E' POSSIBILE DIALOGARE CON L'ATEISMO-SCIENTIFICO?

STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO: CHE FINE HA FATTO L'ATEISMO?

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(dal sito Homolaicus)

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Storia dell'Istituto per l'Ateismo Scientifico di Leningrado
L'esperimento impossibile ? Citt?teneo - Cittateneo® giornale on line dell'Università di Macerata

L'esperimento impossibile

di Marco Luzzi

Quello fra scienza e religione è un rapporto complicato, per ogni Piergiorgio Odifreddi che si batte per il superamento della dimensione fideistica c’è un Antonino Zichichi che insiste nel dipingere l’attività scientifica come un colloquio con Colui che ha creato il mondo.

Ma se oggi il dibattito è civilmente confinato fra le pagine di pamphlet coi quali, come vuole la tradizione, i dotti d’ogni tempo sono soliti lanciarsi l’un l’altro strali e maledizioni, una volta la lotta era molto più esplicita e, in un paese che fondava la sua esistenza su una dottrina del marxismo che era per definizione “scientifico” e aveva fatto dell’ateismo la sua bandiera come l'Unione Sovietica, l’attacco contro “l’oppio dei popoli” era condotto dalla panzer division.

Nel 1964 fu fondato a Mosca l'Istituto per l'Ateismo Scientifico (Ias), che coordinò per settant’anni i lavori degli Istituti dell’Accademia delle Scienze sovietici con quelli di diversi atenei nello sforzo di trovare quella fatidica “Prova” che avesse dimostrato una volta per tutte l’inesistenza di Dio.
La linea di lavoro era quella traccia molti anni prima da Michail Bakunin, con un sillogismo che aveva la caratteristica eleganza dei migliori enunciati matematici: “Se Dio c’è l’uomo è schiavo. Ma l’uomo deve essere libero. Quindi Dio non esiste”.

Da qui la necessità di usare ogni evento possibile a favore della propaganda: nel 1961, l’astronauta Jurij Gagarin, di ritorno dal volo orbitale con la sua navicella Vostok, aveva dichiarato “Sono stato nello spazio, ma non ho visto né Dio né angeli”.
Lo Ias lavorò alacremente, pubblicando regolarmente nelle riviste “Questioni filosofiche” (Voprosi filosofii) e “Scienza e religione” (Nauka i religija) i risultati dei suoi sforzi, senza ovviamente dimenticare l’organo di divulgazione ufficiale della struttura di ricerca, ovvero “Questioni dell’ateismo scientifico” (Voprosi nauchnogo ateizma), edizione semestrale di 25 pagine con una tiratura di 25.000 copie, che beneficiava anche di contributi di autori esteri.

L’Istituto si fregiava anche di un suo Museo, visitato ogni anno da migliaia di studenti caricati sugli autobus del Partito Comunista e definito da Massimo D’Alema (ateo dichiarato) “uno dei peggiori esempi di volgarità intellettuale”.

Poi l’Unione Sovietica crollò, portando con sé ogni pretesa di forzare i termini del dibattito sull’esistenza di Dio dentro i confini angusti di una provetta o sotto la lente del microscopio.

Sarà poi il premio Nobel per la fisica Eric Cornell a domandarsi “perché il cielo è blu?” e a dire «[…] Propongo due risposte:
1) Il cielo è blu a causa della dipendenza dello scattering Rayleigh dalla lunghezza d'onda;
2) Il cielo è blu perché è blu che Dio lo voleva. La mia attività scientifica si è svolta in aree legate ai fenomeni ottici, e posso dire molto su questo.
Né io né qualsiasi altro scienziato abbiamo qualcosa di scientifico da dire riguardo alla seconda risposta, la risposta di Dio. Non voglio dire che la risposta di Dio non sia scientifica, ma soltanto che gli strumenti della scienza non parlano di quella risposta».

Si ringraziano per le informazioni la professoressa Evdokia Hristova-Slavcheva dell’Università di Sofia e il dottor Mihael Georgiev dell’Associazione Studi sulle Origini.