. Infatti l’analisi delle dinamiche sovversive che hanno dato origine all’egualitarismo democratico è sostanzialmente ancora valida, anche se La guerra occulta nasce dall’ambiente del cattolicesimo controrivoluzionario, un filone culturale che oggi è quasi estinto, e che sopravvive solo in ambienti di nicchia. Il libro di Malynski fu tradotto per la prima volta in italiano da Julius Evola nel 1939, e recava un illuminante sottotitolo: armi e fasi dell’attacco ebraico-massonico alla tradizione europea. Malynski analizza le mosse del fronte rivoluzionario a partire dall’inizio del XIX secolo: dopo il turbine della Rivoluzione Francese e delle guerre napoleoniche, le potenze della Santa Alleanza cercarono di riportare l’orologio della storia al tempo dell’Ancien Règime, ma ormai la macchina rivoluzionaria era in movimento. La società europea, anemizzata dalla democrazia, scossa dal socialismo e divisa da nazionalismi male intesi, aveva abbandonato quell’idea positivamente aristocratica in base alla quale la società umana doveva essere il riflesso dell’ordine divino. Fra gli statisti delle potenze monarchiche che avevano sconfitto Napoleone, soltanto Metternich sembrava rendersi conto dell’incubo spaventoso che gravava sull’avvenire, anche perché alcune nazioni, come l’Inghilterra e la Prussia, erano di religione protestante, e la Riforma era stata il primo passo verso la modernità e la laicizzazione della politica. Viziata da queste incongruenze e minacciata dalle idee rivoluzionarie, ormai ampiamente diffuse, la Restaurazione era destinata a fallire nel lungo periodo; tuttavia Metternich riuscì a garantire la pace per quarant’anni, al punto che la Santa Alleanza si configurò quasi come una Società delle Nazioni della Destra, quindi come un contraltare di quella che sarà la massonica Società delle Nazioni del presidente Wilson, premessa dell’attuale ONU. Una delle armi della Rivoluzione, infatti, furono i nazionalismi xenofobi che resero l’Europa inorganizzabile: il caso del risorgimento italiano è un tipico esempio di fenomeni di questo genere.

    La prima impressionante manifestazione di moti rivoluzionari su larga scala dopo la Restaurazione, fu il 1848. I moti del ’48, coordinati con singolare efficacia nelle varie nazioni d’Europa, ebbero come risultato l’introduzione di costituzioni liberali e, soprattutto, concessero la cittadinanza agli ebrei. A partire da questo momento gli ebrei, che avevano già acquisito notevoli posizioni di potere nel mondo finanziario, si infiltrano in tutti i centri vitali del potere politico e istituzionale, costruendo gli appigli per una vera e propria internazionale capitalista destinata a spianare la strada alla marcia trionfale della democrazia e del comunismo: si manifesta così la fondamentale antitesi fra il valore del radicamento, tipico del mondo feudale, e il nomadismo ebraico. Dalla peste rivoluzionaria del ’48 fu immune solo la Russia, che per questo sarà additata dalla propaganda democratica come fortezza dell’oscurantismo, e quindi bersaglio privilegiato della Sovversione.

    La strategia rivoluzionaria passò attraverso la Germania: il cancelliere Bismarck, fomentando il nazionalismo tedesco, perse di vista una visione strategica di tipo europeo, e divenne strumento inconsapevole della Sovversione. Sotto la guida di Bismarck la Germania divenne un paese di grande ricchezza finanziaria e di grande miseria proletaria: i presupposti dell’azione rivoluzionaria erano realizzati, anche se Bismarck seppe mediare fra opposte esigenze, evitando che in Germania i movimenti socialisti acquisissero un radicamento troppo esteso. La Rivoluzione, allora, tornò a incentrarsi sulla Francia, dando origine all’esperimento della Comune di Parigi, mostruosa premessa dei regimi comunisti. Malynski intitola il capitolo dedicato a questa vicenda: La Comune – Metafisica dell’odio rivoluzionario. Questo capitolo è forse il più vivo e attuale di tutto il libro, poiché l’autore vi delinea la morfologia spirituale dei rivoluzionari, ispirati a una morale del risentimento la cui fonte è la corrente sotterranea di satanismo che attraversa la storia parallelamente alla storia sacra.

    Una tappa fondamentale della Rivoluzione è la prima guerra mondiale. Con questo evento si imprime una notevole accelerazione al processo di costruzione della società di massa. La guerra, che nel mondo feudale era soggetta a rituali e regole di comportamento che ne limitavano la ferocia, diviene ora una guerra totale condotta con armi micidiali, e coinvolge l’intero corpo sociale della nazione. Malynski è molto esplicito circa le cause che hanno dato origine alla Grande Guerra: «la causa vera della guerra fu il desiderio di mutare la struttura interna della società in genere e di far procedere d’un gran balzo la marcia della sovversione mondiale». A dimostrazione di quanto fossero pretestuose le cause della guerra, si può citare una dichiarazione del Grande Oriente d’Italia, la principale loggia massonica italiana, secondo la quale la guerra era «il compimento dei voti e delle profezie dei martiri e dei profeti del Risorgimento, l’insegnamento e l’esempio dei quali erano stati sempre raccomandati, nelle logge massoniche, alla meditazione degli adepti». Analogamente, negli Stati Uniti la grande stampa, allora come oggi sotto il controllo della lobby ebraica, doveva istigare l’opinione pubblica all’odio antitedesco, per convincerla ad entrare in guerra. Non essendoci alcun reale motivo di ostilità fra americani e tedeschi, occorreva trovare un pretesto: il transatlantico Lusitania fu mandato senza scorta militare in una zona che si sapeva infestata di sommergibili tedeschi; la nave passeggeri, nelle cui stive era stata stranamente caricata una grande quantità di esplosivo, affondò colpita da un solo siluro. A partire da quel momento si scatenò una propaganda interventista che raccontava le presunte atrocità commesse dai tedeschi e dagli austriaci: i soldati teutonici strappavano le braccia ai bambini francesi e fabbricavano saponette coi cadaveri (quest’ultima accusa è stata riciclata con maggior successo dopo la seconda guerra mondiale…). In nome di questi illuminati valori, milioni di uomini furono immolati in una gigantesca carneficina, i cui obiettivi erano la putrefazione comunista dell’Impero Russo e la disgregazione dell’Impero Asburgico e del Reich germanico, dalle ceneri dei quali si fecero sorgere repubbliche liberali. Comincia così l’era in cui l’Europa è schiacciata fra capitalismo americano e comunismo russo: le due facce della Sovversione le cui icone sacre sono il triangolo massonico e la stella d’Israele.

    A questo punto Malynski riprende la narrazione dalla Russia dell’inizio del XX secolo, mettendo in luce la figura del primo ministro zarista Pyotr Stolypin, il quale iniziò un’opera riformatrice che poteva evitare la rivoluzione comunista, se questo saggio conservatore avesse avuto modo di portare a termine il suo lavoro. Stolypin, imbevuto di tradizioni feudali, aveva in mente il modello dell’agricoltura tedesca, dove fiorenti fattorie che si tramandavano di padre in figlio accumulavano raccolti sempre crescenti. In Russia l’abolizione della servitù della gleba, spacciata come grande conquista democratica, aveva dissolto il valore della terra nella proprietà anonima tipica dell’economia moderna, cancellando il senso della proprietà personale, tipico dei sistemi feudali, e Malynski descrive così la situazione sociale che si era verificata in conseguenza di questo provvedimento: «i bei tempi antichi, in cui ciascuno era padrone a casa sua e solo Dio era per tutti, non esistevano più». Stolypin, invece, introdusse la proprietà privata dei contadini, cominciando un virtuoso processo di arricchimento della società rurale: i contadini, responsabilizzati dal lavoro che effettuavano sul terreno di loro proprietà, diedero vita a una rigogliosa economia agricola. Fra il 1906 e il 1911, la società russa sembrava avviata a un processo di maturazione ispirato al personalismo cristiano e alle migliori tradizioni del mondo feudale. A questo punto il fronte della Sovversione cominciò una campagna di diffamazione a mezzo stampa contro Stolypin, che veniva accusato di riportare la Russia all’oscurantismo: in questo periodo, poiché le riforme di Stolypin stavano rovinando i piani rivoluzionari, numerosi ebrei lasciarono la Russia per gli Stati Uniti (e il governo zarista non si faceva pregare per concedere i passaporti…). Così gli ebrei russi andarono a rafforzare la lobby ebraica americana, che avrà un ruolo fondamentale nelle vicende storiche del XX secolo. Poi, dal momento che il primo ministro dello zar, incurante delle critiche della stampa democratica, continuava imperterrito nella sua azione di governo, si rese necessario l’intervento del terrorismo: Stolypin fu ucciso da un attentatore ebreo.

    La Russia, governata da uno zar come Nicola II°, perennemente indeciso e debole di carattere, tornò nel mirino della Sovversione. Mentre Stolypin aveva creato una schiera di piccoli proprietari per natura e istinto solidali con l’ordine sociale, una rapace e irresponsabile economia capitalista creò un esercito di proletari nel quale ebrei e comunisti trovarono facilmente gli effettivi per fare la rivoluzione. La Russia venne trascinata in guerra, lo zar prestò il suo esercito alle democrazie massoniche contro gli Imperi Centrali, poi quelle stesse democrazie innescarono la rivoluzione in Russia, rimpiazzando l’impero zarista con gli Stati Uniti sul fronte dell’Intesa. Il nuovo governo rivoluzionario rese inoffensivo l’esercito russo introducendo principi democratici incompatibili con la natura stessa delle istituzioni militari, poi attuò un tristissimo leitmotiv delle ideologie progressiste: un indulto che mise fuori di galera i peggiori criminali i quali, naturalmente, assunsero il ruolo di volonterosi carnefici al servizio del comunismo. A questo punto la rivoluzione passa alla fase successiva: i banchieri ebrei Schiff e Warburg inviano dagli Stati Uniti cospicui finanziamenti ai bolscevichi mentre le altre nazioni, intente a guerreggiare fra di loro, non hanno modo di intervenire per salvare i russi dalla catastrofe che si sta abbattendo sul loro sventurato paese. Vale la pena di riportare la frase con la quale Malynski chiude il libro, che davvero sintetizza tutto il senso della storia contemporanea: «una nuova epoca della storia del mondo cominciava. Con essa s’iniziava l’era delle finalità apocalittiche».

    Gli avvenimenti successivi alla pubblicazione de La guerra occulta, non hanno fatto altro che suffragare le tesi dell’autore, ma hanno anche preso una piega che Malynski poteva difficilmente immaginare. Infatti con la seconda guerra mondiale l’ideologia del vittimismo ebraico, così ben delineata già nell’Antico Testamento, ha fatto un salto di qualità decisivo dopo la vicenda del presunto olocausto, offrendo l’occasione d’oro per la fondazione di quell’entità artificiale che è lo stato d’Israele, per difendere il quale i governi occidentali sono disposti ad affrontare dispendiose campagne militari in Medio Oriente. L’universo concentrazionario del comunismo ha seminato morte e terrore fino agli anni ’80, nell’indifferenza, e spesso con la complicità, del mondo “democratico”. Nel frattempo, col Concilio Vaticano II° la Chiesa Cattolica ha disertato il fronte della Tradizione per arruolarsi in servizio permanente effettivo nelle file della Sovversione. Inoltre, ad annientare i residui di cultura gerarchica che restavano in Occidente, c’è stato il ’68, un movimento rivoluzionario organizzato con sorprendente sincronia e con consumata abilità dalle forze occulte, che hanno ormai lubrificato alla perfezione gli ingranaggi della macchina infernale. Successivamente, con il crollo del regime sovietico, i poteri oligarchici hanno inaugurato la fase della globalizzazione, nella quale tutte le nazioni sono obbligate a rinunciare alla sovranità mentre all’interno del loro territorio si estende la cancrena della società multirazziale: le masse subumane che il comunismo immaginava come protagoniste della storia, hanno trovato il loro naturale compimento nelle moltitudini multirazziali che destabilizzano la coesione sociale e che generano un’emergenza strutturale di ordine pubblico. Nel contempo la superpotenza americana, sotto l’influenza dell’arrembante lobby del popolo eletto, svolge il ruolo di capo-mafia nell’assemblea dell’ONU, per evitare il risveglio di sentimenti identitari nelle nazioni. Il fenomeno raccapricciante della società multietnica, infatti, genera un profondo malessere nell’opinione pubblica occidentale, ma le forze occulte, forti della loro ormai secolare esperienza nel controllo dei mass-media, sanno creare opportune distrazioni per distogliere l’attenzione dai problemi più pressanti, e se non basta ricorrono a reati d’opinione opportunamente studiati per colpire gli eventuali ribelli.

    Così l’opinione pubblica, paralizzata da un sentimento che è un misto di paura e di inconsapevolezza, sembra ipnotizzata dalla propaganda mondialista, ed è sprofondata in uno stato catatonico che le impedisce qualsiasi tipo di reazione. La globalizzazione appare davvero come lo stadio finale della Sovversione, tuttavia la società multirazziale è un mostro sfuggito di mano ai suoi creatori: la classe dirigente democratica appare sempre più goffa e impacciata nel gestire processi di cambiamento a dir poco “problematici”. Di fronte a queste contraddizioni macroscopiche, il sistema potrebbe implodere, e allora il libro di Malynski sarà lì a ricordarci che un altro mondo è possibile!

    * * *

    Emmanuel Malinsky, Léon De Poncins, La guerra occulta (IBS) (LU), Arktos, Carmagnola, 1989, pp.194.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    Come al solito Der Wehrwolf le tue analisi sono perfette, anche se necessariamente sintetiche ed io le condivido completamente.
    Marcovaldo

  3. #3
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    Lightbulb Rif: La guerra occulta

    è un testo eccellente che sta bene nella mia biblioteca del fantastico insieme a philip randa e ray bradbury.
    Zurück zur Natur

  4. #4
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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    Citazione Originariamente Scritto da Der Wehrwolf Visualizza Messaggio
    Autore: Michele Fabbri

    La guerra occulta, scritto da Emmanuel Malynski e curato da Léon de Poncins, è stato pubblicato nel 1936, ma ha la freschezza di un volume appena uscito dalla tipografia. Infatti l’analisi delle dinamiche sovversive che hanno dato origine all’egualitarismo democratico è sostanzialmente ancora valida, anche se La guerra occulta nasce dall’ambiente del cattolicesimo controrivoluzionario, un filone culturale che oggi è quasi estinto, e che sopravvive solo in ambienti di nicchia. Il libro di Malynski fu tradotto per la prima volta in italiano da Julius Evola nel 1939, e recava un illuminante sottotitolo: armi e fasi dell’attacco ebraico-massonico alla tradizione europea. Malynski analizza le mosse del fronte rivoluzionario a partire dall’inizio del XIX secolo: dopo il turbine della Rivoluzione Francese e delle guerre napoleoniche, le potenze della Santa Alleanza cercarono di riportare l’orologio della storia al tempo dell’Ancien Règime, ma ormai la macchina rivoluzionaria era in movimento. La società europea, anemizzata dalla democrazia, scossa dal socialismo e divisa da nazionalismi male intesi, aveva abbandonato quell’idea positivamente aristocratica in base alla quale la società umana doveva essere il riflesso dell’ordine divino. Fra gli statisti delle potenze monarchiche che avevano sconfitto Napoleone, soltanto Metternich sembrava rendersi conto dell’incubo spaventoso che gravava sull’avvenire, anche perché alcune nazioni, come l’Inghilterra e la Prussia, erano di religione protestante, e la Riforma era stata il primo passo verso la modernità e la laicizzazione della politica. Viziata da queste incongruenze e minacciata dalle idee rivoluzionarie, ormai ampiamente diffuse, la Restaurazione era destinata a fallire nel lungo periodo; tuttavia Metternich riuscì a garantire la pace per quarant’anni, al punto che la Santa Alleanza si configurò quasi come una Società delle Nazioni della Destra, quindi come un contraltare di quella che sarà la massonica Società delle Nazioni del presidente Wilson, premessa dell’attuale ONU. Una delle armi della Rivoluzione, infatti, furono i nazionalismi xenofobi che resero l’Europa inorganizzabile: il caso del risorgimento italiano è un tipico esempio di fenomeni di questo genere.

    La prima impressionante manifestazione di moti rivoluzionari su larga scala dopo la Restaurazione, fu il 1848. I moti del ’48, coordinati con singolare efficacia nelle varie nazioni d’Europa, ebbero come risultato l’introduzione di costituzioni liberali e, soprattutto, concessero la cittadinanza agli ebrei. A partire da questo momento gli ebrei, che avevano già acquisito notevoli posizioni di potere nel mondo finanziario, si infiltrano in tutti i centri vitali del potere politico e istituzionale, costruendo gli appigli per una vera e propria internazionale capitalista destinata a spianare la strada alla marcia trionfale della democrazia e del comunismo: si manifesta così la fondamentale antitesi fra il valore del radicamento, tipico del mondo feudale, e il nomadismo ebraico. Dalla peste rivoluzionaria del ’48 fu immune solo la Russia, che per questo sarà additata dalla propaganda democratica come fortezza dell’oscurantismo, e quindi bersaglio privilegiato della Sovversione.

    La strategia rivoluzionaria passò attraverso la Germania: il cancelliere Bismarck, fomentando il nazionalismo tedesco, perse di vista una visione strategica di tipo europeo, e divenne strumento inconsapevole della Sovversione. Sotto la guida di Bismarck la Germania divenne un paese di grande ricchezza finanziaria e di grande miseria proletaria: i presupposti dell’azione rivoluzionaria erano realizzati, anche se Bismarck seppe mediare fra opposte esigenze, evitando che in Germania i movimenti socialisti acquisissero un radicamento troppo esteso. La Rivoluzione, allora, tornò a incentrarsi sulla Francia, dando origine all’esperimento della Comune di Parigi, mostruosa premessa dei regimi comunisti. Malynski intitola il capitolo dedicato a questa vicenda: La Comune – Metafisica dell’odio rivoluzionario. Questo capitolo è forse il più vivo e attuale di tutto il libro, poiché l’autore vi delinea la morfologia spirituale dei rivoluzionari, ispirati a una morale del risentimento la cui fonte è la corrente sotterranea di satanismo che attraversa la storia parallelamente alla storia sacra.

    Una tappa fondamentale della Rivoluzione è la prima guerra mondiale. Con questo evento si imprime una notevole accelerazione al processo di costruzione della società di massa. La guerra, che nel mondo feudale era soggetta a rituali e regole di comportamento che ne limitavano la ferocia, diviene ora una guerra totale condotta con armi micidiali, e coinvolge l’intero corpo sociale della nazione. Malynski è molto esplicito circa le cause che hanno dato origine alla Grande Guerra: «la causa vera della guerra fu il desiderio di mutare la struttura interna della società in genere e di far procedere d’un gran balzo la marcia della sovversione mondiale». A dimostrazione di quanto fossero pretestuose le cause della guerra, si può citare una dichiarazione del Grande Oriente d’Italia, la principale loggia massonica italiana, secondo la quale la guerra era «il compimento dei voti e delle profezie dei martiri e dei profeti del Risorgimento, l’insegnamento e l’esempio dei quali erano stati sempre raccomandati, nelle logge massoniche, alla meditazione degli adepti». Analogamente, negli Stati Uniti la grande stampa, allora come oggi sotto il controllo della lobby ebraica, doveva istigare l’opinione pubblica all’odio antitedesco, per convincerla ad entrare in guerra. Non essendoci alcun reale motivo di ostilità fra americani e tedeschi, occorreva trovare un pretesto: il transatlantico Lusitania fu mandato senza scorta militare in una zona che si sapeva infestata di sommergibili tedeschi; la nave passeggeri, nelle cui stive era stata stranamente caricata una grande quantità di esplosivo, affondò colpita da un solo siluro. A partire da quel momento si scatenò una propaganda interventista che raccontava le presunte atrocità commesse dai tedeschi e dagli austriaci: i soldati teutonici strappavano le braccia ai bambini francesi e fabbricavano saponette coi cadaveri (quest’ultima accusa è stata riciclata con maggior successo dopo la seconda guerra mondiale…). In nome di questi illuminati valori, milioni di uomini furono immolati in una gigantesca carneficina, i cui obiettivi erano la putrefazione comunista dell’Impero Russo e la disgregazione dell’Impero Asburgico e del Reich germanico, dalle ceneri dei quali si fecero sorgere repubbliche liberali. Comincia così l’era in cui l’Europa è schiacciata fra capitalismo americano e comunismo russo: le due facce della Sovversione le cui icone sacre sono il triangolo massonico e la stella d’Israele.

    A questo punto Malynski riprende la narrazione dalla Russia dell’inizio del XX secolo, mettendo in luce la figura del primo ministro zarista Pyotr Stolypin, il quale iniziò un’opera riformatrice che poteva evitare la rivoluzione comunista, se questo saggio conservatore avesse avuto modo di portare a termine il suo lavoro. Stolypin, imbevuto di tradizioni feudali, aveva in mente il modello dell’agricoltura tedesca, dove fiorenti fattorie che si tramandavano di padre in figlio accumulavano raccolti sempre crescenti. In Russia l’abolizione della servitù della gleba, spacciata come grande conquista democratica, aveva dissolto il valore della terra nella proprietà anonima tipica dell’economia moderna, cancellando il senso della proprietà personale, tipico dei sistemi feudali, e Malynski descrive così la situazione sociale che si era verificata in conseguenza di questo provvedimento: «i bei tempi antichi, in cui ciascuno era padrone a casa sua e solo Dio era per tutti, non esistevano più». Stolypin, invece, introdusse la proprietà privata dei contadini, cominciando un virtuoso processo di arricchimento della società rurale: i contadini, responsabilizzati dal lavoro che effettuavano sul terreno di loro proprietà, diedero vita a una rigogliosa economia agricola. Fra il 1906 e il 1911, la società russa sembrava avviata a un processo di maturazione ispirato al personalismo cristiano e alle migliori tradizioni del mondo feudale. A questo punto il fronte della Sovversione cominciò una campagna di diffamazione a mezzo stampa contro Stolypin, che veniva accusato di riportare la Russia all’oscurantismo: in questo periodo, poiché le riforme di Stolypin stavano rovinando i piani rivoluzionari, numerosi ebrei lasciarono la Russia per gli Stati Uniti (e il governo zarista non si faceva pregare per concedere i passaporti…). Così gli ebrei russi andarono a rafforzare la lobby ebraica americana, che avrà un ruolo fondamentale nelle vicende storiche del XX secolo. Poi, dal momento che il primo ministro dello zar, incurante delle critiche della stampa democratica, continuava imperterrito nella sua azione di governo, si rese necessario l’intervento del terrorismo: Stolypin fu ucciso da un attentatore ebreo.

    La Russia, governata da uno zar come Nicola II°, perennemente indeciso e debole di carattere, tornò nel mirino della Sovversione. Mentre Stolypin aveva creato una schiera di piccoli proprietari per natura e istinto solidali con l’ordine sociale, una rapace e irresponsabile economia capitalista creò un esercito di proletari nel quale ebrei e comunisti trovarono facilmente gli effettivi per fare la rivoluzione. La Russia venne trascinata in guerra, lo zar prestò il suo esercito alle democrazie massoniche contro gli Imperi Centrali, poi quelle stesse democrazie innescarono la rivoluzione in Russia, rimpiazzando l’impero zarista con gli Stati Uniti sul fronte dell’Intesa. Il nuovo governo rivoluzionario rese inoffensivo l’esercito russo introducendo principi democratici incompatibili con la natura stessa delle istituzioni militari, poi attuò un tristissimo leitmotiv delle ideologie progressiste: un indulto che mise fuori di galera i peggiori criminali i quali, naturalmente, assunsero il ruolo di volonterosi carnefici al servizio del comunismo. A questo punto la rivoluzione passa alla fase successiva: i banchieri ebrei Schiff e Warburg inviano dagli Stati Uniti cospicui finanziamenti ai bolscevichi mentre le altre nazioni, intente a guerreggiare fra di loro, non hanno modo di intervenire per salvare i russi dalla catastrofe che si sta abbattendo sul loro sventurato paese. Vale la pena di riportare la frase con la quale Malynski chiude il libro, che davvero sintetizza tutto il senso della storia contemporanea: «una nuova epoca della storia del mondo cominciava. Con essa s’iniziava l’era delle finalità apocalittiche».

    Gli avvenimenti successivi alla pubblicazione de La guerra occulta, non hanno fatto altro che suffragare le tesi dell’autore, ma hanno anche preso una piega che Malynski poteva difficilmente immaginare. Infatti con la seconda guerra mondiale l’ideologia del vittimismo ebraico, così ben delineata già nell’Antico Testamento, ha fatto un salto di qualità decisivo dopo la vicenda del presunto olocausto, offrendo l’occasione d’oro per la fondazione di quell’entità artificiale che è lo stato d’Israele, per difendere il quale i governi occidentali sono disposti ad affrontare dispendiose campagne militari in Medio Oriente. L’universo concentrazionario del comunismo ha seminato morte e terrore fino agli anni ’80, nell’indifferenza, e spesso con la complicità, del mondo “democratico”. Nel frattempo, col Concilio Vaticano II° la Chiesa Cattolica ha disertato il fronte della Tradizione per arruolarsi in servizio permanente effettivo nelle file della Sovversione. Inoltre, ad annientare i residui di cultura gerarchica che restavano in Occidente, c’è stato il ’68, un movimento rivoluzionario organizzato con sorprendente sincronia e con consumata abilità dalle forze occulte, che hanno ormai lubrificato alla perfezione gli ingranaggi della macchina infernale. Successivamente, con il crollo del regime sovietico, i poteri oligarchici hanno inaugurato la fase della globalizzazione, nella quale tutte le nazioni sono obbligate a rinunciare alla sovranità mentre all’interno del loro territorio si estende la cancrena della società multirazziale: le masse subumane che il comunismo immaginava come protagoniste della storia, hanno trovato il loro naturale compimento nelle moltitudini multirazziali che destabilizzano la coesione sociale e che generano un’emergenza strutturale di ordine pubblico. Nel contempo la superpotenza americana, sotto l’influenza dell’arrembante lobby del popolo eletto, svolge il ruolo di capo-mafia nell’assemblea dell’ONU, per evitare il risveglio di sentimenti identitari nelle nazioni. Il fenomeno raccapricciante della società multietnica, infatti, genera un profondo malessere nell’opinione pubblica occidentale, ma le forze occulte, forti della loro ormai secolare esperienza nel controllo dei mass-media, sanno creare opportune distrazioni per distogliere l’attenzione dai problemi più pressanti, e se non basta ricorrono a reati d’opinione opportunamente studiati per colpire gli eventuali ribelli.

    Così l’opinione pubblica, paralizzata da un sentimento che è un misto di paura e di inconsapevolezza, sembra ipnotizzata dalla propaganda mondialista, ed è sprofondata in uno stato catatonico che le impedisce qualsiasi tipo di reazione. La globalizzazione appare davvero come lo stadio finale della Sovversione, tuttavia la società multirazziale è un mostro sfuggito di mano ai suoi creatori: la classe dirigente democratica appare sempre più goffa e impacciata nel gestire processi di cambiamento a dir poco “problematici”. Di fronte a queste contraddizioni macroscopiche, il sistema potrebbe implodere, e allora il libro di Malynski sarà lì a ricordarci che un altro mondo è possibile!

    * * *

    Emmanuel Malinsky, Léon De Poncins, La guerra occulta (IBS) (LU), Arktos, Carmagnola, 1989, pp.194.
    La guerra occulta | Michele Fabbri
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #5
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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    una delle mie prime letture dopo che mi si sono aperte le paratie che "qualcuno" mi aveva messo nel cervello.
    vulgus vult decipi

  6. #6
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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    Lo lessi anni fa :giagia: , comprato su una bancarella dell'usato di libri , che vendeva altri testi di area diciamo hefico: , nel mercatino dell'antiquariato nella mia città nell'emilia rossa .Curiosamente quel banchetto solo vidi solo una volta e poi più hefico: .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  7. #7
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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    Libro fondamentale.
    Eccezionale è il capitolo sulla partecipazione ebraica alla rivoluzione bolscevica. Certo, oggi potrebbe essere aggiornata e arricchita. Sono sicuro che mancano ancora tantissimi nomi...:sofico:

  8. #8
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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    Benritrovato, carissimo Kalashnikov47.

    Guelfo Nero

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    Predefinito Rif: La guerra occulta

    Citazione Originariamente Scritto da Guelfo Nero Visualizza Messaggio
    Benritrovato, carissimo Kalashnikov47.

    Guelfo Nero
    Un caro saluto a te, Guelfo Nero iaociao:

 

 

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