User Tag List

Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 11
  1. #1
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo

    Renè Valentin Binet era nato il 16 ottobre 1913 a Darnétal, nella Seine-Maritime, Francia, aveva studiato teologia, avendo perso la fede, si iscrisse al Partito Comunista Francese (P.C.F.), passò dal comunismo al nazionalismo rivoluzionario. Negli anni trenta iniziò a militare tra i Giovani comunisti di Havre. Espulso nel 1935, insieme a Jacques Doriot, capo del P.P.F. (Partì Populaire Francaise) unica esperienza fascista in Francia, per la loro deviazione ‘’nazionalista’’, Binet si orientò verso la IV° Internazionale trotskista costituitasi nel settembre 1938 a Parigi, unendosi in compagnia della sua donna, Marie Binet, a ‘’La Commune’’ fondata nel dicembre 1935 da Raymond Molinier, cui partecipava Pierre Frank, e che fu criticata da Trotzkyi, poi Binet partecipò alla fondazione con il ‘’gruppo Molinier’’ del Parti Comuniste Internazionaliste (P.C.I.) nel marzo 1936, di cui fu eletto membro del comitato centrale. Il P.C.I. non fu accettato come membro della Ligue Communiste Internationale. In giugno si alleò al gruppo bolscevico-leninista di Pierre Naville nel quadro del Parti Ouvrier Internationaliste (POI). Naville ebbe la fiducia di Trotzkyi, che riconobbe il POI come sezione ufficiale della Quarta Internazionale. Nel 1939 la strategia del doppio gioco entrista con l’ingresso dei militanti del POI nel P.S.O.P. di Marceau Pivert, dopo l’espulsione della sinistra dalla S.F.I.O. al Congresso di Royan nell’agosto 1938. Binet scrisse sul giornale trotskista ‘’La Veritè’’, fondata nel 1929 da Pierre Frank e Raymond Molinier, che fondarono nel 1930 la Ligue Communiste de France, un centinaio di militanti. Segretario di Trotzkyi, Pierre Frank dal luglio 1932 ad aprile 1933, nell’agosto 1934, su consiglio di Trotzkyi, la Ligue adottò la strategia di ‘doppio gioco’, facendo aderire i trotzkyisti al Parti Socialiste (SFIO). La strategia dell’entrismo andò a mirare le organizzazioni politiche, sindacali o culturali i cui membri erano manovrati, disponendo di fondi. I trotzkyisti accettarono il marchio di ingrati, rendendo dei servizi e sforzandosi di divenire indispensabili. La politica dell’agente doppio poggiava sull’idea che ciò che penetrava era influente ma non influenzabile. Membro della C.G.T., raggiunse il Circolo sindacalista ‘’Lutte des classes’’ di Jean Bernier. Binet animò con una quindicina di persone la rivista locale del P.C.I. ‘’Le Prolétarie du Havre’’. Quando il P.C.I. fu sciolto nel 1938 per fondersi nel Parti Socialiste Ouvrier et Paysan (Partito Socialista Operaio e Contadino) di Marceau Pivert, istitutore e sindacalista, già dirigente della corrente rivoluzionaria nella SFIO degli anni trenta, poi tra il marxismo anti-autoritario ed il riformismo radicale; Binet scelse di continuare la sua rivista, che si avvicinò al Parti Ouvrier Nazionaliste. Nel 1939, fu chiamato alle armi per la guerra. Arrestato dai tedeschi nel 1940, rinchiuso in un POW Camp in Germania iniziò ad opporsi allo stalinismo sostenendo il nazismo, come rivela Robert Jackson Alexander in ‘’International Trotskyism, 1929-1985’’ a pagina 365, divenne ‘’travailleur libre’’, ruppe con il trotskismo a favore del fascismo, scoprì che Hitler realizzava la sintesi di socialismo e nazionalismo, comprendendo che questa sintesi dipendeva da un ideale superiore, quello della difesa della razza. I trotzkysti francesi erano disorientati: la guerra non aveva provocato la rivoluzione attesa, il patto tedesco-sovietico Ribbentrop-Molotov aveva stretto l’alleanza Hitler-Stalin, e la Quarta Internazionale si era rivelata inutile. Convinti della vittoria della Germania nazionalsocialista, elaborarono una sorta di ‘’trotzkyismo rosso-bruno’’. I militanti si raggrupparono intorno ‘’La Commune’’ decidendo di proseguire il loro lavoro di entrismo. I partiti operai erano proibiti, confluirono sviluppandosi nei movimenti collaborazionisti e crearono una frazione clandestina nel Rassemblement National Populaire (R.N.P.) di Marcel Déat, che rappresentava l’ala sinistra della collaborazione e raggruppava numerosi ex socialisti, pivertisti.

    Il fratello di Raymond, Henry Molinier presentò un rapporto e prese la parola in un congresso del R.N.P.,aderendovi. Si realizzava il natrismo o nazional-trotzkyismo con Pierre Boussel, alias Andrei, alias Lambert, che nato il 9 giugno 1920 era stato militante della CGT, storico, nel 1938 membro del P.C.I. di Molinier. Boussel rientrò nell’ufficio federale dei Jeunesse du PSOP, il JSOP con due molinieristi, Roger Foirier ed Andrè Gailledrat. Il 15 febbraio 1940 divertimento di guerra, Boussel, soldato di seconda classe, fu arrestato con altri militanti rivendicando di essere della Quarta Internazionale, marxista-leninista integrale, disfattista rivoluzionario ed antimiliarista. Fu condannato a tre anni di prigione, poi nel 1943 espulso dal P.C.I. in favore del P.O.I.. Vi fu la diaspora dei suddetti capi trotzkyisti in esilio all’estero, in America Latina o in Inghilterra. Naville si rinchiuse nei suoi studi universitari, abbandonando il militantismo in Lot-et-Garonne. La sezione francese della IVa Internazionale fu recuperata dal P.C.I., invisa a Trotzkyi, assassinato il 20 agosto 1940 in Messico. Boussel fu liberato durante l’invasione tedesca.
    Henri e Raymond Molinier presero le redini del P.C.I., adattando la vecchia strategia alla nuova situazione, l’entrismo in movimenti collaborazionisti di sinistra. Gli altri del P.C.I. aderirono al R.N.P., mutando l’appellativo in C.C.I., Comitè Communiste Internationaliste nel 1943. Molinier era persuaso che il patto tedesco-sovietico apriva una nuova via al socialismo rivoluzionario, lo scioglimento nelle organizzazioni fasciste e staliniane. Non essendo staliniani divennero fascisti. Il disfattismo rivoluzionario: ‘’Dietro un soldato nazista si cela un lavoratore tedesco!’’. Rifiutarono la partecipazione ai movimenti di resistenza, accusati di nazionalismo. Accusando l’insurrezione della Francia contro l’oppressore tedesco come frutto della classe reazionaria, in ‘’La Seule Voie’’ n.4, agosto 1942. ‘’La Veritè’’ e ‘’L’Etincelle’’ attaccarono violentemente gli anglo-americani e la Francia Libera. Il presunto massone De Gaulle era qualificato come agente della City di Londra e dell’imperialismo britannico. Il POI editava volantini e giornali in tedesco, come ‘’Arbeiter und Soldat’’, per reclutare i soldati ‘’internazionalisti’’ della Werhmacht. Il nuovo gruppo Mouvement National Revolutionnaire di Jea Rous, ex dirigente del P.O.I. ; la sinistra rivoluzionaria della SFIO socialista, l’ala sinistra del PSOP, Fred Zeller, ex trotzkyista e membro della SFIO, futuro gran maestro massone del Grande Oriente di Francia erano contro i tedeschi, gli inglesi, i francesi, vicini alle tesi naziste, per cui lo Stato e la nazione dovevano difendersi contro i tentativi di dominio occulto, che proveniva dal giudaismo, la massoneria o il gesuitismo, in ‘’La Rèvolution Francaise’’ (n.1 settembre-ottobre 1940), poi divenuto ‘’Combat National-rèvolutionnaire’’, che nel n.1 marzo 1941, sosteneva uno Stato forte, gerarchizzato, in cui la regolazione tra i diversi elementi della popolazione fosse stabilita dalle corporazioni, ovvero i pilastri del Fascismo, il M.N.R. fu smantellato nel giugno 1941. Rous fu condannato a sei mesi di prigione, pena simbolica e gesto di connivenza da parte delle autorità di occupazione. Gli ‘’hitlero-trotzkyisti’’, un ossimoro nella stampa comunista, dicevano addio all’internazionalismo proletario messianico per la nazione francese. Dalla rivoluzione internazionale si procedeva a piccoli passi con la rivoluzione nazionale per la Repubblica una ed indivisibile, versione soft del socialismo da costruire in un unico Paese, implicitamente dando avallo ad alcune tesi di Stalin. Binet si arruolò nella divisione SS Charlemagne per combattere sul Front dell’Est. Rimpatriato come prigioniero di guerra, sfuggì alla repressione, che gli sarebbe costatoala vita. Tuttavia invece di osservare un prudente silenzio, pubblicò dopo la guerra, nel 1946, ‘’Le Combattant Européen’’ che riprese il titolo del giornale della Legion Volontaires Francaise di Marc Augier, scrittore di guerra nazista con lo pseudonimo di Sant-Loup, ex ‘’ufficiale politico’’ della Divisione SS ‘’Charlemagne’’ che combattè sul Fronte dell’Est, poi tenente-colonnello consigliere in Argentina del presidente Peròn e incaricato di addestrare le truppe di montagna. Rientrato in Francia si dedicò alla letteratura e pubblicò più opere fra cui ‘’Les Volontaires’’ e ‘’Les Hèretiques’’ che celebravano le Waffen SS in combattimento. Saint-Loup aveva incontrato i comandanti palestinesi, era stato da Degrelle in Spagna, aveva in conferenze processato gli ebrei alla maniera di Goebbels, considerando il presidente americano Roosevelt e ‘’l’ebraismo internazionale’’ responsabili della sconfitta della Seconda Guerra Mondiale. L’ex ufficiale delle SS preparava un libro ‘’Palestine vaincra’’ in cui prendeva le parti dei Palestinesi contro Israele. Anche a Bruxelles Saint-Loup conquistava il suo uditorio per cui certi SS avevano evocato nella riunione, la necessità di ‘’ripassare’’ all’azione diretta contro gli ebrei. Alcuni giorni più tardi dei volantini denunciarono gli ebrei come ‘’istigatori di guerra’’ sulla pubblica via ad Anversa dove la comunità ebraica belga era la più importante.
    Nell’editoriale del numero 4 proclamò: ‘’Costruiamo il Partito della Rivoluzione Socialista Nazionale. Noi opponiamo l’unità della Francia contro lo stalinismo, contro gli ebrei, i negri e la reazione’’. In seguito editò ‘’Drapeau Noire’’ con le rune delle SS, per cui andò in galera. Presto riconquistò la libertà, proseguendo la lotta. Dopo in ‘’Unitè’’, in ‘’Sentinelle’’, ‘’Le Nouveau Prométhée’’, ‘’Jeune Force’’, ‘’Jeune Revolution’’. Fondò un certo numero di partiti e organizzazioni politiche, fra cui il più noto nel 1946 fu il Parti Républicain d’Unité Populaire (P.R.U.P.), nazionalbolscevico che proponeva l’indipendenza europea e la violenza anticomunista, con lo slogan ‘’US go home!’’, raggruppante alcune centinaia di persone, ex trotskisti o militanti del P.C.F., confluiti nelle Waffen SS, filonaziste, fra cui Maurice Plais, ex vice, comunista, del sindaco di Clamart, per fondersi nel 1947 con le Forces Francaises Révolutionnaires e divenire con Binet e Bardeche nel 1948 il Mouvement Socialiste d’Unité Francaise, interdetto dal governo nel 1949. Le sue idee-forza erano la costituzione dell’Europa indipendente, l’antisionismo, la rivendicazione di uno Stato forte e popolare. Se i popoli europei sopravvivevano alla loro decadenza attuale, il pensiero di Renè Binet contribuì da camerata, scomparso troppo presto, figurando tra i geni benefattori della razza bianca. Nel 1948 l’Europa era occupata dagli eserciti pluto-comunisti. La vendetta di Norimberga, le sanguinose ‘’ purificazioni dell’Italia, della Francia, il desiderio della Germania, avevano smascherato i nemici dell’Europa. A dicembre, il quinto numero dell’ ‘’Unitè’’, organo del Movimento Socialista di Unità Francese. L’editoriale del numero 1, sotto il titolo ‘’Julio Moch, è francese?’’ si ribellava al fatto che un sionista chiedeva di seguire ascoltando il ministro di Francia. Questo virulento periodico esigeva la riconciliazione franco-tedesca, la difesa della razza e l’unione politica dell’Europa, scritto per congratularsi con la valida squadra. Renè Binet contestò. Un’intelligenza lucida al servizio di una volontà indomabile: difendere la razza, assicurare prima la sua sopravvivenza e dopo l’ascesa biologica. Circondato da alcuni camerati, tentava di affrontare una coalizione di forze distruttrici che dominavano la Francia in nome della ‘’democrazia’’. Andò in carcere, fece protesta di bramosia, mantenne alta la bandiera d’Europa.
    Nel giugno 1950 uscì il libro ‘’Théorie du racisme’’, Editions des Vikings. Ritornando agli argomenti del Manifesto Comunista, Renè Binet dimostrò che un socialista sincero e lucido doveva legarsi non al marxismo, fino al razzismo. Questa opera, di una estrema concisione, anticipava il suo tempo, e verso il nostro tempo, conteneva l’idea maestra di tutta la rivoluzione europea: l’unità indissolubile di socialismo e razzismo. L’unica possibilità di salvezza per l’Europa, per la razza bianca, per la propria vita sulla terra. Sviluppò questa idea di ‘’Socialismo Nazionale contro marxismo’’, in cui raggruppò diversi articoli su questo tema. Sebbene il tempo impedì di dare a questo libro la forma sistematica che desiderava, pesò per l’inevitabile disordine senza un riassunto, le sue pagine contengono una sintesi di assoluta avanguardia per il social-razzismo. Nel piano dei movimenti di opposizione nazional-europea aveva appoggiato, con il ‘’Comitè National Francais’’, le attività nate del Congresso di Roma (1950) organizzato dal FUAN, sezione studentesca del Movimento Sociale Italiano. Nel Congresso di Malmoe del 1951, difese con successo la linea dell’indipendenza europea. Convocò in nome del C.N.F. il Congresso di Parigi del 1953 e partecipò a Bruxelles del 1954. Sotto il titolo ‘’Contribution à une éthique raciste’’, Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1975 ( prefato da Gaston-Armand Amaudruz), la sua vedova e i suoi amici editarono un importante manoscritto che rappresenta l’essenza del suo testamento spirituale. Sviluppando l’idea della sua vita, Rene Binet dimostrò che, se non si collocava il socialismo al servizio della razza, si procedeva di discordia in scissione. Questo libro insegna il dovere, la missione, il sacrificio. Indicava come costruire il Partito, con l’arma della razza. In seguito, sempre nella medesima forma, ‘’Socialisme national contre marxisme’’, Paris, Comptoir National du Livre, 1953 fu rieditato a Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1978 ( prefato da Gaston Armand Amaudruz). Dopo la sua morte, Marie Binet esaminò le carte che rimanevano, scritti inediti che, unitamente con ‘’Théorie du racisme’’, opera esauriente – sarebbero stati oggetto di un terzo volume se avessero trovato il denaro necessario. Oggi, i popoli dell’Europa occidentale sono oppressi dalla corruzione pluto-democratica. Milioni di afroasiatici invadono la Francia e l’Inghilterra e, da qui si estendono per tutto il continente. Ovunque si cerca il culto del benessere materiale; si ignora il dovere e l’onore. Se Washington faceva marcire ed inquietava i popoli bianchi, lo faceva con la complicità di Mosca. Capitalismo e comunismo, i due criminali di Yalta, pretendevano di dividersi il pianeta, cosa che continua oggi dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Un giorno forse molti avrebbero cercato, quando la catastrofe lambirà la porta, di evitare che i popoli si disperdessero. Compiace che in quell’istante lo spirito di Renè Binet potrà dirigerla.
    Si unì alla Jeune Nation dei fratelli Sidos. Binet fu l’autorità faro del neo-nazionalismo, che ostentava ideologicamente l’instaurazione di uno Stato corporativo che soppiantasse il ‘’capitalismo apatride’’, economicamente titista e proudhonista utopico, un socialismo nazionale non marxista fondato su Blanqui, Sorel, Fourier, Saint-Simon, Le Play, tentando di procedere all’unione con i gauchisti, rivendicò un ‘’nazional-progressismo’’, in ‘’Le Monde’’ del 30-31 ottobre 1949.
    Parallelamente animò ‘’Le Nouveau Prométhée’’. Un socialismo nazionale quale esaltazione della barricata, il vitalismo anti-dottrinale, la denuncia del Grande Capitale o denaro, ebraico o apatride, l’impeto anti-parlamentare. Un federalismo proudhoniano e bianco, socialista nazionale, che dalla Comune francese aveva subito deviazioni dal socialismo materialista d’ispirazione semita di Karl Marx; Sorel con il linguaggio della guerra sociale. Proudhon rappresentava la rivolta ancestrale dell’uomo europeo di fronte al comunismo ed al liberalismo per una Terza Via. Il fascista, ex realista Orleanista, francese Maurice Bardéche (1907-1998), con cui Binet aveva formato già il Comitè National Francais, ed altri autori fascisti europei come l’inglese Oswald Mosley (1896-1980) per l’Union Movement erede del posto fuorilegge British Union of Fascists del 1932; l’italiano professore universitario di geopolitica Ernesto Massi e Fabio Conciari per il M.S.I., Fausto Gianfranceschi per l’Associazione giovanile del M.S.I., lo svedese Per Engdahl (25-2-1909 / 04-5-1994) presidente della Niysvenska Rorelsen, ufficio di collegamento dell’Europaische Soziale Bewegung (E.S.B.) o M.S.E., il tedesco editore Karl Heinz Priester (1912), ex dirigente della Hitlerjugend, al momento del Deutsche Soziale Bewegung (D.S.B.), con l’appoggio dell’ex SS Otto Skorzeny, il belga Jean-Robert Debbault, si riuniron a Malmoe in Svezia per la fondazione del M.S.E. (Mouvement Social Européen), Internazionale ‘’nera’’ di Malmoe, cui intervennero tra i 60 ed i 100 delegati di 8 paesi europei.
    Il M.S.E. coordinava una quarantina di organizzazioni dell’estrema destra europea, fondava il suo programma su due punti cardine: la lotta contro il comunismo e la creazione di una terza forza europea distante dal marxismo comunista e dal capitalismo U.S.A.. Il programma socio economico del M.S.E. prevedeva la regolamentazione della vita economica da parte di uno Stato corporativo. Nonostante la pressione di numerose organizzazioni il M.S.E. rifiutò di connotarsi come razzista ed antisemita. Infatti Ernesto Massi, nato a Trieste nel 1909, combattente sul fronte russo, aveva aderito alla R.S.I., epurato; consulente di aziende industriali come esperto di mercati internazionali delle materie prime, riprese l’attività di docente nel 1955, prima nelle Università di Lecce e di Brescia. Dal 1959 fu all’Università Statale di Milano, presso l’Istituto di Ardito Desio. Si trasferì all’Università di Roma nel 1965, dal 1971 fu ordinario di Geografia Economica, dal 1977, per un decennio, fu presidente della Società Geografica Italiana. Era stato il leader della componente di sinistra fascista del M.S.I., aveva animato il progetto dei Nadas (Nuclei aziendali di azione sindacale), esauritosi nel 1950 con la fondazione della C.I.S.NA.L., e fondato nel 1952 il Centro Studi ‘’Nazione Sociale’’, grande studioso di geopolitica, professore all’Università Cattolica di Milano e fondatore a Milano nel marzo 1947 della Delegazione Alta Italia del M.S.I., vicesegretario nazionale del M.S.I. dal 1948 al 1952, uscì dal partito, in cui era consigliere provinciale di Milano, nel 1957 perché troppo filo americano atlantista, nonché vicino ad una destra classica liberale più che sociale, tentando esperimenti politici autonomi. Fino al 1965 con Giorgio Pini animarono un ‘’Comitato di iniziativa per la sinistra nazionale’’. A metà degli anni sessanta lasciò l’attività politica, concentrandosi sull’attività scientifica. Costituì il Partito Nazionale del Lavoro, che nel 1958 si presentò alle elezioni politiche in cinque circoscrizioni, esaurendosi nel 1963 la sua rivista ‘’Nazione Sociale’’, nel 1972 tornò a riavvicinarsi al M.S.I. attraverso l’attività politico-culturale, quando presiedette l’Istituto di Studi Corporativi, nel quale confluirono i residui aderenti a ‘’Nazione Sociale’’. Di formazione cattolico-nazionale, teorico del social corporativismo, fu riconosciuto tra i massimi geoeconomisti e geopolitici italiani. Docente di Geografia Economica alla fine degli anni Trenta nell’Università Cattolica, fondò con Giorgio Roletto ed il patrocinio di Bottai, la rivista ‘’Geopolitica’’. Nel 1955 il professore Bardéche, per la ‘’lotta del sangue contro l’oro’’, organizzò in Lussemburgo l’assemblea costituente dell’E.S.B., cui fu invitato solo il M.I.F. (Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia), in rappresentanza dell’Italia, avendo scartato il M.S.I. per la sua politica giudicata troppo possibilista; il M.I.F. fu fondato dalla principessa Maria Pignatelli per assistere i fascisti emarginati, senza lavoro, messi alla fame, perseguitati, svolgeva attività politica clandestina, fascista e con la partecipazione attiva dei soci maschi. Ebbe contatti e riconoscimenti con movimenti fascisti clandestini di altre nazioni fra cui movimenti della ’’destra legale’’. Nei primi mesi del 1946 verso il Partì Republicain de la Libertè (P.R.L.), ‘’Il partito più ferocemente anticomunista’’ in Francia. Contatti con la Falange Femminile Spagnola, e a Roma con Evita Peron, durante la sua visita ufficiale. Maurice Bardéche dichiarò nel ‘’Credo dell’Uomo Bianco’’: ‘’La sconfitta della Germania nel 1945 è la maggiore catastrofe dei tempi moderni’’. Nel 1945 presentò la vittoria dei nemici dell’Europa politica, come dei nemici del mondo ario. La democrazia e la decadenza imposero in tutti i campi il culto per i beni materiali e per il suo godimento che ha evidenziato sempre il crollo delle civilizzazioni. Senza sosta, le forze positive arie e dell’oltremare volgevano ad acquisire una unione, si organizzavano e continuavano la lotta. Nel 1946, in Portogallo, la rivista ‘’Ana cao’’, con Alfredo Pimenta, si dichiarava contro il Processo di Norimberga. Nel 1947, la rivista mensile ‘Der Weg’’ di Buenos Aires in Argentina, intraprendeva l’opera ideologica monumentale che proseguì fino al 1957. Si sentiva l’insufficienza ideologica nel campo dell’opposizione nazionale europea: un’ala reputava che era giusto silenziare la questione razziale e giocare la carta americana sostenendo il Patto Atlantico. Durante il Secondo Congresso in Malmoe, le forze social-razziste, senza sosta, imposero il principio dell’indipendenza europea. ‘’Questa indipendenza implica che l’Europa non appartiene né al blocco democratico né al blocco sovietico, e che determinerà per se medesima il suo proprio regime politico’’.
    Per la necessità da parte dei sostenitori del social-razzismo di organizzarsi al fine di migliorare la loro udienza, cinque camerati si riunirono a Zurigo il 28 settembre 1951 e fondarono con gli svizzeri Erwin Vollenweider del Partì Populair Suisse (P.P.S.), Arthur Fonjallaz, fascista, e Gaston, detto Guy, Armand Amaudruz, maestro di scuola di Losanna di madre lingua francese, ex colonnello SS, già fondatori del VPS o Volkspartei der Schweiz nel 1951, un movimento più radicale e alternativo, il N.O.E./N.E.O. (Nouvel Ordre Européen/Neue Europaische Ordnung) con sede a Losanna, con un programma espressamente razzista di difesa della razza bianca (‘’imperativo supremo’’), giustizia sociale, pan-europeo e promuovente la decolonizzazioneBinet si staccò dal M.S.E. perché non era molto radicale e non andava oltre i termini del razzialismo e dell’anticomunismo, partecipò come membro fondatore alla prima assemblea del N.O.E. (Nouvel Ordre Européen). Presidenti erano Binet e Amaudruz, in contatto in Italia con il Centro Studi Ordine Nuovo. Si trattava di creare un luogo dove potevano incontrarsi i militanti responsabili del social-razzismo europeo; un mezzo per avvalersi di un accordo sui nuovi problemi e aumentare l’impatto delle loro rispettive propagande. Riconoscendo la necessità di una disciplina collettiva nella diffusione delle idee, Renè Binet, tendeva a superare le attitudini individualiste o divisioniste.Dopo il 1957 l’ ‘’Internazionale ’’ del N.O.E. pubblicò ‘’L’Europe Rèelle’’ in lingua francese che era stampato a Bruxelles e diffuso tra i neo-nazi francofoni in Europa e Canada. La redazione comprendeva: il belga Jean-Robert Debbaudt, che aveva terminato i suoi scritti del dopoguerra, si fece fotografare in uniforme della legione vallona; lo svizzero Amaudruz, discepolo del razzista Binèt; l’italiano dottor professore Antonio Domingo Monaco d’Italia; il francese Hubert Kohler, detto Roland Dursanne, violento antisemita,uno dei segretari-aggiunti del N.O.E., che poi collaborò con Pierre Clementi nel Front Uni du Hainaut; il canadese Jacques Taylor. ‘’L’Europe Rèelle’’ promoveva il razzismo bianco ariano, l’azione nazionale rivoluzionaria, l’antisemitismo e si pronunciava ‘’per mantenere o ristabilire la separazione fisica pratica delle razze, al fine di salvaguardare la purezza biologica di ciascuna di quelle ed evitare o arrestare il meticciato, fonti di degenerazione e dei conflitti individuali o sociali’’ sul n.92, aprile 1967. I sostenitori del N.O.E. ed i lettori della sua stampa in Francia si riunirono in marzo 1966 nel Comitè de Soutien pour L’Europe Rèelle. L’8 aprile 1966 il Comitato con la collaborazione dei Cercles Charlemagne, d’Action-Occident e dei Travailleurs Socialistes Europèens, deposero alla Prefettura di Polizia di Parigi gli statuti della F.A.N.E., con sede in Parigi presso il domicilio del suo presidente , Claude Bezencenet, nato a Parigi il 28 gennaio 1932, ex membro del FNAF (Front National Algèrie Francaise), suo segretario Marc Fredriksen, nato il 18 novembre 1936 a Parigi, ex realista, il tesoriere Didier Renaud, nato l’11 giugno 1945, studente di diritto, membro del Comitè de Soutien d’Europe-Action; Arsène Crespin, ex tesoriere della Phalange Francaise, ex gerente di ‘’Face à face’’, organo del Rassemblement National fondato nel 1954 da Tixier-Vignancour, fu con Dominique Venner del gruppo Unitè et Travail fondato in ottobre 1963 ma che restò lettera morta.

    Una sorta di organizzazione internazionale, nazionalista europea che si ispirava all’ideologia razziale neonazista, vicina al banchiere svizzero ed esecutore testamentario di Joseph Goebbels, Francis Genoud, nato nel 1915 e morto suicida, con l’assistenza dell’associazione Exit, il 30 maggio 1996 a Losanna, dove risiedeva in Fontanettaz 25, banchiere svizzero del nazismo, aveva fatto parte dell’Internazionale Nazonalsocialista, agente del controspionaggio in forza alla centrale di Stoccarda, guidata da Paul Dickpof, divisosi fra Hitler e Goebbels. Dopo la guerra si adoperò per smistare attraverso le reti, costruite dagli americani e inglesi gli ex gerarchi e scienziati del regime nazista, in tal modo entrò in contatto con il gotha del Terzo Reich. Molti generali gli affidarono la gestione dei patrimoni in Svizzera, divenne il mitico banchiere che finanziava le pubblicazioni delle opere di Hitler, Goebbels e Goering. Genoud fu frequentatore di Pullach, l’ex villa di Martin Barman dove si ricostruiva il Bundesmachrichfendiest; il controspionaggio tedesco occidentale. A Pullach Genoud divenne amico di Klaus Barbie, il macellaio di Lione, a cui pagò le spese della difesa per il processo del 1987. Lì apprezzò il sostegno finanziario che iniziava a fluire all’Egitto di Nasser in funzione antisionista ed antiisraeliana. Attivo a Lugano, aveva aiutato l’insediamento della Banca Commerciale Araba a Ginevra nel 1958, di cui divenne amministratore, creata con fondi siriani, come cita Andrea Purgatori nel suo articolo sul ‘’Corriere della Sera’’ del 02-06-1996; divenne il finanziere di gruppi palestinesi, come il (PFLP) Fronte per la Liberazione della Palestina, di nazionalisti arabi e del F.L.N. algerino, di cui fu il banchiere tramite l’avvocato marxista eretico Jacques Vergès, abbracciando la religione mussulmana e approvando le opzioni islamiste, stringendo un’amicizia con il pioniere dei Fratelli Mussulmani a Ginevra in Europa e con il figlio di Hassan El-Banna, Said Ramadan. Fece fortuna recuperando le royalties del Fuhrer e di Goebbels, poi intermediario di Vèrges assicurò la difesa del ‘’macellaio di Lione’’ il gerarca nazista Klaus Barbie e dopo del rivoluzionario venezuelano Illich Ramirez Sanchez, detto ‘’Carlos’’, arrestato nel 1994 e processato in Francia.
    ‘’Ausiliario benevolo e disinteressato della difesa dei Palestinesi’’, Genoud aveva fatto parte dal 1934 del partito nazista, fondato in Svizzera da Georges Oltramare, che fu condannato a tre anni di prigione nel 1947 in Svizzera per tradimento, mentre in Francia era stato condannato a morte in contumacia, fuggì a Il Cairo nel 1952 dove fu impiegato come speaker alla Radio e morì nel 1960. Genoud fu accusato, dopo la disfatta francese del 1940, di propaganda filo-hitleriana a Radio Paris sotto lo pseudonimo di Charles Dieudon-Genoud aveva rivendicato davanti i Tribunali i diritti d’autore dei ‘’Libri proposti sulla guerra e la pace d’Adolf Hitler’’ di cui aveva in possesso una versione proveniente direttamente dagli archivi di Martin Bormann. Un tribunale di Colonia lo confermò nel 1956 quale unico legatario nei suoi diritti delle opere post-ispirate di Goebbels. Esperti considerano che Genoud potrebbe aver ricevuto da Martin Bormann una potente mano sui fondi segreti nascosti in Svizzera nelle banche arabe sconosciuti dai nazisti, prima della disfatta del 1945. Nella risoluzione del primo congresso del N.O.E. si leggeva: ‘’Noi proclamiamo la necessità di un razzismo europeo che consegua questi obiettivi: a) i matrimoni tra europei e non europei debbono essere sottoposti a regolamentazione…’’.
    Amaudruz è nato a Losanna il 21 dicembre 1920, neofascista e negazionista svizzero, fu militante del M.S.E. poi diresse il N.O.E., né era segretario generale e pubblicò, dopo il 1952, il bollettino mensile ‘’Le Courrier du Continent’’, con una tiratura di mille copie. Durante gli anni sessanta, pubblicò opere sulla dottrina del ‘’social-razzismo’’, ispirato ai saggi di Binet e dell’ex Waffen SS rifugiato in America del Sud Jacques de Mahieu, a Montrèal dalle Editions Celtiìques a fianco del canadese Jacques Baugè-Prevost, un naturopata autore di politica razzialista. Nel 1982 fu uno degli individui della ‘’Coordination nationale’’ che federò più militanti di estrema destra in Svizzera. Nel 2000 a seguito della pubblicazione di articoli antisemiti e negazionisti sul ‘’Courrier du Continent’’, Amaudruz fu ‘’riconosciuto colpevole di propaganda razzista e di negazione della Shoah’’ e fu condannato a un anno di prigione ferme. Fu condannato per la terza volta nel 2004.
    La sezione svizzera del movimento conta un centinaio di membri e diffonde, per corrispondenza, la letteratura nazi proibita, dovunque o in Europa. Teneva dei corsi a suo domicilio d’ideologia razzista a loro finalità. Il suo organo era ‘’L’Europe Réelle’’, edito a Bruxelles da un ex SS, Jean-Robert Debbaudt, con articoli sulla ‘’decadenza’’ della ‘’razza’’ europea dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e si scagliava contro l’ americano giudeizzato. In quel periodico nel settembre 1959 pubblicava articoli anche l’ex SS tedesco, aiuto di Goebbels, professore universitario Johann von Leers, alias Omar Amin, nuovo appellativo assunto ad Il Cairo in Egitto, dopo la sua conversione all’islamismo, favorevole a Gamal Abdel el-Nasser, contro il sionismo, in contatto con Maurice Bardéche e Paul Rassinier, morto forse nel 1965. ‘’L’Europe Rèlle’’ cessò di uscire e dopo molti mesi diede alle stampe un numero nel giugno 1967, dopo la vittoria nella ‘’guerra dei sei giorni’’ di Israele contro l’Egitto egli altri Paesi Arabi, in cui si condannava Israele, già considerata dal febbraio 1960 colonizzatrice di Berlino Ovest. Il periodico annunciava che si accingeva a pubblicare ‘’I Protocolli dei Savi di Sion’’ e operava un ‘’Fondo di solidarietà con le Nazioni Arabe’’. Il 19 febbraio 1970 l’ex SS belga Jean-Robert Debbaudt annunciava in un comunicato indirizzato alla stampa che ricostituiva il partito rexista, sotto la direzione del belga Leon Degrelle, rifugiato in Spagna, in collaborazione con i nazisti. Debbaudt aveva poca influenza in Belgio, ma fu l’uomo di fiducia dell’organizzazione H.LA.G. delle Waffen SS in Germania e l’uomo di contatto del N.O.E.. Debbaudt precisò: ‘’Io colloco il movimento al servizio totale ed incondizionato della resistenza palestinese…’’. Debbaudt aveva offerto il suo concorso e quello dei suoi camerati alla causa di Al-Fatah, emulando la nuova sinistra belga del mistico giovane ingegnere Arno Hamers, già resistente, che aveva creato a Liegi ‘’la Branca Vallona dell’Alleanza di Abramo’’ che pubblicava un ‘’Bollettino’’ periodico. Hamers si era dichiarato incondizionatamente l’alleato dei commandi palestinesi, ricevendo molte volte messaggi di felicitazioni e di ringraziamenti. Hamers era legato con un professore francese ebreo Emmanuel Levyne, fondatore de’ ‘’l’Alleanza di Abramo’’. Hamers credeva alla possibilità, grazie ai commandi palestinesi, di una rivoluzione alla maniera cinese in Medio-Oriente. Hamers non ebbe un’azione comune con i neonazisti, ma andava nel medesimo senso comune della distruzione dello Stato d’Israele. Il 26 gennaio 1970 annunciava sul suo bollettino che il 24 gennaio era stato intervistato per tre ore con dei rappresentanti belgi della catena internazionale socialista nel corso di cui ‘’i problemi ideologici, politici e strategici che pongono la liberazione della Palestina e la distruzione dello ‘’Stato d’Israele furono discussi in un’atmosfera molto cordiale’’. Sul numero del 30 gennaio 1970 del suo ‘’Bulletin’’ precisava che Debbaudt ed i suoi compagni, in rappresentanza della catena internazionale socialista, avevano fatto visita in un’azione comune con il movimento rexista in via di ricostituzione e la Branca Vallona dell’Alleanza d’Abramo, per aiutare la Resistenza palestinese. A Parigi il 28 marzo nel 20° arrondissement, alla sede della F.A.N.E. (Fèderation d’Action Nationale et Europèenne, in 13, rue Montiboeufs, anche sede del Rassemblement pour la Liberation de la Palestine, fondato da Francois Duprat, unendo in Francia nostalgici di Vichy, della collaborazione e dell’O.A.S., una decina di responsabili del N.O.E. si riunirono sotto la presidenza di Amaudruz, con il suo vice Debbaudt, che fece una relazione sui rapporti con ‘’la Branche wallonne de l’Alliance d’Abrahm’’. La riunione ebbe lo scopo di fare uscire nuovamente ‘’L’Europe Rèelle’’, organo del N.O.E. , con obiettivo principale, il raggruppamento di ex nazisti per lottare contro i ‘’sionisti’’ e sostenere la lotta dei commandos palestinesi, trovando i mezzi finanziari necessari per il numero negato a giugno 1970 uscito poi.
    Come precisava la dichiarazione di Zurigo, non si trattava di ‘’creare un organismo nuovo a cui concorrevano organizzazioni già esistenti, fino a riunire una tendenza sul piano nazionale e sul piano europeo’’. I membri del N.O.E. a nome proprio e senza implicare la responsabilità delle organizzazioni delle quali i suoi membri facevano singolarmente parte. Si ripromettevano di diffondere il meglio possibile le idee che le erano comuni ed enunciate nelle ‘’Dichiarazioni’’. In un momento in cui l’immigrazione di afro-asiatici in Francia ed Inghilterra era iniziata, la Dichiarazione di Zurigo esigeva ‘’il ritorno dei gruppi autoctoni ai loro spazi tradizionali’’. Da allora, la marea di razze in questi due paesi, si era estesa in tutta Europa, e sottolineava la fondatezza di questo postulato. I camerati di Zurigo sapevano effettivamente che questa immigrazione significava l’inizio di un complotto mondiale anti-ario e che avrebbe proseguito il suo corso. L’arma della comunità razziale aria sarebbe stata l’Europa. Una confederazione europea in principio occidentale ma destinata ad inglobare in seguito a tutti i popoli arii del mondo, tra i quali si trovavano tuttavia quelli d’America, Australia e l’allora U.R.S.S. intesa come Russia. Questa Europa non sarebbe stata mai forte che mediante la giustizia sociale che costituiva anche un postulato dentro la politica biologica. E qui era quindi intervenuto il veritiero socialismo come mezzo di difesa della razza. Nel corso delle ulteriori ‘’dichiarazioni’’, nel N.O.E. approdarono problemi nuovi alla luce della difesa della comunità aria. Dopo si sentì la necessità di presentare le idee del N.O.E. sotto una forma più sistematica, già che le ‘’dichiarazioni’’, appena da due anni, seguivano l’attualità. Nel 1965 la Commissione ideologica del N.O.E. adottò il ‘’Manifesto Social Razzista’’. Questo testo rialzava in primo luogo il primato del fattore biologico: ‘’Nel mondo in cui tutto è lotta, nessuno saprebbe sottrarsi a questa elezione: sostenere o tradire la razza alla quale appartiene’’. Definì in seguito le nozioni di base di ‘’razza’’ ed ‘’etnia’’ ed espose la ragione d’essere del razzismo. ‘’Perché la comunità di sangue si eleva sopra le altre? Perché si basa sulle leggi eterne della vita’’. Il ‘’Manifesto’’ difendeva una concezione razzista del socialismo: ‘’La giustizia sociale è l’ordine che permette a ciascuno come collocare pienamente le sue capacità al servizio della comunità razziale. Implica un rinnovamento delle elites secondo le sue capacità e non in funzione delle situazioni acquisite’’. Più tardi abbozzava i principi della rivoluzione europea e precisava come sarebbe stata l’unità europea e la politica biologica. Durante il 1965 il N.O.E. tenne una convention sponsorizzata da Ordine Nuovo a Milano, altri incontri avvennero tra il 1966 al 1969. Il 5 ed il 6 aprile 1969 il N.O.E. tenne la sua Decima assemblea a Barcellona sotto la presidenza del suo segretario, generale G.A.Amaudruz per condannare in una lunga ‘’dichiarazione’’ ‘’l’imperialismo israeliano’’ e si oppose a che ‘’ogni individuo nato da padre o da madre ebrei vivano in un paese altro da Israele’’ e godesse ‘’della nazionalità dei paesi dove risiede’’. L’ex-generale croato Vjekoslav Ljuburic, soprannominato durante la guerra l’’’Eichmann di Yugoslavia’’ dopo l’assassinio di 300.000 persone a Belgrado di cui molti furono uccisi sotto il suo comando, assistette alla riunione. Qualche giorno più tardi Ljuburic fu assassinato a colpi di pugnale nel suo appartamento a Carcagente. Negli anni 1970-1980 il N.O.E. perse importanza, dal 1985 sorsero gruppi effimeri che in Svizzera si ispiravano al frontismo del periodo interbellico: in Argovia la Neue Nationale Front 1985-’87, a Winterthur la Neue Front/Eidgenossische Sozialisten 1988-’89, a Sciaffusa in ambienti agli skinheads la Nationalrevolutionare Partei der Schweiz, 1989-’90 e nella Svizzera centrale la Patriotische Front, 1988-’91, molto efficace sul piano mediatico, era guidata da Marcel Strebel, che alle elezioni del 1991 per il Consiglio Nazionale ottenne il 6,4% dei voti nel cantone Svitto. Organizzazioni che si resero protagoniste di atti di violenza, aggressioni contro stranieri, attacchi a centri per richiedenti l’asilo.

    Il nazionalismo rivoluzionario di Renè Binet non era un sentimentalismo piccolo-borghese nazionale ed impulsivo, ma si incarnava in un monaco-soldato al servizio di una dottrina. Il razzialismo lo portò verso l’Europa descritta come un cuore in cui il sangue batteva da Johannesburg al Quèbec, a Sidney ed a Budapest, affermando la superiorità del Mondo bianco non-incancrenito dal materialismo sovietico ed americano, rigenerato nel neo-paganesimo. La creazione di una unione bianca di regioni mono-etniche, in cui i bianchi godevano una incontestabile superiorità culturale e biologica, la negritudine era l’invenzione di una pseudo-cultura nera, sostegno dell’odio contro l’uomo bianco. Un realismo biologico fondato da Binet, basato su i lavori del razzialista Vacher de Lapouge, per un’Europa bianca delle nazioni unita dalla sua eredità greco-germanica. Binet militava nella destra radicale post hitleriana per una nazione europea bianca, occidentale, indoeuropea libera da influenze semitiche, che mirava a rimpatriare gli immigrati di colore e gli orientali nei loro paesi di origine. Una universale visione razionale della società o Socialrazzismo. Un neo razzismo o socialismo razzista che proponeva il ritiro dei bianchi dalle colonie. Contro il capitalismo meticcio che mirava ad ‘’una barbarie uniforme, laddove era necessaria una segregazione assoluta su scala mondiale come su scala della Nazione. Il modello del titismo, per cui Binet si fece apostolo del nazional-progressismo. L’unione di ex FFT e FTP con ex Waffen SS per una federazione di Stati Nazional Socialisti d’Europa, con una Francia forte, al fine di liberare l’Europa poiché ‘’l’occupante è cambiato ma l’occupazione è rimasta. Gli angloamericani dall’inizio ad adesso, più sommessamente, gli ebrei ed i negri occupano il nostro paese’’ in ‘’Le Combattant Europèen’’, aprile 1946.
    Il razzialismo è un neologismo da non confondersi con il razzismo, assente dai dizionari, che designano l’ ‘’approccio scientifico delle razze umane’’. Mentre il razzismo è un termine ben differente, che permette di non fare l’amalgama tra: una definizione empirica e necessaria delle differenti razze umane da una parte; tutte idee di conseguenza ed eventuali misure da prendere
    ( differenza di tale razza in rapporto a tali altre razze, in maniera generale o in un domani particolare; implicazioni politiche, per o contro le ibridazioni, il meticciato razziale, etc.) d’altra parte. Gli approcci di questo termine sono divergenti. Alcuni considerano il razzialismo come un quasi-sinonimo di un altro vocabolo utilizzato agli inizi del XX° secolo: la radiologia, che designa la scienza comparativa (antropologia) dedicata allo studio dei tipi umani in tanto che presentano dei caratteri ereditari differenti; altri stimano che si tratta solo semplicemente di prendere conto la realtà delle differenze fisiche tra i diversi gruppi umani (razze, etnie) (etnodifferenzialismo) (per esempio: Pigmei, Aborigeni, Celti, Semiti, Slavi, Inuit o eschimesi, etc) deprivata di ogni idea di gerarchizzazione delle razze; nella letteratura anglo-sassone, il motto ‘’racialism’’ può ancora essere riscontrato nel senso del razzismo, dove è allora impiegato in modo intercambiabile con lo slogan ‘’razzismo’’. L’obiettivo dichiarato dai promotori del razzialismo è dunque di liberare lo studio delle razze da coloro che secondo loro hanno causato un pesante passivo emotivo da molti secoli di applicazione delle dottrine razziste. Nel 2006, però, la comunità scientifica dei biologi considerava che non si può, grazie ai progressi scientifici, parlare di razze umane. Come diceva Albert Jacquard in una dichiarazione cofirmata da 600 scienziati: ‘’Il concetto di razza non può essere definito che in seno a spazi in cui diversi gruppi sono stati isolati gli uni dagli altri sufficientemente per lungo tempo per cui i loro patrimoni genetici si differenziano. Si evince che, nello spazio umano, questa differenziazione è così poco marcata che il concetto di razze umane non è operativo’’. ‘’I differenti gruppi etnici attuali sono le tracce di ciò che all’inizio della speciazione [prima dell’invenzione dell’agricoltura] ‘’. Nel 1969 a Barcellona il Neue Ordnung Europeische creò l’ ‘’Istituto Superiore di Scienze Psicosomatiche, Biologiche e Razziali’’la cui direzione fu affidata al Dr. Jacques Baugè-Prevost di Montrèal. Questo istituto ha pubblicato varie opere social-razziste, tra le quali si trovano quelle di Renè Binet. Il N.O.E. continuò i suoi documenti essendo il punto di convergenza del socialismo-razziale ario. La sua influenza dipese da ciò che ciascun dei loro membri seppe acquisire. Decidere, obiettivamente, ciò che corrisponde ad una necessità. La sfrenata recrudescenza della decadenza: meticciato, criminalità, culto degli egoismi, concepirono per questo giorno indispensabile il coordinamento dei suoi militanti responsabili che chiedevano di mettere il dovere al servizio della razza, come sostiene Gaston Amaudruz.
    Binét aveva diretto con sua moglie una piccola casa editrice parigina, il ‘’Comptoir National du Livre’’, e una impresa immobiliare, ‘Baticoop’’. Noto per la sua personalità dominatrice e una volta descritto da Bardéche come un ‘’fascista del tipo puritano che spende la sua vita fondando partiti e giornali pubblicati in ciclostile, non era sempre popolare e d’accordo con i suoi colleghi dell’estrema destra’’. Morì in un incidente automobilistico il 16 ottobre 1957 a Pontoise, principale dubbio ed denuncia fu che qualcuno dei suoi ‘’camerati’’ potesse aver organizzato la sua morte. Nella pubblicistica ‘’democratica’’ è una costante intravedere complotti e faide interne ai movimenti d’estrema destra, non che questi non ci siano mai stati, ma si esclude ogni indagine approfondita in Francia così come in Italia ed in Europa. Basti ricordare l’incidente automobilistico sulla via Aurelia a Roma del 12 agosto 1973 che causò la morte dell’intellettuale emarginato di e a destra Adriano Romualdi, figlio dell’onorevole Pino Romualdi, presunto figlio illegittimo di Benito Mussolini, [perché nato a Predappio (Fo)], il più a destra nel M.S.I.-D.N.; l’omicidio con relativa esplosione di autobomba che il 18 marzo 1978 uccise Francois Duprat in Francia; l’incidente automobilistico in cui perse la vita in Italia l’estremista di destra, già vicino alle Edizioni di Ar, ed ex consigliere comunale missino padovano Massimiliano Fachini negli anni novanta; la morte accidentale di Beppe Di Mitri, ex avanguardista nazionale, poi di Terza Posizione ed infine entrato in Alleanza Nazionale con un incarico importante nel partito a Roma in un incidente in motorino scontratosi con un’auto; l’incidente automobilistico mortale occorso a metà ottobre 2008 al leader dell’estrema destra austriaca Georg Haider, ex F.P.O.. Casualità o atti premeditati, compiuti da avversari, nemici politici o da organizzazioni paraistituzionali, come si percepisce nei migliori film di spionaggio e sui servizi segreti angloamericani. Sta di fatto che non si è mai scoperto nulla e tutto e stato messo a tacere, anche con l’avallo delle personalità più influenti di quelle forze politiche di area che probabilmente avevano interesse a farlo, per beghe personalistiche, per ‘’carrierismo’’ o peggio pagati da forze occulte forse neanche poi tanto.


    Antonio Rossiello

    18/05/2009

    http://sxxi.forumattivo.com/storia-e...binet-t173.htm
    Ultima modifica di Avamposto; 29-07-10 alle 18:33

  2. #2
    Forumista senior
    Data Registrazione
    02 Oct 2017
    Messaggi
    2,215
     Likes dati
    0
     Like avuti
    155
    Mentioned
    49 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo

    Meraviglioso autore, il suo testo Socialismo Nazionale contro Marxismo fu quello che più contribuì alla mia formazione (lo lessi oltre dieci volte). Ineccepibile tranne che per l'eccessiva presenza di un razzismo di tipo biologico. Comunque, studiate la sua figura e le sue opere.

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Thumbs up Re: Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo

    Citazione Originariamente Scritto da Avamposto Visualizza Messaggio
    Renè Valentin Binet era nato il 16 ottobre 1913 a Darnétal, nella Seine-Maritime, Francia, aveva studiato teologia, avendo perso la fede, si iscrisse al Partito Comunista Francese (P.C.F.), passò dal comunismo al nazionalismo rivoluzionario. Negli anni trenta iniziò a militare tra i Giovani comunisti di Havre. Espulso nel 1935, insieme a Jacques Doriot, capo del P.P.F. (Partì Populaire Francaise) unica esperienza fascista in Francia, per la loro deviazione ‘’nazionalista’’, Binet si orientò verso la IV° Internazionale trotskista costituitasi nel settembre 1938 a Parigi, unendosi in compagnia della sua donna, Marie Binet, a ‘’La Commune’’ fondata nel dicembre 1935 da Raymond Molinier, cui partecipava Pierre Frank, e che fu criticata da Trotzkyi, poi Binet partecipò alla fondazione con il ‘’gruppo Molinier’’ del Parti Comuniste Internazionaliste (P.C.I.) nel marzo 1936, di cui fu eletto membro del comitato centrale. Il P.C.I. non fu accettato come membro della Ligue Communiste Internationale. In giugno si alleò al gruppo bolscevico-leninista di Pierre Naville nel quadro del Parti Ouvrier Internationaliste (POI). Naville ebbe la fiducia di Trotzkyi, che riconobbe il POI come sezione ufficiale della Quarta Internazionale. Nel 1939 la strategia del doppio gioco entrista con l’ingresso dei militanti del POI nel P.S.O.P. di Marceau Pivert, dopo l’espulsione della sinistra dalla S.F.I.O. al Congresso di Royan nell’agosto 1938. Binet scrisse sul giornale trotskista ‘’La Veritè’’, fondata nel 1929 da Pierre Frank e Raymond Molinier, che fondarono nel 1930 la Ligue Communiste de France, un centinaio di militanti. Segretario di Trotzkyi, Pierre Frank dal luglio 1932 ad aprile 1933, nell’agosto 1934, su consiglio di Trotzkyi, la Ligue adottò la strategia di ‘doppio gioco’, facendo aderire i trotzkyisti al Parti Socialiste (SFIO). La strategia dell’entrismo andò a mirare le organizzazioni politiche, sindacali o culturali i cui membri erano manovrati, disponendo di fondi. I trotzkyisti accettarono il marchio di ingrati, rendendo dei servizi e sforzandosi di divenire indispensabili. La politica dell’agente doppio poggiava sull’idea che ciò che penetrava era influente ma non influenzabile. Membro della C.G.T., raggiunse il Circolo sindacalista ‘’Lutte des classes’’ di Jean Bernier. Binet animò con una quindicina di persone la rivista locale del P.C.I. ‘’Le Prolétarie du Havre’’. Quando il P.C.I. fu sciolto nel 1938 per fondersi nel Parti Socialiste Ouvrier et Paysan (Partito Socialista Operaio e Contadino) di Marceau Pivert, istitutore e sindacalista, già dirigente della corrente rivoluzionaria nella SFIO degli anni trenta, poi tra il marxismo anti-autoritario ed il riformismo radicale; Binet scelse di continuare la sua rivista, che si avvicinò al Parti Ouvrier Nazionaliste. Nel 1939, fu chiamato alle armi per la guerra. Arrestato dai tedeschi nel 1940, rinchiuso in un POW Camp in Germania iniziò ad opporsi allo stalinismo sostenendo il nazismo, come rivela Robert Jackson Alexander in ‘’International Trotskyism, 1929-1985’’ a pagina 365, divenne ‘’travailleur libre’’, ruppe con il trotskismo a favore del fascismo, scoprì che Hitler realizzava la sintesi di socialismo e nazionalismo, comprendendo che questa sintesi dipendeva da un ideale superiore, quello della difesa della razza. I trotzkysti francesi erano disorientati: la guerra non aveva provocato la rivoluzione attesa, il patto tedesco-sovietico Ribbentrop-Molotov aveva stretto l’alleanza Hitler-Stalin, e la Quarta Internazionale si era rivelata inutile. Convinti della vittoria della Germania nazionalsocialista, elaborarono una sorta di ‘’trotzkyismo rosso-bruno’’. I militanti si raggrupparono intorno ‘’La Commune’’ decidendo di proseguire il loro lavoro di entrismo. I partiti operai erano proibiti, confluirono sviluppandosi nei movimenti collaborazionisti e crearono una frazione clandestina nel Rassemblement National Populaire (R.N.P.) di Marcel Déat, che rappresentava l’ala sinistra della collaborazione e raggruppava numerosi ex socialisti, pivertisti.

    Il fratello di Raymond, Henry Molinier presentò un rapporto e prese la parola in un congresso del R.N.P.,aderendovi. Si realizzava il natrismo o nazional-trotzkyismo con Pierre Boussel, alias Andrei, alias Lambert, che nato il 9 giugno 1920 era stato militante della CGT, storico, nel 1938 membro del P.C.I. di Molinier. Boussel rientrò nell’ufficio federale dei Jeunesse du PSOP, il JSOP con due molinieristi, Roger Foirier ed Andrè Gailledrat. Il 15 febbraio 1940 divertimento di guerra, Boussel, soldato di seconda classe, fu arrestato con altri militanti rivendicando di essere della Quarta Internazionale, marxista-leninista integrale, disfattista rivoluzionario ed antimiliarista. Fu condannato a tre anni di prigione, poi nel 1943 espulso dal P.C.I. in favore del P.O.I.. Vi fu la diaspora dei suddetti capi trotzkyisti in esilio all’estero, in America Latina o in Inghilterra. Naville si rinchiuse nei suoi studi universitari, abbandonando il militantismo in Lot-et-Garonne. La sezione francese della IVa Internazionale fu recuperata dal P.C.I., invisa a Trotzkyi, assassinato il 20 agosto 1940 in Messico. Boussel fu liberato durante l’invasione tedesca.
    Henri e Raymond Molinier presero le redini del P.C.I., adattando la vecchia strategia alla nuova situazione, l’entrismo in movimenti collaborazionisti di sinistra. Gli altri del P.C.I. aderirono al R.N.P., mutando l’appellativo in C.C.I., Comitè Communiste Internationaliste nel 1943. Molinier era persuaso che il patto tedesco-sovietico apriva una nuova via al socialismo rivoluzionario, lo scioglimento nelle organizzazioni fasciste e staliniane. Non essendo staliniani divennero fascisti. Il disfattismo rivoluzionario: ‘’Dietro un soldato nazista si cela un lavoratore tedesco!’’. Rifiutarono la partecipazione ai movimenti di resistenza, accusati di nazionalismo. Accusando l’insurrezione della Francia contro l’oppressore tedesco come frutto della classe reazionaria, in ‘’La Seule Voie’’ n.4, agosto 1942. ‘’La Veritè’’ e ‘’L’Etincelle’’ attaccarono violentemente gli anglo-americani e la Francia Libera. Il presunto massone De Gaulle era qualificato come agente della City di Londra e dell’imperialismo britannico. Il POI editava volantini e giornali in tedesco, come ‘’Arbeiter und Soldat’’, per reclutare i soldati ‘’internazionalisti’’ della Werhmacht. Il nuovo gruppo Mouvement National Revolutionnaire di Jea Rous, ex dirigente del P.O.I. ; la sinistra rivoluzionaria della SFIO socialista, l’ala sinistra del PSOP, Fred Zeller, ex trotzkyista e membro della SFIO, futuro gran maestro massone del Grande Oriente di Francia erano contro i tedeschi, gli inglesi, i francesi, vicini alle tesi naziste, per cui lo Stato e la nazione dovevano difendersi contro i tentativi di dominio occulto, che proveniva dal giudaismo, la massoneria o il gesuitismo, in ‘’La Rèvolution Francaise’’ (n.1 settembre-ottobre 1940), poi divenuto ‘’Combat National-rèvolutionnaire’’, che nel n.1 marzo 1941, sosteneva uno Stato forte, gerarchizzato, in cui la regolazione tra i diversi elementi della popolazione fosse stabilita dalle corporazioni, ovvero i pilastri del Fascismo, il M.N.R. fu smantellato nel giugno 1941. Rous fu condannato a sei mesi di prigione, pena simbolica e gesto di connivenza da parte delle autorità di occupazione. Gli ‘’hitlero-trotzkyisti’’, un ossimoro nella stampa comunista, dicevano addio all’internazionalismo proletario messianico per la nazione francese. Dalla rivoluzione internazionale si procedeva a piccoli passi con la rivoluzione nazionale per la Repubblica una ed indivisibile, versione soft del socialismo da costruire in un unico Paese, implicitamente dando avallo ad alcune tesi di Stalin. Binet si arruolò nella divisione SS Charlemagne per combattere sul Front dell’Est. Rimpatriato come prigioniero di guerra, sfuggì alla repressione, che gli sarebbe costatoala vita. Tuttavia invece di osservare un prudente silenzio, pubblicò dopo la guerra, nel 1946, ‘’Le Combattant Européen’’ che riprese il titolo del giornale della Legion Volontaires Francaise di Marc Augier, scrittore di guerra nazista con lo pseudonimo di Sant-Loup, ex ‘’ufficiale politico’’ della Divisione SS ‘’Charlemagne’’ che combattè sul Fronte dell’Est, poi tenente-colonnello consigliere in Argentina del presidente Peròn e incaricato di addestrare le truppe di montagna. Rientrato in Francia si dedicò alla letteratura e pubblicò più opere fra cui ‘’Les Volontaires’’ e ‘’Les Hèretiques’’ che celebravano le Waffen SS in combattimento. Saint-Loup aveva incontrato i comandanti palestinesi, era stato da Degrelle in Spagna, aveva in conferenze processato gli ebrei alla maniera di Goebbels, considerando il presidente americano Roosevelt e ‘’l’ebraismo internazionale’’ responsabili della sconfitta della Seconda Guerra Mondiale. L’ex ufficiale delle SS preparava un libro ‘’Palestine vaincra’’ in cui prendeva le parti dei Palestinesi contro Israele. Anche a Bruxelles Saint-Loup conquistava il suo uditorio per cui certi SS avevano evocato nella riunione, la necessità di ‘’ripassare’’ all’azione diretta contro gli ebrei. Alcuni giorni più tardi dei volantini denunciarono gli ebrei come ‘’istigatori di guerra’’ sulla pubblica via ad Anversa dove la comunità ebraica belga era la più importante.
    Nell’editoriale del numero 4 proclamò: ‘’Costruiamo il Partito della Rivoluzione Socialista Nazionale. Noi opponiamo l’unità della Francia contro lo stalinismo, contro gli ebrei, i negri e la reazione’’. In seguito editò ‘’Drapeau Noire’’ con le rune delle SS, per cui andò in galera. Presto riconquistò la libertà, proseguendo la lotta. Dopo in ‘’Unitè’’, in ‘’Sentinelle’’, ‘’Le Nouveau Prométhée’’, ‘’Jeune Force’’, ‘’Jeune Revolution’’. Fondò un certo numero di partiti e organizzazioni politiche, fra cui il più noto nel 1946 fu il Parti Républicain d’Unité Populaire (P.R.U.P.), nazionalbolscevico che proponeva l’indipendenza europea e la violenza anticomunista, con lo slogan ‘’US go home!’’, raggruppante alcune centinaia di persone, ex trotskisti o militanti del P.C.F., confluiti nelle Waffen SS, filonaziste, fra cui Maurice Plais, ex vice, comunista, del sindaco di Clamart, per fondersi nel 1947 con le Forces Francaises Révolutionnaires e divenire con Binet e Bardeche nel 1948 il Mouvement Socialiste d’Unité Francaise, interdetto dal governo nel 1949. Le sue idee-forza erano la costituzione dell’Europa indipendente, l’antisionismo, la rivendicazione di uno Stato forte e popolare. Se i popoli europei sopravvivevano alla loro decadenza attuale, il pensiero di Renè Binet contribuì da camerata, scomparso troppo presto, figurando tra i geni benefattori della razza bianca. Nel 1948 l’Europa era occupata dagli eserciti pluto-comunisti. La vendetta di Norimberga, le sanguinose ‘’ purificazioni dell’Italia, della Francia, il desiderio della Germania, avevano smascherato i nemici dell’Europa. A dicembre, il quinto numero dell’ ‘’Unitè’’, organo del Movimento Socialista di Unità Francese. L’editoriale del numero 1, sotto il titolo ‘’Julio Moch, è francese?’’ si ribellava al fatto che un sionista chiedeva di seguire ascoltando il ministro di Francia. Questo virulento periodico esigeva la riconciliazione franco-tedesca, la difesa della razza e l’unione politica dell’Europa, scritto per congratularsi con la valida squadra. Renè Binet contestò. Un’intelligenza lucida al servizio di una volontà indomabile: difendere la razza, assicurare prima la sua sopravvivenza e dopo l’ascesa biologica. Circondato da alcuni camerati, tentava di affrontare una coalizione di forze distruttrici che dominavano la Francia in nome della ‘’democrazia’’. Andò in carcere, fece protesta di bramosia, mantenne alta la bandiera d’Europa.
    Nel giugno 1950 uscì il libro ‘’Théorie du racisme’’, Editions des Vikings. Ritornando agli argomenti del Manifesto Comunista, Renè Binet dimostrò che un socialista sincero e lucido doveva legarsi non al marxismo, fino al razzismo. Questa opera, di una estrema concisione, anticipava il suo tempo, e verso il nostro tempo, conteneva l’idea maestra di tutta la rivoluzione europea: l’unità indissolubile di socialismo e razzismo. L’unica possibilità di salvezza per l’Europa, per la razza bianca, per la propria vita sulla terra. Sviluppò questa idea di ‘’Socialismo Nazionale contro marxismo’’, in cui raggruppò diversi articoli su questo tema. Sebbene il tempo impedì di dare a questo libro la forma sistematica che desiderava, pesò per l’inevitabile disordine senza un riassunto, le sue pagine contengono una sintesi di assoluta avanguardia per il social-razzismo. Nel piano dei movimenti di opposizione nazional-europea aveva appoggiato, con il ‘’Comitè National Francais’’, le attività nate del Congresso di Roma (1950) organizzato dal FUAN, sezione studentesca del Movimento Sociale Italiano. Nel Congresso di Malmoe del 1951, difese con successo la linea dell’indipendenza europea. Convocò in nome del C.N.F. il Congresso di Parigi del 1953 e partecipò a Bruxelles del 1954. Sotto il titolo ‘’Contribution à une éthique raciste’’, Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1975 ( prefato da Gaston-Armand Amaudruz), la sua vedova e i suoi amici editarono un importante manoscritto che rappresenta l’essenza del suo testamento spirituale. Sviluppando l’idea della sua vita, Rene Binet dimostrò che, se non si collocava il socialismo al servizio della razza, si procedeva di discordia in scissione. Questo libro insegna il dovere, la missione, il sacrificio. Indicava come costruire il Partito, con l’arma della razza. In seguito, sempre nella medesima forma, ‘’Socialisme national contre marxisme’’, Paris, Comptoir National du Livre, 1953 fu rieditato a Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1978 ( prefato da Gaston Armand Amaudruz). Dopo la sua morte, Marie Binet esaminò le carte che rimanevano, scritti inediti che, unitamente con ‘’Théorie du racisme’’, opera esauriente – sarebbero stati oggetto di un terzo volume se avessero trovato il denaro necessario. Oggi, i popoli dell’Europa occidentale sono oppressi dalla corruzione pluto-democratica. Milioni di afroasiatici invadono la Francia e l’Inghilterra e, da qui si estendono per tutto il continente. Ovunque si cerca il culto del benessere materiale; si ignora il dovere e l’onore. Se Washington faceva marcire ed inquietava i popoli bianchi, lo faceva con la complicità di Mosca. Capitalismo e comunismo, i due criminali di Yalta, pretendevano di dividersi il pianeta, cosa che continua oggi dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Un giorno forse molti avrebbero cercato, quando la catastrofe lambirà la porta, di evitare che i popoli si disperdessero. Compiace che in quell’istante lo spirito di Renè Binet potrà dirigerla.
    Si unì alla Jeune Nation dei fratelli Sidos. Binet fu l’autorità faro del neo-nazionalismo, che ostentava ideologicamente l’instaurazione di uno Stato corporativo che soppiantasse il ‘’capitalismo apatride’’, economicamente titista e proudhonista utopico, un socialismo nazionale non marxista fondato su Blanqui, Sorel, Fourier, Saint-Simon, Le Play, tentando di procedere all’unione con i gauchisti, rivendicò un ‘’nazional-progressismo’’, in ‘’Le Monde’’ del 30-31 ottobre 1949.
    Parallelamente animò ‘’Le Nouveau Prométhée’’. Un socialismo nazionale quale esaltazione della barricata, il vitalismo anti-dottrinale, la denuncia del Grande Capitale o denaro, ebraico o apatride, l’impeto anti-parlamentare. Un federalismo proudhoniano e bianco, socialista nazionale, che dalla Comune francese aveva subito deviazioni dal socialismo materialista d’ispirazione semita di Karl Marx; Sorel con il linguaggio della guerra sociale. Proudhon rappresentava la rivolta ancestrale dell’uomo europeo di fronte al comunismo ed al liberalismo per una Terza Via. Il fascista, ex realista Orleanista, francese Maurice Bardéche (1907-1998), con cui Binet aveva formato già il Comitè National Francais, ed altri autori fascisti europei come l’inglese Oswald Mosley (1896-1980) per l’Union Movement erede del posto fuorilegge British Union of Fascists del 1932; l’italiano professore universitario di geopolitica Ernesto Massi e Fabio Conciari per il M.S.I., Fausto Gianfranceschi per l’Associazione giovanile del M.S.I., lo svedese Per Engdahl (25-2-1909 / 04-5-1994) presidente della Niysvenska Rorelsen, ufficio di collegamento dell’Europaische Soziale Bewegung (E.S.B.) o M.S.E., il tedesco editore Karl Heinz Priester (1912), ex dirigente della Hitlerjugend, al momento del Deutsche Soziale Bewegung (D.S.B.), con l’appoggio dell’ex SS Otto Skorzeny, il belga Jean-Robert Debbault, si riuniron a Malmoe in Svezia per la fondazione del M.S.E. (Mouvement Social Européen), Internazionale ‘’nera’’ di Malmoe, cui intervennero tra i 60 ed i 100 delegati di 8 paesi europei.
    Il M.S.E. coordinava una quarantina di organizzazioni dell’estrema destra europea, fondava il suo programma su due punti cardine: la lotta contro il comunismo e la creazione di una terza forza europea distante dal marxismo comunista e dal capitalismo U.S.A.. Il programma socio economico del M.S.E. prevedeva la regolamentazione della vita economica da parte di uno Stato corporativo. Nonostante la pressione di numerose organizzazioni il M.S.E. rifiutò di connotarsi come razzista ed antisemita. Infatti Ernesto Massi, nato a Trieste nel 1909, combattente sul fronte russo, aveva aderito alla R.S.I., epurato; consulente di aziende industriali come esperto di mercati internazionali delle materie prime, riprese l’attività di docente nel 1955, prima nelle Università di Lecce e di Brescia. Dal 1959 fu all’Università Statale di Milano, presso l’Istituto di Ardito Desio. Si trasferì all’Università di Roma nel 1965, dal 1971 fu ordinario di Geografia Economica, dal 1977, per un decennio, fu presidente della Società Geografica Italiana. Era stato il leader della componente di sinistra fascista del M.S.I., aveva animato il progetto dei Nadas (Nuclei aziendali di azione sindacale), esauritosi nel 1950 con la fondazione della C.I.S.NA.L., e fondato nel 1952 il Centro Studi ‘’Nazione Sociale’’, grande studioso di geopolitica, professore all’Università Cattolica di Milano e fondatore a Milano nel marzo 1947 della Delegazione Alta Italia del M.S.I., vicesegretario nazionale del M.S.I. dal 1948 al 1952, uscì dal partito, in cui era consigliere provinciale di Milano, nel 1957 perché troppo filo americano atlantista, nonché vicino ad una destra classica liberale più che sociale, tentando esperimenti politici autonomi. Fino al 1965 con Giorgio Pini animarono un ‘’Comitato di iniziativa per la sinistra nazionale’’. A metà degli anni sessanta lasciò l’attività politica, concentrandosi sull’attività scientifica. Costituì il Partito Nazionale del Lavoro, che nel 1958 si presentò alle elezioni politiche in cinque circoscrizioni, esaurendosi nel 1963 la sua rivista ‘’Nazione Sociale’’, nel 1972 tornò a riavvicinarsi al M.S.I. attraverso l’attività politico-culturale, quando presiedette l’Istituto di Studi Corporativi, nel quale confluirono i residui aderenti a ‘’Nazione Sociale’’. Di formazione cattolico-nazionale, teorico del social corporativismo, fu riconosciuto tra i massimi geoeconomisti e geopolitici italiani. Docente di Geografia Economica alla fine degli anni Trenta nell’Università Cattolica, fondò con Giorgio Roletto ed il patrocinio di Bottai, la rivista ‘’Geopolitica’’. Nel 1955 il professore Bardéche, per la ‘’lotta del sangue contro l’oro’’, organizzò in Lussemburgo l’assemblea costituente dell’E.S.B., cui fu invitato solo il M.I.F. (Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia), in rappresentanza dell’Italia, avendo scartato il M.S.I. per la sua politica giudicata troppo possibilista; il M.I.F. fu fondato dalla principessa Maria Pignatelli per assistere i fascisti emarginati, senza lavoro, messi alla fame, perseguitati, svolgeva attività politica clandestina, fascista e con la partecipazione attiva dei soci maschi. Ebbe contatti e riconoscimenti con movimenti fascisti clandestini di altre nazioni fra cui movimenti della ’’destra legale’’. Nei primi mesi del 1946 verso il Partì Republicain de la Libertè (P.R.L.), ‘’Il partito più ferocemente anticomunista’’ in Francia. Contatti con la Falange Femminile Spagnola, e a Roma con Evita Peron, durante la sua visita ufficiale. Maurice Bardéche dichiarò nel ‘’Credo dell’Uomo Bianco’’: ‘’La sconfitta della Germania nel 1945 è la maggiore catastrofe dei tempi moderni’’. Nel 1945 presentò la vittoria dei nemici dell’Europa politica, come dei nemici del mondo ario. La democrazia e la decadenza imposero in tutti i campi il culto per i beni materiali e per il suo godimento che ha evidenziato sempre il crollo delle civilizzazioni. Senza sosta, le forze positive arie e dell’oltremare volgevano ad acquisire una unione, si organizzavano e continuavano la lotta. Nel 1946, in Portogallo, la rivista ‘’Ana cao’’, con Alfredo Pimenta, si dichiarava contro il Processo di Norimberga. Nel 1947, la rivista mensile ‘Der Weg’’ di Buenos Aires in Argentina, intraprendeva l’opera ideologica monumentale che proseguì fino al 1957. Si sentiva l’insufficienza ideologica nel campo dell’opposizione nazionale europea: un’ala reputava che era giusto silenziare la questione razziale e giocare la carta americana sostenendo il Patto Atlantico. Durante il Secondo Congresso in Malmoe, le forze social-razziste, senza sosta, imposero il principio dell’indipendenza europea. ‘’Questa indipendenza implica che l’Europa non appartiene né al blocco democratico né al blocco sovietico, e che determinerà per se medesima il suo proprio regime politico’’.
    Per la necessità da parte dei sostenitori del social-razzismo di organizzarsi al fine di migliorare la loro udienza, cinque camerati si riunirono a Zurigo il 28 settembre 1951 e fondarono con gli svizzeri Erwin Vollenweider del Partì Populair Suisse (P.P.S.), Arthur Fonjallaz, fascista, e Gaston, detto Guy, Armand Amaudruz, maestro di scuola di Losanna di madre lingua francese, ex colonnello SS, già fondatori del VPS o Volkspartei der Schweiz nel 1951, un movimento più radicale e alternativo, il N.O.E./N.E.O. (Nouvel Ordre Européen/Neue Europaische Ordnung) con sede a Losanna, con un programma espressamente razzista di difesa della razza bianca (‘’imperativo supremo’’), giustizia sociale, pan-europeo e promuovente la decolonizzazioneBinet si staccò dal M.S.E. perché non era molto radicale e non andava oltre i termini del razzialismo e dell’anticomunismo, partecipò come membro fondatore alla prima assemblea del N.O.E. (Nouvel Ordre Européen). Presidenti erano Binet e Amaudruz, in contatto in Italia con il Centro Studi Ordine Nuovo. Si trattava di creare un luogo dove potevano incontrarsi i militanti responsabili del social-razzismo europeo; un mezzo per avvalersi di un accordo sui nuovi problemi e aumentare l’impatto delle loro rispettive propagande. Riconoscendo la necessità di una disciplina collettiva nella diffusione delle idee, Renè Binet, tendeva a superare le attitudini individualiste o divisioniste.Dopo il 1957 l’ ‘’Internazionale ’’ del N.O.E. pubblicò ‘’L’Europe Rèelle’’ in lingua francese che era stampato a Bruxelles e diffuso tra i neo-nazi francofoni in Europa e Canada. La redazione comprendeva: il belga Jean-Robert Debbaudt, che aveva terminato i suoi scritti del dopoguerra, si fece fotografare in uniforme della legione vallona; lo svizzero Amaudruz, discepolo del razzista Binèt; l’italiano dottor professore Antonio Domingo Monaco d’Italia; il francese Hubert Kohler, detto Roland Dursanne, violento antisemita,uno dei segretari-aggiunti del N.O.E., che poi collaborò con Pierre Clementi nel Front Uni du Hainaut; il canadese Jacques Taylor. ‘’L’Europe Rèelle’’ promoveva il razzismo bianco ariano, l’azione nazionale rivoluzionaria, l’antisemitismo e si pronunciava ‘’per mantenere o ristabilire la separazione fisica pratica delle razze, al fine di salvaguardare la purezza biologica di ciascuna di quelle ed evitare o arrestare il meticciato, fonti di degenerazione e dei conflitti individuali o sociali’’ sul n.92, aprile 1967. I sostenitori del N.O.E. ed i lettori della sua stampa in Francia si riunirono in marzo 1966 nel Comitè de Soutien pour L’Europe Rèelle. L’8 aprile 1966 il Comitato con la collaborazione dei Cercles Charlemagne, d’Action-Occident e dei Travailleurs Socialistes Europèens, deposero alla Prefettura di Polizia di Parigi gli statuti della F.A.N.E., con sede in Parigi presso il domicilio del suo presidente , Claude Bezencenet, nato a Parigi il 28 gennaio 1932, ex membro del FNAF (Front National Algèrie Francaise), suo segretario Marc Fredriksen, nato il 18 novembre 1936 a Parigi, ex realista, il tesoriere Didier Renaud, nato l’11 giugno 1945, studente di diritto, membro del Comitè de Soutien d’Europe-Action; Arsène Crespin, ex tesoriere della Phalange Francaise, ex gerente di ‘’Face à face’’, organo del Rassemblement National fondato nel 1954 da Tixier-Vignancour, fu con Dominique Venner del gruppo Unitè et Travail fondato in ottobre 1963 ma che restò lettera morta.

    Una sorta di organizzazione internazionale, nazionalista europea che si ispirava all’ideologia razziale neonazista, vicina al banchiere svizzero ed esecutore testamentario di Joseph Goebbels, Francis Genoud, nato nel 1915 e morto suicida, con l’assistenza dell’associazione Exit, il 30 maggio 1996 a Losanna, dove risiedeva in Fontanettaz 25, banchiere svizzero del nazismo, aveva fatto parte dell’Internazionale Nazonalsocialista, agente del controspionaggio in forza alla centrale di Stoccarda, guidata da Paul Dickpof, divisosi fra Hitler e Goebbels. Dopo la guerra si adoperò per smistare attraverso le reti, costruite dagli americani e inglesi gli ex gerarchi e scienziati del regime nazista, in tal modo entrò in contatto con il gotha del Terzo Reich. Molti generali gli affidarono la gestione dei patrimoni in Svizzera, divenne il mitico banchiere che finanziava le pubblicazioni delle opere di Hitler, Goebbels e Goering. Genoud fu frequentatore di Pullach, l’ex villa di Martin Barman dove si ricostruiva il Bundesmachrichfendiest; il controspionaggio tedesco occidentale. A Pullach Genoud divenne amico di Klaus Barbie, il macellaio di Lione, a cui pagò le spese della difesa per il processo del 1987. Lì apprezzò il sostegno finanziario che iniziava a fluire all’Egitto di Nasser in funzione antisionista ed antiisraeliana. Attivo a Lugano, aveva aiutato l’insediamento della Banca Commerciale Araba a Ginevra nel 1958, di cui divenne amministratore, creata con fondi siriani, come cita Andrea Purgatori nel suo articolo sul ‘’Corriere della Sera’’ del 02-06-1996; divenne il finanziere di gruppi palestinesi, come il (PFLP) Fronte per la Liberazione della Palestina, di nazionalisti arabi e del F.L.N. algerino, di cui fu il banchiere tramite l’avvocato marxista eretico Jacques Vergès, abbracciando la religione mussulmana e approvando le opzioni islamiste, stringendo un’amicizia con il pioniere dei Fratelli Mussulmani a Ginevra in Europa e con il figlio di Hassan El-Banna, Said Ramadan. Fece fortuna recuperando le royalties del Fuhrer e di Goebbels, poi intermediario di Vèrges assicurò la difesa del ‘’macellaio di Lione’’ il gerarca nazista Klaus Barbie e dopo del rivoluzionario venezuelano Illich Ramirez Sanchez, detto ‘’Carlos’’, arrestato nel 1994 e processato in Francia.
    ‘’Ausiliario benevolo e disinteressato della difesa dei Palestinesi’’, Genoud aveva fatto parte dal 1934 del partito nazista, fondato in Svizzera da Georges Oltramare, che fu condannato a tre anni di prigione nel 1947 in Svizzera per tradimento, mentre in Francia era stato condannato a morte in contumacia, fuggì a Il Cairo nel 1952 dove fu impiegato come speaker alla Radio e morì nel 1960. Genoud fu accusato, dopo la disfatta francese del 1940, di propaganda filo-hitleriana a Radio Paris sotto lo pseudonimo di Charles Dieudon-Genoud aveva rivendicato davanti i Tribunali i diritti d’autore dei ‘’Libri proposti sulla guerra e la pace d’Adolf Hitler’’ di cui aveva in possesso una versione proveniente direttamente dagli archivi di Martin Bormann. Un tribunale di Colonia lo confermò nel 1956 quale unico legatario nei suoi diritti delle opere post-ispirate di Goebbels. Esperti considerano che Genoud potrebbe aver ricevuto da Martin Bormann una potente mano sui fondi segreti nascosti in Svizzera nelle banche arabe sconosciuti dai nazisti, prima della disfatta del 1945. Nella risoluzione del primo congresso del N.O.E. si leggeva: ‘’Noi proclamiamo la necessità di un razzismo europeo che consegua questi obiettivi: a) i matrimoni tra europei e non europei debbono essere sottoposti a regolamentazione…’’.
    Amaudruz è nato a Losanna il 21 dicembre 1920, neofascista e negazionista svizzero, fu militante del M.S.E. poi diresse il N.O.E., né era segretario generale e pubblicò, dopo il 1952, il bollettino mensile ‘’Le Courrier du Continent’’, con una tiratura di mille copie. Durante gli anni sessanta, pubblicò opere sulla dottrina del ‘’social-razzismo’’, ispirato ai saggi di Binet e dell’ex Waffen SS rifugiato in America del Sud Jacques de Mahieu, a Montrèal dalle Editions Celtiìques a fianco del canadese Jacques Baugè-Prevost, un naturopata autore di politica razzialista. Nel 1982 fu uno degli individui della ‘’Coordination nationale’’ che federò più militanti di estrema destra in Svizzera. Nel 2000 a seguito della pubblicazione di articoli antisemiti e negazionisti sul ‘’Courrier du Continent’’, Amaudruz fu ‘’riconosciuto colpevole di propaganda razzista e di negazione della Shoah’’ e fu condannato a un anno di prigione ferme. Fu condannato per la terza volta nel 2004.
    La sezione svizzera del movimento conta un centinaio di membri e diffonde, per corrispondenza, la letteratura nazi proibita, dovunque o in Europa. Teneva dei corsi a suo domicilio d’ideologia razzista a loro finalità. Il suo organo era ‘’L’Europe Réelle’’, edito a Bruxelles da un ex SS, Jean-Robert Debbaudt, con articoli sulla ‘’decadenza’’ della ‘’razza’’ europea dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e si scagliava contro l’ americano giudeizzato. In quel periodico nel settembre 1959 pubblicava articoli anche l’ex SS tedesco, aiuto di Goebbels, professore universitario Johann von Leers, alias Omar Amin, nuovo appellativo assunto ad Il Cairo in Egitto, dopo la sua conversione all’islamismo, favorevole a Gamal Abdel el-Nasser, contro il sionismo, in contatto con Maurice Bardéche e Paul Rassinier, morto forse nel 1965. ‘’L’Europe Rèlle’’ cessò di uscire e dopo molti mesi diede alle stampe un numero nel giugno 1967, dopo la vittoria nella ‘’guerra dei sei giorni’’ di Israele contro l’Egitto egli altri Paesi Arabi, in cui si condannava Israele, già considerata dal febbraio 1960 colonizzatrice di Berlino Ovest. Il periodico annunciava che si accingeva a pubblicare ‘’I Protocolli dei Savi di Sion’’ e operava un ‘’Fondo di solidarietà con le Nazioni Arabe’’. Il 19 febbraio 1970 l’ex SS belga Jean-Robert Debbaudt annunciava in un comunicato indirizzato alla stampa che ricostituiva il partito rexista, sotto la direzione del belga Leon Degrelle, rifugiato in Spagna, in collaborazione con i nazisti. Debbaudt aveva poca influenza in Belgio, ma fu l’uomo di fiducia dell’organizzazione H.LA.G. delle Waffen SS in Germania e l’uomo di contatto del N.O.E.. Debbaudt precisò: ‘’Io colloco il movimento al servizio totale ed incondizionato della resistenza palestinese…’’. Debbaudt aveva offerto il suo concorso e quello dei suoi camerati alla causa di Al-Fatah, emulando la nuova sinistra belga del mistico giovane ingegnere Arno Hamers, già resistente, che aveva creato a Liegi ‘’la Branca Vallona dell’Alleanza di Abramo’’ che pubblicava un ‘’Bollettino’’ periodico. Hamers si era dichiarato incondizionatamente l’alleato dei commandi palestinesi, ricevendo molte volte messaggi di felicitazioni e di ringraziamenti. Hamers era legato con un professore francese ebreo Emmanuel Levyne, fondatore de’ ‘’l’Alleanza di Abramo’’. Hamers credeva alla possibilità, grazie ai commandi palestinesi, di una rivoluzione alla maniera cinese in Medio-Oriente. Hamers non ebbe un’azione comune con i neonazisti, ma andava nel medesimo senso comune della distruzione dello Stato d’Israele. Il 26 gennaio 1970 annunciava sul suo bollettino che il 24 gennaio era stato intervistato per tre ore con dei rappresentanti belgi della catena internazionale socialista nel corso di cui ‘’i problemi ideologici, politici e strategici che pongono la liberazione della Palestina e la distruzione dello ‘’Stato d’Israele furono discussi in un’atmosfera molto cordiale’’. Sul numero del 30 gennaio 1970 del suo ‘’Bulletin’’ precisava che Debbaudt ed i suoi compagni, in rappresentanza della catena internazionale socialista, avevano fatto visita in un’azione comune con il movimento rexista in via di ricostituzione e la Branca Vallona dell’Alleanza d’Abramo, per aiutare la Resistenza palestinese. A Parigi il 28 marzo nel 20° arrondissement, alla sede della F.A.N.E. (Fèderation d’Action Nationale et Europèenne, in 13, rue Montiboeufs, anche sede del Rassemblement pour la Liberation de la Palestine, fondato da Francois Duprat, unendo in Francia nostalgici di Vichy, della collaborazione e dell’O.A.S., una decina di responsabili del N.O.E. si riunirono sotto la presidenza di Amaudruz, con il suo vice Debbaudt, che fece una relazione sui rapporti con ‘’la Branche wallonne de l’Alliance d’Abrahm’’. La riunione ebbe lo scopo di fare uscire nuovamente ‘’L’Europe Rèelle’’, organo del N.O.E. , con obiettivo principale, il raggruppamento di ex nazisti per lottare contro i ‘’sionisti’’ e sostenere la lotta dei commandos palestinesi, trovando i mezzi finanziari necessari per il numero negato a giugno 1970 uscito poi.
    Come precisava la dichiarazione di Zurigo, non si trattava di ‘’creare un organismo nuovo a cui concorrevano organizzazioni già esistenti, fino a riunire una tendenza sul piano nazionale e sul piano europeo’’. I membri del N.O.E. a nome proprio e senza implicare la responsabilità delle organizzazioni delle quali i suoi membri facevano singolarmente parte. Si ripromettevano di diffondere il meglio possibile le idee che le erano comuni ed enunciate nelle ‘’Dichiarazioni’’. In un momento in cui l’immigrazione di afro-asiatici in Francia ed Inghilterra era iniziata, la Dichiarazione di Zurigo esigeva ‘’il ritorno dei gruppi autoctoni ai loro spazi tradizionali’’. Da allora, la marea di razze in questi due paesi, si era estesa in tutta Europa, e sottolineava la fondatezza di questo postulato. I camerati di Zurigo sapevano effettivamente che questa immigrazione significava l’inizio di un complotto mondiale anti-ario e che avrebbe proseguito il suo corso. L’arma della comunità razziale aria sarebbe stata l’Europa. Una confederazione europea in principio occidentale ma destinata ad inglobare in seguito a tutti i popoli arii del mondo, tra i quali si trovavano tuttavia quelli d’America, Australia e l’allora U.R.S.S. intesa come Russia. Questa Europa non sarebbe stata mai forte che mediante la giustizia sociale che costituiva anche un postulato dentro la politica biologica. E qui era quindi intervenuto il veritiero socialismo come mezzo di difesa della razza. Nel corso delle ulteriori ‘’dichiarazioni’’, nel N.O.E. approdarono problemi nuovi alla luce della difesa della comunità aria. Dopo si sentì la necessità di presentare le idee del N.O.E. sotto una forma più sistematica, già che le ‘’dichiarazioni’’, appena da due anni, seguivano l’attualità. Nel 1965 la Commissione ideologica del N.O.E. adottò il ‘’Manifesto Social Razzista’’. Questo testo rialzava in primo luogo il primato del fattore biologico: ‘’Nel mondo in cui tutto è lotta, nessuno saprebbe sottrarsi a questa elezione: sostenere o tradire la razza alla quale appartiene’’. Definì in seguito le nozioni di base di ‘’razza’’ ed ‘’etnia’’ ed espose la ragione d’essere del razzismo. ‘’Perché la comunità di sangue si eleva sopra le altre? Perché si basa sulle leggi eterne della vita’’. Il ‘’Manifesto’’ difendeva una concezione razzista del socialismo: ‘’La giustizia sociale è l’ordine che permette a ciascuno come collocare pienamente le sue capacità al servizio della comunità razziale. Implica un rinnovamento delle elites secondo le sue capacità e non in funzione delle situazioni acquisite’’. Più tardi abbozzava i principi della rivoluzione europea e precisava come sarebbe stata l’unità europea e la politica biologica. Durante il 1965 il N.O.E. tenne una convention sponsorizzata da Ordine Nuovo a Milano, altri incontri avvennero tra il 1966 al 1969. Il 5 ed il 6 aprile 1969 il N.O.E. tenne la sua Decima assemblea a Barcellona sotto la presidenza del suo segretario, generale G.A.Amaudruz per condannare in una lunga ‘’dichiarazione’’ ‘’l’imperialismo israeliano’’ e si oppose a che ‘’ogni individuo nato da padre o da madre ebrei vivano in un paese altro da Israele’’ e godesse ‘’della nazionalità dei paesi dove risiede’’. L’ex-generale croato Vjekoslav Ljuburic, soprannominato durante la guerra l’’’Eichmann di Yugoslavia’’ dopo l’assassinio di 300.000 persone a Belgrado di cui molti furono uccisi sotto il suo comando, assistette alla riunione. Qualche giorno più tardi Ljuburic fu assassinato a colpi di pugnale nel suo appartamento a Carcagente. Negli anni 1970-1980 il N.O.E. perse importanza, dal 1985 sorsero gruppi effimeri che in Svizzera si ispiravano al frontismo del periodo interbellico: in Argovia la Neue Nationale Front 1985-’87, a Winterthur la Neue Front/Eidgenossische Sozialisten 1988-’89, a Sciaffusa in ambienti agli skinheads la Nationalrevolutionare Partei der Schweiz, 1989-’90 e nella Svizzera centrale la Patriotische Front, 1988-’91, molto efficace sul piano mediatico, era guidata da Marcel Strebel, che alle elezioni del 1991 per il Consiglio Nazionale ottenne il 6,4% dei voti nel cantone Svitto. Organizzazioni che si resero protagoniste di atti di violenza, aggressioni contro stranieri, attacchi a centri per richiedenti l’asilo.

    Il nazionalismo rivoluzionario di Renè Binet non era un sentimentalismo piccolo-borghese nazionale ed impulsivo, ma si incarnava in un monaco-soldato al servizio di una dottrina. Il razzialismo lo portò verso l’Europa descritta come un cuore in cui il sangue batteva da Johannesburg al Quèbec, a Sidney ed a Budapest, affermando la superiorità del Mondo bianco non-incancrenito dal materialismo sovietico ed americano, rigenerato nel neo-paganesimo. La creazione di una unione bianca di regioni mono-etniche, in cui i bianchi godevano una incontestabile superiorità culturale e biologica, la negritudine era l’invenzione di una pseudo-cultura nera, sostegno dell’odio contro l’uomo bianco. Un realismo biologico fondato da Binet, basato su i lavori del razzialista Vacher de Lapouge, per un’Europa bianca delle nazioni unita dalla sua eredità greco-germanica. Binet militava nella destra radicale post hitleriana per una nazione europea bianca, occidentale, indoeuropea libera da influenze semitiche, che mirava a rimpatriare gli immigrati di colore e gli orientali nei loro paesi di origine. Una universale visione razionale della società o Socialrazzismo. Un neo razzismo o socialismo razzista che proponeva il ritiro dei bianchi dalle colonie. Contro il capitalismo meticcio che mirava ad ‘’una barbarie uniforme, laddove era necessaria una segregazione assoluta su scala mondiale come su scala della Nazione. Il modello del titismo, per cui Binet si fece apostolo del nazional-progressismo. L’unione di ex FFT e FTP con ex Waffen SS per una federazione di Stati Nazional Socialisti d’Europa, con una Francia forte, al fine di liberare l’Europa poiché ‘’l’occupante è cambiato ma l’occupazione è rimasta. Gli angloamericani dall’inizio ad adesso, più sommessamente, gli ebrei ed i negri occupano il nostro paese’’ in ‘’Le Combattant Europèen’’, aprile 1946.
    Il razzialismo è un neologismo da non confondersi con il razzismo, assente dai dizionari, che designano l’ ‘’approccio scientifico delle razze umane’’. Mentre il razzismo è un termine ben differente, che permette di non fare l’amalgama tra: una definizione empirica e necessaria delle differenti razze umane da una parte; tutte idee di conseguenza ed eventuali misure da prendere
    ( differenza di tale razza in rapporto a tali altre razze, in maniera generale o in un domani particolare; implicazioni politiche, per o contro le ibridazioni, il meticciato razziale, etc.) d’altra parte. Gli approcci di questo termine sono divergenti. Alcuni considerano il razzialismo come un quasi-sinonimo di un altro vocabolo utilizzato agli inizi del XX° secolo: la radiologia, che designa la scienza comparativa (antropologia) dedicata allo studio dei tipi umani in tanto che presentano dei caratteri ereditari differenti; altri stimano che si tratta solo semplicemente di prendere conto la realtà delle differenze fisiche tra i diversi gruppi umani (razze, etnie) (etnodifferenzialismo) (per esempio: Pigmei, Aborigeni, Celti, Semiti, Slavi, Inuit o eschimesi, etc) deprivata di ogni idea di gerarchizzazione delle razze; nella letteratura anglo-sassone, il motto ‘’racialism’’ può ancora essere riscontrato nel senso del razzismo, dove è allora impiegato in modo intercambiabile con lo slogan ‘’razzismo’’. L’obiettivo dichiarato dai promotori del razzialismo è dunque di liberare lo studio delle razze da coloro che secondo loro hanno causato un pesante passivo emotivo da molti secoli di applicazione delle dottrine razziste. Nel 2006, però, la comunità scientifica dei biologi considerava che non si può, grazie ai progressi scientifici, parlare di razze umane. Come diceva Albert Jacquard in una dichiarazione cofirmata da 600 scienziati: ‘’Il concetto di razza non può essere definito che in seno a spazi in cui diversi gruppi sono stati isolati gli uni dagli altri sufficientemente per lungo tempo per cui i loro patrimoni genetici si differenziano. Si evince che, nello spazio umano, questa differenziazione è così poco marcata che il concetto di razze umane non è operativo’’. ‘’I differenti gruppi etnici attuali sono le tracce di ciò che all’inizio della speciazione [prima dell’invenzione dell’agricoltura] ‘’. Nel 1969 a Barcellona il Neue Ordnung Europeische creò l’ ‘’Istituto Superiore di Scienze Psicosomatiche, Biologiche e Razziali’’la cui direzione fu affidata al Dr. Jacques Baugè-Prevost di Montrèal. Questo istituto ha pubblicato varie opere social-razziste, tra le quali si trovano quelle di Renè Binet. Il N.O.E. continuò i suoi documenti essendo il punto di convergenza del socialismo-razziale ario. La sua influenza dipese da ciò che ciascun dei loro membri seppe acquisire. Decidere, obiettivamente, ciò che corrisponde ad una necessità. La sfrenata recrudescenza della decadenza: meticciato, criminalità, culto degli egoismi, concepirono per questo giorno indispensabile il coordinamento dei suoi militanti responsabili che chiedevano di mettere il dovere al servizio della razza, come sostiene Gaston Amaudruz.
    Binét aveva diretto con sua moglie una piccola casa editrice parigina, il ‘’Comptoir National du Livre’’, e una impresa immobiliare, ‘Baticoop’’. Noto per la sua personalità dominatrice e una volta descritto da Bardéche come un ‘’fascista del tipo puritano che spende la sua vita fondando partiti e giornali pubblicati in ciclostile, non era sempre popolare e d’accordo con i suoi colleghi dell’estrema destra’’. Morì in un incidente automobilistico il 16 ottobre 1957 a Pontoise, principale dubbio ed denuncia fu che qualcuno dei suoi ‘’camerati’’ potesse aver organizzato la sua morte. Nella pubblicistica ‘’democratica’’ è una costante intravedere complotti e faide interne ai movimenti d’estrema destra, non che questi non ci siano mai stati, ma si esclude ogni indagine approfondita in Francia così come in Italia ed in Europa. Basti ricordare l’incidente automobilistico sulla via Aurelia a Roma del 12 agosto 1973 che causò la morte dell’intellettuale emarginato di e a destra Adriano Romualdi, figlio dell’onorevole Pino Romualdi, presunto figlio illegittimo di Benito Mussolini, [perché nato a Predappio (Fo)], il più a destra nel M.S.I.-D.N.; l’omicidio con relativa esplosione di autobomba che il 18 marzo 1978 uccise Francois Duprat in Francia; l’incidente automobilistico in cui perse la vita in Italia l’estremista di destra, già vicino alle Edizioni di Ar, ed ex consigliere comunale missino padovano Massimiliano Fachini negli anni novanta; la morte accidentale di Beppe Di Mitri, ex avanguardista nazionale, poi di Terza Posizione ed infine entrato in Alleanza Nazionale con un incarico importante nel partito a Roma in un incidente in motorino scontratosi con un’auto; l’incidente automobilistico mortale occorso a metà ottobre 2008 al leader dell’estrema destra austriaca Georg Haider, ex F.P.O.. Casualità o atti premeditati, compiuti da avversari, nemici politici o da organizzazioni paraistituzionali, come si percepisce nei migliori film di spionaggio e sui servizi segreti angloamericani. Sta di fatto che non si è mai scoperto nulla e tutto e stato messo a tacere, anche con l’avallo delle personalità più influenti di quelle forze politiche di area che probabilmente avevano interesse a farlo, per beghe personalistiche, per ‘’carrierismo’’ o peggio pagati da forze occulte forse neanche poi tanto.


    Antonio Rossiello

    18/05/2009

    http://sxxi.forumattivo.com/storia-e...binet-t173.htm

    Ottimo!!!

    Il libro di Binet è uscito per Thule Edizioni.

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo


  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo

    Aspetti del neofascismo in Francia: i movimenti social razzisti di Rene’ Binet

    “ Le sette neo-fasciste si sono formate molto presto, molto più presto di quanto in generale lo si immagini. Si sono costituite come delle bande nel turbine della disfatta e della persecuzione. Un uomo deciso piantava il suo stendardo da qualche parte ed un pugno di camerati si riuniva intorno a lui. Altre volte è accaduto che un gruppo si sia formato nella clandestinità. Erano bande di soldati perduti che si riconoscevano nelle tenebre dell’ingiustizia e dell’odio; erano dirette da sconosciuti, da uomini senza gradi, che per la loro oscurità avevano potuto sfuggire alla rete tesa su tutta l’Europa …”Maurice Bardeche “Che Cosa è il Fascismo?”Volpe, Roma, 1980, pag.72.


    Proseguendo le nostre ricerche sul “neofascismo” francese possiamo qui dedicarci Ad un altro suo esponente, un militante che dedicò tutta la su vita, finché non fu troncata da un incidente d’auto, alla fondazione di un “socialismo europeo” antimarxista e alla difesa della Razza Bianca: Renè Binet. (16X1913-16X1957) Qui ci si occuperà soprattutto della vita e delle attività politiche del Binet rimandando a un altro articolo l’esame delle sue opere ancor oggi non prive di interesse. Per queste note, come già per quelle su Charles Luca, seguirò, soprattutto, le tracce del libro di Joseph Algazy “La Tentation Nèo-Fasciste en France 1944-1965”.
    Nato il 16 X 1914, nella sua gioventù, negli anni 30, il Binet partecipò a Le Havre alle attività della Gioventù Comunista, espulso da questa organizzazione si avvicinò ad ambienti della IV Internazionale trotzkista partecipando alla fondazione del Parti Communiste Internationaliste nel marzo 1936, per poi passare al Parti Ouvrier Internationaliste.
    Scoppiata la seconda guerra mondiale, il Binet chiamato sotto le armi fu fatto prigioniero dai tedeschi e internato in un campo, evidentemente l’esperienza gli giovò(!) perché in codeste circostanze passò dall’estrema sinistra al Fascismo fino a militare (pare) nella Divisione Charlemagne delle Waffen SS! Scriveva il Milza (“Fascisme française…”pag.284) “Ancora un fascista proveniente dalla sinistra, anzi dall’estrema sinistra. È codesto..un itinerario che è possibile percorrere anzi è anche a livello di dirigenti” (il maggior esempio lo abbiamo avuto in Italia, ma non per questo si dovrebbero dimenticare i casi del Doriot, del Deat, di Sir Oswald Mosley e via elencando…)
    Finito il conflitto, il Binet iniziò a mettere in piedi una lunga serie di piccole riviste e di micro partiti per elaborare e diffondere la sua visione del mondo,nel febbraio 1946 incontrò lo scrittore Marc Augier destinato a diventare famoso con lo pseudonimo di Saint Loup,e poco dopo da vita al periodico “Combattant Européen” (riprendendo il titolo del foglio della Legion Français contre le Bolchevisme). Di codesto periodico che rimase semiclandestino, uscirono solo 6 numeri.. Il primo numero apparve nel Marzo 1946-

    Il programma che il foglio si sarebbe proposto avrebbe compreso l’unità di lotta contro il capitalismo internazionale servito dagli ebrei e dagli stalinisti internazionali; e l’epurazione della “razza francese” da negri, ebrei e mongoli ’che la inquinavano, la conquista della centrale operaia CGT e la costruzione del Partito della rivoluzione socialista nazionale; mete senz’altro ambiziose per un gruppuscolo. Il “Combattant…” tirava, infatti, solo circa 2000 copie, anche se talvolta era “accompagnato” da bollettini destinati agli studenti, agli operai delle fabbriche ai contadini e ad altre categorie sociali, Le forze dell’ordine non gradirono e ne seguì qualche arresto e lo stesso Binet dovette scontare una pena di prigione. ( 1)

    Nell’ estate del 1946 il Binet fondò un altro gruppo il Parti Rèpublicain d’Unité Populaire P.R.U.P che raccolse qualche adesione tra gli ex iscritti ai disciolti partiti collaborazionisti e gli ex combattenti sul Fronte dell’Est. Il nuovo movimento esprimeva la sua ostilità sia all’URSS sia agli USA e chiedeva la riabilitazione degli ex collaborazionisti. Oltre al Binet, tra i suoi dirigenti figuravano Robert Weber, Jean Flaust, Marcel Delain e .Maurice Plais, tra di loro alcuni erano ex iscritti al P.C.F.o a gruppi trotzkisti . Il P.R.U.P. chiedeva un’Europa indipendente sia dagli USA sia dall’URSS, delle riforme sociali e la riabilitazione degli ex collaborazionisti.
    L’anno seguente il P.R.U.P. si alleò con altre due piccole organizzazioni. Le Forces Françaises Rèvolutionnaires che avrebbero finito per fondersi con il P.R.U.P.e il Rassemblement Travailliste Français, Questo movimento era stato fondato da Julien Dalbin amico personale del Generale Peron che tentava di formare un movimento ispirato al giustizialismo argentino. Alle elezioni municipali del 1947 qualche elemento del P.R.U.P. si presentò nelle liste del R.T.F con risultati alquanto scoraggianti e il P.R.U.P. si dissolse.

    Ma il Nostro non era certo un tipo da arrendersi, non l’aveva piegato la disfatta europea del 1945 e non lo piegarono tutte le difficoltà che dovette affrontare. Nel settembre del 1948 René Binet fondava un nuovo gruppuscolo, il Mouvement Socialiste d’Unitè Française, il capo, gli aderenti e il programma erano gli stessi del P.R.U.P. Il simbolo la ruota solare e un bastone, organo il foglio “l Unité” affiancato talvolta da “L’Unité Populaire”. Come nota l’Algazy “La Tentation Neo-fasciste en France…” (pag.77) è difficile orizzontarsi nel labirinto di sigle e di testate che ”si sovrappone alle vicende del Binet.(2.)
    Il foglio aveva come sottotitoli i motti “Pain et Liberté” e uno slogan attribuito al Blanqui che era stato ripreso anche da Mussolini “Qui porte la glaive a du pain” (“Chi ha del ferro ha del pane”) “L’Unité” invocava l’unità europea contro URSS e USA, chiedeva l’amnistia per gli epurati e iniziando un tema destinato a diventare sempre più importante col passare degli anni chiedeva il ritorno immediato di tutti gli immigrati nord africani ai loro paesi d’origine. Già allora vi era chi prevedeva i pericoli che avrebbero minacciato l’Europa e il profilarsi della catastrofe definitiva per l’Europa: la sua conquista da parte dei popoli africani e asiatici. Denunciato dagli avversati come “pro-hitleriano”, il M.S.U.F. venne sciolto dalle autorità nel marzo 1949. Si calcola che avesse 200-300 militanti circa.
    Infaticabile il Nostro nello stesso anno dava vita al foglio “La Sentinelle” che apparve, sia pure in modo irregolare per qualche anno, mentre nel 1950 creò un altro periodico “Le Nouveau Prométhée” che ebbe un anno circa di vita.
    Scrive l’Algazy (cit.pag.77) “La Sentinelle .. si presentava come un <organo di difesa nazionale> e fece propaganda per un <socialismo nazionale> e un <razzismo scientifico>” La maggior parte dei testi che apparvero su questo bollettino erano opera dello stesso Binet, ma vi collaborarono anche Maurice Plais, M.Achart, Jean André Faucher, Michel Dessaillon, il tedesco Karl-Heinz Priester e lo svizzero Gaston A.Amaudruz. (3)
    Proseguiva l’Algazy (pag.78) “Il numero di marzo 1951 da “La Sentinelle” fu interamente dedicato a un solo articolo di René Binet intitolato “Facciamo il punto”.Tale scritto pretendeva di fare un bilancio della Francia e delle altre nazioni europee a sei anni dalla fine della guerra. Vi si attaccava Roosevelt, Churchill e De Gaulle per aver dato il loro accordo al fatto che <Stalin si è impadronito di più di metà dell’Europa>” La democrazia vi era presentata come la fonte di tutti i mali che affliggevano la Francia “I poteri esorbitanti lasciati a un Parlamento irresponsabile incontrollabile- scriveva il Binet- rendono impossibile ogni attività che perduri nel tempo e ogni misura atta a raddrizzare il paese.”. Al posto della democrazia, il Binet proponeva: “un socialismo nazionale(unico sistema) che possa permettere
    1) un reale controllo da parte del popolo sui settori di sua competenza
    2) la responsabilità degli specialisti negli altri settori.
    Il sistema dei referendum permetterà al popolo di dire se approva la politica seguita e le realizzazioni da essa ottenute rendendo così i capi responsabili della politica da essi attuata,
    in tal modo si potrà costituire un regime forte capace di condurre il popolo alla sua liberazione.”
    Il Binet avversava i partiti politici in quanto giudicava che essi si sottraessero alla “necessità di assicurare la….sopravvivenza delle razze che hanno fatto l’Europa e edificato una civiltà unica”(4) Inoltre i partiti si sottraevano anche alla “soluzione del problema sociale che non può essere che la ricostituzione dell’unità e della solidarietà assolute di tutto il popolo” Egli rimproverava ai comunisti di tradire la classe operaia dividendola e logorandola in scioperi inutili, di tradire il socialismo e la Patria mirando a sottometterla all’imperialismo sovietico; d’altra parte rimproverava i gollisti di essere, allora, vassalli degli USA e della Gran Bretagna, “di ignorare completamente gli urgenti problemi legati alla protezione della razza bianca, e, in quanto sostenitori del sistema capitalistico di dividere e impoverire la Nazione. Contro di essi si sarebbe dovuto costituire un partito che avrebbe dovuto essere il partito di tutta la nazione e non di un determinato gruppo sociale. I militanti di codesto movimento avrebbero dovuto lottare contro la cara vita, per un aumento del valore reale dei salari e per il rimpatrio nelle terre di origine degli extra europei Una Francia rinnovata avrebbe dovuto, poi, mettersi a capo di un “sindacato delle nazioni proletarie dell’Europa” in opposizione alle due super potenze”.
    Qui possiamo trovare quelle che dovrebbero essere le fondamenta della politica di ogni movimento nazionale in Europa: lotta per radicali riforme sociali, difesa dell’identità etnica delle popolazioni europee, indipendenza dell’Europa unita nei confronti degli Stati Uniti d’America.

    Di solito le concezioni del Binet vengono definite come <social razziste>.il Cadena (“La Ofensiva neo-Fascista” pag.35) sintetizza “Justicia social para la raza aria…”.Per il Nostro (Algazy pag.80) l’URSS non era un vero stato socialista ma il dominio di una burocrazia, spesso etnicamente estranea, che controllava l’immenso paese a suo vantaggio, naturalmente colà il problema razziale non veniva neppure preso in considerazione anche se poi ’incrementi demografico degli asiatici e il declino delle popolazioni slave sarebbe stato una delle cause della disgregazione dell’Unione Sovietica, Gli Stati Uniti venivano considerati un “ regime di sfruttamento del popolo all’interno, un regime di sterminio dei popoli all’interno e all’esterno”. Oggi è fin troppo facile prevedere che entro pochi decenni la “nuova Cartagine” d’oltre oceano apparterrà etnicamente al cosiddetto “terzo mondo”.

    A causa della sua principale preoccupazione: quella della difesa della Razza Bianca il Binet era favorevole all’indipendenza dei paesi colonizzati con cui gli Europei avrebbero dovuto conservare solo gli indispensabili legami economici, per il resto gli Europei, coscienti della superiorità della loro razza, non avrebbero avuto nulla da temere da una concorrenza con gli altri popoli, il che oggi, di fronte all’emergere di Giappone e Cina. potrebbe apparire un po’ “incerto”
    Il Binet, inoltre, già allora auspicava il riarmo della Germania membro della futura alleanza degli Stati nazionali d’Europa
    Il, citato articolo “Faisons le point” si concludeva : “ABBASSO L’EUROPA DI STRASBURGO, ABBASSO L’EUROPA DEI FEDERALISTI, ABBASSO L’EUROPA DEI LACCHE’ DELL’IMPERIALISMO RUSSO O AMERICANO. ……Ognuno deve operare a stringere tra gli elementi nazionali di tutta Europa quei legami che permetteranno di creare l’ALLEANZA DEGLI STATI NAZIONALI OPERAI D’EUROPA, nel rispetto e nell’ indipendenza di ciascun popolo” (Cfr J.Plumyene e R.Lasierra “Les Fascismes…”pag.207 e .A Del Boca e M:Giovana “Fascism Today “Randon House,USA,1969,pag,175)
    Coerentemente a quanto scriveva il Binet partecipò a vari tentativi di creare una alleanza tra i movimenti nazionali delle varie nazioni europee, nel maggio 1951 partecipò alla famosa conferenza europea che si tenne a Malmoe in Svezia da cui nacque il Movimento Sociale Europeo, ma ben presto fu deluso dalla moderazione di codesto raggruppamento nei confronti della questione razziale e qualche mese dopo, con altri, abbandonò il MSE per partecipare alla fondazione a Zurigo del Nouvel Ordre Européen. (5) Nell’ambito di tale organizzazione partecipò alla direzione del Bureau Européen de Liason che avrebbe dovuto coordinare i vari gruppuscoli europei. Nell’ambito francese egli animò anche un Comptoir National du Livre per la pubblicazione di testi social-razzisti. Si deve peraltro ricordare che, a quanto riporta il Duprat, il settarismo del Binet e la sua volontà di primeggiare avrebbero causato la fine dell’alleanza dei gruppi francesi che facevano riferimento al Movimento Sociale Europeo
    Si può anche ricordare che Maurice Bardeche ebbe a organizzare un incontro tra il Binet e Francis Parker Yockey fondatore dell’ European Liberation Front. L’incontro peraltro non ebbe risultati positivi, i due neofascisti ambivano entrambi di essere i capi della più o meno fantomatica “internazionale neo fascista” e su codesto problema non riuscirono, naturalmente, ad intendersi!(Cfr K.Coogan “Dreamer of the Day” pagg,214 e segg , Alfonso De Filippi “F.P.Yockey ed il Destino dell’Europa” Idee in Movimento, Genova, 2000).
    La rivista, forse più interessante, tra i vari fogli animati dal Binet sarebbe stato il “Nouveau Prométhée di cui tra il luglio 1950 e l’agosto 1951 apparvero dieci numeri, a differenza delle altre pubblicazioni “d’area” del periodo era stampata e non ciclostilata riportava il nome e l’indirizzo del direttore e della redazione. Il suo motto era “Pour la defense de la culture française” e cercava di rivolgersi a un pubblico colto. Il motto nella testata era tratto dal “Prometeo” del Goethe “Io sono assiso a questo posto e modello degli uomini secondo la mia immagine. Una razza che sia simile a me”; fu soprattutto nelle pagine di codesto foglio che il Binet sviluppò le sue concezioni “social razziste”. Sul numero 7 del Maggio 1951, così il Binet riassumeva le sue concezioni “..la cultura nasce dal popolo, dalla razza, essa gli appartiene, essa condiziona la sua sopravvivenza. Ma essa è un prodotto della razza prima di esserne un titolo di gloria e uno strumento. Nessuna razza ha il potere di imporre la sua cultura agli altri. Nessuna potrebbe senza perire ricevere una cultura che non sia conforme al suo genio o da lui scaturita da esso.” Si potrà dedicare un prossimo articolo alle opere del Binet approfondendo le concezioni razziali che vi espose.
    Delle pagine della rivista molte erano dedicate alla recensione di libri, segnalando favorevolmente opere di Maurice Bardeche , Alphonse de Châteaubriant, Paul Rassinier, L.F. Celine, etc, oltre alle opere dello stesso Binet. Non mancavano peraltro gli articoli trattanti temi di attualità, Nel numero dell’Aprile 1951 apparve uno scritto del Binet “Le mythe de la culture” in cui il nostro ribadiva le sue concezioni razziali. “Il voler imporre, come si fa oggi la Coltura dell’Occidente a tutti i popoli della terra, porta all’indebolimento degli uni e alla corruzione degli altri….Vuol dire preparare …..popoli imbastarditi, nazioni di declassati, Razze di meticci e di ribelli …….Non la cultura, ma la Razza è tutto. Essa condiziona tutto .compresa la cultura”
    Sul numero del Maggio 1951 nell’articolo di Jean De Tavannes “Le racisme devant l’Union Française” si leggeva “Diffondendo i germi spirituali francesi e occidentali nell’Africa nera, corromperete quei popoli fino alla sterilità, farete una caricatura dell’anima dei Negri,e rischiate di creare solo delle scimmie e, a diventarlo anche voi stessi al solo contatto con loro”
    “Le Nouveau Prométhée” ospitò spesso i comunicati degli altri gruppi nazionali francesi e, in occasione delle elezioni legislative, del1951 appoggiò una lista in cui confluiva la maggioranza di tali gruppi l’Unité Nationale et des Indépendants Républicains.(6)
    Come si è visto il razzismo occupava un posto centrale nella visone del mondo del Binet, lo si rileva soprattutto da tre dei suoi libri ancor oggi più o meno facili da trovarsi “Théorie du Racisme” -“Contribution a une Éthique raciste” e “Socialisme National contre marxisme””.
    All’inizio del primo di codesti volumetti si legge “ Da qualche anno, una bandiera è stata innalzata sul mondo. Non è la bandiera di una nazione né di un partito, ma è la bandiera di un nuovo tipo di uomini armati di una conoscenza nuova e che appartengono a tutte le nazioni bianche: questi uomini sono i razzisti.”
    Per il Binet, dunque, il fattore razziale è quello di maggior importanza nella vita e nella storia e la razza bianca è superiore alle altre per lui sarebbe evidente e incontestabile che gli Europei siano superiori alle altre razze umane “i creatori di tutte le culture, i fondatori di tutte le civiltà” (il che può certo apparire un poco esagerato! (7)) In “Contribution a une étique raciste” si legge “La consapevolezza del potere del fattore < razza> non scaturisce solo da ragionate constatazioni di natura culturale ma nasce da una certezza evidente e sufficiente, congenita E’ un sentimento interiore di superiorità , una fede nella potenza del sangue. La presa di coscienza totale della realtà della razza conduce e deve condurre al sentimento del partecipare coscientemente alla forma più perfetta del divenire umano e del divenire del mondo stesso. Il più grande insulto che possa essere fatto alla razza nella sua interezza, e indirettamente alla personalità di un individuo appartenente alla razza superiore, è incontestabilmente il dubbio o il rifiuto opposto alla realtà razziale o all’idea della superiorità dell’ uomo europeo in quanto creatore e legislatore, in quanto partecipe di un tipo unico, mitico, divino. Non è che in questo modo che si sviluppa il senso di superiorità assoluta della razza di cui si eredita il capitale razziale, e allo stesso tempo che, il senso della responsabilità riguardo a tale apporto che deve venire trasmesso, accresciuto, alla razza nuova che viene continuamente creata in ogni uomo che vi appartenga”.
    Di fronte alla superiorità dell’uomo europeo le altre razze non erano, per il Binet che una “ganga semitica mongoloide o negroide” Popoli “immersi da millenni nell’apatia fisica, nel nulla intellettuale, nella stagnazione morale e nel degrado sociale” Il che era certamente esagerato ed ingiusto.
    In “Socialisme National contre marxisme” si riteneva probabile che “1) solo certe razze siano capaci di stabilire delle leggi morali, 2) che solo certe razze siano capaci di stabilire leggi civili 3) che solo certe razze siano capaci di produrre creazioni intellettuali.e perciò anche creazioni materiali che per noi uomini dell’Occidente europeo sono accessibili a tutti. Non basterà perciò dire che l’appropriazione di ciò che esse stesse hanno creato assicura il loro dominio, ma bisognerà ammettere che è la loro attitudine a creare tali realizzazioni che assicura loro il dominio”.
    Anche qui uno studio spassionato ed approfondito dovrebbe verificare quanto di vero vi possa essere al di là delle estremizzazioni del Binet il quale, peraltro, si limitava a dare come evidente la “superiorità” degli Europei senza ricorrere a citazioni di testi a carattere scientifico. Logico poi che il Binet incitasse gli Europei a vigilare gelosamente sulla purezza del loro sangue a rifiutare ogni mescolanza e tutti modi di vita che potessero sminuirla e ogni scala di valori e ogni insegnamento che potessero portare al suo indebolimento. (8)
    Nell’ambito della missione della preservazione della razza un ruolo di primo piano veniva e riservato alla donna. In “Théorie du Racisme” si legge che “i nemici della razza europeo“ con la loro propaganda per l’aborto e per la cosiddetta emancipazione della donna, non ne hanno fatto che delle squilibrate, betes a plasir, o delle bambole . inutili, giocattoli nelle mani dei satrapi del regime. Al contrario i razzisti, vogliono rendere loro, assieme all’equilibrio fisico del loro sesso, la dignità del loro ruolo sociale. La donna guardiana del sangue, madre della razza e dello Stato, sorgente di ogni vita nella Nazione, consigliera e guida delle nuove generazioni”
    Con buona pace del femminismo trionfante tutto ciò pare alquanto sensato (si può ricordare che i Nazionalsocialisti tedeschi, e non solo loro, progettavano il ripristino della poligamia per la difesa e il miglioramento della razza!)
    Logico che il Binet invocasse una guerra senza quartiere contro gli antirazzisti (“Thèorie..”) “Tra coloro che mirano a ricostruire la purezza del loro sangue e i privilegi che ne derivano e coloro che, rinunciando a tutto ciò, si fanno i difensori e gli adepti delle razze inferiori, è aperta una lotta implacabile. Essa non potrà terminare che con il trionfo finale di coloro che avranno salvaguardato la purezza del loro sangue e, con ciò, il valore della loro cultura. Ormai, i confini dei due campi sono tracciati, la lotta non può consentire né tregua né attenuazione.”(9)
    Oggi quando noi sappiamo che l’unica speranza risiede nel “rigenerare la Storia” ritornando per quanto possibile, (almeno a livello di elites) all’ originario modello indo-europeo, anche sul piano della razza ”del corpo”, le parole del Binet assumono un significato ancora più pregante e categorico.
    Citiamo ancora dall’Algazy (pag.87) “L’apostolo del <social razzismo> esprimeva la sua certezza che, in fin dei conti, <una gerarchia delle razze si stabilirà per la forza stessa delle cose allo stesso modo che una gerarchia sociale si stabilirà in senso a ciascuno razza>, che <i nomadi semiti ritorneranno a poco a poco al loro nomadismo e i Mongoli ritorneranno alle loro yourte .Noi non abbiamo nulla da temere da tale netta delimitazione del dominio di ciascuna razza. Essa, sarà, al contrario, il modo di manifestare più nettamente che mai la superiorità dell’Occidente. E per questo che i Semiti, i negri e i Mongoli vi si oppongono tanto accanitamente, con l’aiuto della banca ebraica e dello Stato mongolo staliniano>”(Cfr.Contribution….)(10)
    Il Binet mirava a una “rivoluzione razzista” che portasse alla ”presa di coscienza dell’ineguaglianza delle razze” e alla “dittatura della Razza” il che voleva dire (Theorie du Racisme ) che “Lo Stato dovrà spezzare con la violenza tutto ciò che si opporrà al dominio della razza superiore, dominio che essa non dovrà condividere con nessun altro. Lo Stato dovrà allontanare dagli spazi appartenenti tradizionalmente alle razze superiori tutti gli appartenenti a quelle inferiori e fare in modo che essi vadano a reintegrasi nei loro spazi d’origine”.
    In effetti, per il Binet, lo Stato era un “organo di dominio della razza conquistatrice su quella conquistata, un organo di difesa della minoranza conquistatrice e civilizzatrice contro la maggioranza arretrata soggiogata” (“Socialisme National contro marxisme)
    Rigettando la presunta eguaglianza tra le razze egli rifiutava anche l’uguaglianza dei diritti “L’ineguaglianza opera anche tra le nazioni, i popoli più dotati e che resteranno tali, sono chiamati a dominare gli altri”(11)
    Sempre in “Socialisme National contre marxisme” si legge “Lo Stato dovrà, per adempiere il suo ruolo, essere uno strumento di dominio e di protezione al servizio del popolo che esso rappresenterà e, conseguentemente, dovrà nello stesso tempo vigilare sull’eliminazione di tutti i fattori di indebolimento fisico e morale presenti nel popolo e alla trasformazione e all’elevazione continua del popolo che esso dovrà rappresentare e difendere. Lo Stato avrà per meta di fare del popolo tutto intero una elite etnica sul piano internazionale.”
    Nessuna rivoluzione senza un partito rivoluzionario e il Binet in “Contribution …) scriveva “in una parola sola, il razzismo esige l’unità di comando nella lotta sociale come unico modo di ottenere la vittoria, rimanendo sempre unico criterio l’interesse superiore del popolo e della razza. I capi, o meglio il capo del partito dovrà dunque, nello stesso tempo, avere piena coscienza della sua responsabilità e dei suoi doveri per non lasciarsi andare a una qualche preferenza d’ordine sentimentale per una qualche tendenza (interna al partito), ma dovrà sempre aver chiaro, nello stesso tempo, l’interesse del partito, quello del popolo e quello della razza.
    Naturalmente, tale capo sarà pur esso un uomo e perciò non potrà mai essere totalmente imparziale, ma se saprà circondarsi dei consiglieri adatti, potrà evitare molti errori. D’altra parte l’errore commesso rimarrà non eccessivamente grave nelle sue conseguenze se l’unità rigida dell’organizzazione potrà consentire di porvi riparo. L’unità e la disciplina sono i due poli viventi dell’organizzazione che permettono sempre di porre riparo a tutti gli errori, e spesso di utilizzare gli errori stessi per il maggior interesse del partito e del popolo.
    Ciò che assicurerà l’unità e la continuità del movimento vale a dire del socialismo riunificato sulla base dell’elemento razziale e popolare, sarà la sua attitudine a selezionare dei capi che siano capaci di veder lontano e profondamente l’interesse del popolo e della razza; la cui vita sia un modello per ogni razzista di quale possa e debba essere la vita di un militante. Ciò che assicurerà la durata dell’azione sarà l’attitudine, in ogni dato momento storico, ad assicurare risolvere qualsiasi problema e darvi una risposta che sia conforme al destino razziale del popolo. ……
    L’unità assoluta di comando e la rigida disciplina permetteranno in qualsiasi circostanza una continuità sicura e una vitalità senza smarrimenti per ogni organizzazione. La condizione per accettare codesta disciplina e codesta unità è solo la sottomissione volontaria allo scopo da raggiungere. Il nostro è tanto importante, grande ed elevato perché ogni razzista dedichi la sua vita a tale imperativo”.
    In “Theorie du Racisme”, il Binet formulò un piano di azione per i militanti razzisti dei paesi occidentali:
    “Sul piano biologico: leggi di protezione della razza e segregazione–ritorno degli allogeni ai loro paesi di origine–organizzazione sanitaria e protezione dei giovani, della madre e del bambino–protezione e garanzia del lavoro
    Sul piano economico: restituzione alla Nazione dei mezzi di produzione di cui è stata arbitrariamente privata –pianificazione della produzione e gestione dell’economia da parte di sindacati professionali–politica dell’habitat e dei salari concepita non come dei mezzi per solamente sostentare la forza lavoro, ma come mezzi per lo sviluppo di una razza sana e forte.
    Sul piano culturale: possibilità per tutti di accedere alla cultura senza distinzioni sociali. Studio diffuso a livello popolare delle conoscenze biologiche ed etnologiche che sono la base di una concezione scientifica della storia del mondo e del socialismo.
    Sul piano politico: organizzazione di un partito forte, avanguardia e stato maggiore della razza; per un regime forte mandatario della razza; creazione di una società socialista e razzista”
    Ritornando all’esperienza del Nouveau Prométhée scriveva ancora il Duprat (“Les Mouvements..” pag53) “Fu su il numero del giugno 1951 che comparve nel vocabolario del Binet il termine <progressista>…. Da quel momento egli si mise a predicare un < nazional progressismo> cercando nel contempo di prendere contati con alcuni gruppi di sinistra. Ben inteso, codesti contatti, che si sarebbero poi ripetuti …..e la cui tentazione non è scomparsa neppure oggi …, andranno a urtarsi a dei rifiuti da parte degli elementi di sinistra, ai quali il razzismo del Binet faceva rizzare i capelli. Il Nostro prese ben presto la sua tribuna del <Nouveau Prométhée>, che cessò di venire stampato, dopo il N.10 nell’agosto-settembre 1951- Malgrado una qualità redazionale certa, il foglio non aveva potuto superare una tiratura di 5.OOO esemplari, di cui circa 2OOO venivano venduti. Gli fu dunque impossibile, per mancanza di mezzi e di diffusione, di proseguire la sua azione. Il Binet dovette allora limitarsi al modesto foglio <Sentinelle> che sopravvisse fino al 1952, limitando la sua udienza a quegli elementi che avevano partecipato all’esperienza del Movimento Sociale Europeo”.
    Il che non vuol dire che il Binet desistesse dal suo attivismo, si hanno poche notizie sugli anni che seguirono, si sa che fu in contatto con il movimento Jeune Nation, ma non sarebbe riuscito a influire sull’ideologia di questo movimento di coraggiosi militanti, che, a dire del Duprat, sarebbe rimasta alquanto sommaria e incentrata solo sulla grandezza nazionale e la difesa di ciò che restava dell’impero coloniale.(12)
    Il Binet sarebbe stato, inoltre, animatore di un’altra iniziativa sulla quale non sono riuscito a trovare molta documentazione. il Mouvement National Progressiste, cito ancora dall’Algazy (pagg.211-e segg.) “Nation et Progrès (noto in seguito come Mouvement National Progressiste M.N.P. era un gruppo di intellettuali fascisteggianti che organizzavano delle giornate di studio …. Il principale animatore del Nation et Progrès fu Charles de Jonquières, che pubblicò i primi saggi razzisti del dopo guerra <Actes des Apôtres>… Nell’estate 1952 Nation et Progres pubblicò un resoconto di conferenze con il titolo <Peuple, Race et Nation>”
    Charles de Jonquières fu candidato alle elezioni parziali del 1952. Scriveva il Coston (“Partis ,Journaux et Hommes Politiques..”pag 540) ,,,: “I nazional progressisti chiedevano <Uno Stato nazionale, uno Stato popolare, uno Stato forte (che ) si leghi al suolo, al sangue, alle tradizioni> Essi respingevano <il cosmopolitismo, le naturalizzazioni veloci e la doppia cittadinanza> e chiedevano <una disciplina nazionale, che escluda l’egoismo distruttivo e l’egoismo dei clan>. Il loro appello elettorale terminava <Né Russi, né Americani, votate francese …”
    Non sono riuscito, purtroppo, a trovare documentazione sugli anni seguenti.
    Il 16 X 1957 il camerata Rene Binet periva in un incidente d’auto, anche in questo caso non mancarono le voci secondo le quali l’incidente era “opera” di gruppi rivali, voci che non ebbero mai conferma. Elementi a lui legati passarono soprattutto al Mouvement National Communautaire fondato agli inizi del 1959 su posizioni razziste ed antidemocratiche (Cfr F.Leoni “I Movimenti Neo-Fascisti in Europa” pagg75-76)
    Nella sua riunione del 1969 a Madrid il Nuovo Ordine Europeo creò un Institut Superieur des Sciences Psycosomatiques Biologiques et Raciales con sede a Montreal ( Canada) a cui fecero capo le Editions Celtiques che avrebbe riproposto, tra l’altro, anche le opere del Binet.
    Chi scrive ritiene che ci sia ancora da imparare anche dal Binet: dalla sua posizione ideologica, sfrondata da certe esagerazioni ed estremismi, si potrebbero trarre ancora elementi per la elaborazione di un “Fascismo dorico” imperiale, gerarchico, razziale e socialista.(non si vede come si potrebbe costituire una alternativa di civiltà non egualitaristica senza una certa “dose” di razzismo biologico) . Soprattutto potremmo imparare dall’esempio che ci ha dato di una vita dedicata completamente ad una causa che è anche la nostra.
    ALFONSO DE FILIPPI


    NOTE

    (1) Nota Secondo il Lebourg “Le Monde vu de la plus Extreme Droite”(pag.20)il Binet era stato condannato a 6 mesi nel 1947 per la sua militanza nelle Waffen SS. In seguito il Binet e 29 dei suoi seguaci vennero indagati per aver organizzato un meeting alla Mutualité nel 1948 in occasione del quale vennero accusati di complottare contro la sicurezza dello Stato e incitamento alla guerra civile. Sarebbero stati tutti ex militanti di formazioni collaborazioniste: 9 furono condannati per ricostituzione di movimenti proibiti e 3 tra cui lo stesso Binet per aver costituito dei depositi d’armi.
    (2) Il Bardeche ebbe a definire il Binet un “fascista di tipo puritano,che passava la vita a fondare partiti e a pubblicare fogli ciclostilati”(cit da ;F,Duprat “Les Mouvements d’Extreme Droite en France depuis 1944” pag.23.Di lui lo stesso Duprat scriveva (ibidem pag.23 )“…Binet era un militante coraggioso e devoto. Fino alla sua morte in un incidente d’auto nel 1957,si presentò sempre se non come il capo, almeno come l’animatore di piccoli gruppi fascisti”
    (3) Karl Heinz Priester (1913-1960) militò nella Gioventù Hitleriana, corrispondente di guerra e combattente venne gravemente ferito in combattimento. Nel dopo guerra militò in diversi gruppi nazionalisti e nel 1951 fondò un Deutsche Soziale Bewegung. Operando per un’alleanza dei movimenti nazionali europei partecipò alle conferenze di Roma (Ottobre 1950), ma il governo svedese non gli permise di partecipare a quella di Malmoe. In seguito collaborò col Binet ed ebbe anche a chiedere l’espulsione del Movimento Sociale Italiano dal Movimento Sociale Europeo a causa della disponibilità del partito italiano a collaborare con i sistemi democratici!Operò a lungo nei tentativi di unificare lo schieramento nazionale della Germania occidentale.
    Gaston Armand Amaudruz (nato il 21 XII 1920) collaborò, prima della seconda guerra mondiale,con il Colonnello Fonjallaz noto esponente fascista elvetico (capo della Federation Fasciste Suisse).Nel dopo guerra fece parte del Partito Popolare Svizzero di E.Wollenweider, fu uno dei primi a impegnarsi nella lotta revisionista. Distaccatosi dal Movimento Sociale Europeo fu uno dei fondatori del Nuovo Ordine Europeo N.O.E. di cui per anni organizzò le riunioni in vari paesi europei.
    (4) “La comparsa di una razza adultera in una nazione è il vero genocidio moderno e le democrazie lo favoriscono sistematicamente” M.Bardeche “Che cosa è il Fascismo? ”pag.130
    (5) Alla fondazione del Movimento Sociale Europeo aderirono varie organizzazioni francesi tra cui il gruppo “la Citadelle”di C:Luca,il Parti National Français di Jean Roy,il Front des Forces Françaises etc (Cfr,Duprat “Les Mouvements..”pag.50). Riguardo al N.O.E.,una sua dichiarazione del 1958 enunciava “La gerarchia tra le razze non può essere fondata che sul loro confronto e per ciò sul rispetto delle particolarità e delle tradizioni di ciascuna di esse….Spetta a noi 1) di affermare la nostra volontà di restituire alle loro proprie tradizioni le razze dei paesi colonizzati dall’Europa. 2) di sostituire all’attuale regime coloniale un regime di associazione nel rispetto delle tradizioni proprie di ciascuna razza, accompagnato da una severa segregazione razziale nell’interesse di ciascuno dei partecipanti.3) di reclamare e di realizzare il ritorno dei gruppi allogeni nei loro spazi tradizionali.”Ciò mentre altri si battevano ancora per la difesa di ciò che restava degli Imperi coloniali europei.(a partire dall’Algeria francese!) Citiamo dal discutibile “Fascism Today” di A del Boca e M. Giovana( pag.85) “Il primo atto di fede della nuova internazionale che vide la luce a Zurigo il 28 IX 1951 sottola presidenza del francese René Binet e dello svizzero Guy Amaudruz, fu decisamente razzista.<Noi proclamiamo> si può leggere nella “risoluzione” del primo congresso del NOE, <la necessità di un razzismo europeo che consegua questi obiettivi: a)i matrimoni fra europei e non europei debbono essere sottomessi a regolamento;b)misure mediche e scientifiche miglioreranno le qualità ereditarie dei nostri popoli>” E poco oltre “Richiamandosi, oltre che all’Europa di Hitler, ai miti del sangue, alle teorie di Nietzsche sul superuomo e a quelle del Bachofen sul contrasto tra le <civiltà telluriche> e quelle <olimpiche>, il Nuovo Ordine Europeo conosce un certo successo fra il 1955 e il 1961, specialmente fra i giovani neo-nazisti che sognano di Ordini, di Iniziazioni, di Aristocrazie e di civiltà Solari. In Italia, per questo motivo, vengono rispolverate le opere di Julius Evola:…”(ibidem pag.86) Come si sa al NOE si riallacciava anche il nostro Ordine Nuovo ed è assai spiacevole che esponenti di questo abbiano abbandonato le posizioni di allora vuoi per “sistemarsi” nell’ambiente democratico, vuoi per passare ad un vago nazional popolarismo per cui non varrebbe certo la pena di impegnarsi e lottare. Ricordo che ancor oggi il valoroso Amaudruz, nonostante la sua veneranda età, continua a pubblicare il bollettino “Courrier du Continent” (Case postale 5694-1002-Lausanne-Suisse)
    (6)L’Union del Nationaux Indépedants U.N.I.R. formata da seguaci, alquanto moderati, del Maresciallo Petain e capeggiata dall’Avvocato Isorni difensore del vincitore di Verdun, ottenne un qualche successo alle elezioni del giugno 1951 riuscendo ad avere alcuni eletti al parlamento.
    (7) Il dominio del “politicamente corretto”e di lobbies fautrici dell’imbastardimento finale dei popoli bianchi ha reso quasi impossibile le discussioni sulle differenze tra le razze umane, tuttavia, .ogni tanto sui può udire qualche voce non conforme. “Per la valutazione quantitativa dell’intelligenza si sono sviluppate tecniche statistiche altamente complesse che non hanno mancato di confermare che le razze dalla pelle scura- i negri in particolare sui quali esistono numerose rilevazioni statistiche- dimostrano una capacità intellettiva drasticamente inferiore non solo a quella degli europei, ma degli asiatici, degli indiani d’America, eccetera. Questi risultati appaiono tanto più significativi quando si ricordi che la maggior parte dei dati relativi ai negri sono stati ottenuti negli Stati Uniti, dove i negri sono in realtà dei mulatti. I risultati riguardanti i negri africani indicano un’intelligenza ancora minore che presso i negri americani; nell’Africa Meridionale in particolare dove la popolazione negra risulta meticciata con elementi capoidi (boscimani ed ottentotti) essi segnalano un’intelligenza di grado ancora inferiore.” Silvio Waldner “La Deformazione della Natura”AR, Padova, 1997, pag. 22). Sarebbe tempo di concentrasi su codesti argomenti, non ne abbiamo più per fare dell’accademia, bisogna dedicarsi a quegli argomenti che motivino il rimanere su posizioni che, per ora, appaiono sempre più senza speranza, questo è il nostro compito!
    (8)”L’unico <peccato> in cui crediamo e che non perdoneremo a nessuno è il peccato contro il sangue e la stirpe, il peccato di meticciato che fa di noi un mischmaschvolk” Carlo Terracciano “La Volontà e la Via. Perchè?” in “Orion” n. 2l-anno II n. 6 giugno 1986.)
    (9) “Dir sì o no al razzismo non è un divario intellettuale, non è cosa soggettiva e arbitraria. Dice sì al razzismo colui nel quale la razza ancor vive: si oppone invece a lui e cerca in ogni campo degli alibi che giustifichino la sua avversione e che discreditino il razzismo, colui che è stato interiormente vinto dall’anti- razza, colui nel quale le forze originarie sono state soffocate da detriti etnici, da processi di incrocio e di degenerazione ovvero dallo stile di una vita borghese fiacca e “intellettualoide” che ha perduto da generazioni ogni contatto con ciò che è veramente originario.”.Julius Evola “Indirizzi per una Educazione Razziale” AR,Padova,1979,pag.27
    (10) K.Schwiderzky, G. Heber e G. Kurth in<Antropologia> (Feltrinelli, Milano, 1966, pag. 62-63.) scrivevano riguardo alle “Società a stratificazione etnica.”: “La stratificazione è più facilmente riconoscibile dove coesistono popolazioni di razza diversa…..per grandi parti dell’Africa un individuo è di pelle tanto più chiara e si avvicina tanto più al tipo razziale europoide quanto più alto è lo strato sociale a cui appartiene…..,questo è il risultato della continua pressione demografica esercitata dalle popolazioni europoidi dell’ Africa Settentrionale, pressione che provocò una sovrapposizione di gruppi a carattere più marcatamente europoide a gruppi di caratteri prevalentemente negroidi. ….Probabilmente origine analoga hanno le differenze somatiche tra le varie caste in India, con statura relativamente alta, naso sottile e pelle chiara a favore delle caste superiori: qui conquistatori indoariani provenienti dal nord si sovrapposero ad una società indide- veddide probabilmente già stratificata. L’etnologia conosce numerosi casi di sovrapposizione a popolazioni contadine di popoli nomadi, che di norma sono più leptosomi e più intelligenti.”
    (11) Qui si può ricordare la conclusione di un noto libro scritto da un famoso uomo politico austro- tedesco “Uno Stato, che nell’epoca dell’avvelenamento delle razze, si prende cura dei migliori elementi della propria razza, deve diventare un giorno signore della Terra. Questo non devono mai dimenticare gli aderenti al nostro movimento, se la grandezza del sacrificio li inducesse a disperare del successo” (Adolf Hitler “Mein Kampf”AR, Padova, 2009, pag.387)
    (12) A proposito di J.N. si può citare da J P. Gautier “Les Extremes Droites en France”pag.38 “Jeune Nation è un movimento gerarchizzato di tipo fascista, a direzione collegiale. L’organizzazione si caratterizza per l’antidemocraticismo e l’antiparlamentarismo, il corporativismo, la difesa delle colonie, la denuncia dei partiti, il sostegno all’esercito…..l’antiamericanismo, l’anticomunismo, l’anticapitalismo, il razzismo, l’antisemitismo/antisionismo e le sue azioni violente. Il gruppo si dichiara per uno Stato totalitario di tipo fascista” In effetti “Gli obiettivi del movimento erano dichiarati chiaramente: la costituzione di uno Stato nazionale autoritario, popolare e gerarchizzato”.
    BIBLIOGRAFIA
    Binet Rene “Theorie du Racisme”s.a.i.
    Binet Rene”Contribution a une Ethique Raciste”Ed;Celtiques,Canada,1975
    Binet Rene !Socialisme Natiobnal contre Marxisme”Ed:Celtiques,Canada,1978
    AA VV “Pan European nationalism”Hephaestus Books,USA, s.i.d.”
    Algazy Joseph “La Tentation Neo-Fasciste en France 1944-1965”Fayard,Paris,1984
    Bardeche Maurice “Che cos’è il Fascismo?”Volpe,Roma,1980
    Cadena Ernesto “La Ofensiva Neo-Fascista”Ed.Acervo,Barcelona,1978 “
    Cooga Kevin “Dreamer of the Day-F.P.Yockey and the postwar fascist international”Aunonomedia,USA.1999
    Coston Henry “Partis,Journaux et Hommes Politiques d’hier e d’aujourd’hui”Pub.H:C:,Paris,1990
    Duprat François “Les Mouvementes d’Extreme Droite en France depuis 1944”Albatros,Paris,1972
    Gautier Jean Paul”Les Extremes Droites en France”Syllepse,Paris,2009
    Lebourg Nicolas “Le Monde Vu De La Plus Extreme Droite-Du Fascisme au nationalisme-révolutionnaire”Presses Universitaires de Perpignan.2010
    Lebourg Nicolas e Beauregard Joseph”F.Duprat L’homme qui inventa le Front National”Denoel,Paris,2012
    Leclercq Jacques “Dictionnaire de la Mouivance Droitiste et Nationale da 1945 a nos jours”L’Harmattan,Paris,2008r
    Lee Martin A “The Beast Reawakens”Little,Brown-New York,1997
    Leoni Francesco “I Movimenti Neo Fascisti en Europa”Relazioni,Roma,.1970R
    Milza Pierre “Fascisme Français Passé et Présent”Flammarion,Paris,1987
    Plumyene J e Lasierra R “Les Fqascismes Français 1923-1963”Ed.du Seuil,Paris,1963,
    Rees Philip “Biographical Dictionary of the Extreme Right since 1890”Simon & Schuster,New York,1990
    Rossiello Antonio “Fascismo immenso e rosso:René Binet” www.italiasociale.net/



    https://www.ereticamente.net/2012/04...ene-binet.html

  6. #6
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Etica razzista di René Binet

    https://thuleitaliaeditrice.org/prod...tica-razzista/

    René Binet
    ETICA RAZZISTA
    Thule Italia editrice, gennaio 2022

    pagine: 123

    ISBN: 978-88-97691-94-5

    Indice (cliccare qui)

    «Poiché la massa ha l’abitudine di apporre su ciascuno una precisa etichetta che lo classifica in una distinta categoria politica, le sembra difficile ammettere che un uomo – o un gruppo di uomini – o un partito rifiuti di rientrare in questa classificazione troppo semplicistica e che si dica mandatario e rappresentante di un intero popolo o di una razza. Subito le persone della folla si sentono per un po’ a disagio di fronte a un tale uomo o a un tale movimento. Cercano ancora di affibbiargli un’etichetta di destra o di sinistra, lo condannano alternativamente come di destra o di sinistra, senza immaginarsi che non sia – che non sia più – l’uno o l’altro, ma che sia al contempo l’uno e l’altro! È diventato l’uno e l’altro non per paura di prendere una decisione né per esitazione di fronte a una scelta, ma solamente perché, superando la destra e la sinistra per unirle in un popolo e in una razza, le ha sormontate e sintetizzate entrambe».

    René Binet

    «Prima di leggere “Contributo a un’etica razzista”, ho provato, lo ammetto, apprensione. Questo testo, che risale a circa trent’anni fa, non sarebbe stato superato dalla ricerca scientifica, dagli eventi politici, da altre opere dottrinali, o quantomeno “divenuto vecchio” per l’inattualità dei suoi riferimenti?
    Ebbene, a eccezione di due o tre punti del tutto secondari e a parte qualche negligenza espressiva che l’autore avrebbe indubbiamente eliminato, tutto è ancora scritto a lettere di fuoco. Il primo capitolo, per esempio, è non solo di assoluta avanguardia nel pensiero razzista, ma apre, proprio oggi, nuovi e immensi orizzonti a chiunque desideri strappare i nostri popoli alla decadenza e ricondurli sul cammino dell’ascensione biologica.
    Per un caso straordinario, l’idea principale dell’opera non è mai stata più attuale. René Binet mostra, infatti, che il socialismo non marxista, se non si pone al servizio della razza, non può che brancolare e va di scissione in scissione. Solo il razzismo gli porterà l’unità, giacché il vero socialismo non è che la logica conseguenza della difesa di una razza… Nel momento in cui, sotto la minaccia della crisi economica, si moltiplicano i raggruppamenti socialisti nazionali alla ricerca di un’irrealizzabile unità, il presente lavoro offre la soluzione, l’unica soluzione del problema.
    Ma Binet ha potuto essere così attuale solo perché è inattuale. Ci parla come se vivesse oggi, perché in realtà non è ancora morto, perché in ogni caso appartiene al XXI secolo.
    Non si leggerà questo lavoro come un romanzo. Ma lo si rileggerà instancabilmente, perché il vigore e l’audacia del pensiero costringono alla riflessione.
    E all’azione.
    Se Binet si rivolge a tutte le forze sane, capaci di agire, si rivolge soprattutto ai giovani. Ai giovani che possono dare tutta la loro vita alla causa, mentre noi, gli anziani, non possiamo offrire che quel che ne resta. Ai giovani che, avendo più futuro, hanno anche più compiti.
    E Binet parla loro. Gli dice come costruire il Partito, l’arma della razza. Gli dice della grandezza, della bellezza del compimento del dovere.
    Ma il lettore giudicherà da solo. E farà circolare questo libro».

    G.-A. Amaudruz

  7. #7
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo

    .

  8. #8
    Moderatore
    Data Registrazione
    22 Apr 2009
    Messaggi
    13,468
     Likes dati
    543
     Like avuti
    1,680
    Mentioned
    188 Post(s)
    Tagged
    9 Thread(s)

    Predefinito Re: Rene' Valentin Binet - dal marxismo al socialismo nazionale europeo

    ho unito le discussioni
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  9. #9
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il movimento social-razzista di Rene’ Binet

    “ Le sette neo-fasciste si sono formate molto presto, molto più presto di quanto in generale lo si immagini. Si sono costituite come delle bande nel turbine della disfatta e della persecuzione. Un uomo deciso piantava il suo stendardo da qualche parte ed un pugno di camerati si riuniva intorno a lui. Altre volte è accaduto che un gruppo si sia formato nella clandestinità. Erano bande di soldati perduti che si riconoscevano nelle tenebre dell’ingiustizia e dell’odio; erano dirette da sconosciuti, da uomini senza gradi, che per la loro oscurità avevano potuto sfuggire alla rete tesa su tutta l’Europa …”Maurice Bardeche “Che Cosa è il Fascismo?”Volpe, Roma, 1980, pag.72.


    Proseguendo le nostre ricerche sul “neofascismo” francese possiamo qui dedicarci Ad un altro suo esponente, un militante che dedicò tutta la su vita, finché non fu troncata da un incidente d’auto, alla fondazione di un “socialismo europeo” antimarxista e alla difesa della Razza Bianca: Renè Binet. (16X1913-16X1957) Qui ci si occuperà soprattutto della vita e delle attività politiche del Binet rimandando a un altro articolo l’esame delle sue opere ancor oggi non prive di interesse. Per queste note, come già per quelle su Charles Luca, seguirò, soprattutto, le tracce del libro di Joseph Algazy “La Tentation Nèo-Fasciste en France 1944-1965”.
    Nato il 16 X 1914, nella sua gioventù, negli anni 30, il Binet partecipò a Le Havre alle attività della Gioventù Comunista, espulso da questa organizzazione si avvicinò ad ambienti della IV Internazionale trotzkista partecipando alla fondazione del Parti Communiste Internationaliste nel marzo 1936, per poi passare al Parti Ouvrier Internationaliste.
    Scoppiata la seconda guerra mondiale, il Binet chiamato sotto le armi fu fatto prigioniero dai tedeschi e internato in un campo, evidentemente l’esperienza gli giovò(!) perché in codeste circostanze passò dall’estrema sinistra al Fascismo fino a militare (pare) nella Divisione Charlemagne delle Waffen SS! Scriveva il Milza (“Fascisme française…”pag.284) “Ancora un fascista proveniente dalla sinistra, anzi dall’estrema sinistra. È codesto..un itinerario che è possibile percorrere anzi è anche a livello di dirigenti” (il maggior esempio lo abbiamo avuto in Italia, ma non per questo si dovrebbero dimenticare i casi del Doriot, del Deat, di Sir Oswald Mosley e via elencando…)
    Finito il conflitto, il Binet iniziò a mettere in piedi una lunga serie di piccole riviste e di micro partiti per elaborare e diffondere la sua visione del mondo,nel febbraio 1946 incontrò lo scrittore Marc Augier destinato a diventare famoso con lo pseudonimo di Saint Loup,e poco dopo da vita al periodico “Combattant Européen” (riprendendo il titolo del foglio della Legion Français contre le Bolchevisme). Di codesto periodico che rimase semiclandestino, uscirono solo 6 numeri.. Il primo numero apparve nel Marzo 1946-

    Il programma che il foglio si sarebbe proposto avrebbe compreso l’unità di lotta contro il capitalismo internazionale servito dagli ebrei e dagli stalinisti internazionali; e l’epurazione della “razza francese” da negri, ebrei e mongoli ’che la inquinavano, la conquista della centrale operaia CGT e la costruzione del Partito della rivoluzione socialista nazionale; mete senz’altro ambiziose per un gruppuscolo. Il “Combattant…” tirava, infatti, solo circa 2000 copie, anche se talvolta era “accompagnato” da bollettini destinati agli studenti, agli operai delle fabbriche ai contadini e ad altre categorie sociali, Le forze dell’ordine non gradirono e ne seguì qualche arresto e lo stesso Binet dovette scontare una pena di prigione. ( 1)

    Nell’ estate del 1946 il Binet fondò un altro gruppo il Parti Rèpublicain d’Unité Populaire P.R.U.P che raccolse qualche adesione tra gli ex iscritti ai disciolti partiti collaborazionisti e gli ex combattenti sul Fronte dell’Est. Il nuovo movimento esprimeva la sua ostilità sia all’URSS sia agli USA e chiedeva la riabilitazione degli ex collaborazionisti. Oltre al Binet, tra i suoi dirigenti figuravano Robert Weber, Jean Flaust, Marcel Delain e .Maurice Plais, tra di loro alcuni erano ex iscritti al P.C.F.o a gruppi trotzkisti . Il P.R.U.P. chiedeva un’Europa indipendente sia dagli USA sia dall’URSS, delle riforme sociali e la riabilitazione degli ex collaborazionisti.
    L’anno seguente il P.R.U.P. si alleò con altre due piccole organizzazioni. Le Forces Françaises Rèvolutionnaires che avrebbero finito per fondersi con il P.R.U.P.e il Rassemblement Travailliste Français, Questo movimento era stato fondato da Julien Dalbin amico personale del Generale Peron che tentava di formare un movimento ispirato al giustizialismo argentino. Alle elezioni municipali del 1947 qualche elemento del P.R.U.P. si presentò nelle liste del R.T.F con risultati alquanto scoraggianti e il P.R.U.P. si dissolse.
    Ma il Nostro non era certo un tipo da arrendersi, non l’aveva piegato la disfatta europea del 1945 e non lo piegarono tutte le difficoltà che dovette affrontare. Nel settembre del 1948 René Binet fondava un nuovo gruppuscolo, il Mouvement Socialiste d’Unitè Française, il capo, gli aderenti e il programma erano gli stessi del P.R.U.P. Il simbolo la ruota solare e un bastone, organo il foglio “l Unité” affiancato talvolta da “L’Unité Populaire”. Come nota l’Algazy “La Tentation Neo-fasciste en France…” (pag.77) è difficile orizzontarsi nel labirinto di sigle e di testate che ”si sovrappone alle vicende del Binet.(2.)
    Il foglio aveva come sottotitoli i motti “Pain et Liberté” e uno slogan attribuito al Blanqui che era stato ripreso anche da Mussolini “Qui porte la glaive a du pain” (“Chi ha del ferro ha del pane”) “L’Unité” invocava l’unità europea contro URSS e USA, chiedeva l’amnistia per gli epurati e iniziando un tema destinato a diventare sempre più importante col passare degli anni chiedeva il ritorno immediato di tutti gli immigrati nord africani ai loro paesi d’origine. Già allora vi era chi prevedeva i pericoli che avrebbero minacciato l’Europa e il profilarsi della catastrofe definitiva per l’Europa: la sua conquista da parte dei popoli africani e asiatici. Denunciato dagli avversati come “pro-hitleriano”, il M.S.U.F. venne sciolto dalle autorità nel marzo 1949. Si calcola che avesse 200-300 militanti circa.
    Infaticabile il Nostro nello stesso anno dava vita al foglio “La Sentinelle” che apparve, sia pure in modo irregolare per qualche anno, mentre nel 1950 creò un altro periodico “Le Nouveau Prométhée” che ebbe un anno circa di vita.
    Scrive l’Algazy (cit.pag.77) “La Sentinelle .. si presentava come un <organo di difesa nazionale> e fece propaganda per un <socialismo nazionale> e un <razzismo scientifico>” La maggior parte dei testi che apparvero su questo bollettino erano opera dello stesso Binet, ma vi collaborarono anche Maurice Plais, M.Achart, Jean André Faucher, Michel Dessaillon, il tedesco Karl-Heinz Priester e lo svizzero Gaston A.Amaudruz. (3)
    Proseguiva l’Algazy (pag.78) “Il numero di marzo 1951 da “La Sentinelle” fu interamente dedicato a un solo articolo di René Binet intitolato “Facciamo il punto”.Tale scritto pretendeva di fare un bilancio della Francia e delle altre nazioni europee a sei anni dalla fine della guerra. Vi si attaccava Roosevelt, Churchill e De Gaulle per aver dato il loro accordo al fatto che <Stalin si è impadronito di più di metà dell’Europa>” La democrazia vi era presentata come la fonte di tutti i mali che affliggevano la Francia “I poteri esorbitanti lasciati a un Parlamento irresponsabile incontrollabile- scriveva il Binet- rendono impossibile ogni attività che perduri nel tempo e ogni misura atta a raddrizzare il paese.”. Al posto della democrazia, il Binet proponeva: “un socialismo nazionale(unico sistema) che possa permettere
    1) un reale controllo da parte del popolo sui settori di sua competenza
    2) la responsabilità degli specialisti negli altri settori.
    Il sistema dei referendum permetterà al popolo di dire se approva la politica seguita e le realizzazioni da essa ottenute rendendo così i capi responsabili della politica da essi attuata,
    in tal modo si potrà costituire un regime forte capace di condurre il popolo alla sua liberazione.”
    Il Binet avversava i partiti politici in quanto giudicava che essi si sottraessero alla “necessità di assicurare la….sopravvivenza delle razze che hanno fatto l’Europa e edificato una civiltà unica”(4) Inoltre i partiti si sottraevano anche alla “soluzione del problema sociale che non può essere che la ricostituzione dell’unità e della solidarietà assolute di tutto il popolo” Egli rimproverava ai comunisti di tradire la classe operaia dividendola e logorandola in scioperi inutili, di tradire il socialismo e la Patria mirando a sottometterla all’imperialismo sovietico; d’altra parte rimproverava i gollisti di essere, allora, vassalli degli USA e della Gran Bretagna, “di ignorare completamente gli urgenti problemi legati alla protezione della razza bianca, e, in quanto sostenitori del sistema capitalistico di dividere e impoverire la Nazione. Contro di essi si sarebbe dovuto costituire un partito che avrebbe dovuto essere il partito di tutta la nazione e non di un determinato gruppo sociale. I militanti di codesto movimento avrebbero dovuto lottare contro la cara vita, per un aumento del valore reale dei salari e per il rimpatrio nelle terre di origine degli extra europei Una Francia rinnovata avrebbe dovuto, poi, mettersi a capo di un “sindacato delle nazioni proletarie dell’Europa” in opposizione alle due super potenze”.
    Qui possiamo trovare quelle che dovrebbero essere le fondamenta della politica di ogni movimento nazionale in Europa: lotta per radicali riforme sociali, difesa dell’identità etnica delle popolazioni europee, indipendenza dell’Europa unita nei confronti degli Stati Uniti d’America.

    Di solito le concezioni del Binet vengono definite come <social razziste>.il Cadena (“La Ofensiva neo-Fascista” pag.35) sintetizza “Justicia social para la raza aria…”.Per il Nostro (Algazy pag.80) l’URSS non era un vero stato socialista ma il dominio di una burocrazia, spesso etnicamente estranea, che controllava l’immenso paese a suo vantaggio, naturalmente colà il problema razziale non veniva neppure preso in considerazione anche se poi ’incrementi demografico degli asiatici e il declino delle popolazioni slave sarebbe stato una delle cause della disgregazione dell’Unione Sovietica, Gli Stati Uniti venivano considerati un “ regime di sfruttamento del popolo all’interno, un regime di sterminio dei popoli all’interno e all’esterno”. Oggi è fin troppo facile prevedere che entro pochi decenni la “nuova Cartagine” d’oltre oceano apparterrà etnicamente al cosiddetto “terzo mondo”.

    A causa della sua principale preoccupazione: quella della difesa della Razza Bianca il Binet era favorevole all’indipendenza dei paesi colonizzati con cui gli Europei avrebbero dovuto conservare solo gli indispensabili legami economici, per il resto gli Europei, coscienti della superiorità della loro razza, non avrebbero avuto nulla da temere da una concorrenza con gli altri popoli, il che oggi, di fronte all’emergere di Giappone e Cina. potrebbe apparire un po’ “incerto”
    Il Binet, inoltre, già allora auspicava il riarmo della Germania membro della futura alleanza degli Stati nazionali d’Europa
    Il, citato articolo “Faisons le point” si concludeva : “ABBASSO L’EUROPA DI STRASBURGO, ABBASSO L’EUROPA DEI FEDERALISTI, ABBASSO L’EUROPA DEI LACCHE’ DELL’IMPERIALISMO RUSSO O AMERICANO. ……Ognuno deve operare a stringere tra gli elementi nazionali di tutta Europa quei legami che permetteranno di creare l’ALLEANZA DEGLI STATI NAZIONALI OPERAI D’EUROPA, nel rispetto e nell’ indipendenza di ciascun popolo” (Cfr J.Plumyene e R.Lasierra “Les Fascismes…”pag.207 e .A Del Boca e M:Giovana “Fascism Today “Randon House,USA,1969,pag,175)
    Coerentemente a quanto scriveva il Binet partecipò a vari tentativi di creare una alleanza tra i movimenti nazionali delle varie nazioni europee, nel maggio 1951 partecipò alla famosa conferenza europea che si tenne a Malmoe in Svezia da cui nacque il Movimento Sociale Europeo, ma ben presto fu deluso dalla moderazione di codesto raggruppamento nei confronti della questione razziale e qualche mese dopo, con altri, abbandonò il MSE per partecipare alla fondazione a Zurigo del Nouvel Ordre Européen. (5) Nell’ambito di tale organizzazione partecipò alla direzione del Bureau Européen de Liason che avrebbe dovuto coordinare i vari gruppuscoli europei. Nell’ambito francese egli animò anche un Comptoir National du Livre per la pubblicazione di testi social-razzisti. Si deve peraltro ricordare che, a quanto riporta il Duprat, il settarismo del Binet e la sua volontà di primeggiare avrebbero causato la fine dell’alleanza dei gruppi francesi che facevano riferimento al Movimento Sociale Europeo
    Si può anche ricordare che Maurice Bardeche ebbe a organizzare un incontro tra il Binet e Francis Parker Yockey fondatore dell’ European Liberation Front. L’incontro peraltro non ebbe risultati positivi, i due neofascisti ambivano entrambi di essere i capi della più o meno fantomatica “internazionale neo fascista” e su codesto problema non riuscirono, naturalmente, ad intendersi!(Cfr K.Coogan “Dreamer of the Day” pagg,214 e segg , Alfonso De Filippi “F.P.Yockey ed il Destino dell’Europa” Idee in Movimento, Genova, 2000).
    La rivista, forse più interessante, tra i vari fogli animati dal Binet sarebbe stato il “Nouveau Prométhée di cui tra il luglio 1950 e l’agosto 1951 apparvero dieci numeri, a differenza delle altre pubblicazioni “d’area” del periodo era stampata e non ciclostilata riportava il nome e l’indirizzo del direttore e della redazione. Il suo motto era “Pour la defense de la culture française” e cercava di rivolgersi a un pubblico colto. Il motto nella testata era tratto dal “Prometeo” del Goethe “Io sono assiso a questo posto e modello degli uomini secondo la mia immagine. Una razza che sia simile a me”; fu soprattutto nelle pagine di codesto foglio che il Binet sviluppò le sue concezioni “social razziste”. Sul numero 7 del Maggio 1951, così il Binet riassumeva le sue concezioni “..la cultura nasce dal popolo, dalla razza, essa gli appartiene, essa condiziona la sua sopravvivenza. Ma essa è un prodotto della razza prima di esserne un titolo di gloria e uno strumento. Nessuna razza ha il potere di imporre la sua cultura agli altri. Nessuna potrebbe senza perire ricevere una cultura che non sia conforme al suo genio o da lui scaturita da esso.” Si potrà dedicare un prossimo articolo alle opere del Binet approfondendo le concezioni razziali che vi espose.
    Delle pagine della rivista molte erano dedicate alla recensione di libri, segnalando favorevolmente opere di Maurice Bardeche , Alphonse de Châteaubriant, Paul Rassinier, L.F. Celine, etc, oltre alle opere dello stesso Binet. Non mancavano peraltro gli articoli trattanti temi di attualità, Nel numero dell’Aprile 1951 apparve uno scritto del Binet “Le mythe de la culture” in cui il nostro ribadiva le sue concezioni razziali. “Il voler imporre, come si fa oggi la Coltura dell’Occidente a tutti i popoli della terra, porta all’indebolimento degli uni e alla corruzione degli altri….Vuol dire preparare …..popoli imbastarditi, nazioni di declassati, Razze di meticci e di ribelli …….Non la cultura, ma la Razza è tutto. Essa condiziona tutto .compresa la cultura”
    Sul numero del Maggio 1951 nell’articolo di Jean De Tavannes “Le racisme devant l’Union Française” si leggeva “Diffondendo i germi spirituali francesi e occidentali nell’Africa nera, corromperete quei popoli fino alla sterilità, farete una caricatura dell’anima dei Negri,e rischiate di creare solo delle scimmie e, a diventarlo anche voi stessi al solo contatto con loro”
    “Le Nouveau Prométhée” ospitò spesso i comunicati degli altri gruppi nazionali francesi e, in occasione delle elezioni legislative, del1951 appoggiò una lista in cui confluiva la maggioranza di tali gruppi l’Unité Nationale et des Indépendants Républicains.(6)
    Come si è visto il razzismo occupava un posto centrale nella visone del mondo del Binet, lo si rileva soprattutto da tre dei suoi libri ancor oggi più o meno facili da trovarsi “Théorie du Racisme” -“Contribution a une Éthique raciste” e “Socialisme National contre marxisme””.
    All’inizio del primo di codesti volumetti si legge “ Da qualche anno, una bandiera è stata innalzata sul mondo. Non è la bandiera di una nazione né di un partito, ma è la bandiera di un nuovo tipo di uomini armati di una conoscenza nuova e che appartengono a tutte le nazioni bianche: questi uomini sono i razzisti.”
    Per il Binet, dunque, il fattore razziale è quello di maggior importanza nella vita e nella storia e la razza bianca è superiore alle altre per lui sarebbe evidente e incontestabile che gli Europei siano superiori alle altre razze umane “i creatori di tutte le culture, i fondatori di tutte le civiltà” (il che può certo apparire un poco esagerato! (7)) In “Contribution a une étique raciste” si legge “La consapevolezza del potere del fattore < razza> non scaturisce solo da ragionate constatazioni di natura culturale ma nasce da una certezza evidente e sufficiente, congenita E’ un sentimento interiore di superiorità , una fede nella potenza del sangue. La presa di coscienza totale della realtà della razza conduce e deve condurre al sentimento del partecipare coscientemente alla forma più perfetta del divenire umano e del divenire del mondo stesso. Il più grande insulto che possa essere fatto alla razza nella sua interezza, e indirettamente alla personalità di un individuo appartenente alla razza superiore, è incontestabilmente il dubbio o il rifiuto opposto alla realtà razziale o all’idea della superiorità dell’ uomo europeo in quanto creatore e legislatore, in quanto partecipe di un tipo unico, mitico, divino. Non è che in questo modo che si sviluppa il senso di superiorità assoluta della razza di cui si eredita il capitale razziale, e allo stesso tempo che, il senso della responsabilità riguardo a tale apporto che deve venire trasmesso, accresciuto, alla razza nuova che viene continuamente creata in ogni uomo che vi appartenga”.
    Di fronte alla superiorità dell’uomo europeo le altre razze non erano, per il Binet che una “ganga semitica mongoloide o negroide” Popoli “immersi da millenni nell’apatia fisica, nel nulla intellettuale, nella stagnazione morale e nel degrado sociale” Il che era certamente esagerato ed ingiusto.
    In “Socialisme National contre marxisme” si riteneva probabile che “1) solo certe razze siano capaci di stabilire delle leggi morali, 2) che solo certe razze siano capaci di stabilire leggi civili 3) che solo certe razze siano capaci di produrre creazioni intellettuali.e perciò anche creazioni materiali che per noi uomini dell’Occidente europeo sono accessibili a tutti. Non basterà perciò dire che l’appropriazione di ciò che esse stesse hanno creato assicura il loro dominio, ma bisognerà ammettere che è la loro attitudine a creare tali realizzazioni che assicura loro il dominio”.
    Anche qui uno studio spassionato ed approfondito dovrebbe verificare quanto di vero vi possa essere al di là delle estremizzazioni del Binet il quale, peraltro, si limitava a dare come evidente la “superiorità” degli Europei senza ricorrere a citazioni di testi a carattere scientifico. Logico poi che il Binet incitasse gli Europei a vigilare gelosamente sulla purezza del loro sangue a rifiutare ogni mescolanza e tutti modi di vita che potessero sminuirla e ogni scala di valori e ogni insegnamento che potessero portare al suo indebolimento. (8)
    Nell’ambito della missione della preservazione della razza un ruolo di primo piano veniva e riservato alla donna. In “Théorie du Racisme” si legge che “i nemici della razza europeo“ con la loro propaganda per l’aborto e per la cosiddetta emancipazione della donna, non ne hanno fatto che delle squilibrate, betes a plasir, o delle bambole . inutili, giocattoli nelle mani dei satrapi del regime. Al contrario i razzisti, vogliono rendere loro, assieme all’equilibrio fisico del loro sesso, la dignità del loro ruolo sociale. La donna guardiana del sangue, madre della razza e dello Stato, sorgente di ogni vita nella Nazione, consigliera e guida delle nuove generazioni”
    Con buona pace del femminismo trionfante tutto ciò pare alquanto sensato (si può ricordare che i Nazionalsocialisti tedeschi, e non solo loro, progettavano il ripristino della poligamia per la difesa e il miglioramento della razza!)
    Logico che il Binet invocasse una guerra senza quartiere contro gli antirazzisti (“Thèorie..”) “Tra coloro che mirano a ricostruire la purezza del loro sangue e i privilegi che ne derivano e coloro che, rinunciando a tutto ciò, si fanno i difensori e gli adepti delle razze inferiori, è aperta una lotta implacabile. Essa non potrà terminare che con il trionfo finale di coloro che avranno salvaguardato la purezza del loro sangue e, con ciò, il valore della loro cultura. Ormai, i confini dei due campi sono tracciati, la lotta non può consentire né tregua né attenuazione.”(9)
    Oggi quando noi sappiamo che l’unica speranza risiede nel “rigenerare la Storia” ritornando per quanto possibile, (almeno a livello di elites) all’ originario modello indo-europeo, anche sul piano della razza ”del corpo”, le parole del Binet assumono un significato ancora più pregante e categorico.
    Citiamo ancora dall’Algazy (pag.87) “L’apostolo del <social razzismo> esprimeva la sua certezza che, in fin dei conti, <una gerarchia delle razze si stabilirà per la forza stessa delle cose allo stesso modo che una gerarchia sociale si stabilirà in senso a ciascuno razza>, che <i nomadi semiti ritorneranno a poco a poco al loro nomadismo e i Mongoli ritorneranno alle loro yourte .Noi non abbiamo nulla da temere da tale netta delimitazione del dominio di ciascuna razza. Essa, sarà, al contrario, il modo di manifestare più nettamente che mai la superiorità dell’Occidente. E per questo che i Semiti, i negri e i Mongoli vi si oppongono tanto accanitamente, con l’aiuto della banca ebraica e dello Stato mongolo staliniano>”(Cfr.Contribution….)(10)
    Il Binet mirava a una “rivoluzione razzista” che portasse alla ”presa di coscienza dell’ineguaglianza delle razze” e alla “dittatura della Razza” il che voleva dire (Theorie du Racisme ) che “Lo Stato dovrà spezzare con la violenza tutto ciò che si opporrà al dominio della razza superiore, dominio che essa non dovrà condividere con nessun altro. Lo Stato dovrà allontanare dagli spazi appartenenti tradizionalmente alle razze superiori tutti gli appartenenti a quelle inferiori e fare in modo che essi vadano a reintegrasi nei loro spazi d’origine”.
    In effetti, per il Binet, lo Stato era un “organo di dominio della razza conquistatrice su quella conquistata, un organo di difesa della minoranza conquistatrice e civilizzatrice contro la maggioranza arretrata soggiogata” (“Socialisme National contro marxisme)
    Rigettando la presunta eguaglianza tra le razze egli rifiutava anche l’uguaglianza dei diritti “L’ineguaglianza opera anche tra le nazioni, i popoli più dotati e che resteranno tali, sono chiamati a dominare gli altri”(11)
    Sempre in “Socialisme National contre marxisme” si legge “Lo Stato dovrà, per adempiere il suo ruolo, essere uno strumento di dominio e di protezione al servizio del popolo che esso rappresenterà e, conseguentemente, dovrà nello stesso tempo vigilare sull’eliminazione di tutti i fattori di indebolimento fisico e morale presenti nel popolo e alla trasformazione e all’elevazione continua del popolo che esso dovrà rappresentare e difendere. Lo Stato avrà per meta di fare del popolo tutto intero una elite etnica sul piano internazionale.”
    Nessuna rivoluzione senza un partito rivoluzionario e il Binet in “Contribution …) scriveva “in una parola sola, il razzismo esige l’unità di comando nella lotta sociale come unico modo di ottenere la vittoria, rimanendo sempre unico criterio l’interesse superiore del popolo e della razza. I capi, o meglio il capo del partito dovrà dunque, nello stesso tempo, avere piena coscienza della sua responsabilità e dei suoi doveri per non lasciarsi andare a una qualche preferenza d’ordine sentimentale per una qualche tendenza (interna al partito), ma dovrà sempre aver chiaro, nello stesso tempo, l’interesse del partito, quello del popolo e quello della razza.
    Naturalmente, tale capo sarà pur esso un uomo e perciò non potrà mai essere totalmente imparziale, ma se saprà circondarsi dei consiglieri adatti, potrà evitare molti errori. D’altra parte l’errore commesso rimarrà non eccessivamente grave nelle sue conseguenze se l’unità rigida dell’organizzazione potrà consentire di porvi riparo. L’unità e la disciplina sono i due poli viventi dell’organizzazione che permettono sempre di porre riparo a tutti gli errori, e spesso di utilizzare gli errori stessi per il maggior interesse del partito e del popolo.
    Ciò che assicurerà l’unità e la continuità del movimento vale a dire del socialismo riunificato sulla base dell’elemento razziale e popolare, sarà la sua attitudine a selezionare dei capi che siano capaci di veder lontano e profondamente l’interesse del popolo e della razza; la cui vita sia un modello per ogni razzista di quale possa e debba essere la vita di un militante. Ciò che assicurerà la durata dell’azione sarà l’attitudine, in ogni dato momento storico, ad assicurare risolvere qualsiasi problema e darvi una risposta che sia conforme al destino razziale del popolo. ……
    L’unità assoluta di comando e la rigida disciplina permetteranno in qualsiasi circostanza una continuità sicura e una vitalità senza smarrimenti per ogni organizzazione. La condizione per accettare codesta disciplina e codesta unità è solo la sottomissione volontaria allo scopo da raggiungere. Il nostro è tanto importante, grande ed elevato perché ogni razzista dedichi la sua vita a tale imperativo”.
    In “Theorie du Racisme”, il Binet formulò un piano di azione per i militanti razzisti dei paesi occidentali:
    “Sul piano biologico: leggi di protezione della razza e segregazione–ritorno degli allogeni ai loro paesi di origine–organizzazione sanitaria e protezione dei giovani, della madre e del bambino–protezione e garanzia del lavoro
    Sul piano economico: restituzione alla Nazione dei mezzi di produzione di cui è stata arbitrariamente privata –pianificazione della produzione e gestione dell’economia da parte di sindacati professionali–politica dell’habitat e dei salari concepita non come dei mezzi per solamente sostentare la forza lavoro, ma come mezzi per lo sviluppo di una razza sana e forte.
    Sul piano culturale: possibilità per tutti di accedere alla cultura senza distinzioni sociali. Studio diffuso a livello popolare delle conoscenze biologiche ed etnologiche che sono la base di una concezione scientifica della storia del mondo e del socialismo.
    Sul piano politico: organizzazione di un partito forte, avanguardia e stato maggiore della razza; per un regime forte mandatario della razza; creazione di una società socialista e razzista”
    Ritornando all’esperienza del Nouveau Prométhée scriveva ancora il Duprat (“Les Mouvements..” pag53) “Fu su il numero del giugno 1951 che comparve nel vocabolario del Binet il termine <progressista>…. Da quel momento egli si mise a predicare un < nazional progressismo> cercando nel contempo di prendere contati con alcuni gruppi di sinistra. Ben inteso, codesti contatti, che si sarebbero poi ripetuti …..e la cui tentazione non è scomparsa neppure oggi …, andranno a urtarsi a dei rifiuti da parte degli elementi di sinistra, ai quali il razzismo del Binet faceva rizzare i capelli. Il Nostro prese ben presto la sua tribuna del <Nouveau Prométhée>, che cessò di venire stampato, dopo il N.10 nell’agosto-settembre 1951- Malgrado una qualità redazionale certa, il foglio non aveva potuto superare una tiratura di 5.OOO esemplari, di cui circa 2OOO venivano venduti. Gli fu dunque impossibile, per mancanza di mezzi e di diffusione, di proseguire la sua azione. Il Binet dovette allora limitarsi al modesto foglio <Sentinelle> che sopravvisse fino al 1952, limitando la sua udienza a quegli elementi che avevano partecipato all’esperienza del Movimento Sociale Europeo”.
    Il che non vuol dire che il Binet desistesse dal suo attivismo, si hanno poche notizie sugli anni che seguirono, si sa che fu in contatto con il movimento Jeune Nation, ma non sarebbe riuscito a influire sull’ideologia di questo movimento di coraggiosi militanti, che, a dire del Duprat, sarebbe rimasta alquanto sommaria e incentrata solo sulla grandezza nazionale e la difesa di ciò che restava dell’impero coloniale.(12)
    Il Binet sarebbe stato, inoltre, animatore di un’altra iniziativa sulla quale non sono riuscito a trovare molta documentazione. il Mouvement National Progressiste, cito ancora dall’Algazy (pagg.211-e segg.) “Nation et Progrès (noto in seguito come Mouvement National Progressiste M.N.P. era un gruppo di intellettuali fascisteggianti che organizzavano delle giornate di studio …. Il principale animatore del Nation et Progrès fu Charles de Jonquières, che pubblicò i primi saggi razzisti del dopo guerra <Actes des Apôtres>… Nell’estate 1952 Nation et Progres pubblicò un resoconto di conferenze con il titolo <Peuple, Race et Nation>”
    Charles de Jonquières fu candidato alle elezioni parziali del 1952. Scriveva il Coston (“Partis ,Journaux et Hommes Politiques..”pag 540) ,,,: “I nazional progressisti chiedevano <Uno Stato nazionale, uno Stato popolare, uno Stato forte (che ) si leghi al suolo, al sangue, alle tradizioni> Essi respingevano <il cosmopolitismo, le naturalizzazioni veloci e la doppia cittadinanza> e chiedevano <una disciplina nazionale, che escluda l’egoismo distruttivo e l’egoismo dei clan>. Il loro appello elettorale terminava <Né Russi, né Americani, votate francese …”
    Non sono riuscito, purtroppo, a trovare documentazione sugli anni seguenti.
    Il 16 X 1957 il camerata Rene Binet periva in un incidente d’auto, anche in questo caso non mancarono le voci secondo le quali l’incidente era “opera” di gruppi rivali, voci che non ebbero mai conferma. Elementi a lui legati passarono soprattutto al Mouvement National Communautaire fondato agli inizi del 1959 su posizioni razziste ed antidemocratiche (Cfr F.Leoni “I Movimenti Neo-Fascisti in Europa” pagg75-76)
    Nella sua riunione del 1969 a Madrid il Nuovo Ordine Europeo creò un Institut Superieur des Sciences Psycosomatiques Biologiques et Raciales con sede a Montreal ( Canada) a cui fecero capo le Editions Celtiques che avrebbe riproposto, tra l’altro, anche le opere del Binet.
    Chi scrive ritiene che ci sia ancora da imparare anche dal Binet: dalla sua posizione ideologica, sfrondata da certe esagerazioni ed estremismi, si potrebbero trarre ancora elementi per la elaborazione di un “Fascismo dorico” imperiale, gerarchico, razziale e socialista.(non si vede come si potrebbe costituire una alternativa di civiltà non egualitaristica senza una certa “dose” di razzismo biologico) . Soprattutto potremmo imparare dall’esempio che ci ha dato di una vita dedicata completamente ad una causa che è anche la nostra.
    ALFONSO DE FILIPPI


    NOTE

    (1) Nota Secondo il Lebourg “Le Monde vu de la plus Extreme Droite”(pag.20)il Binet era stato condannato a 6 mesi nel 1947 per la sua militanza nelle Waffen SS. In seguito il Binet e 29 dei suoi seguaci vennero indagati per aver organizzato un meeting alla Mutualité nel 1948 in occasione del quale vennero accusati di complottare contro la sicurezza dello Stato e incitamento alla guerra civile. Sarebbero stati tutti ex militanti di formazioni collaborazioniste: 9 furono condannati per ricostituzione di movimenti proibiti e 3 tra cui lo stesso Binet per aver costituito dei depositi d’armi.
    (2) Il Bardeche ebbe a definire il Binet un “fascista di tipo puritano,che passava la vita a fondare partiti e a pubblicare fogli ciclostilati”(cit da ;F,Duprat “Les Mouvements d’Extreme Droite en France depuis 1944” pag.23.Di lui lo stesso Duprat scriveva (ibidem pag.23 )“…Binet era un militante coraggioso e devoto. Fino alla sua morte in un incidente d’auto nel 1957,si presentò sempre se non come il capo, almeno come l’animatore di piccoli gruppi fascisti”
    (3) Karl Heinz Priester (1913-1960) militò nella Gioventù Hitleriana, corrispondente di guerra e combattente venne gravemente ferito in combattimento. Nel dopo guerra militò in diversi gruppi nazionalisti e nel 1951 fondò un Deutsche Soziale Bewegung. Operando per un’alleanza dei movimenti nazionali europei partecipò alle conferenze di Roma (Ottobre 1950), ma il governo svedese non gli permise di partecipare a quella di Malmoe. In seguito collaborò col Binet ed ebbe anche a chiedere l’espulsione del Movimento Sociale Italiano dal Movimento Sociale Europeo a causa della disponibilità del partito italiano a collaborare con i sistemi democratici!Operò a lungo nei tentativi di unificare lo schieramento nazionale della Germania occidentale.
    Gaston Armand Amaudruz (nato il 21 XII 1920) collaborò, prima della seconda guerra mondiale,con il Colonnello Fonjallaz noto esponente fascista elvetico (capo della Federation Fasciste Suisse).Nel dopo guerra fece parte del Partito Popolare Svizzero di E.Wollenweider, fu uno dei primi a impegnarsi nella lotta revisionista. Distaccatosi dal Movimento Sociale Europeo fu uno dei fondatori del Nuovo Ordine Europeo N.O.E. di cui per anni organizzò le riunioni in vari paesi europei.
    (4) “La comparsa di una razza adultera in una nazione è il vero genocidio moderno e le democrazie lo favoriscono sistematicamente” M.Bardeche “Che cosa è il Fascismo? ”pag.130
    (5) Alla fondazione del Movimento Sociale Europeo aderirono varie organizzazioni francesi tra cui il gruppo “la Citadelle”di C:Luca,il Parti National Français di Jean Roy,il Front des Forces Françaises etc (Cfr,Duprat “Les Mouvements..”pag.50). Riguardo al N.O.E.,una sua dichiarazione del 1958 enunciava “La gerarchia tra le razze non può essere fondata che sul loro confronto e per ciò sul rispetto delle particolarità e delle tradizioni di ciascuna di esse….Spetta a noi 1) di affermare la nostra volontà di restituire alle loro proprie tradizioni le razze dei paesi colonizzati dall’Europa. 2) di sostituire all’attuale regime coloniale un regime di associazione nel rispetto delle tradizioni proprie di ciascuna razza, accompagnato da una severa segregazione razziale nell’interesse di ciascuno dei partecipanti.3) di reclamare e di realizzare il ritorno dei gruppi allogeni nei loro spazi tradizionali.”Ciò mentre altri si battevano ancora per la difesa di ciò che restava degli Imperi coloniali europei.(a partire dall’Algeria francese!) Citiamo dal discutibile “Fascism Today” di A del Boca e M. Giovana( pag.85) “Il primo atto di fede della nuova internazionale che vide la luce a Zurigo il 28 IX 1951 sottola presidenza del francese René Binet e dello svizzero Guy Amaudruz, fu decisamente razzista.<Noi proclamiamo> si può leggere nella “risoluzione” del primo congresso del NOE, <la necessità di un razzismo europeo che consegua questi obiettivi: a)i matrimoni fra europei e non europei debbono essere sottomessi a regolamento;b)misure mediche e scientifiche miglioreranno le qualità ereditarie dei nostri popoli>” E poco oltre “Richiamandosi, oltre che all’Europa di Hitler, ai miti del sangue, alle teorie di Nietzsche sul superuomo e a quelle del Bachofen sul contrasto tra le <civiltà telluriche> e quelle <olimpiche>, il Nuovo Ordine Europeo conosce un certo successo fra il 1955 e il 1961, specialmente fra i giovani neo-nazisti che sognano di Ordini, di Iniziazioni, di Aristocrazie e di civiltà Solari. In Italia, per questo motivo, vengono rispolverate le opere di Julius Evola:…”(ibidem pag.86) Come si sa al NOE si riallacciava anche il nostro Ordine Nuovo ed è assai spiacevole che esponenti di questo abbiano abbandonato le posizioni di allora vuoi per “sistemarsi” nell’ambiente democratico, vuoi per passare ad un vago nazional popolarismo per cui non varrebbe certo la pena di impegnarsi e lottare. Ricordo che ancor oggi il valoroso Amaudruz, nonostante la sua veneranda età, continua a pubblicare il bollettino “Courrier du Continent” (Case postale 5694-1002-Lausanne-Suisse)
    (6)L’Union del Nationaux Indépedants U.N.I.R. formata da seguaci, alquanto moderati, del Maresciallo Petain e capeggiata dall’Avvocato Isorni difensore del vincitore di Verdun, ottenne un qualche successo alle elezioni del giugno 1951 riuscendo ad avere alcuni eletti al parlamento.
    (7) Il dominio del “politicamente corretto”e di lobbies fautrici dell’imbastardimento finale dei popoli bianchi ha reso quasi impossibile le discussioni sulle differenze tra le razze umane, tuttavia, .ogni tanto sui può udire qualche voce non conforme. “Per la valutazione quantitativa dell’intelligenza si sono sviluppate tecniche statistiche altamente complesse che non hanno mancato di confermare che le razze dalla pelle scura- i negri in particolare sui quali esistono numerose rilevazioni statistiche- dimostrano una capacità intellettiva drasticamente inferiore non solo a quella degli europei, ma degli asiatici, degli indiani d’America, eccetera. Questi risultati appaiono tanto più significativi quando si ricordi che la maggior parte dei dati relativi ai negri sono stati ottenuti negli Stati Uniti, dove i negri sono in realtà dei mulatti. I risultati riguardanti i negri africani indicano un’intelligenza ancora minore che presso i negri americani; nell’Africa Meridionale in particolare dove la popolazione negra risulta meticciata con elementi capoidi (boscimani ed ottentotti) essi segnalano un’intelligenza di grado ancora inferiore.” Silvio Waldner “La Deformazione della Natura”AR, Padova, 1997, pag. 22). Sarebbe tempo di concentrasi su codesti argomenti, non ne abbiamo più per fare dell’accademia, bisogna dedicarsi a quegli argomenti che motivino il rimanere su posizioni che, per ora, appaiono sempre più senza speranza, questo è il nostro compito!
    (8)”L’unico <peccato> in cui crediamo e che non perdoneremo a nessuno è il peccato contro il sangue e la stirpe, il peccato di meticciato che fa di noi un mischmaschvolk” Carlo Terracciano “La Volontà e la Via. Perchè?” in “Orion” n. 2l-anno II n. 6 giugno 1986.)
    (9) “Dir sì o no al razzismo non è un divario intellettuale, non è cosa soggettiva e arbitraria. Dice sì al razzismo colui nel quale la razza ancor vive: si oppone invece a lui e cerca in ogni campo degli alibi che giustifichino la sua avversione e che discreditino il razzismo, colui che è stato interiormente vinto dall’anti- razza, colui nel quale le forze originarie sono state soffocate da detriti etnici, da processi di incrocio e di degenerazione ovvero dallo stile di una vita borghese fiacca e “intellettualoide” che ha perduto da generazioni ogni contatto con ciò che è veramente originario.”.Julius Evola “Indirizzi per una Educazione Razziale” AR,Padova,1979,pag.27
    (10) K.Schwiderzky, G. Heber e G. Kurth in<Antropologia> (Feltrinelli, Milano, 1966, pag. 62-63.) scrivevano riguardo alle “Società a stratificazione etnica.”: “La stratificazione è più facilmente riconoscibile dove coesistono popolazioni di razza diversa…..per grandi parti dell’Africa un individuo è di pelle tanto più chiara e si avvicina tanto più al tipo razziale europoide quanto più alto è lo strato sociale a cui appartiene…..,questo è il risultato della continua pressione demografica esercitata dalle popolazioni europoidi dell’ Africa Settentrionale, pressione che provocò una sovrapposizione di gruppi a carattere più marcatamente europoide a gruppi di caratteri prevalentemente negroidi. ….Probabilmente origine analoga hanno le differenze somatiche tra le varie caste in India, con statura relativamente alta, naso sottile e pelle chiara a favore delle caste superiori: qui conquistatori indoariani provenienti dal nord si sovrapposero ad una società indide- veddide probabilmente già stratificata. L’etnologia conosce numerosi casi di sovrapposizione a popolazioni contadine di popoli nomadi, che di norma sono più leptosomi e più intelligenti.”
    (11) Qui si può ricordare la conclusione di un noto libro scritto da un famoso uomo politico austro- tedesco “Uno Stato, che nell’epoca dell’avvelenamento delle razze, si prende cura dei migliori elementi della propria razza, deve diventare un giorno signore della Terra. Questo non devono mai dimenticare gli aderenti al nostro movimento, se la grandezza del sacrificio li inducesse a disperare del successo” (Adolf Hitler “Mein Kampf”AR, Padova, 2009, pag.387)
    (12) A proposito di J.N. si può citare da J P. Gautier “Les Extremes Droites en France”pag.38 “Jeune Nation è un movimento gerarchizzato di tipo fascista, a direzione collegiale. L’organizzazione si caratterizza per l’antidemocraticismo e l’antiparlamentarismo, il corporativismo, la difesa delle colonie, la denuncia dei partiti, il sostegno all’esercito…..l’antiamericanismo, l’anticomunismo, l’anticapitalismo, il razzismo, l’antisemitismo/antisionismo e le sue azioni violente. Il gruppo si dichiara per uno Stato totalitario di tipo fascista” In effetti “Gli obiettivi del movimento erano dichiarati chiaramente: la costituzione di uno Stato nazionale autoritario, popolare e gerarchizzato”.

  10. #10
    email non funzionante
    Data Registrazione
    06 Feb 2014
    Messaggi
    23,185
     Likes dati
    7,599
     Like avuti
    3,686
    Mentioned
    208 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Il movimento social-razzista di Rene’ Binet

    Renè Valentin Binet era nato il 16 ottobre 1913 a Darnétal, nella Seine-Maritime, Francia, aveva studiato teologia, avendo perso la fede, si iscrisse al Partito Comunista Francese (P.C.F.), passò dal comunismo al nazionalismo rivoluzionario. Negli anni trenta iniziò a militare tra i Giovani comunisti di Havre. Espulso nel 1935, insieme a Jacques Doriot, capo del P.P.F. (Partì Populaire Francaise) unica esperienza fascista in Francia, per la loro deviazione ‘’nazionalista’’, Binet si orientò verso la IV° Internazionale trotskista costituitasi nel settembre 1938 a Parigi, unendosi in compagnia della sua donna, Marie Binet, a ‘’La Commune’’ fondata nel dicembre 1935 da Raymond Molinier, cui partecipava Pierre Frank, e che fu criticata da Trotzkyi, poi Binet partecipò alla fondazione con il ‘’gruppo Molinier’’ del Parti Comuniste Internazionaliste (P.C.I.) nel marzo 1936, di cui fu eletto membro del comitato centrale. Il P.C.I. non fu accettato come membro della Ligue Communiste Internationale. In giugno si alleò al gruppo bolscevico-leninista di Pierre Naville nel quadro del Parti Ouvrier Internationaliste (POI). Naville ebbe la fiducia di Trotzkyi, che riconobbe il POI come sezione ufficiale della Quarta Internazionale. Nel 1939 la strategia del doppio gioco entrista con l’ingresso dei militanti del POI nel P.S.O.P. di Marceau Pivert, dopo l’espulsione della sinistra dalla S.F.I.O. al Congresso di Royan nell’agosto 1938. Binet scrisse sul giornale trotskista ‘’La Veritè’’, fondata nel 1929 da Pierre Frank e Raymond Molinier, che fondarono nel 1930 la Ligue Communiste de France, un centinaio di militanti. Segretario di Trotzkyi, Pierre Frank dal luglio 1932 ad aprile 1933, nell’agosto 1934, su consiglio di Trotzkyi, la Ligue adottò la strategia di ‘doppio gioco’, facendo aderire i trotzkyisti al Parti Socialiste (SFIO). La strategia dell’entrismo andò a mirare le organizzazioni politiche, sindacali o culturali i cui membri erano manovrati, disponendo di fondi. I trotzkyisti accettarono il marchio di ingrati, rendendo dei servizi e sforzandosi di divenire indispensabili. La politica dell’agente doppio poggiava sull’idea che ciò che penetrava era influente ma non influenzabile. Membro della C.G.T., raggiunse il Circolo sindacalista ‘’Lutte des classes’’ di Jean Bernier. Binet animò con una quindicina di persone la rivista locale del P.C.I. ‘’Le Prolétarie du Havre’’. Quando il P.C.I. fu sciolto nel 1938 per fondersi nel Parti Socialiste Ouvrier et Paysan (Partito Socialista Operaio e Contadino) di Marceau Pivert, istitutore e sindacalista, già dirigente della corrente rivoluzionaria nella SFIO degli anni trenta, poi tra il marxismo anti-autoritario ed il riformismo radicale; Binet scelse di continuare la sua rivista, che si avvicinò al Parti Ouvrier Nazionaliste. Nel 1939, fu chiamato alle armi per la guerra. Arrestato dai tedeschi nel 1940, rinchiuso in un POW Camp in Germania iniziò ad opporsi allo stalinismo sostenendo il nazismo, come rivela Robert Jackson Alexander in ‘’International Trotskyism, 1929-1985’’ a pagina 365, divenne ‘’travailleur libre’’, ruppe con il trotskismo a favore del fascismo, scoprì che Hitler realizzava la sintesi di socialismo e nazionalismo, comprendendo che questa sintesi dipendeva da un ideale superiore, quello della difesa della razza. I trotzkysti francesi erano disorientati: la guerra non aveva provocato la rivoluzione attesa, il patto tedesco-sovietico Ribbentrop-Molotov aveva stretto l’alleanza Hitler-Stalin, e la Quarta Internazionale si era rivelata inutile. Convinti della vittoria della Germania nazionalsocialista, elaborarono una sorta di ‘’trotzkyismo rosso-bruno’’. I militanti si raggrupparono intorno ‘’La Commune’’ decidendo di proseguire il loro lavoro di entrismo. I partiti operai erano proibiti, confluirono sviluppandosi nei movimenti collaborazionisti e crearono una frazione clandestina nel Rassemblement National Populaire (R.N.P.) di Marcel Déat, che rappresentava l’ala sinistra della collaborazione e raggruppava numerosi ex socialisti, pivertisti.

    Il fratello di Raymond, Henry Molinier presentò un rapporto e prese la parola in un congresso del R.N.P.,aderendovi. Si realizzava il natrismo o nazional-trotzkyismo con Pierre Boussel, alias Andrei, alias Lambert, che nato il 9 giugno 1920 era stato militante della CGT, storico, nel 1938 membro del P.C.I. di Molinier. Boussel rientrò nell’ufficio federale dei Jeunesse du PSOP, il JSOP con due molinieristi, Roger Foirier ed Andrè Gailledrat. Il 15 febbraio 1940 divertimento di guerra, Boussel, soldato di seconda classe, fu arrestato con altri militanti rivendicando di essere della Quarta Internazionale, marxista-leninista integrale, disfattista rivoluzionario ed antimiliarista. Fu condannato a tre anni di prigione, poi nel 1943 espulso dal P.C.I. in favore del P.O.I.. Vi fu la diaspora dei suddetti capi trotzkyisti in esilio all’estero, in America Latina o in Inghilterra. Naville si rinchiuse nei suoi studi universitari, abbandonando il militantismo in Lot-et-Garonne. La sezione francese della IVa Internazionale fu recuperata dal P.C.I., invisa a Trotzkyi, assassinato il 20 agosto 1940 in Messico. Boussel fu liberato durante l’invasione tedesca.
    Henri e Raymond Molinier presero le redini del P.C.I., adattando la vecchia strategia alla nuova situazione, l’entrismo in movimenti collaborazionisti di sinistra. Gli altri del P.C.I. aderirono al R.N.P., mutando l’appellativo in C.C.I., Comitè Communiste Internationaliste nel 1943. Molinier era persuaso che il patto tedesco-sovietico apriva una nuova via al socialismo rivoluzionario, lo scioglimento nelle organizzazioni fasciste e staliniane. Non essendo staliniani divennero fascisti. Il disfattismo rivoluzionario: ‘’Dietro un soldato nazista si cela un lavoratore tedesco!’’. Rifiutarono la partecipazione ai movimenti di resistenza, accusati di nazionalismo. Accusando l’insurrezione della Francia contro l’oppressore tedesco come frutto della classe reazionaria, in ‘’La Seule Voie’’ n.4, agosto 1942. ‘’La Veritè’’ e ‘’L’Etincelle’’ attaccarono violentemente gli anglo-americani e la Francia Libera. Il presunto massone De Gaulle era qualificato come agente della City di Londra e dell’imperialismo britannico. Il POI editava volantini e giornali in tedesco, come ‘’Arbeiter und Soldat’’, per reclutare i soldati ‘’internazionalisti’’ della Werhmacht. Il nuovo gruppo Mouvement National Revolutionnaire di Jea Rous, ex dirigente del P.O.I. ; la sinistra rivoluzionaria della SFIO socialista, l’ala sinistra del PSOP, Fred Zeller, ex trotzkyista e membro della SFIO, futuro gran maestro massone del Grande Oriente di Francia erano contro i tedeschi, gli inglesi, i francesi, vicini alle tesi naziste, per cui lo Stato e la nazione dovevano difendersi contro i tentativi di dominio occulto, che proveniva dal giudaismo, la massoneria o il gesuitismo, in ‘’La Rèvolution Francaise’’ (n.1 settembre-ottobre 1940), poi divenuto ‘’Combat National-rèvolutionnaire’’, che nel n.1 marzo 1941, sosteneva uno Stato forte, gerarchizzato, in cui la regolazione tra i diversi elementi della popolazione fosse stabilita dalle corporazioni, ovvero i pilastri del Fascismo, il M.N.R. fu smantellato nel giugno 1941. Rous fu condannato a sei mesi di prigione, pena simbolica e gesto di connivenza da parte delle autorità di occupazione. Gli ‘’hitlero-trotzkyisti’’, un ossimoro nella stampa comunista, dicevano addio all’internazionalismo proletario messianico per la nazione francese. Dalla rivoluzione internazionale si procedeva a piccoli passi con la rivoluzione nazionale per la Repubblica una ed indivisibile, versione soft del socialismo da costruire in un unico Paese, implicitamente dando avallo ad alcune tesi di Stalin. Binet si arruolò nella divisione SS Charlemagne per combattere sul Front dell’Est. Rimpatriato come prigioniero di guerra, sfuggì alla repressione, che gli sarebbe costatoala vita. Tuttavia invece di osservare un prudente silenzio, pubblicò dopo la guerra, nel 1946, ‘’Le Combattant Européen’’ che riprese il titolo del giornale della Legion Volontaires Francaise di Marc Augier, scrittore di guerra nazista con lo pseudonimo di Sant-Loup, ex ‘’ufficiale politico’’ della Divisione SS ‘’Charlemagne’’ che combattè sul Fronte dell’Est, poi tenente-colonnello consigliere in Argentina del presidente Peròn e incaricato di addestrare le truppe di montagna. Rientrato in Francia si dedicò alla letteratura e pubblicò più opere fra cui ‘’Les Volontaires’’ e ‘’Les Hèretiques’’ che celebravano le Waffen SS in combattimento. Saint-Loup aveva incontrato i comandanti palestinesi, era stato da Degrelle in Spagna, aveva in conferenze processato gli ebrei alla maniera di Goebbels, considerando il presidente americano Roosevelt e ‘’l’ebraismo internazionale’’ responsabili della sconfitta della Seconda Guerra Mondiale. L’ex ufficiale delle SS preparava un libro ‘’Palestine vaincra’’ in cui prendeva le parti dei Palestinesi contro Israele. Anche a Bruxelles Saint-Loup conquistava il suo uditorio per cui certi SS avevano evocato nella riunione, la necessità di ‘’ripassare’’ all’azione diretta contro gli ebrei. Alcuni giorni più tardi dei volantini denunciarono gli ebrei come ‘’istigatori di guerra’’ sulla pubblica via ad Anversa dove la comunità ebraica belga era la più importante.
    Nell’editoriale del numero 4 proclamò: ‘’Costruiamo il Partito della Rivoluzione Socialista Nazionale. Noi opponiamo l’unità della Francia contro lo stalinismo, contro gli ebrei, i negri e la reazione’’. In seguito editò ‘’Drapeau Noire’’ con le rune delle SS, per cui andò in galera. Presto riconquistò la libertà, proseguendo la lotta. Dopo in ‘’Unitè’’, in ‘’Sentinelle’’, ‘’Le Nouveau Prométhée’’, ‘’Jeune Force’’, ‘’Jeune Revolution’’. Fondò un certo numero di partiti e organizzazioni politiche, fra cui il più noto nel 1946 fu il Parti Républicain d’Unité Populaire (P.R.U.P.), nazionalbolscevico che proponeva l’indipendenza europea e la violenza anticomunista, con lo slogan ‘’US go home!’’, raggruppante alcune centinaia di persone, ex trotskisti o militanti del P.C.F., confluiti nelle Waffen SS, filonaziste, fra cui Maurice Plais, ex vice, comunista, del sindaco di Clamart, per fondersi nel 1947 con le Forces Francaises Révolutionnaires e divenire con Binet e Bardeche nel 1948 il Mouvement Socialiste d’Unité Francaise, interdetto dal governo nel 1949. Le sue idee-forza erano la costituzione dell’Europa indipendente, l’antisionismo, la rivendicazione di uno Stato forte e popolare. Se i popoli europei sopravvivevano alla loro decadenza attuale, il pensiero di Renè Binet contribuì da camerata, scomparso troppo presto, figurando tra i geni benefattori della razza bianca. Nel 1948 l’Europa era occupata dagli eserciti pluto-comunisti. La vendetta di Norimberga, le sanguinose ‘’ purificazioni dell’Italia, della Francia, il desiderio della Germania, avevano smascherato i nemici dell’Europa. A dicembre, il quinto numero dell’ ‘’Unitè’’, organo del Movimento Socialista di Unità Francese. L’editoriale del numero 1, sotto il titolo ‘’Julio Moch, è francese?’’ si ribellava al fatto che un sionista chiedeva di seguire ascoltando il ministro di Francia. Questo virulento periodico esigeva la riconciliazione franco-tedesca, la difesa della razza e l’unione politica dell’Europa, scritto per congratularsi con la valida squadra. Renè Binet contestò. Un’intelligenza lucida al servizio di una volontà indomabile: difendere la razza, assicurare prima la sua sopravvivenza e dopo l’ascesa biologica. Circondato da alcuni camerati, tentava di affrontare una coalizione di forze distruttrici che dominavano la Francia in nome della ‘’democrazia’’. Andò in carcere, fece protesta di bramosia, mantenne alta la bandiera d’Europa.
    Nel giugno 1950 uscì il libro ‘’Théorie du racisme’’, Editions des Vikings. Ritornando agli argomenti del Manifesto Comunista, Renè Binet dimostrò che un socialista sincero e lucido doveva legarsi non al marxismo, fino al razzismo. Questa opera, di una estrema concisione, anticipava il suo tempo, e verso il nostro tempo, conteneva l’idea maestra di tutta la rivoluzione europea: l’unità indissolubile di socialismo e razzismo. L’unica possibilità di salvezza per l’Europa, per la razza bianca, per la propria vita sulla terra. Sviluppò questa idea di ‘’Socialismo Nazionale contro marxismo’’, in cui raggruppò diversi articoli su questo tema. Sebbene il tempo impedì di dare a questo libro la forma sistematica che desiderava, pesò per l’inevitabile disordine senza un riassunto, le sue pagine contengono una sintesi di assoluta avanguardia per il social-razzismo. Nel piano dei movimenti di opposizione nazional-europea aveva appoggiato, con il ‘’Comitè National Francais’’, le attività nate del Congresso di Roma (1950) organizzato dal FUAN, sezione studentesca del Movimento Sociale Italiano. Nel Congresso di Malmoe del 1951, difese con successo la linea dell’indipendenza europea. Convocò in nome del C.N.F. il Congresso di Parigi del 1953 e partecipò a Bruxelles del 1954. Sotto il titolo ‘’Contribution à une éthique raciste’’, Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1975 ( prefato da Gaston-Armand Amaudruz), la sua vedova e i suoi amici editarono un importante manoscritto che rappresenta l’essenza del suo testamento spirituale. Sviluppando l’idea della sua vita, Rene Binet dimostrò che, se non si collocava il socialismo al servizio della razza, si procedeva di discordia in scissione. Questo libro insegna il dovere, la missione, il sacrificio. Indicava come costruire il Partito, con l’arma della razza. In seguito, sempre nella medesima forma, ‘’Socialisme national contre marxisme’’, Paris, Comptoir National du Livre, 1953 fu rieditato a Montréal-Lausanne, Editions Celtiques, 1978 ( prefato da Gaston Armand Amaudruz). Dopo la sua morte, Marie Binet esaminò le carte che rimanevano, scritti inediti che, unitamente con ‘’Théorie du racisme’’, opera esauriente – sarebbero stati oggetto di un terzo volume se avessero trovato il denaro necessario. Oggi, i popoli dell’Europa occidentale sono oppressi dalla corruzione pluto-democratica. Milioni di afroasiatici invadono la Francia e l’Inghilterra e, da qui si estendono per tutto il continente. Ovunque si cerca il culto del benessere materiale; si ignora il dovere e l’onore. Se Washington faceva marcire ed inquietava i popoli bianchi, lo faceva con la complicità di Mosca. Capitalismo e comunismo, i due criminali di Yalta, pretendevano di dividersi il pianeta, cosa che continua oggi dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Un giorno forse molti avrebbero cercato, quando la catastrofe lambirà la porta, di evitare che i popoli si disperdessero. Compiace che in quell’istante lo spirito di Renè Binet potrà dirigerla.
    Si unì alla Jeune Nation dei fratelli Sidos. Binet fu l’autorità faro del neo-nazionalismo, che ostentava ideologicamente l’instaurazione di uno Stato corporativo che soppiantasse il ‘’capitalismo apatride’’, economicamente titista e proudhonista utopico, un socialismo nazionale non marxista fondato su Blanqui, Sorel, Fourier, Saint-Simon, Le Play, tentando di procedere all’unione con i gauchisti, rivendicò un ‘’nazional-progressismo’’, in ‘’Le Monde’’ del 30-31 ottobre 1949.
    Parallelamente animò ‘’Le Nouveau Prométhée’’. Un socialismo nazionale quale esaltazione della barricata, il vitalismo anti-dottrinale, la denuncia del Grande Capitale o denaro, ebraico o apatride, l’impeto anti-parlamentare. Un federalismo proudhoniano e bianco, socialista nazionale, che dalla Comune francese aveva subito deviazioni dal socialismo materialista d’ispirazione semita di Karl Marx; Sorel con il linguaggio della guerra sociale. Proudhon rappresentava la rivolta ancestrale dell’uomo europeo di fronte al comunismo ed al liberalismo per una Terza Via. Il fascista, ex realista Orleanista, francese Maurice Bardéche (1907-1998), con cui Binet aveva formato già il Comitè National Francais, ed altri autori fascisti europei come l’inglese Oswald Mosley (1896-1980) per l’Union Movement erede del posto fuorilegge British Union of Fascists del 1932; l’italiano professore universitario di geopolitica Ernesto Massi e Fabio Conciari per il M.S.I., Fausto Gianfranceschi per l’Associazione giovanile del M.S.I., lo svedese Per Engdahl (25-2-1909 / 04-5-1994) presidente della Niysvenska Rorelsen, ufficio di collegamento dell’Europaische Soziale Bewegung (E.S.B.) o M.S.E., il tedesco editore Karl Heinz Priester (1912), ex dirigente della Hitlerjugend, al momento del Deutsche Soziale Bewegung (D.S.B.), con l’appoggio dell’ex SS Otto Skorzeny, il belga Jean-Robert Debbault, si riuniron a Malmoe in Svezia per la fondazione del M.S.E. (Mouvement Social Européen), Internazionale ‘’nera’’ di Malmoe, cui intervennero tra i 60 ed i 100 delegati di 8 paesi europei.
    Il M.S.E. coordinava una quarantina di organizzazioni dell’estrema destra europea, fondava il suo programma su due punti cardine: la lotta contro il comunismo e la creazione di una terza forza europea distante dal marxismo comunista e dal capitalismo U.S.A.. Il programma socio economico del M.S.E. prevedeva la regolamentazione della vita economica da parte di uno Stato corporativo. Nonostante la pressione di numerose organizzazioni il M.S.E. rifiutò di connotarsi come razzista ed antisemita. Infatti Ernesto Massi, nato a Trieste nel 1909, combattente sul fronte russo, aveva aderito alla R.S.I., epurato; consulente di aziende industriali come esperto di mercati internazionali delle materie prime, riprese l’attività di docente nel 1955, prima nelle Università di Lecce e di Brescia. Dal 1959 fu all’Università Statale di Milano, presso l’Istituto di Ardito Desio. Si trasferì all’Università di Roma nel 1965, dal 1971 fu ordinario di Geografia Economica, dal 1977, per un decennio, fu presidente della Società Geografica Italiana. Era stato il leader della componente di sinistra fascista del M.S.I., aveva animato il progetto dei Nadas (Nuclei aziendali di azione sindacale), esauritosi nel 1950 con la fondazione della C.I.S.NA.L., e fondato nel 1952 il Centro Studi ‘’Nazione Sociale’’, grande studioso di geopolitica, professore all’Università Cattolica di Milano e fondatore a Milano nel marzo 1947 della Delegazione Alta Italia del M.S.I., vicesegretario nazionale del M.S.I. dal 1948 al 1952, uscì dal partito, in cui era consigliere provinciale di Milano, nel 1957 perché troppo filo americano atlantista, nonché vicino ad una destra classica liberale più che sociale, tentando esperimenti politici autonomi. Fino al 1965 con Giorgio Pini animarono un ‘’Comitato di iniziativa per la sinistra nazionale’’. A metà degli anni sessanta lasciò l’attività politica, concentrandosi sull’attività scientifica. Costituì il Partito Nazionale del Lavoro, che nel 1958 si presentò alle elezioni politiche in cinque circoscrizioni, esaurendosi nel 1963 la sua rivista ‘’Nazione Sociale’’, nel 1972 tornò a riavvicinarsi al M.S.I. attraverso l’attività politico-culturale, quando presiedette l’Istituto di Studi Corporativi, nel quale confluirono i residui aderenti a ‘’Nazione Sociale’’. Di formazione cattolico-nazionale, teorico del social corporativismo, fu riconosciuto tra i massimi geoeconomisti e geopolitici italiani. Docente di Geografia Economica alla fine degli anni Trenta nell’Università Cattolica, fondò con Giorgio Roletto ed il patrocinio di Bottai, la rivista ‘’Geopolitica’’. Nel 1955 il professore Bardéche, per la ‘’lotta del sangue contro l’oro’’, organizzò in Lussemburgo l’assemblea costituente dell’E.S.B., cui fu invitato solo il M.I.F. (Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia), in rappresentanza dell’Italia, avendo scartato il M.S.I. per la sua politica giudicata troppo possibilista; il M.I.F. fu fondato dalla principessa Maria Pignatelli per assistere i fascisti emarginati, senza lavoro, messi alla fame, perseguitati, svolgeva attività politica clandestina, fascista e con la partecipazione attiva dei soci maschi. Ebbe contatti e riconoscimenti con movimenti fascisti clandestini di altre nazioni fra cui movimenti della ’’destra legale’’. Nei primi mesi del 1946 verso il Partì Republicain de la Libertè (P.R.L.), ‘’Il partito più ferocemente anticomunista’’ in Francia. Contatti con la Falange Femminile Spagnola, e a Roma con Evita Peron, durante la sua visita ufficiale. Maurice Bardéche dichiarò nel ‘’Credo dell’Uomo Bianco’’: ‘’La sconfitta della Germania nel 1945 è la maggiore catastrofe dei tempi moderni’’. Nel 1945 presentò la vittoria dei nemici dell’Europa politica, come dei nemici del mondo ario. La democrazia e la decadenza imposero in tutti i campi il culto per i beni materiali e per il suo godimento che ha evidenziato sempre il crollo delle civilizzazioni. Senza sosta, le forze positive arie e dell’oltremare volgevano ad acquisire una unione, si organizzavano e continuavano la lotta. Nel 1946, in Portogallo, la rivista ‘’Ana cao’’, con Alfredo Pimenta, si dichiarava contro il Processo di Norimberga. Nel 1947, la rivista mensile ‘Der Weg’’ di Buenos Aires in Argentina, intraprendeva l’opera ideologica monumentale che proseguì fino al 1957. Si sentiva l’insufficienza ideologica nel campo dell’opposizione nazionale europea: un’ala reputava che era giusto silenziare la questione razziale e giocare la carta americana sostenendo il Patto Atlantico. Durante il Secondo Congresso in Malmoe, le forze social-razziste, senza sosta, imposero il principio dell’indipendenza europea. ‘’Questa indipendenza implica che l’Europa non appartiene né al blocco democratico né al blocco sovietico, e che determinerà per se medesima il suo proprio regime politico’’.
    Per la necessità da parte dei sostenitori del social-razzismo di organizzarsi al fine di migliorare la loro udienza, cinque camerati si riunirono a Zurigo il 28 settembre 1951 e fondarono con gli svizzeri Erwin Vollenweider del Partì Populair Suisse (P.P.S.), Arthur Fonjallaz, fascista, e Gaston, detto Guy, Armand Amaudruz, maestro di scuola di Losanna di madre lingua francese, ex colonnello SS, già fondatori del VPS o Volkspartei der Schweiz nel 1951, un movimento più radicale e alternativo, il N.O.E./N.E.O. (Nouvel Ordre Européen/Neue Europaische Ordnung) con sede a Losanna, con un programma espressamente razzista di difesa della razza bianca (‘’imperativo supremo’’), giustizia sociale, pan-europeo e promuovente la decolonizzazioneBinet si staccò dal M.S.E. perché non era molto radicale e non andava oltre i termini del razzialismo e dell’anticomunismo, partecipò come membro fondatore alla prima assemblea del N.O.E. (Nouvel Ordre Européen). Presidenti erano Binet e Amaudruz, in contatto in Italia con il Centro Studi Ordine Nuovo. Si trattava di creare un luogo dove potevano incontrarsi i militanti responsabili del social-razzismo europeo; un mezzo per avvalersi di un accordo sui nuovi problemi e aumentare l’impatto delle loro rispettive propagande. Riconoscendo la necessità di una disciplina collettiva nella diffusione delle idee, Renè Binet, tendeva a superare le attitudini individualiste o divisioniste.Dopo il 1957 l’ ‘’Internazionale ’’ del N.O.E. pubblicò ‘’L’Europe Rèelle’’ in lingua francese che era stampato a Bruxelles e diffuso tra i neo-nazi francofoni in Europa e Canada. La redazione comprendeva: il belga Jean-Robert Debbaudt, che aveva terminato i suoi scritti del dopoguerra, si fece fotografare in uniforme della legione vallona; lo svizzero Amaudruz, discepolo del razzista Binèt; l’italiano dottor professore Antonio Domingo Monaco d’Italia; il francese Hubert Kohler, detto Roland Dursanne, violento antisemita,uno dei segretari-aggiunti del N.O.E., che poi collaborò con Pierre Clementi nel Front Uni du Hainaut; il canadese Jacques Taylor. ‘’L’Europe Rèelle’’ promoveva il razzismo bianco ariano, l’azione nazionale rivoluzionaria, l’antisemitismo e si pronunciava ‘’per mantenere o ristabilire la separazione fisica pratica delle razze, al fine di salvaguardare la purezza biologica di ciascuna di quelle ed evitare o arrestare il meticciato, fonti di degenerazione e dei conflitti individuali o sociali’’ sul n.92, aprile 1967. I sostenitori del N.O.E. ed i lettori della sua stampa in Francia si riunirono in marzo 1966 nel Comitè de Soutien pour L’Europe Rèelle. L’8 aprile 1966 il Comitato con la collaborazione dei Cercles Charlemagne, d’Action-Occident e dei Travailleurs Socialistes Europèens, deposero alla Prefettura di Polizia di Parigi gli statuti della F.A.N.E., con sede in Parigi presso il domicilio del suo presidente , Claude Bezencenet, nato a Parigi il 28 gennaio 1932, ex membro del FNAF (Front National Algèrie Francaise), suo segretario Marc Fredriksen, nato il 18 novembre 1936 a Parigi, ex realista, il tesoriere Didier Renaud, nato l’11 giugno 1945, studente di diritto, membro del Comitè de Soutien d’Europe-Action; Arsène Crespin, ex tesoriere della Phalange Francaise, ex gerente di ‘’Face à face’’, organo del Rassemblement National fondato nel 1954 da Tixier-Vignancour, fu con Dominique Venner del gruppo Unitè et Travail fondato in ottobre 1963 ma che restò lettera morta.

    Una sorta di organizzazione internazionale, nazionalista europea che si ispirava all’ideologia razziale neonazista, vicina al banchiere svizzero ed esecutore testamentario di Joseph Goebbels, Francis Genoud, nato nel 1915 e morto suicida, con l’assistenza dell’associazione Exit, il 30 maggio 1996 a Losanna, dove risiedeva in Fontanettaz 25, banchiere svizzero del nazismo, aveva fatto parte dell’Internazionale Nazonalsocialista, agente del controspionaggio in forza alla centrale di Stoccarda, guidata da Paul Dickpof, divisosi fra Hitler e Goebbels. Dopo la guerra si adoperò per smistare attraverso le reti, costruite dagli americani e inglesi gli ex gerarchi e scienziati del regime nazista, in tal modo entrò in contatto con il gotha del Terzo Reich. Molti generali gli affidarono la gestione dei patrimoni in Svizzera, divenne il mitico banchiere che finanziava le pubblicazioni delle opere di Hitler, Goebbels e Goering. Genoud fu frequentatore di Pullach, l’ex villa di Martin Barman dove si ricostruiva il Bundesmachrichfendiest; il controspionaggio tedesco occidentale. A Pullach Genoud divenne amico di Klaus Barbie, il macellaio di Lione, a cui pagò le spese della difesa per il processo del 1987. Lì apprezzò il sostegno finanziario che iniziava a fluire all’Egitto di Nasser in funzione antisionista ed antiisraeliana. Attivo a Lugano, aveva aiutato l’insediamento della Banca Commerciale Araba a Ginevra nel 1958, di cui divenne amministratore, creata con fondi siriani, come cita Andrea Purgatori nel suo articolo sul ‘’Corriere della Sera’’ del 02-06-1996; divenne il finanziere di gruppi palestinesi, come il (PFLP) Fronte per la Liberazione della Palestina, di nazionalisti arabi e del F.L.N. algerino, di cui fu il banchiere tramite l’avvocato marxista eretico Jacques Vergès, abbracciando la religione mussulmana e approvando le opzioni islamiste, stringendo un’amicizia con il pioniere dei Fratelli Mussulmani a Ginevra in Europa e con il figlio di Hassan El-Banna, Said Ramadan. Fece fortuna recuperando le royalties del Fuhrer e di Goebbels, poi intermediario di Vèrges assicurò la difesa del ‘’macellaio di Lione’’ il gerarca nazista Klaus Barbie e dopo del rivoluzionario venezuelano Illich Ramirez Sanchez, detto ‘’Carlos’’, arrestato nel 1994 e processato in Francia.
    ‘’Ausiliario benevolo e disinteressato della difesa dei Palestinesi’’, Genoud aveva fatto parte dal 1934 del partito nazista, fondato in Svizzera da Georges Oltramare, che fu condannato a tre anni di prigione nel 1947 in Svizzera per tradimento, mentre in Francia era stato condannato a morte in contumacia, fuggì a Il Cairo nel 1952 dove fu impiegato come speaker alla Radio e morì nel 1960. Genoud fu accusato, dopo la disfatta francese del 1940, di propaganda filo-hitleriana a Radio Paris sotto lo pseudonimo di Charles Dieudon-Genoud aveva rivendicato davanti i Tribunali i diritti d’autore dei ‘’Libri proposti sulla guerra e la pace d’Adolf Hitler’’ di cui aveva in possesso una versione proveniente direttamente dagli archivi di Martin Bormann. Un tribunale di Colonia lo confermò nel 1956 quale unico legatario nei suoi diritti delle opere post-ispirate di Goebbels. Esperti considerano che Genoud potrebbe aver ricevuto da Martin Bormann una potente mano sui fondi segreti nascosti in Svizzera nelle banche arabe sconosciuti dai nazisti, prima della disfatta del 1945. Nella risoluzione del primo congresso del N.O.E. si leggeva: ‘’Noi proclamiamo la necessità di un razzismo europeo che consegua questi obiettivi: a) i matrimoni tra europei e non europei debbono essere sottoposti a regolamentazione…’’.
    Amaudruz è nato a Losanna il 21 dicembre 1920, neofascista e negazionista svizzero, fu militante del M.S.E. poi diresse il N.O.E., né era segretario generale e pubblicò, dopo il 1952, il bollettino mensile ‘’Le Courrier du Continent’’, con una tiratura di mille copie. Durante gli anni sessanta, pubblicò opere sulla dottrina del ‘’social-razzismo’’, ispirato ai saggi di Binet e dell’ex Waffen SS rifugiato in America del Sud Jacques de Mahieu, a Montrèal dalle Editions Celtiìques a fianco del canadese Jacques Baugè-Prevost, un naturopata autore di politica razzialista. Nel 1982 fu uno degli individui della ‘’Coordination nationale’’ che federò più militanti di estrema destra in Svizzera. Nel 2000 a seguito della pubblicazione di articoli antisemiti e negazionisti sul ‘’Courrier du Continent’’, Amaudruz fu ‘’riconosciuto colpevole di propaganda razzista e di negazione della Shoah’’ e fu condannato a un anno di prigione ferme. Fu condannato per la terza volta nel 2004.
    La sezione svizzera del movimento conta un centinaio di membri e diffonde, per corrispondenza, la letteratura nazi proibita, dovunque o in Europa. Teneva dei corsi a suo domicilio d’ideologia razzista a loro finalità. Il suo organo era ‘’L’Europe Réelle’’, edito a Bruxelles da un ex SS, Jean-Robert Debbaudt, con articoli sulla ‘’decadenza’’ della ‘’razza’’ europea dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e si scagliava contro l’ americano giudeizzato. In quel periodico nel settembre 1959 pubblicava articoli anche l’ex SS tedesco, aiuto di Goebbels, professore universitario Johann von Leers, alias Omar Amin, nuovo appellativo assunto ad Il Cairo in Egitto, dopo la sua conversione all’islamismo, favorevole a Gamal Abdel el-Nasser, contro il sionismo, in contatto con Maurice Bardéche e Paul Rassinier, morto forse nel 1965. ‘’L’Europe Rèlle’’ cessò di uscire e dopo molti mesi diede alle stampe un numero nel giugno 1967, dopo la vittoria nella ‘’guerra dei sei giorni’’ di Israele contro l’Egitto egli altri Paesi Arabi, in cui si condannava Israele, già considerata dal febbraio 1960 colonizzatrice di Berlino Ovest. Il periodico annunciava che si accingeva a pubblicare ‘’I Protocolli dei Savi di Sion’’ e operava un ‘’Fondo di solidarietà con le Nazioni Arabe’’. Il 19 febbraio 1970 l’ex SS belga Jean-Robert Debbaudt annunciava in un comunicato indirizzato alla stampa che ricostituiva il partito rexista, sotto la direzione del belga Leon Degrelle, rifugiato in Spagna, in collaborazione con i nazisti. Debbaudt aveva poca influenza in Belgio, ma fu l’uomo di fiducia dell’organizzazione H.LA.G. delle Waffen SS in Germania e l’uomo di contatto del N.O.E.. Debbaudt precisò: ‘’Io colloco il movimento al servizio totale ed incondizionato della resistenza palestinese…’’. Debbaudt aveva offerto il suo concorso e quello dei suoi camerati alla causa di Al-Fatah, emulando la nuova sinistra belga del mistico giovane ingegnere Arno Hamers, già resistente, che aveva creato a Liegi ‘’la Branca Vallona dell’Alleanza di Abramo’’ che pubblicava un ‘’Bollettino’’ periodico. Hamers si era dichiarato incondizionatamente l’alleato dei commandi palestinesi, ricevendo molte volte messaggi di felicitazioni e di ringraziamenti. Hamers era legato con un professore francese ebreo Emmanuel Levyne, fondatore de’ ‘’l’Alleanza di Abramo’’. Hamers credeva alla possibilità, grazie ai commandi palestinesi, di una rivoluzione alla maniera cinese in Medio-Oriente. Hamers non ebbe un’azione comune con i neonazisti, ma andava nel medesimo senso comune della distruzione dello Stato d’Israele. Il 26 gennaio 1970 annunciava sul suo bollettino che il 24 gennaio era stato intervistato per tre ore con dei rappresentanti belgi della catena internazionale socialista nel corso di cui ‘’i problemi ideologici, politici e strategici che pongono la liberazione della Palestina e la distruzione dello ‘’Stato d’Israele furono discussi in un’atmosfera molto cordiale’’. Sul numero del 30 gennaio 1970 del suo ‘’Bulletin’’ precisava che Debbaudt ed i suoi compagni, in rappresentanza della catena internazionale socialista, avevano fatto visita in un’azione comune con il movimento rexista in via di ricostituzione e la Branca Vallona dell’Alleanza d’Abramo, per aiutare la Resistenza palestinese. A Parigi il 28 marzo nel 20° arrondissement, alla sede della F.A.N.E. (Fèderation d’Action Nationale et Europèenne, in 13, rue Montiboeufs, anche sede del Rassemblement pour la Liberation de la Palestine, fondato da Francois Duprat, unendo in Francia nostalgici di Vichy, della collaborazione e dell’O.A.S., una decina di responsabili del N.O.E. si riunirono sotto la presidenza di Amaudruz, con il suo vice Debbaudt, che fece una relazione sui rapporti con ‘’la Branche wallonne de l’Alliance d’Abrahm’’. La riunione ebbe lo scopo di fare uscire nuovamente ‘’L’Europe Rèelle’’, organo del N.O.E. , con obiettivo principale, il raggruppamento di ex nazisti per lottare contro i ‘’sionisti’’ e sostenere la lotta dei commandos palestinesi, trovando i mezzi finanziari necessari per il numero negato a giugno 1970 uscito poi.
    Come precisava la dichiarazione di Zurigo, non si trattava di ‘’creare un organismo nuovo a cui concorrevano organizzazioni già esistenti, fino a riunire una tendenza sul piano nazionale e sul piano europeo’’. I membri del N.O.E. a nome proprio e senza implicare la responsabilità delle organizzazioni delle quali i suoi membri facevano singolarmente parte. Si ripromettevano di diffondere il meglio possibile le idee che le erano comuni ed enunciate nelle ‘’Dichiarazioni’’. In un momento in cui l’immigrazione di afro-asiatici in Francia ed Inghilterra era iniziata, la Dichiarazione di Zurigo esigeva ‘’il ritorno dei gruppi autoctoni ai loro spazi tradizionali’’. Da allora, la marea di razze in questi due paesi, si era estesa in tutta Europa, e sottolineava la fondatezza di questo postulato. I camerati di Zurigo sapevano effettivamente che questa immigrazione significava l’inizio di un complotto mondiale anti-ario e che avrebbe proseguito il suo corso. L’arma della comunità razziale aria sarebbe stata l’Europa. Una confederazione europea in principio occidentale ma destinata ad inglobare in seguito a tutti i popoli arii del mondo, tra i quali si trovavano tuttavia quelli d’America, Australia e l’allora U.R.S.S. intesa come Russia. Questa Europa non sarebbe stata mai forte che mediante la giustizia sociale che costituiva anche un postulato dentro la politica biologica. E qui era quindi intervenuto il veritiero socialismo come mezzo di difesa della razza. Nel corso delle ulteriori ‘’dichiarazioni’’, nel N.O.E. approdarono problemi nuovi alla luce della difesa della comunità aria. Dopo si sentì la necessità di presentare le idee del N.O.E. sotto una forma più sistematica, già che le ‘’dichiarazioni’’, appena da due anni, seguivano l’attualità. Nel 1965 la Commissione ideologica del N.O.E. adottò il ‘’Manifesto Social Razzista’’. Questo testo rialzava in primo luogo il primato del fattore biologico: ‘’Nel mondo in cui tutto è lotta, nessuno saprebbe sottrarsi a questa elezione: sostenere o tradire la razza alla quale appartiene’’. Definì in seguito le nozioni di base di ‘’razza’’ ed ‘’etnia’’ ed espose la ragione d’essere del razzismo. ‘’Perché la comunità di sangue si eleva sopra le altre? Perché si basa sulle leggi eterne della vita’’. Il ‘’Manifesto’’ difendeva una concezione razzista del socialismo: ‘’La giustizia sociale è l’ordine che permette a ciascuno come collocare pienamente le sue capacità al servizio della comunità razziale. Implica un rinnovamento delle elites secondo le sue capacità e non in funzione delle situazioni acquisite’’. Più tardi abbozzava i principi della rivoluzione europea e precisava come sarebbe stata l’unità europea e la politica biologica. Durante il 1965 il N.O.E. tenne una convention sponsorizzata da Ordine Nuovo a Milano, altri incontri avvennero tra il 1966 al 1969. Il 5 ed il 6 aprile 1969 il N.O.E. tenne la sua Decima assemblea a Barcellona sotto la presidenza del suo segretario, generale G.A.Amaudruz per condannare in una lunga ‘’dichiarazione’’ ‘’l’imperialismo israeliano’’ e si oppose a che ‘’ogni individuo nato da padre o da madre ebrei vivano in un paese altro da Israele’’ e godesse ‘’della nazionalità dei paesi dove risiede’’. L’ex-generale croato Vjekoslav Ljuburic, soprannominato durante la guerra l’’’Eichmann di Yugoslavia’’ dopo l’assassinio di 300.000 persone a Belgrado di cui molti furono uccisi sotto il suo comando, assistette alla riunione. Qualche giorno più tardi Ljuburic fu assassinato a colpi di pugnale nel suo appartamento a Carcagente. Negli anni 1970-1980 il N.O.E. perse importanza, dal 1985 sorsero gruppi effimeri che in Svizzera si ispiravano al frontismo del periodo interbellico: in Argovia la Neue Nationale Front 1985-’87, a Winterthur la Neue Front/Eidgenossische Sozialisten 1988-’89, a Sciaffusa in ambienti agli skinheads la Nationalrevolutionare Partei der Schweiz, 1989-’90 e nella Svizzera centrale la Patriotische Front, 1988-’91, molto efficace sul piano mediatico, era guidata da Marcel Strebel, che alle elezioni del 1991 per il Consiglio Nazionale ottenne il 6,4% dei voti nel cantone Svitto. Organizzazioni che si resero protagoniste di atti di violenza, aggressioni contro stranieri, attacchi a centri per richiedenti l’asilo.

    Il nazionalismo rivoluzionario di Renè Binet non era un sentimentalismo piccolo-borghese nazionale ed impulsivo, ma si incarnava in un monaco-soldato al servizio di una dottrina. Il razzialismo lo portò verso l’Europa descritta come un cuore in cui il sangue batteva da Johannesburg al Quèbec, a Sidney ed a Budapest, affermando la superiorità del Mondo bianco non-incancrenito dal materialismo sovietico ed americano, rigenerato nel neo-paganesimo. La creazione di una unione bianca di regioni mono-etniche, in cui i bianchi godevano una incontestabile superiorità culturale e biologica, la negritudine era l’invenzione di una pseudo-cultura nera, sostegno dell’odio contro l’uomo bianco. Un realismo biologico fondato da Binet, basato su i lavori del razzialista Vacher de Lapouge, per un’Europa bianca delle nazioni unita dalla sua eredità greco-germanica. Binet militava nella destra radicale post hitleriana per una nazione europea bianca, occidentale, indoeuropea libera da influenze semitiche, che mirava a rimpatriare gli immigrati di colore e gli orientali nei loro paesi di origine. Una universale visione razionale della società o Socialrazzismo. Un neo razzismo o socialismo razzista che proponeva il ritiro dei bianchi dalle colonie. Contro il capitalismo meticcio che mirava ad ‘’una barbarie uniforme, laddove era necessaria una segregazione assoluta su scala mondiale come su scala della Nazione. Il modello del titismo, per cui Binet si fece apostolo del nazional-progressismo. L’unione di ex FFT e FTP con ex Waffen SS per una federazione di Stati Nazional Socialisti d’Europa, con una Francia forte, al fine di liberare l’Europa poiché ‘’l’occupante è cambiato ma l’occupazione è rimasta. Gli angloamericani dall’inizio ad adesso, più sommessamente, gli ebrei ed i negri occupano il nostro paese’’ in ‘’Le Combattant Europèen’’, aprile 1946.
    Il razzialismo è un neologismo da non confondersi con il razzismo, assente dai dizionari, che designano l’ ‘’approccio scientifico delle razze umane’’. Mentre il razzismo è un termine ben differente, che permette di non fare l’amalgama tra: una definizione empirica e necessaria delle differenti razze umane da una parte; tutte idee di conseguenza ed eventuali misure da prendere
    ( differenza di tale razza in rapporto a tali altre razze, in maniera generale o in un domani particolare; implicazioni politiche, per o contro le ibridazioni, il meticciato razziale, etc.) d’altra parte. Gli approcci di questo termine sono divergenti. Alcuni considerano il razzialismo come un quasi-sinonimo di un altro vocabolo utilizzato agli inizi del XX° secolo: la radiologia, che designa la scienza comparativa (antropologia) dedicata allo studio dei tipi umani in tanto che presentano dei caratteri ereditari differenti; altri stimano che si tratta solo semplicemente di prendere conto la realtà delle differenze fisiche tra i diversi gruppi umani (razze, etnie) (etnodifferenzialismo) (per esempio: Pigmei, Aborigeni, Celti, Semiti, Slavi, Inuit o eschimesi, etc) deprivata di ogni idea di gerarchizzazione delle razze; nella letteratura anglo-sassone, il motto ‘’racialism’’ può ancora essere riscontrato nel senso del razzismo, dove è allora impiegato in modo intercambiabile con lo slogan ‘’razzismo’’. L’obiettivo dichiarato dai promotori del razzialismo è dunque di liberare lo studio delle razze da coloro che secondo loro hanno causato un pesante passivo emotivo da molti secoli di applicazione delle dottrine razziste. Nel 2006, però, la comunità scientifica dei biologi considerava che non si può, grazie ai progressi scientifici, parlare di razze umane. Come diceva Albert Jacquard in una dichiarazione cofirmata da 600 scienziati: ‘’Il concetto di razza non può essere definito che in seno a spazi in cui diversi gruppi sono stati isolati gli uni dagli altri sufficientemente per lungo tempo per cui i loro patrimoni genetici si differenziano. Si evince che, nello spazio umano, questa differenziazione è così poco marcata che il concetto di razze umane non è operativo’’. ‘’I differenti gruppi etnici attuali sono le tracce di ciò che all’inizio della speciazione [prima dell’invenzione dell’agricoltura] ‘’. Nel 1969 a Barcellona il Neue Ordnung Europeische creò l’ ‘’Istituto Superiore di Scienze Psicosomatiche, Biologiche e Razziali’’la cui direzione fu affidata al Dr. Jacques Baugè-Prevost di Montrèal. Questo istituto ha pubblicato varie opere social-razziste, tra le quali si trovano quelle di Renè Binet. Il N.O.E. continuò i suoi documenti essendo il punto di convergenza del socialismo-razziale ario. La sua influenza dipese da ciò che ciascun dei loro membri seppe acquisire. Decidere, obiettivamente, ciò che corrisponde ad una necessità. La sfrenata recrudescenza della decadenza: meticciato, criminalità, culto degli egoismi, concepirono per questo giorno indispensabile il coordinamento dei suoi militanti responsabili che chiedevano di mettere il dovere al servizio della razza, come sostiene Gaston Amaudruz.
    Binét aveva diretto con sua moglie una piccola casa editrice parigina, il ‘’Comptoir National du Livre’’, e una impresa immobiliare, ‘Baticoop’’. Noto per la sua personalità dominatrice e una volta descritto da Bardéche come un ‘’fascista del tipo puritano che spende la sua vita fondando partiti e giornali pubblicati in ciclostile, non era sempre popolare e d’accordo con i suoi colleghi dell’estrema destra’’. Morì in un incidente automobilistico il 16 ottobre 1957 a Pontoise, principale dubbio ed denuncia fu che qualcuno dei suoi ‘’camerati’’ potesse aver organizzato la sua morte. Nella pubblicistica ‘’democratica’’ è una costante intravedere complotti e faide interne ai movimenti d’estrema destra, non che questi non ci siano mai stati, ma si esclude ogni indagine approfondita in Francia così come in Italia ed in Europa. Basti ricordare l’incidente automobilistico sulla via Aurelia a Roma del 12 agosto 1973 che causò la morte dell’intellettuale emarginato di e a destra Adriano Romualdi, figlio dell’onorevole Pino Romualdi, presunto figlio illegittimo di Benito Mussolini, [perché nato a Predappio (Fo)], il più a destra nel M.S.I.-D.N.; l’omicidio con relativa esplosione di autobomba che il 18 marzo 1978 uccise Francois Duprat in Francia; l’incidente automobilistico in cui perse la vita in Italia l’estremista di destra, già vicino alle Edizioni di Ar, ed ex consigliere comunale missino padovano Massimiliano Fachini negli anni novanta; la morte accidentale di Beppe Di Mitri, ex avanguardista nazionale, poi di Terza Posizione ed infine entrato in Alleanza Nazionale con un incarico importante nel partito a Roma in un incidente in motorino scontratosi con un’auto; l’incidente automobilistico mortale occorso a metà ottobre 2008 al leader dell’estrema destra austriaca Georg Haider, ex F.P.O.. Casualità o atti premeditati, compiuti da avversari, nemici politici o da organizzazioni paraistituzionali, come si percepisce nei migliori film di spionaggio e sui servizi segreti angloamericani. Sta di fatto che non si è mai scoperto nulla e tutto e stato messo a tacere, anche con l’avallo delle personalità più influenti di quelle forze politiche di area che probabilmente avevano interesse a farlo, per beghe personalistiche, per ‘’carrierismo’’ o peggio pagati da forze occulte forse neanche poi tanto.


    Antonio Rossiello

    18/05/2009

    Foro gratis : RESIDENCIAL SXXI

 

 
Pagina 1 di 2 12 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Quel “Terzo Regno” del socialismo nazionale europeo
    Di José Frasquelo nel forum Socialismo Nazionale
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 14-09-10, 09:57
  2. Quel "terzo Regno" Del Socialismo Nazionale Europeo
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 23-01-05, 10:27
  3. Quel "Terzo Regno" del socialismo nazionale europeo
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 25-10-04, 18:13

Chi Ha Letto Questa Discussione negli Ultimi 365 Giorni: 0

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito