Unità, legalità, futuro
Le ragioni per cui (da conservatore) sto con Fini
Devo dire che quelli del Secolo talvolta ce la mettono tutta per allontanarmi a piè sospinto verso i La Russa e i Gasparri. "Noi non siamo conservatori, ma futuristi!", gridano in coro. Poi guardi da vicino la questione e ti accorgi che dietro gli slogan sommari la realtà è più complessa.
Come ho tentato di spiegare nel mio scritto "Il conservatorismo (implicito) finiano", l'Italia difetta di una tradizione condivisa da difendere ed esaltare, per cui la mancanza di un partito "conservatore" è purtroppo nelle cose. Da noi la destra è eternamente chiamata a riformare per (poi) conservare. A volte è una destra costretta a darsi un tono persino rivoluzionario e futurista, lasciando alla sinistra il compito di mantenere inalterato lo status quo.
Dunque nessuno stupore se un politico come Fini in Inghilterra avrebbe lo stimolo a conservare e in Italia, invece, a rinnovare. Tuttavia, anche in un'ottica dichiaratamente "modernizzatrice" le aspirazioni liberali di Fini contengono molto di ciò che ad un conservatore di ogni latitudine dovrebbe stare a cuore.
Innanzitutto, il concetto di unità, la responsabilità di riaffermare il valore dell'unità nazionale come freno agli egoismi locali che oggi rischiano di minarla alle fondamenta.
Poi, la legalità, lo schierarsi senza tentennamenti dalla parte di chi lotta quotidianamente per la giustizia e perciò combatte tutte le consorterie, le cricche e le mafie.
Quindi, il futuro. La nostra politica ha bisogno come non mai di uno slancio verso il domani, di poter declinare il valore di libertà in un progetto con cui aprire un orizzonte.
Tutto ciò non dimenticando che dietro una politica non può mancare una riflessione culturale. Che la discussione quotidiana, i think tank, le fondazioni, le riviste non sono inutili orpelli in un mondo purtroppo dominato dal messaggio televisivo.
Queste sono le ragioni per cui, con le dovute cautele, mi sento comunque di dover dare credito all'azione politica intrapresa ieri da Gianfranco Fini, che si avvale già di un piccolo ma agguerrito gruppo di politici attenti alle istanze di cui sopra. Granata, Bocchino, Napoli, Della Vedova, Urso, Campi, Perina, costituiscono una buona base di partenza su cui costruire una destra in cui il valore della libertà non si infranga contro le esigenze di unità nazionale e della legalità, senza le quali non è possibile costruire un futuro per il nostro popolo.
Infine, sono personalmente felice dell'ingresso nei gruppi parlamentari finiani di una conservatrice di lungo corso, Adriana Poli Bortone, che ha scelto di non aderire al Pdl perchè intenzionata a difendere gli interessi delle regioni del Sud Italia che sentiva minacciati da un'alleanza di governo troppo sbilanciata a favore del leghismo padano.
Allo stesso tempo e per le stesse ragioni guardo favorevolmente ad un accordo con Lombardo e l'MpA, convinto che ogni proposito di coesione nazionale passi fatalmente per il Sud.
Florian