Renè Valentin Binet era nato il 16 ottobre 1913 a Darnétal, nella Seine-Maritime, Francia, aveva studiato teologia, avendo perso la fede, si iscrisse al Partito Comunista Francese (P.C.F.), passò dal comunismo al nazionalismo rivoluzionario. Negli anni trenta iniziò a militare tra i Giovani comunisti di Havre. Espulso nel 1935, insieme a Jacques Doriot, capo del P.P.F. (Partì Populaire Francaise) unica esperienza fascista in Francia, per la loro deviazione ‘’nazionalista’’, Binet si orientò verso la IV° Internazionale trotskista costituitasi nel settembre 1938 a Parigi, unendosi in compagnia della sua donna, Marie Binet, a ‘’La Commune’’ fondata nel dicembre 1935 da Raymond Molinier, cui partecipava Pierre Frank, e che fu criticata da Trotzkyi, poi Binet partecipò alla fondazione con il ‘’gruppo Molinier’’ del Parti Comuniste Internazionaliste (P.C.I.) nel marzo 1936, di cui fu eletto membro del comitato centrale. Il P.C.I. non fu accettato come membro della Ligue Communiste Internationale. In giugno si alleò al gruppo bolscevico-leninista di Pierre Naville nel quadro del Parti Ouvrier Internationaliste (POI). Naville ebbe la fiducia di Trotzkyi, che riconobbe il POI come sezione ufficiale della Quarta Internazionale. Nel 1939 la strategia del doppio gioco entrista con l’ingresso dei militanti del POI nel P.S.O.P. di Marceau Pivert, dopo l’espulsione della sinistra dalla S.F.I.O. al Congresso di Royan nell’agosto 1938. Binet scrisse sul giornale trotskista ‘’La Veritè’’, fondata nel 1929 da Pierre Frank e Raymond Molinier, che fondarono nel 1930 la Ligue Communiste de France, un centinaio di militanti. Segretario di Trotzkyi, Pierre Frank dal luglio 1932 ad aprile 1933, nell’agosto 1934, su consiglio di Trotzkyi, la Ligue adottò la strategia di ‘doppio gioco’, facendo aderire i trotzkyisti al Parti Socialiste (SFIO). La strategia dell’entrismo andò a mirare le organizzazioni politiche, sindacali o culturali i cui membri erano manovrati, disponendo di fondi. I trotzkyisti accettarono il marchio di ingrati, rendendo dei servizi e sforzandosi di divenire indispensabili. La politica dell’agente doppio poggiava sull’idea che ciò che penetrava era influente ma non influenzabile. Membro della C.G.T., raggiunse il Circolo sindacalista ‘’Lutte des classes’’ di Jean Bernier. Binet animò con una quindicina di persone la rivista locale del P.C.I. ‘’Le Prolétarie du Havre’’. Quando il P.C.I. fu sciolto nel 1938 per fondersi nel Parti Socialiste Ouvrier et Paysan (Partito Socialista Operaio e Contadino) di Marceau Pivert, istitutore e sindacalista, già dirigente della corrente rivoluzionaria nella SFIO degli anni trenta, poi tra il marxismo anti-autoritario ed il riformismo radicale; Binet scelse di continuare la sua rivista, che si avvicinò al Parti Ouvrier Nazionaliste. Nel 1939, fu chiamato alle armi per la guerra. Arrestato dai tedeschi nel 1940, rinchiuso in un POW Camp in Germania iniziò ad opporsi allo stalinismo sostenendo il nazismo, come rivela Robert Jackson Alexander in ‘’International Trotskyism, 1929-1985’’ a pagina 365, divenne ‘’travailleur libre’’, ruppe con il trotskismo a favore del fascismo, scoprì che Hitler realizzava la sintesi di socialismo e nazionalismo, comprendendo che questa sintesi dipendeva da un ideale superiore, quello della difesa della razza. I trotzkysti francesi erano disorientati: la guerra non aveva provocato la rivoluzione attesa, il patto tedesco-sovietico Ribbentrop-Molotov aveva stretto l’alleanza Hitler-Stalin, e la Quarta Internazionale si era rivelata inutile. Convinti della vittoria della Germania nazionalsocialista, elaborarono una sorta di ‘’trotzkyismo rosso-bruno’’. I militanti si raggrupparono intorno ‘’La Commune’’ decidendo di proseguire il loro lavoro di entrismo. I partiti operai erano proibiti, confluirono sviluppandosi nei movimenti collaborazionisti e crearono una frazione clandestina nel Rassemblement National Populaire (R.N.P.) di Marcel Déat, che rappresentava l’ala sinistra della collaborazione e raggruppava numerosi ex socialisti, pivertisti.
Il fratello di Raymond, Henry Molinier presentò un rapporto e prese la parola in un congresso del R.N.P.,aderendovi. Si realizzava il natrismo o nazional-trotzkyismo con Pierre Boussel, alias Andrei, alias Lambert, che nato il 9 giugno 1920 era stato militante della CGT, storico, nel 1938 membro del P.C.I. di Molinier. Boussel rientrò nell’ufficio federale dei Jeunesse du PSOP, il JSOP con due molinieristi, Roger Foirier ed Andrè Gailledrat. Il 15 febbraio 1940 divertimento di guerra, Boussel, soldato di seconda classe, fu arrestato con altri militanti rivendicando di essere della Quarta Internazionale, marxista-leninista integrale, disfattista rivoluzionario ed antimiliarista. Fu condannato a tre anni di prigione, poi nel 1943 espulso dal P.C.I. in favore del P.O.I.. Vi fu la diaspora dei suddetti capi trotzkyisti in esilio all’estero, in America Latina o in Inghilterra. Naville si rinchiuse nei suoi studi universitari, abbandonando il militantismo in Lot-et-Garonne. La sezione francese della IVa Internazionale fu recuperata dal P.C.I., invisa a Trotzkyi, assassinato il 20 agosto 1940 in Messico. Boussel fu liberato durante l’invasione tedesca.
Henri e Raymond Molinier presero le redini del P.C.I., adattando la vecchia strategia alla nuova situazione, l’entrismo in movimenti collaborazionisti di sinistra. Gli altri del P.C.I. aderirono al R.N.P., mutando l’appellativo in C.C.I., Comitè Communiste Internationaliste nel 1943. Molinier era persuaso che il patto tedesco-sovietico apriva una nuova via al socialismo rivoluzionario, lo scioglimento nelle organizzazioni fasciste e staliniane. Non essendo staliniani divennero fascisti. Il disfattismo rivoluzionario: ‘’Dietro un soldato nazista si cela un lavoratore tedesco!’’. Rifiutarono la partecipazione ai movimenti di resistenza, accusati di nazionalismo. Accusando l’insurrezione della Francia contro l’oppressore tedesco come frutto della classe reazionaria, in ‘’La Seule Voie’’ n.4, agosto 1942. ‘’La Veritè’’ e ‘’L’Etincelle’’ attaccarono violentemente gli anglo-americani e la Francia Libera. Il presunto massone De Gaulle era qualificato come agente della City di Londra e dell’imperialismo britannico. Il POI editava volantini e giornali in tedesco, come ‘’Arbeiter und Soldat’’, per reclutare i soldati ‘’internazionalisti’’ della Werhmacht. Il nuovo gruppo Mouvement National Revolutionnaire di Jea Rous, ex dirigente del P.O.I. ; la sinistra rivoluzionaria della SFIO socialista, l’ala sinistra del PSOP, Fred Zeller, ex trotzkyista e membro della SFIO, futuro gran maestro massone del Grande Oriente di Francia erano contro i tedeschi, gli inglesi, i francesi, vicini alle tesi naziste, per cui lo Stato e la nazione dovevano difendersi contro i tentativi di dominio occulto, che proveniva dal giudaismo, la massoneria o il gesuitismo, in ‘’La Rèvolution Francaise’’ (n.1 settembre-ottobre 1940), poi divenuto ‘’Combat National-rèvolutionnaire’’, che nel n.1 marzo 1941, sosteneva uno Stato forte, gerarchizzato, in cui la regolazione tra i diversi elementi della popolazione fosse stabilita dalle corporazioni, ovvero i pilastri del Fascismo, il M.N.R. fu smantellato nel giugno 1941. Rous fu condannato a sei mesi di prigione, pena simbolica e gesto di connivenza da parte delle autorità di occupazione. Gli ‘’hitlero-trotzkyisti’’, un ossimoro nella stampa comunista, dicevano addio all’internazionalismo proletario messianico per la nazione francese. Dalla rivoluzione internazionale si procedeva a piccoli passi con la rivoluzione nazionale per la Repubblica una ed indivisibile, versione soft del socialismo da costruire in un unico Paese, implicitamente dando avallo ad alcune tesi di Stalin. Binet si arruolò nella divisione SS Charlemagne per combattere sul Front dell’Est. Rimpatriato come prigioniero di guerra, sfuggì alla repressione, che gli sarebbe costatoala vita. Tuttavia invece di osservare un prudente silenzio, pubblicò dopo la guerra, nel 1946, ‘’Le Combattant Européen’’ che riprese il titolo del giornale della Legion Volontaires Francaise di Marc Augier, scrittore di guerra nazista con lo pseudonimo di Sant-Loup, ex ‘’ufficiale politico’’ della Divisione SS ‘’Charlemagne’’ che combattè sul Fronte dell’Est, poi tenente-colonnello consigliere in Argentina del presidente Peròn e incaricato di addestrare le truppe di montagna. Rientrato in Francia si dedicò alla letteratura e pubblicò più opere fra cui ‘’Les Volontaires’’ e ‘’Les Hèretiques’’ che celebravano le Waffen SS in combattimento. Saint-Loup aveva incontrato i comandanti palestinesi, era stato da Degrelle in Spagna, aveva in conferenze processato gli ebrei alla maniera di Goebbels, considerando il presidente americano Roosevelt e ‘’l’ebraismo internazionale’’ responsabili della sconfitta della Seconda Guerra Mondiale. L’ex ufficiale delle SS preparava un libro ‘’Palestine vaincra’’ in cui prendeva le parti dei Palestinesi contro Israele. Anche a Bruxelles Saint-Loup conquistava il suo uditorio per cui certi SS avevano evocato nella riunione, la necessità di ‘’ripassare’’ all’azione diretta contro gli ebrei. Alcuni giorni più tardi dei volantini denunciarono gli ebrei come ‘’istigatori di guerra’’ sulla pubblica via ad Anversa dove la comunità ebraica belga era la più importante.
Nell’editoriale del numero 4 proclamò: ‘’Costruiamo il Partito della Rivoluzione Socialista Nazionale. Noi opponiamo l’unità della Francia contro lo stalinismo, contro gli ebrei, i negri e la reazione’’. In seguito editò ‘’Drapeau Noire’’ con le rune delle SS, per cui andò in galera. Presto riconquistò la libertà, proseguendo la lotta. Dopo in ‘’Unitè’’, in ‘’Sentinelle’’, ‘’Le Nouveau Prométhée’’, ‘’Jeune Force’’, ‘’Jeune Revolution’’. Fondò un certo numero di partiti e organizzazioni politiche, fra cui il più noto nel 1946 fu il Parti Républicain d’Unité Populaire (P.R.U.P.), nazionalbolscevico che proponeva l’indipendenza europea e la violenza anticomunista, con lo slogan ‘’US go home!’’, raggruppante alcune centinaia di persone, ex trotskisti o militanti del P.C.F., confluiti nelle Waffen SS, filonaziste, fra cui Maurice Plais, ex vice, comunista, del sindaco di Clamart, per fondersi nel 1947 con le Forces Francaises Révolutionnaires e divenire con Binet e Bardeche nel 1948 il Mouvement Socialiste d’Unité Francaise, interdetto dal governo nel 1949. Le sue idee-forza erano la costituzione dell’Europa indipendente, l’antisionismo, la rivendicazione di uno Stato forte e popolare. Se i popoli europei sopravvivevano alla loro decadenza attuale, il pensiero di Renè Binet contribuì da camerata, scomparso troppo presto, figurando tra i geni benefattori della razza bianca. Nel 1948 l’Europa era occupata dagli eserciti pluto-comunisti. La vendetta di Norimberga, le sanguinose ‘’ purificazioni dell’Italia, della Francia, il desiderio della Germania, avevano smascherato i nemici dell’Europa. A dicembre, il quinto numero dell’ ‘’Unitè’’, organo del Movimento Socialista di Unità Francese. L’editoriale del numero 1, sotto il titolo ‘’Julio Moch, è francese?’’ si ribellava al fatto che un sionista chiedeva di seguire ascoltando il ministro di Francia. Questo virulento periodico esigeva la riconciliazione franco-tedesca, la difesa della razza e l’unione politica dell’Europa, scritto per congratularsi con la valida squadra. Renè Binet contestò. Un’intelligenza lucida al servizio di una volontà indomabile: difendere la razza, assicurare prima la sua sopravvivenza e dopo l’ascesa biologica. Circondato da alcuni camerati, tentava di affrontare una coalizione di forze distruttrici che dominavano la Francia in nome della ‘’democrazia’’. Andò in carcere, fece protesta di bramosia, mantenne alta la bandiera d’Europa.
Nel giugno 1950 uscì il libro ‘’Théorie du racisme’’, Editions des Vikings. Ritornando agli argomenti del Manifesto Comunista, Renè Binet dimostrò che un socialista sincero e lucido doveva legarsi non al marxismo, fino al razzismo. Questa opera, di una estrema concisione, anticipava il suo tempo, e verso il nostro tempo, conteneva l’idea maestra di tutta la rivoluzione europea: l’unità indissolubile di socialismo e razzismo. L’unica possibilità di salvezza per l’Europa, per la razza bianca, per la propria vita sulla terra. Sviluppò questa idea di ‘’Socialismo Nazionale contro marxismo’’, in cui raggruppò diversi articoli su questo tema. Sebbene il tempo impedì di dare a questo libro la forma sistematica che desiderava, pesò per l’inevitabile disordine senza un riassunto, le sue pagine contengono una sintesi di assoluta avanguardia per il social-razzismo. Nel piano dei movimenti di opposizione nazional-europea aveva appoggiato, con il ‘’Comitè National Francais’’, le attività nate del Congresso di Roma (1950) organizzato dal FUAN, sezione studentesca del Movimento Sociale Italiano. Nel Congresso di Malmoe del 1951, difese con successo la linea dell’indipendenza europea. Convocò in nome del C.N.F. il Congresso di Parigi del 1953 e partecipò a Bruxelles del 1954. Sotto il titolo ‘’Contribution à une éthique raciste’’, Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1975 ( prefato da Gaston-Armand Amaudruz), la sua vedova e i suoi amici editarono un importante manoscritto che rappresenta l’essenza del suo testamento spirituale. Sviluppando l’idea della sua vita, Rene Binet dimostrò che, se non si collocava il socialismo al servizio della razza, si procedeva di discordia in scissione. Questo libro insegna il dovere, la missione, il sacrificio. Indicava come costruire il Partito, con l’arma della razza. In seguito, sempre nella medesima forma, ‘’Socialisme national contre marxisme’’, Paris, Comptoir National du Livre, 1953 fu rieditato a Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1978 ( prefato da Gaston Armand Amaudruz). Dopo la sua morte, Marie Binet esaminò le carte che rimanevano, scritti inediti che, unitamente con ‘’Théorie du racisme’’, opera esauriente – sarebbero stati oggetto di un terzo volume se avessero trovato il denaro necessario. Oggi, i popoli dell’Europa occidentale sono oppressi dalla corruzione pluto-democratica. Milioni di afroasiatici invadono la Francia e l’Inghilterra e, da qui si estendono per tutto il continente. Ovunque si cerca il culto del benessere materiale; si ignora il dovere e l’onore. Se Washington faceva marcire ed inquietava i popoli bianchi, lo faceva con la complicità di Mosca. Capitalismo e comunismo, i due criminali di Yalta, pretendevano di dividersi il pianeta, cosa che continua oggi dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Un giorno forse molti avrebbero cercato, quando la catastrofe lambirà la porta, di evitare che i popoli si disperdessero. Compiace che in quell’istante lo spirito di Renè Binet potrà dirigerla.
Si unì alla Jeune Nation dei fratelli Sidos. Binet fu l’autorità faro del neo-nazionalismo, che ostentava ideologicamente l’instaurazione di uno Stato corporativo che soppiantasse il ‘’capitalismo apatride’’, economicamente titista e proudhonista utopico, un socialismo nazionale non marxista fondato su Blanqui, Sorel, Fourier, Saint-Simon, Le Play, tentando di procedere all’unione con i gauchisti, rivendicò un ‘’nazional-progressismo’’, in ‘’Le Monde’’ del 30-31 ottobre 1949.
Parallelamente animò ‘’Le Nouveau Prométhée’’. Un socialismo nazionale quale esaltazione della barricata, il vitalismo anti-dottrinale, la denuncia del Grande Capitale o denaro, ebraico o apatride, l’impeto anti-parlamentare. Un federalismo proudhoniano e bianco, socialista nazionale, che dalla Comune francese aveva subito deviazioni dal socialismo materialista d’ispirazione semita di Karl Marx; Sorel con il linguaggio della guerra sociale. Proudhon rappresentava la rivolta ancestrale dell’uomo europeo di fronte al comunismo ed al liberalismo per una Terza Via. Il fascista, ex realista Orleanista, francese Maurice Bardéche (1907-1998), con cui Binet aveva formato già il Comitè National Francais, ed altri autori fascisti europei come l’inglese Oswald Mosley (1896-1980) per l’Union Movement erede del posto fuorilegge British Union of Fascists del 1932; l’italiano professore universitario di geopolitica Ernesto Massi e Fabio Conciari per il M.S.I., Fausto Gianfranceschi per l’Associazione giovanile del M.S.I., lo svedese Per Engdahl (25-2-1909 / 04-5-1994) presidente della Niysvenska Rorelsen, ufficio di collegamento dell’Europaische Soziale Bewegung (E.S.B.) o M.S.E., il tedesco editore Karl Heinz Priester (1912), ex dirigente della Hitlerjugend, al momento del Deutsche Soziale Bewegung (D.S.B.), con l’appoggio dell’ex SS Otto Skorzeny, il belga Jean-Robert Debbault, si riuniron a Malmoe in Svezia per la fondazione del M.S.E. (Mouvement Social Européen), Internazionale ‘’nera’’ di Malmoe, cui intervennero tra i 60 ed i 100 delegati di 8 paesi europei.
Il M.S.E. coordinava una quarantina di organizzazioni dell’estrema destra europea, fondava il suo programma su due punti cardine: la lotta contro il comunismo e la creazione di una terza forza europea distante dal marxismo comunista e dal capitalismo U.S.A.. Il programma socio economico del M.S.E. prevedeva la regolamentazione della vita economica da parte di uno Stato corporativo. Nonostante la pressione di numerose organizzazioni il M.S.E. rifiutò di connotarsi come razzista ed antisemita. Infatti Ernesto Massi, nato a Trieste nel 1909, combattente sul fronte russo, aveva aderito alla R.S.I., epurato; consulente di aziende industriali come esperto di mercati internazionali delle materie prime, riprese l’attività di docente nel 1955, prima nelle Università di Lecce e di Brescia. Dal 1959 fu all’Università Statale di Milano, presso l’Istituto di Ardito Desio. Si trasferì all’Università di Roma nel 1965, dal 1971 fu ordinario di Geografia Economica, dal 1977, per un decennio, fu presidente della Società Geografica Italiana. Era stato il leader della componente di sinistra fascista del M.S.I., aveva animato il progetto dei Nadas (Nuclei aziendali di azione sindacale), esauritosi nel 1950 con la fondazione della C.I.S.NA.L., e fondato nel 1952 il Centro Studi ‘’Nazione Sociale’’, grande studioso di geopolitica, professore all’Università Cattolica di Milano e fondatore a Milano nel marzo 1947 della Delegazione Alta Italia del M.S.I., vicesegretario nazionale del M.S.I. dal 1948 al 1952, uscì dal partito, in cui era consigliere provinciale di Milano, nel 1957 perché troppo filo americano atlantista, nonché vicino ad una destra classica liberale più che sociale, tentando esperimenti politici autonomi. Fino al 1965 con Giorgio Pini animarono un ‘’Comitato di iniziativa per la sinistra nazionale’’. A metà degli anni sessanta lasciò l’attività politica, concentrandosi sull’attività scientifica. Costituì il Partito Nazionale del Lavoro, che nel 1958 si presentò alle elezioni politiche in cinque circoscrizioni, esaurendosi nel 1963 la sua rivista ‘’Nazione Sociale’’, nel 1972 tornò a riavvicinarsi al M.S.I. attraverso l’attività politico-culturale, quando presiedette l’Istituto di Studi Corporativi, nel quale confluirono i residui aderenti a ‘’Nazione Sociale’’. Di formazione cattolico-nazionale, teorico del social corporativismo, fu riconosciuto tra i massimi geoeconomisti e geopolitici italiani. Docente di Geografia Economica alla fine degli anni Trenta nell’Università Cattolica, fondò con Giorgio Roletto ed il patrocinio di Bottai, la rivista ‘’Geopolitica’’. Nel 1955 il professore Bardéche, per la ‘’lotta del sangue contro l’oro’’, organizzò in Lussemburgo l’assemblea costituente dell’E.S.B., cui fu invitato solo il M.I.F. (Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia), in rappresentanza dell’Italia, avendo scartato il M.S.I. per la sua politica giudicata troppo possibilista; il M.I.F. fu fondato dalla principessa Maria Pignatelli per assistere i fascisti emarginati, senza lavoro, messi alla fame, perseguitati, svolgeva attività politica clandestina, fascista e con la partecipazione attiva dei soci maschi. Ebbe contatti e riconoscimenti con movimenti fascisti clandestini di altre nazioni fra cui movimenti della ’’destra legale’’. Nei primi mesi del 1946 verso il Partì Republicain de la Libertè (P.R.L.), ‘’Il partito più ferocemente anticomunista’’ in Francia. Contatti con la Falange Femminile Spagnola, e a Roma con Evita Peron, durante la sua visita ufficiale. Maurice Bardéche dichiarò nel ‘’Credo dell’Uomo Bianco’’: ‘’La sconfitta della Germania nel 1945 è la maggiore catastrofe dei tempi moderni’’. Nel 1945 presentò la vittoria dei nemici dell’Europa politica, come dei nemici del mondo ario. La democrazia e la decadenza imposero in tutti i campi il culto per i beni materiali e per il suo godimento che ha evidenziato sempre il crollo delle civilizzazioni. Senza sosta, le forze positive arie e dell’oltremare volgevano ad acquisire una unione, si organizzavano e continuavano la lotta. Nel 1946, in Portogallo, la rivista ‘’Ana cao’’, con Alfredo Pimenta, si dichiarava contro il Processo di Norimberga. Nel 1947, la rivista mensile ‘Der Weg’’ di Buenos Aires in Argentina, intraprendeva l’opera ideologica monumentale che proseguì fino al 1957. Si sentiva l’insufficienza ideologica nel campo dell’opposizione nazionale europea: un’ala reputava che era giusto silenziare la questione razziale e giocare la carta americana sostenendo il Patto Atlantico. Durante il Secondo Congresso in Malmoe, le forze social-razziste, senza sosta, imposero il principio dell’indipendenza europea. ‘’Questa indipendenza implica che l’Europa non appartiene né al blocco democratico né al blocco sovietico, e che determinerà per se medesima il suo proprio regime politico’’.
Per la necessità da parte dei sostenitori del social-razzismo di organizzarsi al fine di migliorare la loro udienza, cinque camerati si riunirono a Zurigo il 28 settembre 1951 e fondarono con gli svizzeri Erwin Vollenweider del Partì Populair Suisse (P.P.S.), Arthur Fonjallaz, fascista, e Gaston, detto Guy, Armand Amaudruz, maestro di scuola di Losanna di madre lingua francese, ex colonnello SS, già fondatori del VPS o Volkspartei der Schweiz nel 1951, un movimento più radicale e alternativo, il N.O.E./N.E.O. (Nouvel Ordre Européen/Neue Europaische Ordnung) con sede a Losanna, con un programma espressamente razzista di difesa della razza bianca (‘’imperativo supremo’’), giustizia sociale, pan-europeo e promuovente la decolonizzazioneBinet si staccò dal M.S.E. perché non era molto radicale e non andava oltre i termini del razzialismo e dell’anticomunismo, partecipò come membro fondatore alla prima assemblea del N.O.E. (Nouvel Ordre Européen). Presidenti erano Binet e Amaudruz, in contatto in Italia con il Centro Studi Ordine Nuovo. Si trattava di creare un luogo dove potevano incontrarsi i militanti responsabili del social-razzismo europeo; un mezzo per avvalersi di un accordo sui nuovi problemi e aumentare l’impatto delle loro rispettive propagande. Riconoscendo la necessità di una disciplina collettiva nella diffusione delle idee, Renè Binet, tendeva a superare le attitudini individualiste o divisioniste.Dopo il 1957 l’ ‘’Internazionale ’’ del N.O.E. pubblicò ‘’L’Europe Rèelle’’ in lingua francese che era stampato a Bruxelles e diffuso tra i neo-nazi francofoni in Europa e Canada. La redazione comprendeva: il belga Jean-Robert Debbaudt, che aveva terminato i suoi scritti del dopoguerra, si fece fotografare in uniforme della legione vallona; lo svizzero Amaudruz, discepolo del razzista Binèt; l’italiano dottor professore Antonio Domingo Monaco d’Italia; il francese Hubert Kohler, detto Roland Dursanne, violento antisemita,uno dei segretari-aggiunti del N.O.E., che poi collaborò con Pierre Clementi nel Front Uni du Hainaut; il canadese Jacques Taylor. ‘’L’Europe Rèelle’’ promoveva il razzismo bianco ariano, l’azione nazionale rivoluzionaria, l’antisemitismo e si pronunciava ‘’per mantenere o ristabilire la separazione fisica pratica delle razze, al fine di salvaguardare la purezza biologica di ciascuna di quelle ed evitare o arrestare il meticciato, fonti di degenerazione e dei conflitti individuali o sociali’’ sul n.92, aprile 1967. I sostenitori del N.O.E. ed i lettori della sua stampa in Francia si riunirono in marzo 1966 nel Comitè de Soutien pour L’Europe Rèelle. L’8 aprile 1966 il Comitato con la collaborazione dei Cercles Charlemagne, d’Action-Occident e dei Travailleurs Socialistes Europèens, deposero alla Prefettura di Polizia di Parigi gli statuti della F.A.N.E., con sede in Parigi presso il domicilio del suo presidente , Claude Bezencenet, nato a Parigi il 28 gennaio 1932, ex membro del FNAF (Front National Algèrie Francaise), suo segretario Marc Fredriksen, nato il 18 novembre 1936 a Parigi, ex realista, il tesoriere Didier Renaud, nato l’11 giugno 1945, studente di diritto, membro del Comitè de Soutien d’Europe-Action; Arsène Crespin, ex tesoriere della Phalange Francaise, ex gerente di ‘’Face à face’’, organo del Rassemblement National fondato nel 1954 da Tixier-Vignancour, fu con Dominique Venner del gruppo Unitè et Travail fondato in ottobre 1963 ma che restò lettera morta.
Una sorta di organizzazione internazionale, nazionalista europea che si ispirava all’ideologia razziale neonazista, vicina al banchiere svizzero ed esecutore testamentario di Joseph Goebbels, Francis Genoud, nato nel 1915 e morto suicida, con l’assistenza dell’associazione Exit, il 30 maggio 1996 a Losanna, dove risiedeva in Fontanettaz 25, banchiere svizzero del nazismo, aveva fatto parte dell’Internazionale Nazonalsocialista, agente del controspionaggio in forza alla centrale di Stoccarda, guidata da Paul Dickpof, divisosi fra Hitler e Goebbels. Dopo la guerra si adoperò per smistare attraverso le reti, costruite dagli americani e inglesi gli ex gerarchi e scienziati del regime nazista, in tal modo entrò in contatto con il gotha del Terzo Reich. Molti generali gli affidarono la gestione dei patrimoni in Svizzera, divenne il mitico banchiere che finanziava le pubblicazioni delle opere di Hitler, Goebbels e Goering. Genoud fu frequentatore di Pullach, l’ex villa di Martin Barman dove si ricostruiva il Bundesmachrichfendiest; il controspionaggio tedesco occidentale. A Pullach Genoud divenne amico di Klaus Barbie, il macellaio di Lione, a cui pagò le spese della difesa per il processo del 1987. Lì apprezzò il sostegno finanziario che iniziava a fluire all’Egitto di Nasser in funzione antisionista ed antiisraeliana. Attivo a Lugano, aveva aiutato l’insediamento della Banca Commerciale Araba a Ginevra nel 1958, di cui divenne amministratore, creata con fondi siriani, come cita Andrea Purgatori nel suo articolo sul ‘’Corriere della Sera’’ del 02-06-1996; divenne il finanziere di gruppi palestinesi, come il (PFLP) Fronte per la Liberazione della Palestina, di nazionalisti arabi e del F.L.N. algerino, di cui fu il banchiere tramite l’avvocato marxista eretico Jacques Vergès, abbracciando la religione mussulmana e approvando le opzioni islamiste, stringendo un’amicizia con il pioniere dei Fratelli Mussulmani a Ginevra in Europa e con il figlio di Hassan El-Banna, Said Ramadan. Fece fortuna recuperando le royalties del Fuhrer e di Goebbels, poi intermediario di Vèrges assicurò la difesa del ‘’macellaio di Lione’’ il gerarca nazista Klaus Barbie e dopo del rivoluzionario venezuelano Illich Ramirez Sanchez, detto ‘’Carlos’’, arrestato nel 1994 e processato in Francia.
‘’Ausiliario benevolo e disinteressato della difesa dei Palestinesi’’, Genoud aveva fatto parte dal 1934 del partito nazista, fondato in Svizzera da Georges Oltramare, che fu condannato a tre anni di prigione nel 1947 in Svizzera per tradimento, mentre in Francia era stato condannato a morte in contumacia, fuggì a Il Cairo nel 1952 dove fu impiegato come speaker alla Radio e morì nel 1960. Genoud fu accusato, dopo la disfatta francese del 1940, di propaganda filo-hitleriana a Radio Paris sotto lo pseudonimo di Charles Dieudon-Genoud aveva rivendicato davanti i Tribunali i diritti d’autore dei ‘’Libri proposti sulla guerra e la pace d’Adolf Hitler’’ di cui aveva in possesso una versione proveniente direttamente dagli archivi di Martin Bormann. Un tribunale di Colonia lo confermò nel 1956 quale unico legatario nei suoi diritti delle opere post-ispirate di Goebbels. Esperti considerano che Genoud potrebbe aver ricevuto da Martin Bormann una potente mano sui fondi segreti nascosti in Svizzera nelle banche arabe sconosciuti dai nazisti, prima della disfatta del 1945. Nella risoluzione del primo congresso del N.O.E. si leggeva: ‘’Noi proclamiamo la necessità di un razzismo europeo che consegua questi obiettivi: a) i matrimoni tra europei e non europei debbono essere sottoposti a regolamentazione…’’.
Amaudruz è nato a Losanna il 21 dicembre 1920, neofascista e negazionista svizzero, fu militante del M.S.E. poi diresse il N.O.E., né era segretario generale e pubblicò, dopo il 1952, il bollettino mensile ‘’Le Courrier du Continent’’, con una tiratura di mille copie. Durante gli anni sessanta, pubblicò opere sulla dottrina del ‘’social-razzismo’’, ispirato ai saggi di Binet e dell’ex Waffen SS rifugiato in America del Sud Jacques de Mahieu, a Montrèal dalle Editions Celtiìques a fianco del canadese Jacques Baugè-Prevost, un naturopata autore di politica razzialista. Nel 1982 fu uno degli individui della ‘’Coordination nationale’’ che federò più militanti di estrema destra in Svizzera. Nel 2000 a seguito della pubblicazione di articoli antisemiti e negazionisti sul ‘’Courrier du Continent’’, Amaudruz fu ‘’riconosciuto colpevole di propaganda razzista e di negazione della Shoah’’ e fu condannato a un anno di prigione ferme. Fu condannato per la terza volta nel 2004.
La sezione svizzera del movimento conta un centinaio di membri e diffonde, per corrispondenza, la letteratura nazi proibita, dovunque o in Europa. Teneva dei corsi a suo domicilio d’ideologia razzista a loro finalità. Il suo organo era ‘’L’Europe Réelle’’, edito a Bruxelles da un ex SS, Jean-Robert Debbaudt, con articoli sulla ‘’decadenza’’ della ‘’razza’’ europea dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e si scagliava contro l’ americano giudeizzato. In quel periodico nel settembre 1959 pubblicava articoli anche l’ex SS tedesco, aiuto di Goebbels, professore universitario Johann von Leers, alias Omar Amin, nuovo appellativo assunto ad Il Cairo in Egitto, dopo la sua conversione all’islamismo, favorevole a Gamal Abdel el-Nasser, contro il sionismo, in contatto con Maurice Bardéche e Paul Rassinier, morto forse nel 1965. ‘’L’Europe Rèlle’’ cessò di uscire e dopo molti mesi diede alle stampe un numero nel giugno 1967, dopo la vittoria nella ‘’guerra dei sei giorni’’ di Israele contro l’Egitto egli altri Paesi Arabi, in cui si condannava Israele, già considerata dal febbraio 1960 colonizzatrice di Berlino Ovest. Il periodico annunciava che si accingeva a pubblicare ‘’I Protocolli dei Savi di Sion’’ e operava un ‘’Fondo di solidarietà con le Nazioni Arabe’’. Il 19 febbraio 1970 l’ex SS belga Jean-Robert Debbaudt annunciava in un comunicato indirizzato alla stampa che ricostituiva il partito rexista, sotto la direzione del belga Leon Degrelle, rifugiato in Spagna, in collaborazione con i nazisti. Debbaudt aveva poca influenza in Belgio, ma fu l’uomo di fiducia dell’organizzazione H.LA.G. delle Waffen SS in Germania e l’uomo di contatto del N.O.E.. Debbaudt precisò: ‘’Io colloco il movimento al servizio totale ed incondizionato della resistenza palestinese…’’. Debbaudt aveva offerto il suo concorso e quello dei suoi camerati alla causa di Al-Fatah, emulando la nuova sinistra belga del mistico giovane ingegnere Arno Hamers, già resistente, che aveva creato a Liegi ‘’la Branca Vallona dell’Alleanza di Abramo’’ che pubblicava un ‘’Bollettino’’ periodico. Hamers si era dichiarato incondizionatamente l’alleato dei commandi palestinesi, ricevendo molte volte messaggi di felicitazioni e di ringraziamenti. Hamers era legato con un professore francese ebreo Emmanuel Levyne, fondatore de’ ‘’l’Alleanza di Abramo’’. Hamers credeva alla possibilità, grazie ai commandi palestinesi, di una rivoluzione alla maniera cinese in Medio-Oriente. Hamers non ebbe un’azione comune con i neonazisti, ma andava nel medesimo senso comune della distruzione dello Stato d’Israele. Il 26 gennaio 1970 annunciava sul suo bollettino che il 24 gennaio era stato intervistato per tre ore con dei rappresentanti belgi della catena internazionale socialista nel corso di cui ‘’i problemi ideologici, politici e strategici che pongono la liberazione della Palestina e la distruzione dello ‘’Stato d’Israele furono discussi in un’atmosfera molto cordiale’’. Sul numero del 30 gennaio 1970 del suo ‘’Bulletin’’ precisava che Debbaudt ed i suoi compagni, in rappresentanza della catena internazionale socialista, avevano fatto visita in un’azione comune con il movimento rexista in via di ricostituzione e la Branca Vallona dell’Alleanza d’Abramo, per aiutare la Resistenza palestinese. A Parigi il 28 marzo nel 20° arrondissement, alla sede della F.A.N.E. (Fèderation d’Action Nationale et Europèenne, in 13, rue Montiboeufs, anche sede del Rassemblement pour la Liberation de la Palestine, fondato da Francois Duprat, unendo in Francia nostalgici di Vichy, della collaborazione e dell’O.A.S., una decina di responsabili del N.O.E. si riunirono sotto la presidenza di Amaudruz, con il suo vice Debbaudt, che fece una relazione sui rapporti con ‘’la Branche wallonne de l’Alliance d’Abrahm’’. La riunione ebbe lo scopo di fare uscire nuovamente ‘’L’Europe Rèelle’’, organo del N.O.E. , con obiettivo principale, il raggruppamento di ex nazisti per lottare contro i ‘’sionisti’’ e sostenere la lotta dei commandos palestinesi, trovando i mezzi finanziari necessari per il numero negato a giugno 1970 uscito poi.
Come precisava la dichiarazione di Zurigo, non si trattava di ‘’creare un organismo nuovo a cui concorrevano organizzazioni già esistenti, fino a riunire una tendenza sul piano nazionale e sul piano europeo’’. I membri del N.O.E. a nome proprio e senza implicare la responsabilità delle organizzazioni delle quali i suoi membri facevano singolarmente parte. Si ripromettevano di diffondere il meglio possibile le idee che le erano comuni ed enunciate nelle ‘’Dichiarazioni’’. In un momento in cui l’immigrazione di afro-asiatici in Francia ed Inghilterra era iniziata, la Dichiarazione di Zurigo esigeva ‘’il ritorno dei gruppi autoctoni ai loro spazi tradizionali’’. Da allora, la marea di razze in questi due paesi, si era estesa in tutta Europa, e sottolineava la fondatezza di questo postulato. I camerati di Zurigo sapevano effettivamente che questa immigrazione significava l’inizio di un complotto mondiale anti-ario e che avrebbe proseguito il suo corso. L’arma della comunità razziale aria sarebbe stata l’Europa. Una confederazione europea in principio occidentale ma destinata ad inglobare in seguito a tutti i popoli arii del mondo, tra i quali si trovavano tuttavia quelli d’America, Australia e l’allora U.R.S.S. intesa come Russia. Questa Europa non sarebbe stata mai forte che mediante la giustizia sociale che costituiva anche un postulato dentro la politica biologica. E qui era quindi intervenuto il veritiero socialismo come mezzo di difesa della razza. Nel corso delle ulteriori ‘’dichiarazioni’’, nel N.O.E. approdarono problemi nuovi alla luce della difesa della comunità aria. Dopo si sentì la necessità di presentare le idee del N.O.E. sotto una forma più sistematica, già che le ‘’dichiarazioni’’, appena da due anni, seguivano l’attualità. Nel 1965 la Commissione ideologica del N.O.E. adottò il ‘’Manifesto Social Razzista’’. Questo testo rialzava in primo luogo il primato del fattore biologico: ‘’Nel mondo in cui tutto è lotta, nessuno saprebbe sottrarsi a questa elezione: sostenere o tradire la razza alla quale appartiene’’. Definì in seguito le nozioni di base di ‘’razza’’ ed ‘’etnia’’ ed espose la ragione d’essere del razzismo. ‘’Perché la comunità di sangue si eleva sopra le altre? Perché si basa sulle leggi eterne della vita’’. Il ‘’Manifesto’’ difendeva una concezione razzista del socialismo: ‘’La giustizia sociale è l’ordine che permette a ciascuno come collocare pienamente le sue capacità al servizio della comunità razziale. Implica un rinnovamento delle elites secondo le sue capacità e non in funzione delle situazioni acquisite’’. Più tardi abbozzava i principi della rivoluzione europea e precisava come sarebbe stata l’unità europea e la politica biologica. Durante il 1965 il N.O.E. tenne una convention sponsorizzata da Ordine Nuovo a Milano, altri incontri avvennero tra il 1966 al 1969. Il 5 ed il 6 aprile 1969 il N.O.E. tenne la sua Decima assemblea a Barcellona sotto la presidenza del suo segretario, generale G.A.Amaudruz per condannare in una lunga ‘’dichiarazione’’ ‘’l’imperialismo israeliano’’ e si oppose a che ‘’ogni individuo nato da padre o da madre ebrei vivano in un paese altro da Israele’’ e godesse ‘’della nazionalità dei paesi dove risiede’’. L’ex-generale croato Vjekoslav Ljuburic, soprannominato durante la guerra l’’’Eichmann di Yugoslavia’’ dopo l’assassinio di 300.000 persone a Belgrado di cui molti furono uccisi sotto il suo comando, assistette alla riunione. Qualche giorno più tardi Ljuburic fu assassinato a colpi di pugnale nel suo appartamento a Carcagente. Negli anni 1970-1980 il N.O.E. perse importanza, dal 1985 sorsero gruppi effimeri che in Svizzera si ispiravano al frontismo del periodo interbellico: in Argovia la Neue Nationale Front 1985-’87, a Winterthur la Neue Front/Eidgenossische Sozialisten 1988-’89, a Sciaffusa in ambienti agli skinheads la Nationalrevolutionare Partei der Schweiz, 1989-’90 e nella Svizzera centrale la Patriotische Front, 1988-’91, molto efficace sul piano mediatico, era guidata da Marcel Strebel, che alle elezioni del 1991 per il Consiglio Nazionale ottenne il 6,4% dei voti nel cantone Svitto. Organizzazioni che si resero protagoniste di atti di violenza, aggressioni contro stranieri, attacchi a centri per richiedenti l’asilo.
Il nazionalismo rivoluzionario di Renè Binet non era un sentimentalismo piccolo-borghese nazionale ed impulsivo, ma si incarnava in un monaco-soldato al servizio di una dottrina. Il razzialismo lo portò verso l’Europa descritta come un cuore in cui il sangue batteva da Johannesburg al Quèbec, a Sidney ed a Budapest, affermando la superiorità del Mondo bianco non-incancrenito dal materialismo sovietico ed americano, rigenerato nel neo-paganesimo. La creazione di una unione bianca di regioni mono-etniche, in cui i bianchi godevano una incontestabile superiorità culturale e biologica, la negritudine era l’invenzione di una pseudo-cultura nera, sostegno dell’odio contro l’uomo bianco. Un realismo biologico fondato da Binet, basato su i lavori del razzialista Vacher de Lapouge, per un’Europa bianca delle nazioni unita dalla sua eredità greco-germanica. Binet militava nella destra radicale post hitleriana per una nazione europea bianca, occidentale, indoeuropea libera da influenze semitiche, che mirava a rimpatriare gli immigrati di colore e gli orientali nei loro paesi di origine. Una universale visione razionale della società o Socialrazzismo. Un neo razzismo o socialismo razzista che proponeva il ritiro dei bianchi dalle colonie. Contro il capitalismo meticcio che mirava ad ‘’una barbarie uniforme, laddove era necessaria una segregazione assoluta su scala mondiale come su scala della Nazione. Il modello del titismo, per cui Binet si fece apostolo del nazional-progressismo. L’unione di ex FFT e FTP con ex Waffen SS per una federazione di Stati Nazional Socialisti d’Europa, con una Francia forte, al fine di liberare l’Europa poiché ‘’l’occupante è cambiato ma l’occupazione è rimasta. Gli angloamericani dall’inizio ad adesso, più sommessamente, gli ebrei ed i negri occupano il nostro paese’’ in ‘’Le Combattant Europèen’’, aprile 1946.
Il razzialismo è un neologismo da non confondersi con il razzismo, assente dai dizionari, che designano l’ ‘’approccio scientifico delle razze umane’’. Mentre il razzismo è un termine ben differente, che permette di non fare l’amalgama tra: una definizione empirica e necessaria delle differenti razze umane da una parte; tutte idee di conseguenza ed eventuali misure da prendere
( differenza di tale razza in rapporto a tali altre razze, in maniera generale o in un domani particolare; implicazioni politiche, per o contro le ibridazioni, il meticciato razziale, etc.) d’altra parte. Gli approcci di questo termine sono divergenti. Alcuni considerano il razzialismo come un quasi-sinonimo di un altro vocabolo utilizzato agli inizi del XX° secolo: la radiologia, che designa la scienza comparativa (antropologia) dedicata allo studio dei tipi umani in tanto che presentano dei caratteri ereditari differenti; altri stimano che si tratta solo semplicemente di prendere conto la realtà delle differenze fisiche tra i diversi gruppi umani (razze, etnie) (etnodifferenzialismo) (per esempio: Pigmei, Aborigeni, Celti, Semiti, Slavi, Inuit o eschimesi, etc) deprivata di ogni idea di gerarchizzazione delle razze; nella letteratura anglo-sassone, il motto ‘’racialism’’ può ancora essere riscontrato nel senso del razzismo, dove è allora impiegato in modo intercambiabile con lo slogan ‘’razzismo’’. L’obiettivo dichiarato dai promotori del razzialismo è dunque di liberare lo studio delle razze da coloro che secondo loro hanno causato un pesante passivo emotivo da molti secoli di applicazione delle dottrine razziste. Nel 2006, però, la comunità scientifica dei biologi considerava che non si può, grazie ai progressi scientifici, parlare di razze umane. Come diceva Albert Jacquard in una dichiarazione cofirmata da 600 scienziati: ‘’Il concetto di razza non può essere definito che in seno a spazi in cui diversi gruppi sono stati isolati gli uni dagli altri sufficientemente per lungo tempo per cui i loro patrimoni genetici si differenziano. Si evince che, nello spazio umano, questa differenziazione è così poco marcata che il concetto di razze umane non è operativo’’. ‘’I differenti gruppi etnici attuali sono le tracce di ciò che all’inizio della speciazione [prima dell’invenzione dell’agricoltura] ‘’. Nel 1969 a Barcellona il Neue Ordnung Europeische creò l’ ‘’Istituto Superiore di Scienze Psicosomatiche, Biologiche e Razziali’’la cui direzione fu affidata al Dr. Jacques Baugè-Prevost di Montrèal. Questo istituto ha pubblicato varie opere social-razziste, tra le quali si trovano quelle di Renè Binet. Il N.O.E. continuò i suoi documenti essendo il punto di convergenza del socialismo-razziale ario. La sua influenza dipese da ciò che ciascun dei loro membri seppe acquisire. Decidere, obiettivamente, ciò che corrisponde ad una necessità. La sfrenata recrudescenza della decadenza: meticciato, criminalità, culto degli egoismi, concepirono per questo giorno indispensabile il coordinamento dei suoi militanti responsabili che chiedevano di mettere il dovere al servizio della razza, come sostiene Gaston Amaudruz.
Binét aveva diretto con sua moglie una piccola casa editrice parigina, il ‘’Comptoir National du Livre’’, e una impresa immobiliare, ‘Baticoop’’. Noto per la sua personalità dominatrice e una volta descritto da Bardéche come un ‘’fascista del tipo puritano che spende la sua vita fondando partiti e giornali pubblicati in ciclostile, non era sempre popolare e d’accordo con i suoi colleghi dell’estrema destra’’. Morì in un incidente automobilistico il 16 ottobre 1957 a Pontoise, principale dubbio ed denuncia fu che qualcuno dei suoi ‘’camerati’’ potesse aver organizzato la sua morte. Nella pubblicistica ‘’democratica’’ è una costante intravedere complotti e faide interne ai movimenti d’estrema destra, non che questi non ci siano mai stati, ma si esclude ogni indagine approfondita in Francia così come in Italia ed in Europa. Basti ricordare l’incidente automobilistico sulla via Aurelia a Roma del 12 agosto 1973 che causò la morte dell’intellettuale emarginato di e a destra Adriano Romualdi, figlio dell’onorevole Pino Romualdi, presunto figlio illegittimo di Benito Mussolini, [perché nato a Predappio (Fo)], il più a destra nel M.S.I.-D.N.; l’omicidio con relativa esplosione di autobomba che il 18 marzo 1978 uccise Francois Duprat in Francia; l’incidente automobilistico in cui perse la vita in Italia l’estremista di destra, già vicino alle Edizioni di Ar, ed ex consigliere comunale missino padovano Massimiliano Fachini negli anni novanta; la morte accidentale di Beppe Di Mitri, ex avanguardista nazionale, poi di Terza Posizione ed infine entrato in Alleanza Nazionale con un incarico importante nel partito a Roma in un incidente in motorino scontratosi con un’auto; l’incidente automobilistico mortale occorso a metà ottobre 2008 al leader dell’estrema destra austriaca Georg Haider, ex F.P.O.. Casualità o atti premeditati, compiuti da avversari, nemici politici o da organizzazioni paraistituzionali, come si percepisce nei migliori film di spionaggio e sui servizi segreti angloamericani. Sta di fatto che non si è mai scoperto nulla e tutto e stato messo a tacere, anche con l’avallo delle personalità più influenti di quelle forze politiche di area che probabilmente avevano interesse a farlo, per beghe personalistiche, per ‘’carrierismo’’ o peggio pagati da forze occulte forse neanche poi tanto.
Antonio Rossiello
18/05/2009
http://sxxi.forumattivo.com/storia-e...binet-t173.htm