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Discussione: Osservatorio DVRK

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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Corea del Nord, sull’orlo di una guerra? © Sputnik. Iliya Pitalev

    OPINIONI
    15:49 05.09.2017

    Tatiana Santi

    Sale la tensione e gli occhi di tutto il mondo sono puntati sul leader nordcoreano Kim Jong-Un che mette in crisi la comunità internazionale a suon di missili e test nucleari. Mentre gli americani parlano di sanzioni, la Russia punta sulla via diplomatica. Corea del Nord, sull’orlo di una guerra?

    Continua l'escalation attorno alla Corea del Nord e dopo numerosi test nucleari, secondo fonti sudcoreane, Pyongyang starebbe spostando verso la costa un razzo a lungo raggio. "La crisi coreana potrebbe provocare una catastrofe planetaria", a dirlo è Vladimir Putin proprio dalla Cina in occasione del vertice Brics.

    Secondo il presidente russo "l'isteria militare" non può portare a nulla di buono e l'unica via percorribile per risolvere la crisi è quella della diplomazia, non di certo quella delle sanzioni che non fermerebbero mai Kim Jong-Un dagli obiettivi prefissati. Che cosa vuole il leader della Corea del Nord? Qual è il vero rischio della crisi nordcoreana e come reagirà la comunità internazionale alle provocazioni di Kim Jong-Un? Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I. — Centro Studi Internazionali.

    — Presidente Margelletti, come commenterebbe le azioni del leader nord coreano: è un pazzo o è uno stratega che ha calcolato ogni suo passo?
    — Il dittatore nord coreano vive una dimensione politica di molti anni fa, è figlio di un sistema totalmente chiuso e impermeabile senza contatti particolarmente forti con l'esterno. Lui ragiona all'interno di una dinamica che nel resto del mondo non esiste più, noi dobbiamo guardare attraverso questo ragionamento le azioni del leader della Nord Corea.

    — A causa dei lanci missilistici e dei test nucleari c'è chi teme l'inizio di una guerra. A suo avviso si rischia davvero una guerra?

    — La comunità internazionale sta adottando nei confronti della Corea del Nord uno standard tutto suo. Basta pensare ai presupposti che hanno portato all'operazione in Iraq nel 2003: ritenere che esistesse l'esistenza di un programma nucleare. Mentre qui siamo addirittura allo scoppio delle bombe, naturalmente nessuno sta pensando di colpire la Corea del Nord essenzialmente per due ragioni.

    Innanzitutto il sistema della Corea del Nord collasserebbe immediatamente e questo farebbe sì che la Corea del Sud debba unificarsi e iniziare a pagare triliardi di dollari per ricostruire metà del Paese. Ho la sensazione che la Corea del Sud non abbia voglia di elevare le tasse o di abbassare lo standard di vita dei propri cittadini per pagare una riunificazione immediata.
    In secondo luogo la Cina non ha alcuna voglia di avere i coreani, come gli americani, al confine col fiume Yalu. Mi pare che esempi come l'allargamento della NATO ad Est abbiano fatto vedere come alcune nazioni "mal digeriscano" la presenza di truppe vicino ai propri confini senza una cosiddetta zona cuscinetto. La Corea del Nord per la Cina è una sorta di area cuscinetto.

    — Secondo lei quindi gli Stati Uniti non potrebbero rispondere militarmente?

    — Io sono dell'idea che nessuno voglia intervenire contro la Corea del Nord per le ragioni che ho elencato prima. C'è il rischio però che le azioni del dittatore nord coreano costringano la comunità internazionale ad intervenire. Non è assolutamente nell'interesse di nessuno comunque, tanto meno degli americani, far cadere il governo nord coreano.

    — Entrando nell'ottica del leader nord coreano: che cosa vorrebbe ottenere Kim Jong-Un?

    Corea del Nord non vuole la guerra, ma riconoscimento dello status di potenza nucleare
    — Kim Jong-Un vuole quello che non può avere, cioè essere riconosciuto dalla comunità internazionale come un leader di una nazione al pari di Stati Uniti, Russia o Unione Sovietica, visto che lui ragiona all'antica, e Cina. Il problema è che lo status di super potenza globale alla Corea del Nord non può essere dato, perché se lo si da a lui si crea un precedente. Si tratta di un equilibrio delicatissimo.

    Gli Stati Uniti, la Russia e la Cina lo status di super potenza globale l'hanno "guadagnato" nel corso degli anni, non hanno obbligato la comunità internazionale a riconoscere questo status con una pistola alla tempia. Non è possibile che la comunità internazionale possa cedere a questo ricatto, perché sarebbe un precedente terribile. Chi lo dice poi a qualche altro dittatore di non fare la stessa cosa?


    — Il modo per risolvere questa tensione è la via diplomatica e il dialogo fra i leader mondiali?


    — Spero assolutamente nella via diplomatica. La vera possibilità è un accordo fra Stati Uniti e Cina, serve una soluzione che vada bene ad entrambi i Paesi e poi deve essere attuata. Personalmente vedo la Russia meno attiva su questo fronte rispetto a tematiche europee. Ritengo invece la Cina maggiormente protagonista in questo contesto, oltre che gli Stati Uniti. Bisogna ricordare che le truppe americane presenti in Corea del Sud non sono tecnicamente americane, bensì delle Nazioni Unite. È un comando militare delle Nazioni Unite ed è un retaggio della guerra degli anni '50. Più che mai è necessario un accordo a livello internazionale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
    — Il dialogo fra i leader mondiali è quindi la via d'uscita secondo lei?

    — Questa è la speranza tenendo conto dell'imprevedibilità del dittatore della Corea del Nord, perché può essere lui a costringere e a forzare la mano alla comunità internazionale in un senso piuttosto che in un altro.

    — Seguiremo gli sviluppi.

    — Ne vedremo delle belle, come si suol dire.

    L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

    https://it.sputniknews.com/opinioni/...a-Kim-Jong-un/
    Raramente condivido qualcosa che esca su Sputnik, ma penso che qui si sia detto veramente tutto quello che c'era da dire sulla questione
    Con un decreto speciale / è stata abolita la lingua del mio paese / sostituita da una nuova / tutto quello che finora avevo scritto / si considera non tradotto.

  2. #122
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Ma la Russia e la Cina che diavolo stanno facendo? Capisco che abbiano i loro interessi di mantenere, ma votare sanzioni alla Corea del Nord non bilanciate da alcuna denuncia verso l'atteggiamento yankee è pura pavidità e opportunismo (altro che "dialogo").

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  3. #123
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Citazione Originariamente Scritto da Lord Attilio Visualizza Messaggio
    Ma la Russia e la Cina che diavolo stanno facendo? Capisco che abbiano i loro interessi di mantenere, ma votare sanzioni alla Corea del Nord non bilanciate da alcuna denuncia verso l'atteggiamento yankee è pura pavidità e opportunismo (altro che "dialogo").

    Inviato dal mio SM-G355HN utilizzando Tapatalk
    Assolutamente d'accordo.
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  4. #124
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Corea del Nord minaccia il Giappone: 'Lo affonderemo con il nucleare'


    Tokyo: 'Da Pyongyang minacce oltraggiose'. Seul: 'No a schieramenti di armi nucleari in Corea del Sud'



    La Corea del Nord ha minacciato di "affondare" il Giappone con un attacco nucleare e ridurre gli Usa a "cenere e tenebre": la nuova provocazione promette un'ulteriore escalation delle tensioni dopo la recente decisione delle Nazioni Unite di imporre nuove sanzioni al regime di Pyongyang. La minaccia giunge dal Korean Asia-Pacific Peace Committee, che gestisce i rapporti con Seul, attraverso l'agenzia di stampa ufficiale Kcna. Lo riportano le agenzie internazionali.

    Non si è fatta attendere la risposta del portavoce del governo nipponico, Yoshihide Suga, che ha definito "estremamente provocatoria e oltraggiosa" la minaccia di Pyongyang. "E' un ulteriore segnale di destabilizzazione - ha sottolinato Suga - e servirà significativamente ad aumentare le tensioni nell'intera regione". Lo scorso lunedì il Consiglio di sicurezza dell'Onu aveva approvato all'unanimità una nuova risoluzione con misure più stringenti a carico della Corea del Nord, in seguito al sesto test nucleare condotto il 3 settembre.

    Il presidente sudcoreano Moon Jae-in esclude la possibilità che armamenti nucleari possano essere schierati nel suo Paese mettendo anche in guardia che un'ipotesi contraria potrebbe "portare a una corsa alle armi nucleari nel nordest asiatico". Moon, in un'intervista alla CNN, mette fine alle richieste, anche da parte di gruppi parlamentari, sulla dotazioni di armi nucleari o tattiche in funzione di deterrenza verso il Nord. "Non condivido l'idea che la Corea del Sud debba sviluppare il suo potenziale nucleare o rilocare armi nucleari tattiche di fronte alla minaccia atomica della Corea del Nord", ha osservato Moon, nella sua prima intervista tv dopo il sesto test nucleare di Pyongyang del 3 settembre. Pur se contrario all'atomica, Moon ha ribadito la necessità che il Paese "sviluppi le sue capacità militari di fronte all'avanzamento nucleare del Nord". Le puntualizzazioni del presidente fanno chiarezza dei giudizi di Song Young-moo, il ministro della Difesa, sull'ipotesi di una revisione dei piani in funzione di deterrenza verso Pyongyang con lo schieramento di armi nucleari tattiche Usa al Sud dopo una assenza cominciata nel 1991 e in linea con la riflessione "da prendere seriamente in considerazione" ventilata dal senatore Jonh McCain.

    Un recente sondaggio di Gallup Korea ha fatto emergere che il 60% degli intervistati era favorevole allo sviluppo in proprio di armi nucleari, contro il 35% contrario. "Rispondere alla Corea del Nord avendo le proprie armi nucleari non manterrà la pace nella penisola e potrebbe portare alla corsa alle armi nucleari nel nordest dell'Asia", ha aggiunto Moon.
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  5. #125
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Quello che i media non vi stanno raccontando sui test missilistici della Corea del Nord



    di Mike Whitney - CounterPunch



    Qui di seguito quello che i media non vi stanno dicendo sui recenti test missilistici della Corea del Nord.


    Lo scorso lunedì, la Repubblica popolare di Corea ha lanciato un missile di media gittata Hwasong-12 sopra l’isola giapponese di Hokkaido. Il missile è atterrato in acqua senza causare danni a persone o proprietà. I media hanno immediatamente condannato il testo come un “atto provocatorio” che mostra come la Corea del Nord sfidi apertamente le risoluzioni Onu e “minacci i suoi vicini”. Il Presidente Trump ha fermamente criticato il test dichiarando:

    “Azioni di minaccia e di destabilizzazione aumentano solo l’isolamento internazionale del regime di Kim nella regione e nel resto del mondo. Tutte le opzioni sono sul tavolo”.

    Quello che i media non vi hanno raccontato è che, per tutte le ultime tre settimane, Giappone, Corea del Sud e Usa, sono stati impegnati in operazioni di simulazioni militari nell’Isola di Hokkaido e in Corea del Sud. Queste provocazioni di guerre non necessarie servono a simulare uno scenario di invasione della Corea del Nord e l’operazione per la “decapitazione” per rimuovere il regime.

    Il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un ha ripetutamente chiesto agli Stati Uniti di porre fine a queste esercitazioni militari, ma gli Usa hanno sempre rifiutato, riservandosi il diritto di minacciare tutti, in ogni momento e in ogni luogo. E’ parte del cosiddetto “eccezionalismo” americano.

    […]

    Il test missilistico di lunedì è stato condotto poche ore dopo che i giochi di guerra di Usa e i suoi alleati erano finiti. Il messaggio è chiaro: il Nord non è disposto ad essere umiliato pubblicamente e mettersi da parte senza rispondere. Invece che mostrare debolezza, il Nord ha chiarito di essere disposto a difendersi contro ogni aggressione straniera. In altre parole, il test NON è stato un “atto provocatorio” (come affermano i media) ma una modesta e ben pensata risposta di una nazione con un’esperienza di 64 anni di sanzioni, demonizzazione e minacce continue da parte di Washington. Il Nord ha risposto perché il livello raggiunto dagli Usa richiedeva una risposta. Fine della storia.

    E lo stesso vale per i test dei tre missili di breve gittata della scorsa settimana (due dei quali apparentemente sono esplosi dopo il lancio). Questi test sono una risposta alle tre settimane di esercitazioni militari della Corea del Sud e i suoi alleati che ha coinvolto 75,000 truppe da combattimento accompagnate da centinaia di carri armati, veicoli armati, artiglieria pesante, una intera flotta navale e squadroni di jet e bombardieri strategici. Doveva il Nord stare seduto e aspettare che la brutale forza militare prendesse forma proprio sotto il suo naso???

    Chiaramente no. Immaginate per un momento se la Russia iniziasse la stessa operazione al confine del Messico. Con la flotta russa che compie queste esercitazioni a tre miglia dalla baia di San Francisco, quale sarebbe la reazione di Trump?

    E quindi perché il doppio standard è così palese perché si parla della Corea del Nord?

    La Corea del Nord dovrebbe essere applaudita per mostrare al mondo di non lasciarsi intimidire dai bulli.Kim sa che ogni confronto con gli Usa finirà male per il Nord, ciononostante, non è crollato o si è arreso ai brulicanti colpi di guerra della Casa Bianca.

    A proposito, la risposta di Trump al test missilistico di lunedì è stata appena coperta nei media mainstream e a buona ragione. Ecco cosa è successo due giorni dopo:

    Mercoledì, una flotta aerea Usa di F-35B, F-15 e bombardieri B-1B, ha condotto operazioni militari su un campo di addestramento a est di Seoul. I B-1B, che sono bombardieri nucleari a bassa quota, hanno lasciato cadere le loro bombe al sito e poi sono ritornate alla loro base madre. La spettacolarità era destinata a inviare un messaggio a Pyongyang: Washington non è felice del test balistico del Nord ed è disposto ad usare armi nucleari se non si piegherà in futuro ai diktat Usa.

    E quindi, realmente, gli Usa sono disposti ad utilizzare la forza nucleare contro la Corea del Nord per imporgli il loro diktat?

    Sembra così, ma chi lo sa davvero? In ogni caso Kim non ha altra scelta che la fermezza. Se mostra qualche segno di debolezza, sa che finirà come Saddam e Gheddafi. E questo, naturalmente, è quello che guida la retorica iperbolica; il Nord vuole evitare lo scenario di Gheddafi a tutti i costi. (il motivo per cui Kim ha minacciato di lanciare missili nelle acque che circondano Guam è perché Guam è la casa della Anderson Airforce Base che è il punto di origine dei bombardieri nucleari B-1B che minacciano da tempo la penisola. Il Nord sente di dover rispondere a quella minaccia esistenziale).

    Non sarebbe d'aiuto se i mezzi di comunicazione avessero accennato a questo fatto o è per la loro agenda meglio far apparire che sia Kim che stia abbaiando come un pazzo contro gli "Stati Uniti assolutamente innocenti", un paese che cerca solo di preservare la pace ovunque va?

    È così difficile trovare qualcosa nei media che non rifletta la polarizzazione e l'ostilità di Washington. L’unico articolo decente che sono riuscito a trovare è stato pubblicato dalla CBS News la scorsa settimana ed è stato scritto da un ex ufficiale dell’intelligence occidentale con decenni di esperienza in Asia. È l'unico articolo che ho trovato che spiega con precisione cosa sta andando oltre la propaganda.

    "Prima dell'arrivo del presidente Trump, la Corea del Nord ha chiarito che era disposta a dare alla nuova amministrazione americana il tempo per rivedere la propria politica e trovare una soluzione migliore del presidente Obama. L'unica richiesta era che se gli Stati Uniti avessero proseguito a pieno ritmo con i loro esercizi congiunti annuali con la Corea del Sud (specialmente se accompagnato dalla solita retorica di "decapitazione" e dai voli di bombardieri strategici sulla penisola coreana), il Nord avrebbe reagito fortemente.

    In breve, gli Usa li hanno fatti e il Nord ha reagito.

    Dietro le quinte i contatti sono saliti e scesi, ma non hanno potuto ottenere risultati. In aprile, il leader del Nord Corea Kim Jong Un ha lanciato nuovi missili come avvertimento, senza alcun effetto. Il regime ha lanciato i nuovi sistemi, uno dopo l'altro. Ancora, l'approccio di Washington non è cambiato "(Analisi: la vista di Pyongyang sulla crisi della Corea del Nord-Usa", CBS News)

    Ecco, quindi abbiamo la verità: il Nord ha fatto del suo meglio ma è tornata sui suoi passi quando Washington ha dimostrato di non voler negoziare e ha scelto di rafforzare l’embargo e minacciare la guerra. Questa è la soluzione di Trump. Qui altri estratti dello stesso articolo:

    "Il 4 luglio, dopo il lancio del primo missile balistico intercontinentale di successo della Corea del Nord (ICBM), Kim ha inviato un messaggio pubblico che il Nord avrebbe potuto mettere i programmi nucleari e missilistici sul tavolo se gli Usa avessero cambiato il loro approccio.

    Gli Stati Uniti non lo hanno fatto, così il Nord ha lanciato un altro ICBM, deliberatamente come avvertimento per gli Stati Uniti che dovevano essere presi seriamente. Tuttavia, altri bombardieri B-1 hanno volato sopra la penisola e il Consiglio di sicurezza ONU ha approvato nuove sanzioni ".

    Quindi, il Nord era pronto a fare qualche pesante concessione nella negoziazione, ma gli Stati Uniti non hanno accettato. Kim probabilmente ha avuto fiducia in quello che poteva essere cambio di marcia con Trump e aveva capito che potevano lavorare su qualcosa. Ma non è accaduto. Trump si è rivelato una sfinge più grande di Obama, che già era stato pessimo. Non solo si rifiuta di negoziare, ma manda minacce bellicose quasi ogni giorno. Non è ciò che aspettava il Nord. Stavano aspettando un leader "non interventista" con cui arrivare ad un compromesso.

    La situazione attuale ha lasciato Kim senza buone opzioni. Può terminare il suo programma missilistico, o aumentare la frequenza dei test e sperare di aprire la strada ai negoziati. Kim ha scelto quest'ultima.

    Ha fatto una cattiva scelta?

    Può essere.

    E’ una scelta razionale?

    Si.

    Il Nord sta scommettendo che i suoi programmi di armi nucleari saranno preziosi nei futuri negoziati con gli Stati Uniti. Il Nord non ha intenzione colpire la costa occidentale degli Stati Uniti. È ridicolo! Non ci guadagna nulla. Quello che vogliono è salvaguardare la loro sovranità, procurarsi garanzie di sicurezza da Washington, rimuovere l'embargo, normalizzare i rapporti con il Sud, cacciare gli Stati Uniti dagli affari politici della penisola e (speriamo) di porre fine all' irritante e infinitamente provocatoria occupazione americana che dura da 64 anni.

    Il Nord è pronto all’accordo. Vogliono i negoziati. Vogliono porre fine alla guerra. Vogliono mettere tutto questo incubo dietro di loro e continuare con la loro vita. Ma Washington non lo farà perché gli Usa desiderano mantenere lo status quo. Washington vuole la sua permanenza perenne nella Corea del Sud in modo da poter circondare la Russia e la Cina con i sistemi missilistici e ampliare la sua presa geopolitica portando il mondo più vicino all'Armageddon nucleare.

    Questo è ciò che vuole Washington e per questo la crisi della penisola continuerà a bollire.


    Traduzione de l'AntiDiplomatico

    Quello che i media non vi stanno raccontando sui test missilistici della Corea del Nord - World Affairs - L'Antidiplomatico
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  6. #126
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Ecco le vaccate di Liber(ism)o

    Corea del Nord, soldi e petrolio: gli affari sporchi di Russia e Cina. Rischio di conflitto globale - Libero Quotidiano

    Tra loro e quelli Repubblica chi buttereste giù dalla torre?
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  7. #127
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK




    Gli Usa occuperanno la Nord Corea
    L’obiettivo è evitare un nuovo Iraq


    Nonostante che in queste ultime ore le nubi di guerra fra Corea del Nord e Stati Uniti sembrava dovessero diradarsi, anche grazie allo sforzo diplomatico di tutti per cercare di mediare fra Kim Jong-un e i suoi nemici, il Pentagono non sembra aver rimosso la possibilità di un’opzione militare che ponga fine al regime nordcoreano. Secondo quanto riferito dalla giornalista Laura Rozen di Al Monitor su Twitter, un think-thank militare vicino ai conservatori americani e molto influente all’interno della Casa Bianca starebbe da tempo studiando le possibilità di un intervento militare risolutivo in Corea del Nord che comporti la decapitazione del regime e l’occupazione militare del territorio da parte delle forze armate statunitensi. La corrispondente americana per Al Monitor ha poi confermato questa notizia aggiungendo che i consiglieri militari starebbero studiando in particolar modo gli scenari post-bellici, per evitare gli errori commessi in Iraq nel 2003.

    Secondo le fonti citate, il problema dei consiglieri militari vicini a Donald Trump sarebbe soprattutto legato al futuro della Corea del Nord. Quello che si teme, infatti, è la possibilità che la guerra duri anni e che il collasso del regime non produca alcuna forza di opposizione al regime, se non una lenta agonia del popolo della Corea del Nord e una palude bellica per gli Stati Uniti, che si troverebbero un Paese allo stremo e una popolazione sostanzialmente nemica, incapace di vedere gli Usa come dei liberatori. E proprio per questo motivo, gli studi si stanno concentrando su come poter eliminare eventuali ribellioni o rivolte organizzate dai vecchi leader militari del regime, soprattutto in caso riescano ad entrare in possesso degli arsenali di Pyongyang che contengono armi non convenzionali. Sono dunque le conseguenze della guerra a far vacillare le certezze dei consiglieri militari del presidente degli Stati Uniti, forse anche più dello stesso rischio nucleare. Dubbi confermati dalle dichiarazioni di Bannon, Mattis e Tillerson.

    Come ha evidenziato Robin Wright sul New Yorker, una guerra con la Corea del Nord sarebbe probabilmente una combinazione di due tipi di conflitto differenti. La prima fase sarebbe una guerra “convenzionale” tra la Corea del Nord e le forze americane e sudcoreane. Potrebbe iniziare diversi modi, ma gli scenari sono sostanzialmente di due tipi. Nel primo scenario, gli Stati Uniti potrebbero impegnarsi in un raid chirurgico poco prima di un lancio missilistico nordcoreano o nei primi secondi del suo volo. In questo caso, l’attacco potrebbe essere fatto anche soltanto attraverso un “cyberattack”, a detta di molti analisti, anche se non è chiaro se gli Stati Uniti dispongano delle capacità di attacco informatico così sofisticate da impedire il lancio di missili balistici da parte del regime di Pyongyang. Il regime di Kim Jong Un ha già condotto 18 test balistici soltanto nel 2017 e l’intelligence di Seul ritiene che Kim possa testare un altro missile balistico intercontinentale entro pochi giorni. Se il presidente Trump decidesse di autorizzare la neutralizzazione di un test missilistico, le soluzioni sono di tipo completamente diverso: o Kim reagisce, iniziando un attacco di rappresaglia; oppure il governo nordcoreano decide di fermare i test per timori di una guerra devastante.

    Il secondo scenario possibile sarebbe che la Corea del Nord avvii l’azione militare a causa di timori o segnali per cui l’intelligence della Corea del Nord possa ritenere plausibile che gli Stati Uniti siano vicini a un attacco. I segnali potrebbero essere molto differenti fra loro: dall’ordine di evacuazione dei cittadini americani dalla Corea del Sud, ad azioni molto più cogenti come l’invio di un numero maggiore di aerei nelle basi militari della penisola o nei Paesi alleati, il dispiegamento di un maggior numero di truppe o anche di testate atomiche, come paventato Oltreoceano.

    Questa prima fase “convenzionale” potrebbe durare anche soltanto un mese o al massimo due, come detto da molti analisti militari statunitensi. Sempre sul New Yorker, si cita il generale Gary Luck, ex comandante delle forze Usa in Corea del Sud, che ha dichiarato che “la Corea del Nord è in una posizione in cui la sua capacità di condurre una guerra convenzionale si è atrofizzata nel corso degli anni, […] Ma ha ancora i numeri nella sua forza militare”. E i numeri sono imponenti. Secondo le stime del Military Balance 2017 redatto dal International Institute for Strategic Studies, il regime di Pyongyang disporrebbe di 1,2 milioni di soldati, 600mila riservisti e almeno sei milioni di cittadini addestrati nell’uso delle armi. Questi numeri, che potrebbero anche essere poco utili nella prima fase della guerra, potrebbero invece essere molto rilevanti per la seconda fase della guerra, ovvero l’inizio dell’occupazione da parte delle forze statunitensi e sudcoreane.

    Come detto in precedenza, non avendo la possibilità di intraprendere una collaborazione con forze ribelli al regime, che paiono inesistenti, la guerra, dopo la prima fase di bombardamenti ed eliminazione dei siti balistici e militari più importanti, diventerebbe un conflitto logorante e con il rischio che si vada più verso l’annientamento della Corea del Nord piuttosto che verso una pacificazione. Per non parlare poi dell’impatto sugli altri Stati confinanti, che potrebbe essere altrettanto catastrofico. La Cina non potrebbe rimanere inerte di fronte a una guerra ai propri confini intrapresa dagli Stati Uniti contro un regime che ha tenuto in piedi per molti anni. Dall’altra parte, la Corea del Sud potrebbe essere messa a dura prova da questa guerra, soprattutto perché le sue città sarebbero le prime vittime delle mosse di Kim che a quel punto, una volta visto infrangersi il suo regno, non avrebbe alcun rimorso a bombardare con ogni tipo di arma anche la stessa Seul. Scenari catastrofici su cui tuttavia gli analisti vicini al presidente Trump stanno riflettendo. Segno che la guerra non è ancora un’opzione abbandonata.

    Gli Usa occuperanno la Nord Corea L'obiettivo è evitare un nuovo Iraq - Gli occhi della guerra
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  8. #128
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Perché gli Stati Uniti potrebbero perdere la guerra contro la Corea del Nord



    PICCOLE NOTE


    La guerra contro la Corea del Nord? «Non è affatto detto che gli Usa vincerebbero», questa l’affermazione sorprendente di Peter J. Hayes, direttore del think-tank Nautilus che ha sede a Berkeley e docente del Center for international security studies di Sidney, in un’intervista pubblicata sulla Repubblica del 16 settembre.

    E spiega: «Diciamo che un attacco preventivo [degli Stati Uniti ndr] sarebbe un viatico ad un conflitto in cui ambedue le Coree verrebbero largamente distrutte. Si potrebbe a quel punto immaginare un coinvolgimento di Giappone e Australia, a maggior ragione della Cina, e non si può escludere un’opzione nucleare. Data l’immensità di un tale conflitto e la possibilità della partecipazione della Cina, non è affatto detto che gli Usa vincerebbero una tale guerra».

    Prospettiva disastrosa, quindi, quella di un attacco preventivo. Eppure gli Stati Uniti, in risposta ai test e alle provocazioni di Pyongyang, non riescono a far altro che rispondere con il vano, quanto pericoloso, esercizio dell’ esibizione muscolare (ieri hanno effettuato un bombardamento con ordigni da esercitazione – di cemento – ai confini della Corea del Nord). Creando una situazione di stallo che sembra imprigionare i due contendenti in una danza macabra.

    Una ricetta per uscire fuori da questo pericoloso tunnel dell’orrore la indica Hayes: «Bisogna mettere in piedi un Consiglio per la sicurezza del nordest asiatico con i principali protagonisti della crisi, dopodiché mettere fine alle sanzioni e dichiarare la reciproca non ostilità».

    «Infine sostenere la Corea del Nord in termini economici ed energetici, ma anche in termini di comunicazioni, logistica, mobilità e network finanziari e creare un’area nuclear free e trattare su questa base ogni minaccia atomica secondo un concetto che tutte le parti siano trattate su uguali basi, compresa Pyongyang. La premessa è che gli Stati Uniti si sono presi carico della sicurezza globale e regionale».

    Abbiamo riportato la ricetta di Hayes per darne conto come ipotesi percorribile. Ma se l’idea di un Consiglio che si faccia carico della sicurezza della regione è più che condivisibile, meno condivisibile è la premessa su cui si basa.
    La Cina non potrà mai accettare che la premessa alla stabilizzazione dell’area sia quella di riconoscere agli Stati Uniti il ruolo di garanti della pace del sudest asiatico, area in cui proietta la sua influenza e sulla quale ha interessi di vitale importanza.

    Peraltro, di fatto, non va dimenticato che Washington si è già ampiamente immedesimata nel ruolo di “gendarme del mondo” negli anni della follia neocon e con esiti più che disastrosi.

    Abbiamo riportato l’opinione di Hayes perché indicativa del vizio di fondo di tanta élite occidentale (pure in buona fede) che resta ancorato alla visione di un mondo dominato da una sola potenza globale. Idea che non tiene conto delle proiezioni globali della Cina e della Russia, ormai del tutto evidenti.

    Un vizio che non solo impedisce di trovare soluzioni alle crisi internazionali, ma acuisce le contraddizioni e i conflitti.

    Peraltro porta a fare dell’Onu, nata proprio per risolvere tali criticità, un’assise del tutto inutile se non subordinata agli interessi degli Usa (vedi la guerra in Iraq, legittimata dalle Nazioni Unite dopo la bizzarra dimostrazione dell’esistenza delle armi di distruzione di massa nel Paese).

    Tale mancanza di realismo e di prospettiva non è un bene per la pace del mondo.

    Perché gli Stati Uniti potrebbero perdere la guerra contro la Corea del Nord - Piccole Note - L'Antidiplomatico
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  9. #129
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Alcune necessarie premesse per affrontare i fatti coreani
    La Repubblica Democratica Popolare di Corea è un paese normale, un normale paese socialista di modello sovietico che, nei dati delle Nazioni Unite relative all’ISU, Indice di Sviluppo Umano, è tra le prime al mondo, con risultati anche migliori di molti paesi europei, Italia, Francia e Germania compresi, per quanto concerne il diritto all’istruzione, alla salute, alla cultura. La Corea Popolare garantisce casa, lavoro, assistenza nella vecchiaia a tutti i suoi cittadini.

    I miei viaggi in Corea e la collaborazione culturale da me realizzata a nome dell’ISPEC, l’Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo della Svizzera Italiana, con le istituzioni culturali coreane confermano del tutto la realtà di un paese sereno e laborioso, chiaramente indirizzato ideologicamente.

    In Corea non sta succedendo nulla e non succederà nulla, il popolo coreano e il suo governo stanno semplicemente ribadendo la loro autonomia e indipendenza e nel farlo manifestano una disponibilità strategica difensiva considerevole. Ciò a cui aspira il governo coreano è la possibilità di trattare, come l’Iran, direttamente con gli Stati Uniti, senza la mediazione di Cina e Russia e senza la presenza di Giappone e Sudcorea. È difficile che questo si realizzi e forse il tavolo “cinque più uno”, che comprende tutte queste nazioni è maggiormente auspicabile, tuttavia l’attuale tensione internazionale è soltanto il risultato di questa ricerca di dialogo diretto, tutte le parti lo sanno e infatti nessuno paventa il rischio di uno scontro armato.
    L'autore insieme a Kim Ki Nam, presidente del Comitato per la riunificazione pacifica della Corea
    L’autore insieme a Kim Ki Nam, presidente del Comitato per la riunificazione pacifica della Corea

    Il terrore mediatico e l’odio anticoreano sono scatenati da un lato per screditare una nazione – la Corea Popolare – che rifiuta il capitalismo-consumismo e i suoi apparati repressivi e coercitivi, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale (sull’argomento si ricordi sempre che Juan Domingo Peron è stato cacciato dalla presidenza argentina per aver impedito l’ingresso del FMI nel suo paese, FMI che dopo la sua caduta ha indebitato l’Argentina fino ai nostri giorni), Organizzazione Mondiale del Commercio, dall’altro per occultare la guerra mondiale che è in corso, economica, commerciale e militare, attraverso cui l’apparato multinazionale occidentale, quello che rapina nel Sud del mondo le materie prime energetiche e alimentari e produce oggetti socialmente inutili alimentando il desiderio di possesso del miliardo di cittadini occidentali, piega ai suoi interessi la presidenza statunitense e tramite questa utilizza la NATO, come agente di polizia internazionale del capitalismo. Il nemico contro cui è combattuta questa guerra sono tutti i popoli che aspirano alla pace e alla convivenza e in particolare le nazioni, come la Repubblica Popolare di Cina, guarda caso una nazione socialista di orientamento marxista in cui non esistono la Confindustria e le lobby che impediscono, solo per fare un esempio, di passare alle automobili elettriche, la Russia, l’Iran e il Venezuela che promuovono un mondo multipolare. Guarda caso quattro nazioni che godono anch’esse di una costante falsificazione e un permanente attacco mediatico.

    Gli scenari di questa guerra mondiale in corso sono molti, il Congo orientale, in cui mercenari pagati dalle multinazionali organizzano una presunta guerra etnica soltanto per rubare il coltan che serve per le batterie dei nostri cellulari, la diffusione dell’integralismo religioso e della sua deriva militare, dall’Africa sub-sahariana al Medioriente, si pensi alla Siria e all’Iraq, ma anche allo Yemen, le permanenti pressioni sull’Unione Europea perché accetti di asservirsi agli interessi del separatismo etnico, una efficace arma del capitalismo multinazionale in tutto il pianeta, dal Sudan alla Cina, dalla Turchia al martoriato Iraq, per non dire dei colpi di stato pseudo – legali, si pensi al Brasile, a quelli armati e non riusciti, come in Venezuela, fino a quelli realizzati con il contributo dell’estremismo neofascista, come in Ucraina.

    Senza queste tre necessarie premesse è inutile discutere di Corea Popolare, ci si troverebbe ripiegati a confrontarsi solo sulle falsificazioni mediatiche che con straordinario zelo ogni giorno ci sono propinate dal sistema informativo, chiamato sempre di più ad assolvere, con coerenza, al compito di partecipe strumento della guerra in corso.
    Alcune necessarie premesse per affrontare i fatti coreani ? Sinistra.ch
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  10. #130
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    Predefinito Re: Osservatorio DVRK

    Corea del Nord, Pyongyang pensa a test bomba H nel Pacifico


    Kim: Trump è folle e pagherà per le sue minacce



    La Corea del Nord potrebbe condurre il più potente test di bomba all'idrogeno nel Pacifico, tra le "azioni di più alto livello" contro gli Usa. E' l'ipotesi espressa dal ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-ho in merito alle affermazioni del leader Kim Jong-un, che sta considerando iniziative in risposta al presidente americano Donald Trump e alla sua minaccia di "distruzione totale" del Paese asiatico.

    "Potrebbe essere la detonazione più potente di bomba all'idrogeno nel Pacifico", ha affermato Ri, a New York per seguire i lavori dell'Assemblea generale dell'Onu, aggiungendo però "di non avere idea di quali azioni potrebbero essere prese dato che saranno ordinate dal leader Kim Jong-un". Pyongyang, a partire dal 2006, ha effettuato un totale di sei test nucleari, di cui l'ultimo, il più potente, risale al 3 settembre ed è stato rivendicato come la detonazione di ordigno all'idrogeno.

    Kim ha definito Trump "un vecchio rimbambito" e ha aggiunto che il presidente statunitense "pagherà caro" per le sue minacce. Kim ha accusato Trump di non essere adeguato per ricoprire il ruolo di "comandante in capo di un Paese". Il capo del regime nordcoreano ha descritto il presidente Usa come "una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco". Attacco oggi di Trump. "Kim Jong Un, che è chiaramente un pazzo a cui non interessa affamare o uccidere il proprio popolo, verrà messo alla prova coma mai prima".

    "Lo scambio di minacce" tra gli Usa e la Nord Corea e' "molto dannoso e inaccettabile": lo ha detto il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov incontrando i giornalisti a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu. Le "teste calde si devono calmare", ha aggiunto, definendo l'approccio alla crisi nordcoreana "una lotta all'asilo tra bambini". Lavrov ha poi precisato di "non avere nuove proposte" per risolvere la crisi nordcoreana. "Pensiamo che il potenziale della road map elaborata da Russia e Cina non sia terminato - ha sottolineato - e non vediamo nessuna ragione perche' i partner inclusi gli Usa non possano lavorare in questo ambito". Il piano russo-cinese prevede che Pyongyang ponga fine ai test missilistici e nucleari e gli Usa in cambio terminino le esercitazioni militari con la Sud Corea

    Trump nel suo primo tweet mattutino ha ribattuto:'E' chiaramente un pazzo a cui non interessa affamare o uccidere il proprio popolo. Verrà messo alla prova come mai prima'.

    Kim ha accusato Trump di non essere adeguato per ricoprire il ruolo di 'comandante in capo di un Paese'. Il capo del regime nord coreano ha descritto il presidente americano come "una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco". Le parole di Kim arrivano in risposta al bellicoso discorso fatto da Trump sulla Corea del Nord all'assemblea generale dell'Onu. Il discorso del presidente americano hanno convinto Kim - riferisce l'agenzia nazionale nord-coreana - che "il percorso da me intrapreso è corretto e lo seguirò fino alla fine". Il dittatore asiatico ha aggiunto di stare "pensando intensamente alla risposta da dare". In ogni caso "Trump pagherà caro per il suo discorso in cui ha minacciato la totale distruzione della Corea del Nord".

    Giappone, preparati ad ogni evenienza - "Non possiamo escludere la possibilità che il test missilistico minacciato dalla Corea del Nord - capace di far esplodere una bomba all'idrogeno nel Pacifico - possa essere condotto sui nostri cieli". Ha risposto così alla stampa il ministro della Difesa giapponese Itsunori Onodera, spiegando che Tokyo prende seriamente le parole del ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho, e che il governo nipponico risponderà ad ogni eventualità con i necessari livelli di allarme e le misure di sorveglianza adeguate. Il rappresentante del regime di Pyongyang si era rivolto ai giornalisti al palazzo di vetro dell'Onu, aggiungendo che ogni manovra militare deve essere approvata dal leader Kim Jong Un.

    Cina chiede calma, no sanzioni unilaterali - La Cina invita tutte le parti a esercitare autocontrollo dopo l'ipotesi di test di bomba all' idrogeno nel Pacifico ventilata a New York dal ministro degli Esteri di Pyongyang Ri Yong-ho. Il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang ha ribadito in conferenza stampa l'opposizione di Pechino alle sanzioni unilaterali fuori dalla schema generale risoluzioni delle Nazioni Unite, a stretto giro dal nuovo ordine del presidente Usa Donald Trump su nuove misure contro la Corea del Nord per i suoi programmi nucleari e missilistici.

    Corea del Nord, Pyongyang pensa a test bomba H nel Pacifico - Asia - ANSA.it
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

 

 
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