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  1. #171
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Citazione Originariamente Scritto da lady1 Visualizza Messaggio
    Vedo qui https://en.wikipedia.org/wiki/French...7#Sponsorships che il FN sembra non riesca a raccogliere le firme per la candidatura. Candido ha scritto che è normale, e poi recuperano negli ultimi giorni, ma...
    Che ne pensate?
    E' una circostanza che si ripete ad ogni elezione presidenziale. Anche nel 2002 Jean-Marie Le Pen rischiò grosso.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

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  2. #172
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Un buon riassunto.

    » L?Unione Europea s?aggrappa alle procure

    La lunga attesa dei “populisti” è quasi conclusa: a metà marzo le legislative olandesi avvieranno la serie di elezioni chiave che ridisegneranno l’Europa, seppellendo nelle urne l’eurozona e le istituzioni di Bruxelles. L’ansia e l’impotenza dell’establishment sono rispecchiate dalla frenesia della magistratura: perso il controllo della politica, si ripiega sulle procure nella vana speranza di aggiustare nei tribunali la traiettoria delle elezioni. La strumentalizzazione della giustizia è tanto spudorata quanto maldestra in Francia, dove la manovra per defenestrare François Fillon si sta trasformando in un paradossale rafforzamento di Marine Len Pen. Ma anche in Italia, dove l’inchiesta contro l’ex-premier Renzi, mirata a scongiurare le elezioni anticipate, alimenta paradossalmente le forze anti-sistema.

    L’establishment spara (su propri piedi) le ultime cartucce: gli assalti della magistratura

    Il finale di partita si avvicina e gli ultimi minuti scivolano via portandosi con sé anche regole, convenzioni ed etichette: il gioco si incattivisce, i falli diventano più marcati e la volontà di “aggiustare” il risultato sempre più palese. È uno spettacolo poco edificante, che indebolisce ulteriormente l’istituto della democrazia già piuttosto malconcio, ma non certo sorprendente: dopo la lunga e sanguinosa scia di attentati gestiti dalla DGSE che ha inaugurato con largo anticipo le presidenziali francesi (le prime a svolgersi in pieno stato d’emergenza dai tempi della guerra in Algeria) ed episodi sintomatici come l’omicidio della deputata Jo Cox, era scontato che l’establishment euro-atlantico desse fondo al suo arsenale in vista delle cruciali consultazioni del 2017.

    Sta infatti per entrare nel vivo “l’anno della frattura”, con le legislative che si svolgeranno il 15 marzo in Olanda: se il Partito della Libertà di Geert Wilders dovesse affermarsi come prima forza politica, sarebbe l’inizio di quell’onda che, ingrossandosi elezione dopo elezione, sommergerà l’Europa, trascinando via con sé l’euro e le istituzioni di Bruxelles. Di fronte a questa marea “populista”, l’oligarchia euro-atlantica, sempre più arroccata ed inquieta, spara le ultime cartucce: perso il controllo della politica con la scomparsa della fittizia dialettica tra socialisti e popolari e l’emergere del reale scontro tra “mondialisti” e “sovranisti”, persa la capacità di influenzare l’opinione pubblica con la completa esautorazione dei media, perso in sostanza il controllo della democrazia, non le resta che intervenire a gamba tesa nell’agone politico, azzoppando questo o quel candidato. Come? Ricorrendo al già rodato strumento delle inchieste giudiziarie, anche a costo di logorare definitivamente il potere giudiziario ed alimentare ancora di più lo sfaldamento delle istituzioni democratiche.

    La spudoratezza con cui la magistratura sta intervenendo sulla scena politica in queste settimane è sintomo della crisi ormai irreversibile in cui versa il sistema: la giustizia ad orologeria è così maldestra e volgare che parlare di “complotti” è persino superfluo, come è ridicola quella stampa che tenta di negare l’evidenza (si veda, a questo proposito, l’editoriale di Lucia Annunziata “La nemesi del complotto” pubblicato sull’Huffington Post il 4 marzo1). Non solo però le manovre della magistratura non sortiscono gli effetti sperati, ma addirittura producono esiti opposti. Verrebbe allora da dire: lasciamoli fare! Lasciamo che sguinzaglino la magistratura in Francia come in Italia, perché così accelerano la loro fine: più i tribunali intervengono fallosamente nella campagna elettorale e maggiore sarà l’impeto dei populisti nelle urne.

    L’effetto boomerang della giustizia a orologeria è evidente in Francia, dove la frenetica attività del circuito mediatico-giudiziario ha impresso nuovo slancio alla “populista” Marine Le Pen, sempre più vicina all’Eliseo proprio grazie alle schizofreniche manovre della magistratura.

    Se l’iter democratico avesse seguito il suo corso naturale la vittoria del Front National non sarebbe stata facile: si prefigurava un ballottaggio tutto a destra dello schieramento politico, tra Marine Le Pen ed il candidato dei repubblicani, François Fillon. Si presentava però un problema: Fillon è considerato un “filorusso” ed il suo nome è emerso alle primarie contro ogni previsione ed auspicio, perché il candidato su cui puntava l’establishment era l’europeista e filo-atlantico Alain Juppé. Anziché lasciare che la campagna elettorale proceda sui suoi naturali binari, si sceglie così di azzoppare il candidato dei repubblicani. Parallelamente si lancia un terzo candidato, centrista e slegato dai vecchi partiti, con l’obiettivo di contrapporlo a Marine Le Pen al ballottaggio del 7 maggio: è l’ex-banchiere di Rothschild ed ex-pupillo di Jacques Attali, Emmanuel Macron, già ministro dell’Economia sotto la presidenza di Hollande.

    Contro François Fillon si mette quindi in moto la solita macchina del fango: a gennaio il settimanale satirico “Le Canard Enchainé” accusa la moglie di aver usufruito per anni di un impiego fittizio al Parlamento e prontamente la procura di Parigi apre un’inchiesta per appropriazione indebita e abuso di ufficio, avviando le prime perquisizioni negli uffici dell’Assemblea nazionale. Fillon è sottoposto ad un violentissimo fuoco mediatico nella speranza che getti la spugna: fallito il primo assalto, ai primi di marzo la magistratura torna alla carica, spostando le perquisizioni dal Parlamento alla sua abitazione privata2. Complice anche la diffusione di sondaggi sempre più neri3 e la defezione di un numero crescente di notabili del partito, si cerca di mettere il “filorusso” Fillon nell’angolo e reinsediare quel Juppé uscito sconfitto dalle primarie: solo con cui, assicurano i media di centro-destra, è possibile conquistare l’Eliseo. Fillon però non demorde: parla esplicitamente di “assassinio politico” e, per disinnescare le manovre di Palazzo, mobilita la propria base che invade il Trocadero il 5 marzo. “En appelant au rassemblement du Trocadéro, Fillon franchit la barrière qui le séparait du populisme” scrive scandalizzato Le Monde: Fillon ha imboccato la pericolosa strada del populismo, appellandosi direttamente al popolo contro la magistratura.

    La necessità di defenestrare Fillon in piena campagna elettorale, quando mancano ormai meno di due mesi alle presidenziali, nasce quasi certamente dalla costatazione che il candidato centrista, l’ex-banchiere di Rothschild Emmanuel Macron, non dispone di quel vantaggio che i sondaggi gli attribuiscono ossessivamente: creato in laboratorio ed espressione degli stessi poteri finanziari che a suo tempo si raccolsero dietro Matteo Renzi, Macron non ha nessuna certezza di accedere al ballottaggio, nonostante la martellante campagna di media a suo favore e la complicità degli istituti demoscopici. Ne deriva quindi l’urgenza di segare le gambe a Fillon e di installare ai vertici del partito repubblicano un candidato su cui l’establishment possa fare pieno affidamento.

    L’intera operazione mediatico-giudiziaria si profila però come un clamoroso autogol per il sistema: è vero infatti che anche il Front National è oggetto delle inchieste della magistratura francese per un’analoga vicenda di rimborsi fittizi al Parlamento di Strasburgo, ma non c’è alcun dubbio che sia proprio Marine Le Pen la principale beneficiaria delle faide che stanno dilaniando il centro-destra. Dimezzato dalle inchieste, abbandonato da buona parte del suo stesso partito, concentrato sulla difesa di se stesso anziché sul programma elettorale, sottoposto all’infamante convocazione dei giudici a poco più di un mese dal primo turno4, François Fillon, se anche dovesse salvare la sua candidatura all’Eliseo, arriverebbe comunque esausto alle elezioni: peggio ancora sarebbe se fosse costretto a gettare la spugna ed il partito repubblicano ripiegasse su un “piano B” a poche settimane dal voto.

    La strategia degli assalti giudiziari, che tante soddisfazioni ha regalato durante questi ultimi 70 anni di “democrazia liberale” (si pensi ad esempio a Tangentopoli ed all’eliminazione violenta della Prima Repubblica), rischia di costare così carissimo all’oligarchia euro-atlantica, a riprova di un sistema consunto e decrepito, ormai incapace di leggere la realtà: è la stessa élite che aveva puntato tutto su Matteo Renzi ed aveva concepito per lui, con scarsa lungimiranza e molta alienazione dal contesto sociale ed economico, un percorso di riforme costituzionali in chiave super-maggioritaria, poi conclusosi col disastroso referendum del 4 dicembre scorso e la conseguente caduta in disgrazia del premier.

    Già, l’ex-premier Matteo Renzi: incensato dai media, decantato dalla cancelliere estere, gonfiato da sondaggi artificiali simili a quelli che oggi proiettano Emmanuel Macron all’Eliseo, il presidente del Consiglio ha commesso l’errore di credere alla propria propaganda. Ha creduto, in sostanza, di essere un politico di razza, accidentalmente infortunatosi il 4 dicembre 2016: come se fosse l’artefice delle proprie fortune, il protagonista di una scalata in solitaria dalla provincia di Firenze a Palazzo Chigi, e non fosse stato accompagnato alla presidenza del Consiglio mano nella mano da quegli stessi poteri che gli hanno poi dettato l’agenda.

    Con l’invito a votare “no” al referendum, The Economist e con cui lui l’oligarchia atlantica avevano già scaricato il premier, considerato ormai come una causa persa: la priorità è assicurare la stabilità del governo, scongiurare cioè a qualsiasi costo le elezioni anticipate così da non turbare i delicatissimi appuntamenti elettorali in Francia e Germania. Se l’ex-premier avesse prestato più attenzione alla parole di Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, i massimi rappresentanti italiani dell’oligarchia atlantica, avrebbe avuto un’altra conferma dell’ostilità a qualsiasi ipotesi di interruzione prematura della legislatura: conscio che ogni giorno del governo Gentiloni equivale ad un’erosione di consensi e convinto di disporre di una certa autonomia, Renzi però scalpita. Ai primi di febbraio si parla apertamente di elezioni entro l’estate5. Immediatamente il differenziale tra Btp e Bund rialza la testa e Massimo D’Alema profetizza: “Siamo seduti su una polveriera, se si vota ora lo spread va a 400”6. Più chiaro di così è impossibile.

    Come neutralizzare definitivamente Renzi e le sue velleità di elezioni anticipate? Ricorrendo come in Francia alla solita magistratura. Con la riapertura dell’inchiesta Consip ferma da mesi, si mettono nel mirino il padre dell’ex-premier ed il suo braccio destro, l’ex-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, lasciando che il solito Gruppo l’Espresso lanci sinistri messaggi: “Inchiesta Consip, una domanda a Matteo Renzi: fu tutto a sua insaputa?”7. Gli stessi poteri che nel febbraio 2014 crearono il mito del “premier rottamatore” a distanza di tre anni decidono di annientarlo ed i giornali di Carlo De Benedetti, che ruotano sempre attorno allo stesso sole, sia adeguano prontamente alla linea.
    Come nel caso francese, la manovra mediatico-giudiziaria ai danni di Renzi si profila però come un clamoroso boomerang: infangare l’ex-premier a suo tempo presentato come “l’ultima salvezza dell’élite italiana”, trascinare fino al 2018 l’effimero governo Gentiloni, lasciare marcire il Paese in un clima di abbandono e lacerante attesa, non farà che alimentare ulteriormente le spinte anti-sistema, pronte ad tracimare alle prossime elezioni.

    Ma in fondo all’oligarchia euro-atlantica forse neppure interessa: “l’anno della frattura” è vissuto in funzione delle presidenziali francesi e davanti alla vittoria di Marine Le Pen tutto il resto passerà in secondo piano, comprese le sorti del governo Gentiloni e dell’Italia.


    1http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/la-nemesi-del-complotto_b_15157870.html


    2http://www.leparisien.fr/politique/perquisition-au-domicile-des-epoux-fillon-a-paris-02-03-2017-6727212.php


    3http://www.europe1.fr/politique/sondage-juppe-qualifie-pour-le-second-tour-fillon-en-chute-libre-et-elimine-2994932


    4http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2017/03/01/fillon-annulla-visita-voci-ritiro_6c96557e-f169-4d4c-9af7-b519e97df133.html


    5http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/02/06/pd-renzi-pronti-a-ogni-confronto-nel-rispetto-delle-regole_7e2fadb6-87ea-4d62-ab8d-9c1d22ac33b7.html


    6http://www.repubblica.it/politica/2017/02/09/news/d_alema_siamo_seduti_su_una_polveriera_se_si_vota_ ora_lo_spread_va_a_400_con_le_coalizioni_torna_la_ destra_-157893468/


    7http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/03/02/news/una-domanda-a-matteo-renzi-fu-tutto-a-tua-insaputa-1.296439
    Grandi buchi vengono scavati in segreto, dove i pori della terra dovrebbero bastare, e cose che dovrebbero strisciare hanno appreso a camminare.

  3. #173
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    E' una circostanza che si ripete ad ogni elezione presidenziale. Anche nel 2002 Jean-Marie Le Pen rischiò grosso.
    i partiti francesi e i loro responsabili sono molto ipocriti:
    da un lato dicono ai sindaci di non firmare per Marine Le Pen pena l'espulsione dal partito del sindaco o la sua non candidatura alle legislative (in Francia quasi tutti i sindaci dei centri principali sono anche deputati o senatori), poi verso la data limite dealla presentazione delle firme il presidente/primo ministro/ministro dell'interno mandano un messaggio ai sindaci di firmare per la Le Pen, che anche se è un partito contro i valori della Francia merita comunque la rappresentatività...ecc ecc e arrivano alle 500 firme per il rotto della cuffia, (540-550 firme con un 8-10% che non sono valide)

    Ogni volta è la stessa storia

  4. #174
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    i partiti tradizionali fanno i generosi e nel frattempo sperano di farsi un po' di propaganda favorevole a loro ma in realtà tutti trovano assurdo che un partito che viaggia sul 30% dei voti e forse al ballottaggio toccherà i 40, ha solo un pugno di sindaci a livello nazionale e due miseri deputati all'Assemblea Nazionale e zero senatori

    La prossima dovrebbe votare la fine del maggioritario come lo conosciamo ora e l'introduzione del proporzionale, è nel programma del candidato piu' probabile alla vittoria: Macron

    Poi bisogna vedere da che maggioranza sarà sostenuto

  5. #175
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    spunta dal nulla una lista chiamata Union Populaire Republicane:

    anti Ue, sovranista, anti Euro

    Lista che ha già raggiunto le 500 firme quindi il leader del partito François Asselineau correrà per le presidenziali

    Asselineau è un ex consigliere comunale di Parigi del RPF (centrodestra) e ha 59 anni

    Partito completamente invisibile nei medi ama molto presente su internet

    Mica si tratterà di una lista civetta di disturbo a Le Pen, fatta per toglierle qualche punto?


  6. #176
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Mica si tratterà di una lista civetta di disturbo a Le Pen, fatta per toglierle qualche punto?
    Tutto è possibile. Può anche essere semplicemente uno che ha capito da che parte tira il vento e cerca di approfittarne.
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  7. #177
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Leggo però che l'UPR esiste dal 2007.
    https://en.wikipedia.org/wiki/Popula...n_Union_(2007)

  8. #178
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Citazione Originariamente Scritto da lady1 Visualizza Messaggio
    Leggo però che l'UPR esiste dal 2007.
    https://en.wikipedia.org/wiki/Popula...n_Union_(2007)
    si ma la sua intenzione di candidarsi alle presidenziali l'ho sentita stamattina e alle 18 aveva 523 firme
    comunque questo partito e questo personaggio io non li avevo mai sentiti nominare prima di stamattina

  9. #179
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    grazie a internet sono il sito di partito piu' visitato e in poco tempo hanno raccolto 14.000 iscrizioni

    Asseline ha degli studi "politically correct": è arrivato 2° della sua promozione alla molto elitista scuola ENA (Ecole Nationale d'Administration) quella da dove escono quasi tutti i politici francesi e una della migliori scuole al mondo da dove escono i dirigenti delle 500 aziende piu' ricche

  10. #180
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    Predefinito Re: L'epopea di Marine Le Pen

    Magari può essere un'alternativa a Fillon.

 

 
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