Roma
Avevano sperato che Fini fosse non proprio il loro prossimo candidato, eventualità che li avrebbe condannati a una figuraccia nei secoli dei secoli, ma che almeno fosse l’eroe capace di fare quello che a loro non riesce: cacciare Berlusconi da palazzo Chigi. E invece il Pd si trova senza leader potenziale, per essere ironici. Senza testa d’ariete, macchina da sfondamento, per tornare alla concretezza.
Gianfranco in zona Cesarini, anzi no, fuori tempo massimo, ha offerto tregua a Berlusconi e ha lasciato l’amaro in bocca alla sinistra. Altro che eroe, è un funambolo, scriveva ieri sul Fatto Quotidiano Furio Colombo, che ne parlava tuttavia ancora con una certa ammirazione, vedendo in lui l’equilibrista in grado di «cambiare in un punto chiave la storia della Repubblica». Ma nelle pagine interne proprio il quotidiano di Padellaro elencava «tutte le domande scomode alle quali Gianfranco non ha mai risposto», compresa quella che riguarda la casa di Montecarlo di proprietà di An ma abitata dal fratello della compagna del presidente della Camera, Gian Carlo Tulliani. Il Fatto ha tirato fuori addirittura una storia del 2007, «che vide sotto i riflettori la sua ex moglie, Daniela Di Sotto, per via dell’accreditamento lampo di una società (la Panigea) al sistema sanitario del Lazio».
Il giornale di Travaglio & Co, si dirà, non è proprio a sinistra, più vicino a Di Pietro, piuttosto. Ma anche il Pd che ammirava e lodava Fini fino all’altro ieri «era di destra o di sinistra?», avrebbe commentato Giorgio Gaber se avesse vissuto queste settimane. Lodava, perché adesso, dopo l’intervista conciliante del presidente della camera al Foglio uscita in edicola ieri mattina, un po’ di perplessità nel Pd è circolata. Delusione, sbandamento. Fini per la sinistra è stato in questi due anni a suo modo una bussola. Ma come, il ribelle che non voleva il ddl intercettazioni, che bacchettava un giorno no e uno pure la Lega sugli immigrati, adesso chiede la pace al premier? Il segretario Bersani ha tentato di non dare a vedere il dispiacere cocente: se Fini, nella sua intervista al Foglio, voleva discutere dei «limiti ineliminabili di Berlusconi», ha provato a illudersi, «sono d’accordo». Da Di Pietro, che aveva invitato pochi giorni fa l’amico Gianfranco ad entrare in un immaginario «partito della legalità», nemmeno una parola sul Fini pacifista.

EFo a pg. 4 de ilgiornale.it 30 07 2010

saluti.....ma che delusione nel PD!