Si è riacceso il dibattito sull'obiezione di coscienza e la 194.
chi a favore della possibilità concreta delle donne di abortire, chi a favore dei medici.
nessuno invece pensa che lo Stato dovrebbe mettere mano alla tasca per evitare l'aborto da parte di donne che abortiscono per questioni socio-economiche. forze liberiste con una visione o l'altra in termini bioetici ma unite dal non contestare la logica del denaro anche quando questa conduce all'aborto.
Aborto. L?attacco a Pisani e la Croce? da Medioevo | Avanti!Aborto. L’attacco a Pisani e la Croce… da MedioevoPubblicato il 25-02-2017
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L’Italia sembra continuare a fare passi di gambero su diritti che dovrebbero essere ovvi, come quello della salute e della libertà di scegliere. I ginecologi obiettori, che non praticano l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) prevista dalla legge 194 del 1978, in Italia sono circa il 70%, mantenendo un dato stabile: erano infatti il 69.3% nel 2010 e 2011, il 69.6% nel 2012 e il 70% nel 2013. Le ivg, di contro, sono diminuite in modo significativo nel corso degli anni: nel 1983 erano pari a 233.976; nel 2013 sono più che dimezzate (102.760) e nel 2014 sono scese sotto a 97.535. In 30 anni, quindi, le ivg sono calate di 131.216 unità, mentre i ginecologi non obiettori sono scesi di 117 unità.
Ma soprattutto perché quando si parla di aborto, spesso si dimentica che in ballo non c’è solo un credo, una religione o uno sbaglio, ma la salute della donna. La legge 194 fu istituita proprio per tutelare quelle donne che interrompendo una gravidanza, erano costrette a rivolgersi a medici o presunti tali in completa clandestinità mettendo a repentaglio la propria salute.
Ma in queste ore il dibattito è tutto concentrato su un altro diritto, quello dei medici obiettori che con la loro ‘coscienza’ costringono altri dottori a sobbarcarsi un solo lavoro e dati alla mano non sono più ginecologi, ma abortisti. In tutto il Salento ad esempio solo tre medici non sono obiettori, stando alla normativa, ogni ospedale dovrebbe garantire questo servizio, ma in Salento è possibile praticare l’aborto soltanto negli ospedali di Lecce e Casarano. In particolare nel nosocomio salentino il carico di lavoro, pari in media a 900 procedure l’anno, è sulle spalle di solo due ginecologi.
Proprio per denunciare una situazione al limite del collasso, Maria Cristina Pisani, portavoce del Psi, è intervenuta più volte contro chi difende il diritto dei medici obiettori e dimentica quello delle donne. Ma la Pisani proprio per questo è stata duramente attaccata su La Croce, quotidiano diretto da Mario Adinolfi. Per di più con argomentazioni da ‘medioevo’, come quella di sostenere che la portavoce del Psi non sarebbe tra noi se i suoi genitori si fossero avvalsi della libertà di abortire della 194.
Agli attacchi de La Croce Maria Cristina Pisani ha riposto che si tratta di “un pezzo ignobile, volgare, offensivo non per me, ma per il diritto alla libertà faticosamente conquistato dalle donne italiane, nel caso specifico, lucane”. Inoltre la portavoce del Psi aggiunge che è “spaventoso che vi sia pure chi, dia fiato alle trombe dell’oscurantismo maschilista, sessuofobo, intollerante e, mi si lasci dire, un po’ tanto ipocrita, che permea gli interventi di alcuni che, suonando la nota stonata della retorica antiabortista con, come in questo caso, un lessico offensivo, voltano le spalle ad una realtà che nasce dall’abuso che da anni viene perpetrato in nome di una garanzia all’obiezione prevista dalla 194”. Afferma Pisani che spiega: “In diversi necessiterebbero di apprendere un concetto lineare e cioè che se l’obiezione si rispetta anche le scelte delle donne che decidono di abortire vanno rispettate. Per gli ignoranti dell’altrui libertà, che spesso si incontrano a sgranar rosari davanti agli ospedali, pochi, dove le donne che per libera scelta (e mi auguro sempre che lo sia) richiedono l’interruzione della gravidanza, il diritto delle cittadine italiane è un diritto alla salute e al trattamento sanitario dignitoso e sicuro, un diritto alla libertà di scelta”. “Al direttore del giornale, Mario Adinilfi, poi andrebbe spiegato che la 194 è legge e la legge va rispettata”, aggiunge. “Voler banalizzare, rimanere miopi alle ragioni che conducono una donna ad una scelta così estrema e sofferta, vuol dire non capire la natura umana nella sua interezza e complessità. La legge 194 – specifica – è una legge di civiltà non una legge per la morte. L’applicazione dei contenuti di quella norma è prerogativa dello Stato; la possibilità di ricevere le giuste attenzioni e cure è un diritto della donna”. “Obiettare – conclude – è un diritto, ma non può diventare un’interruzione di un servizio che deve essere garantito alle cittadine, è un principio essenziale da tenere presente. Non solo nel nostro Paese ben sette ginecologi su dieci si rifiutano di effettuare interventi di aborto volontario per motivi etici ma in Basilicata il dato è spaventoso, ben il 90.2% dei ginecologi fa obiezione di coscienza. Che poi, solo per precisare, sono la Portavoce, non il Portavoce del Psi.”.