Catechismo Maggiore di S. Pio X ? Della Settimana Santa. ? Sodalitium
“Catechismo Maggiore di S. Pio X – Della Settimana Santa.
49 D. Qual mistero si ricorda nel venerdì santo?
R. Nel venerdì santo si ricorda la passione e morte del Salvatore.
(...)
62 D. Perché nel venerdì santo la Chiesa, in modo particolare, presa il Signore per ogni sorta di persone, anche per i pagani e per i giudei?
R. La Chiesa nel venerdì santo, in modo particolare, prega il Signore per ogni sorta di persone per dimostrare che Cristo è morto per tutti gli uomini e per implorare a beneficio di tutti il frutto di sua passione.
63 D. Perché nel venerdì santo si adora solennemente la croce?
R. Nel venerdì santo si adora solennemente la Croce, perché essendovi Gesù Cristo stato inchiodato ed essendovi morto in quel giorno, la santificò col suo sangue.
64 D. L’adorazione si deve al solo Dio, perché adunque si adora la Croce?
R. Si deve adorazione al solo Dio, e però quando si adora la Croce, la nostra adorazione si riferisce a Gesù Cristo morto su di essa.”
La Via Regale (meditazione sulla morte di Gesù) ? Sodalitium
“XII Stazione: GESÙ MUORE SULLA CROCE Mons. Guérard des Lauriers
O Gesù, come sei solo nel morire! Gli uomini Ti hanno tolto tutto, persino le vesti. Della terra non Ti rimane che una corona di spine (1) che Ti diventa il rimedio contro ogni amarezza. Di veramente Tuo avevi ancora Tua Madre, nessuno aveva pensato a toglierTela. Non lo si era pensato, forse non lo si sarebbe osato, e certo non si sarebbe potuto farlo, perché Ella avrebbe trovato abilmente il modo per seguirTi fino alla Croce. Tu stesso Ti privi di Tua Madre. Era molto più dignitoso per Lei subire questo trattamento solo da Te. E Tu sei solo. Le Tue parole mi fanno sentire la profondità della Tua solitudine. Quando Ti rivolgi agli altri, incontri quella durezza che fa istintivamente ripiegare su se stessi.
Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (2), e coloro ai quali Tu perdoni sono indaffarati a dividersi le Tue vesti; (3), ecco quello che fanno del Tuo perdono, e Tu rientri in te stesso per morire solo.
Donna, ecco Tuo Figlio… ecco Tua Madre (4). Ascolta, Gesù, come Ti si ringrazia: Scendi dalla Croce (5). Ti si deride. Come si potrebbe fare attenzione a Tua Madre, della quale non si ha bisogno? Ecco allora che il Tuo inestinguibile Amore, disprezzato da una folla numerosa, anonima, incapace sia di misurarlo sia di comprenderlo, si concentra su di uno solo e assume l’accento della tenerezza: In verità ti dico, oggi sarai con Me in Paradiso (6). E questa volta dal più profondo dell’anima Tua sale l’invocazione: Dio Mio, Dio Mio, perché Mi hai abbandonato? (7). Perché? E perché, in Te, questo “perché”? E come sussiste in Te insieme alla piena e serena sicurezza nel promettere e consolare? Mistero, mistero del Tuo abbandono! Tu non puoi dubitare di essere il Signore del regno dal momento che doni la suprema ricompensa; non puoi dubitare di essere il Figlio Diletto (8), poiché non cessi di vedere il Padre. In Te non manca né la grazia divina, né la presenza del Verbo! Il Tuo abbandono sarebbe forse solo il Tuo patire sotto la brutalità ostile, della quale si serve la Saggezza divina?
Ma non è in accordo col Padre che, per donare la Tua vita, vuoi proprio che Te la si tolga? Che senso avrebbe allora la Tua domanda: Dio Mio, Dio Mio, perché mi hai abbandonato? Perché questo “perché” sale da te verso il Cielo, come grido e preghiera irresistibile ad un tempo? No, il Tuo abbandono non è nulla di tutto questo: né il timore della riprovazione, incompatibile tanto con la Tua Santità quanto con la Tua Verità, (9) né un semplice abbandono all’avversità esteriore, che non farebbe sorgere in Te alcuna domanda (10). La Gloria del Tabor è passata; (11) la Tua indignazione che condanna la seduzione del facile è pure passata; (12) Pietro, presente in quei due momenti, è ora assente. Ma nel Tuo intimo, Tu non sei mutato; per Natura tu hai la Gloria, (13) per Amore scegli la croce: (14) l’una e l’altra in Te sono così immutabili e imperturbabili, così sicure e radicate che non riesco a scoprirvi l’oggetto di alcuna domanda.
Il mistero del Tuo abbandono sta proprio nel Tuo perché: perché ciò che non doveva diventare domanda lo diventa? Il padre Tuo non Ti abbandona, è impossibile. Ma perché il padre Tuo Ti abbandona ai Tuoi nemici? Come è possibile ciò? Perché, perché? Come può un Padre rimanere inattivo, per quale fine un Dio può permettere il male? E il cielo tace.
O Gesù, ritrovo nella Tua domanda, l’intima angoscia di ogni umana domanda. Tolto l’errore, tolta l’amarezza, quale pace, quale dolore, quale infinita profondità nel Tuo perché! Sì, o Signore, Tu sei solo: tutto concorre a ricordarTelo; solo, nonostante tante presenze, solo per morire, solo per consolare tutti coloro che senza di te morirebbero soli. Tu sei solo a volere questo perché? Solo a vederlo sorgere dal profondo di te stesso, solo a misurarne l’abisso, riscattando, solo, l’empio “perché?” di cui gronda la fiumana delle umane generazioni.
Vengo quindi, solo anch’io, o Signore, ad adorare il mistero della Tua Solitudine e della Tua Morte. Questo mistero è troppo grande per una creatura ed era quindi necessario separarlo da ogni presenza creata. Avremmo potuto credere che la Tua Morte fosse simile alla nostra; alla nostra, così misera come noi stessi lo siamo e che non potrebbe fare a meno di un appoggio pietoso.
Tu devi occuparTi delle cose del Padre Tuo (15); nessuno, in quest’ora, interferisce con Lui: Tu sei per Lui e per Lui solo; Tu hai compiuto la Sua opera (16) e gliela offri e insieme offri Te stesso. Tu doni la Tua vita (17) come donasti Tua Madre; nessuna creatura Ti rapisce (18) questi tesori.
Padre, affido il mio spirito nelle Tue mani (19). Ecco l’ultima parola la quale indica che veramente tutto è consumato (20) e risolto. Dai Tu stesso, alla Tua domanda, la risposta che portavi in te. Perché, perché dunque morire, se ormai nulla più si interpone tra il Padre e te? Muori forse del Suo abbandono? No certo: Tu sei Uno con Lui (21) e lo sai tanto bene che glieLo dici. Muori forse dell’Amore che ci porti e che Tu stesso porti come un peso doloroso perché nessuno lo ha accolto? Non solo per questo?
Ogni motivo creato affievolisce di fronte a Dio. Eccomi, o Dio, per fare la Tua Volontà (22). Padre, affido il mio spirito nelle Tue mani. Ecco, in Te, l’alfa e l’omega (23). Tu sei venuto dal Padre e ritorni al Padre (24). Sei del Padre. È questa la più alta verità. Affinché tutto sia consumato occorre che questa Verità che riguarda Te e il Padre assorba in sé ogni altra verità. Perché la morte, perché l’abbandono, perché questo abisso profondo introdotto in Te dalla Tua domanda? Affinché sia compiuto il: Padre, rimetto il mio spirito nelle Tue mani. La morte già si aureola di gloria. Sì, tutto è consumato.
O per lo meno tutto sta per esserlo. Nessuno intorno a Te Ti presta attenzione; nessuno Ti vede, orante nella Tua grande miseria e nel Tuo grande silenzio. Nessuno sa che, sotto le Tue palpebre dolorosamente chiuse, conosci ciascuno al di là del suo cuore, al di là dei suoi ridicoli gesti. Sei in profonda preghiera per questi poveri uomini, li porti nel Tuo pensiero di Verbo eterno e li ami, sotto queste lunghe spine, dell’infinito Tuo Amore. Essi non sanno che, imponendoTi una solitudine insopportabile per l’amore, Ti uccidono. Non sanno quello che fanno (25).
Ma, o Signore, il mistero della Tua morte non è di questa terra; se lo fosse stato, se non fosse stato che un’attesa dolorosamente frustrata, non avresti forse gli Angeli, non troveresti vicinissima a Te, la piccola schiera di coloro che Ti sono verginalmente fedeli: Maria e Giovanni che non Ti hanno lasciato, che capiscono e sono capaci di accogliere molto più di quanto tutti gli altri non possono rifiutare? Ti sei separato da Maria e Giovanni per separarti da ogni creatura, per essere solo con il Padre, solo in Presenza del padre Tuo, per morire.
O Gesù, quale insopportabile mistero in queste tre parole: il Padre, il Verbo, la Morte: Il Padre che ha la Vita in Sé (26) il Verbo che è Vita e Luce (27) e tra loro, tra loro soli, non la vita ma la morte. O Signore, venuto in questo mondo per rendere testimonianza alla Verità (28), mediante questa morte che ha tolto in te la verità della vita, in mezzo alla menzogna che Ti condanna, in seno all’errore che Ti avvolge, nel momento stesso in cui trionfa la morte, Tu, Verbo di Verità, rendi la suprema testimonianza alla Verità. Io lo credo, e adoro (29).
Coloro che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, soffriranno la tribolazione (30). A Te, o Signore, che hai piamente vissuto secondo il volere del Padre Tuo, era riservata una tribolazione esemplare. Beati siete voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno di voi ogni male per cagion mia (31). Signore, Tu sei quindi beato, ridotto alla croce, a causa della Verità che porti in te. La verità non muore, è invincibile e quand’anche tutte le forze dell’errore e della menzogna si alleassero contro di Essa, la Verità sarebbe sicura di trionfare, perché è Verità, perché è Te, Verbo Eterno, vivente nella Tua Croce e nella Tua Morte. Adoro la Tua solitudine, essa sola conveniva al Tuo trionfo; essa sola imprime misteriosamente nell’anima denudata e ridotta all’essenziale, la parola d’ordine eterna: la Vittoria che ha vinto il mondo è la Fede (32). La Fede è l’unico riflesso terreno della Verità che non muore mai. Da quando la menzogna è entrata nel mondo (33), l’immortale Verità non cessa di separare e opporre coloro che muoiono per Lei da quelli che vivono contro di Lei. I primi vivono eternamente di Lei; i secondi nascono morti, perché come Satana, sono mentitori fin dall’inizio (34).
Ti adoro, o Gesù, solo sulla Tua Croce per morire, Testimone (35) per eccellenza, Verbo di Verità che vivi nel Padre e muori al mondo: o Verità che fai morire alla morte perché sei Vita.
È vero o mio Diletto, che Tu sei su questa Croce, ed io sono qui che Ti guardo con tutto il mio cuore. Ora, come alla sera della mia vita, non vi siamo più che Tu ed io. Tutto tace. Tutto. Nulla più esiste se non Tu sulla Tua Croce ed io che Ti guardo. Terribile confronto! Eppure Ti guardo e tendo verso di Te con ogni fibra del mio cuore che patisce con Te. Ed ecco che io vengo tramutato dal Tuo mistero. Nonostante io cerchi di entrare nella Tua sofferenza, nonostante io voglia capire tutte le torture dell’anima e del corpo, non posso impedire una cosa meravigliosa: sono inondato di gioia, di felicità, di riposo, in una sicurezza felice, immensa, inesprimibile. Angoscia, tristezza, tutto si dissipa.
Non esisti più che Tu, inchiodato alla Croce, ed io ai Tuoi piedi, solo con Te nel silenzio e nella felicità. Adoro la Tua Croce, adoro il Tuo trionfo, accolgo la Tua gioia, o Signore crocifisso, Signore di Gloria, Verbo di eterna Verità.
1) Mc.XV, 17; Mt XXVII, 29; Gv. XIX, 2
2) Lc. XXIII, 34
3) Gv. XIX, 23; Mt. XXVII, 35
4) Gv. XIX, 27
5) Mc. XV, 30
6) Lc. XXIII, 43
7) Mc. XV, 34; Mt. XXVII, 46
8) Mc. XVII, 5
9) Gv. XVII, 4, 6
10) XXVI, 53
11) Mt. XVII, 2
12) Mt. XVI, 23
13) Gv. XVII, 5
14) I Gv. IV, 10; Ebr. V, 7, 8
15) Lc. II, 44
16) Gv. XVII, 4
17) Gv. X, 18
18) Mt. VI, 17, 21
19) Lc. XXIII, 46
20) Gv. XIX, 30
21) Gv. X, 30; XVII, 11,22
22) Ebr. X, 9
23) Apoc. I, 8
24) Gv. XVI, 28
25) Lc. XXIII, 34
26) Gv. V, 26
27) Gv. I, 4-9
28) Gv. XVIII, 37; VIII, 38
29) I Cor. II, 8
30) II Tim. III, 12
31) Mt. V, 11; Lc. VI, 22
32) I Gv. V, 4
33) Rm. V, 12
34) I Gv III, 8, 10; Gv. VIII, 14.
35) Ap. I, 5; XIX 11.”
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MEDITAZIONE SULLA DIVINA PASSIONE DEL SIGNORE
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"L’EDITORIALE DEL VENERDI di
Arai Daniele
Per meditare sulla lacerante realtà della somma violenza e intensità dei dolori sofferti da Nostro Signore nella Passione, iniziata nell’Agonia di Getsemani e finita soltanto con la Sua morte in croce, abbiamo il Vangelo e la Santa Sindone, sempre più studiata.
Li sono impressi i segni di una sofferenza senza pari. E pensare che il Signore ancora trovava fiato per pronunciare le sante parole registrate nei Vangeli per l’edificazione delle nostre anime e quelle di tutti i tempi.
Torniamo allora a meditare sulla divina agonia che ci ha portato la possibilità di salvarci.
«
Gesù entrato in agonia nell’orto del Getsemani – scrive l’evangelista Luca
– pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a terra». Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico, Luca. E lo fa con la precisione clinica. Il sudar sangue, o ematoidròsi, fenomeno rarissimo che si produce in condizioni eccezionali. Nel caso di Gesù, l’angoscia tremenda che Lo deve aver oppresso l’anima fino alla morte; sentirsi carico di tutti i peccati più ignobili e odiosi degli uomini. E tale tensione estrema produsse la rottura delle finissime vene capillari sotto le ghiandole sudori*pare… Il sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per il corpo fino a terra. E Gesù s’è visto abbandonato perfino dagli apostoli addormentati, sapendo che sarà tradito da Giuda.
Poi, la farsa del tetro processo notturno, tramato dal Sinedrio. Segue quello di Erode e di Pilato che, per soddisfare la sete di sangue dei nemici del Salvatore, ordina la Sua flagellazione alla colonna. Le tracce delle innumerevoli ferite provocate dai flagelli sono sulla santa Sindone, così come i segni dello scherno dell’incoronazione di spine in una specie di corona calcata sul Suo adorabile capo, per ulteriore vergogna umana.
E Pilato, dopo l’
«Ecce homo» per esibire Gesù col corpo selvaggiamente stracciato da alto in basso, Lo consegna villanamente alla morte per crocifissione. Così Gesù passa al supplizio della Via Sacra, carico della santa croce. Ti adoriamo, Signore, e Ti benediciamo; ché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
E così a Gesù è portata la croce che dovrà caricare fino al Calvario. Quale stupore nel sapere che il Signore abbraccia con amore quello che sarà lo strumento della Sua tortura, ma pegno della santificazione di molti e salvezza di moltitudini! E Gesù la porta scalzo per la via dal fondo ruvido che sale al Calvario, mentre i soldati lo tirano e picchiano quando cade sfinito sotto quel legno pesante che Li lacera la spalla piagata.
Sul Calvario i carnefici Lo spogliano, strappando la tunica incollata alle piaghe per iniziare la crocifissione. Quei dolori acuti avrebbero provocato in molti una sincope, perché il sangue scorre abbondante con Gesù disteso nella polvere sul dorso. E inizia il supplizio orribile dei chiodi martellati sui polsi nell’incrocio dei nervi, provocando un dolore lancinante, il più insopportabile che uomo possa provare, perché lacera i nervi e di solito provoca una sincope che fa svenire.
Ma veniamo alla questione di come e dove sono stati conficcati i chiodi nelle mani di Gesù. Ormai tutti concordano che la crocifissione nel palmo della mano non è possibile, perché sotto il peso del corpo i tessuti della mano si lacerano: il crocifisso finirebbe presto per cadere dalla croce. Si concorda quindi che il chiodo fu infisso nel polso, cosicché il corpo è trattenuto in posizione dallo scheletro e dai legamenti, che possono reggere agevolmente il peso.
Secondo Barbet, i chiodi furono infissi nello spazio di Destot, una piccola apertura tra quattro ossicini del polso (semilunare, piramidale, capitato e uncinato). Egli ha osservato inoltre che un chiodo infisso in questa posizione lede il nervo mediano: questa lesione provoca al crocifisso un dolore acuto (si tratta dello stesso nervo interessato dalla sindrome del tunnel carpale) e causa la flessione del pollice. Infatti i pollici dell’Uomo della Sindone non sono visibili.
Il medico legista americano Frederick Zugibe, professore dell’Università di Columbia, a differenza di Barbet, ritiene, invece, che i chiodi siano stati infissi alla base del palmo, dove c’è parimenti un passaggio tra le ossa del carpo e del metacarpo che permetterebbe al chiodo di trapassare l’arto senza produrre fratture e di uscire nella posizione che si osserva sulla Sindone. E tutti gli studiosi ritengono che la posizione dei chiodi nei polsi sia un altro indizio a supporto dell’autenticità della Sindone.
In Gesù il nervo forse non è tagliato e struscia sul ferro del chiodo quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, in modo straziante perché sensibile a ogni scossa e movimento per fissare la croce, nei dolori di un supplizio che durerà fino all’ultimo, tre ore dopo. È mezzogiorno. Gesù non ha bevuto né mangiato. I lineamenti sono tirati, il volto è una maschera di sangue, la bocca è secca la gola brucia, non può deglutire e ha una sete mortale. Eppure, riesce a pronunciare quelle buone parole il cui culto segna la vita d’ogni cristiano, perché sono di amore e sete della salvezza di molte anime.
Sono sette le frasi di Gesù dette in croce, sollevandosi sui chiodi che premevano sui nervi dei Suoi piedi e polsi. Gesù, colpito d’asfissia, soffocava, ma con sforzo estremo dice: “
Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Tutti i Suoi dolori, la sete, i crampi, l’asfissia, non Gli strappano lamenti, ma parole di cuore, da allora tramandate per l’elevazione delle anime.
E il primo effetto è stato nella mente e nel cuore di Dismas, detto il «buon ladrone», che ha capì essere accanto a una santità che solo poteva essere divina, del «Salvatore», a chi rivolgere con fede un’umile supplica:
«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», quello di gioia incalcolabile. Ebbe così la grazia di sentire:
“In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso” ( Lc 23,43).
Presso la croce di Gesù agonizzante, c’è la Madre che patisce nel suo Cuore Immacolato il sommo dolore della Passione del Figlio. Con lei c´è Giovanni, il discepolo dal cuore formato su quello di Gesù e quindi capace di amare con totale dedizione, e senza paura. Maria è investita dal Figlio allora di una maternità spirituale e universale con le brevi ma intense parole cariche di significato:
“Donna, ecco tuo figlio!… Ecco tua madre!” (Gv 19,26-27), di cui Giovanni figura i beneficiati da un supremo testamento d’amore lasciato da Gesù. Giovanni prenderà la Madre con sé per riceverne le cure e ogni luce che testimoni il mistero della Redenzione sgorgata da quella divina Passione.
Dopo aver pronunziato il suo «testamento spirituale» e aver consegnato la Madre al discepolo amato, Gesù è ora totalmente sommerso da un dolore sovraumano, come se mancasse ogni sostegno e grida tutta la sua desolazione e l’angoscia di vero uomo dei dolori:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34). Il grido lacerante dell’Uomo-Dio attraversa le tenebre della storia dell’uomo decaduto; è l’ora culminante dell’agonia in cui Gesù Cristo assume tutti i peccati che devastano l’anima umana. E il pianto di tutto il dolore delle generazioni umane sale dalla terra per toccare il cuore del Padre che aveva ispirato queste parole nell’inizio del Salmo 22, riapertosi col lancinante grido di abbandono. L’ora in cui Colui che è la Vita si consegna alla morte è l’ora della redenzione dalla Caduta originale ottenuta dal Padre con l’agonia del Figlio.
“Ho sete” (Gv 19,28), il gemito di qui muore di sete è – acqua! – ma Gesù ha un’altra sete, e dai Vangeli sappiamo che dal principio e alla fine della sua vita pubblica, Gesù ci chiede con insistenza di soddisfare la sua sete. È Dio che viene a noi come persona assetata che ci chiede di dissetarLo al pozzo del nostro povero amore, qualsiasi sia la sua qualità e quantità che vuole accrescere alla stregua del suo amore infinito, per cui è morto agonizzante sulla croce.
“È compiuto!” (Gv 19,30). Il grido di Gesù non è semplicemente per dire che tutto è finito e morirà, ma per significare che il fine della sua Passione è piena; resa perfetta nella dimostrazione soprannaturale di un amore senza limiti per le anime umane, create all’immagine e somiglianze di Dio, che dovevano essere redente. L’evangelista Giovanni ci dice all’inizio dell’Ultima Cena cosa sia questa volontà divina: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”; all’estremo delle possibilità della Sua natura di perfetto uomo e perfetto Dio, che sulla croce vediamo arrivate all’estremo della perfezione dell’amore, compiuto nel colmo del dolore.
“Padre, nelle Tue mani consegno il Mio Spirito” (Lc 23,46). Gesù pronuncia le ultime parole che invocano la consegna del Suo Sacrificio divino al Padre, la cui Volontà ha compiuto fino alla fine e all’ultima goccia del Suo Sangue, che sarà trasmesso nel segno della Nuova e eterna Alleanza per la nuova creazione della Chiesa, Regno dell’Amore divino in terra, per sempre benedetto nei secoli dei secoli. Fu la settima e ultima prima di qual riposo della nuova creazione senza tra*monto, che completa la prima:
“Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro” (Gen 2,2).
Prima ho ricordato gli studi del chirurgo e medico legista francese Barbet, per cui «si poteva ormai essere certi che la morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli e per asfissia…» Lo diceva il base a studi su impiccati.
Barbet è stato successivamente contraddetto dalla principale e più recente autorità nel campo della crocifissione, il patologo americano Frederick Zugibe. Egli evitò di servirsi di cadaveri e lavorò con volontari che legava a una croce nel suo garage misurando le funzioni vitali più importanti: le pulsazioni, la pressione sanguigna e la respirazione. Alla fine stabilì che Gesù non morì per asfissia, ma per shock traumatico e ipovolemico, cioè dovuto alla diminuzione della massa sanguigna circolante. E cioè, l’insieme delle tanti sofferenze che iniziarono nell’agonia del Getsemani.
È impossibile immaginare un tesoro, una eredità che possa avere un valore vicino alla conoscenza della profondità della salvifica Passione divina espressa in queste parole per amore degli uomini. Solo l’Uomo-Dio nella Sua perfezione integrale avrebbe potuto reggere tale supplizio per amore; un amore divino, che rende la Sua Passione segno della Sua natura, rivelatasi perfino in un corpo straziato dalla più completa sofferenza patita da uomo.
Se è la Risurrezione a dare al mondo il segno finale dell’intervento divino in terra, già la meditazione di questa Santa Passione de Gesù alimenta la nostra fede nella presenza dell’Amore di Dio che è Via della Bontà, Verità e Vita eterna tra noi.”
"Immagine restaurata del famoso ?Orologio (Orario) della Passione? | Radio Spada
Ringraziamo Maverik Rossi per aver restaurato l’immagine dell’utilissimo “Orologio della Passione”, pubblicata originariamente su Radio Spada nell’aprile 2014. Cliccare per ingrandire:
http://i1.wp.com/www.radiospada.org/...53455926_n.jpg"
“Via Crucis Venerdì santo 2015
https://www.youtube.com/watch?v=SRNpernneG0
"La via dell'amore". Le stazioni della Via Crucis e l'amore che esse esprimono. Venerdì santo 2015, Via Crucis itinerante, meditazioni di don Leonardo Maria Pompei.”
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Via Crucis
"LA VIA CRUCIS
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
PRIMA STAZIONE:
Gesù è condannato a morte.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Pilato lo diede nelle loro mani perché fosse crocifisso;
presero dunque Gesù e lo condussero via”
(Gv 19,16).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
SECONDA STAZIONE:
Gesù è caricato della croce.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Ed egli, portando su di sé la croce,
uscì verso il luogo detto Cranio, in ebraico Golgota” (Gv 19,17).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
TERZA STAZIONE:
Gesù cade per la prima volta.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Guardai attorno e nessuno che mi aiutasse;
attesi ansioso e nessuno che mi sostenesse” (Is 63,5).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
QUARTA STAZIONE:
Gesù incontra sua Madre.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Gesù vide la Madre lì presente” (Gv 19,26).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
QUINTA STAZIONE:
Gesù è aiutato dal Cireneo.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Or mentre lo conducevano al patibolo, presero un certo
Simone di Cirene e gli posero addosso la Croce” (Lc 23,26).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
SESTA STAZIONE:
La Veronica asciuga il Volto di Cristo.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose
a uno dei più piccoli, l’avete fatta a me” (Mt 25,40).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
SETTIMA STAZIONE:
Gesù cade per la seconda volta.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Consegnò la sua vita alla morte, e fu annoverato tra i malfattori” (Is 52,12).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
OTTAVA STAZIONE:
Gesù parla alle donne piangenti.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Figlie di Gerusalemme, non piangete per me,
ma piangete per voi stesse e per i vostri figli”
(Lc 23,28).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
NONA STAZIONE:
Gesù cade per la terza volta.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Quasi esanime a terra mi ha ridotto;
già mi vanno accerchiando i cani in frotta” (Sal 22,17).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
DECIMA STAZIONE:
Gesù viene spogliato delle vesti.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Divisero le sue vesti, tirarono a sorte la sua veste
per sapere a chi di loro dovesse toccare”
(Mt 15,24).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
UNDICESIMA STAZIONE:
Gesù viene crocifisso.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Fu crocifisso insieme ai malfattori,
uno alla sua destra e uno alla sua sinistra” (Lc 23,33).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
DODICESIMA STAZIONE:
Gesù muore sulla Croce.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Quando Gesù ebbe preso l’aceto esclamò:
Tutto è compiuto! Poi, chinato il capo, rese lo spirito” (Gv 19,30).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
TREDICESIMA STAZIONE:
Gesù viene deposto dalla Croce.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“E Giuseppe d’Arimatea prese il corpo di Gesù
e lo avvolse in un candido lenzuolo” (Mt 27,59).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
QUATTORDICESIMA STAZIONE:
Gesù viene deposto nel sepolcro.
Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:
perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.
“Giuseppe lo mise in un sepolcro scavato nella pietra,
dove nessuno ancora era stato messo”
(Lc 23,53).
Padre nostro....
Santa Madre, deh! Voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore.
Preghiamo:
Sopra il popolo che ha commemorato la morte di Cristo tuo Figlio,
nella speranza di risorgere con lui, scenda, Signore, l’abbondanza dei tuoi doni:
venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede
e l’intima certezza della redenzione eterna.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Preghiamo per le intenzioni del Papa: Pater, Ave, Gloria."