A Gualdo Tadino (un comune di 15 mila abitanti) da decenni è in corso un durissimo braccio di ferro tra la società privata “Rocchetta” (nota a livello nazionale per la vendità delle bottiglie d’acqua) e un insieme di comitati dei residenti gualdesi.Oggetto di questo scontro protrattosi per anni e anni è l’intervento della Rocchetta sui pozzi gualdesi (da cui ricava l’imbottigliamento delle acque potabili che poi rivende a livello nazionale) mentre invece i vari comitati civici accusano la Rocchetta di prosciugare di fatto anche le acque pubbliche di Gualdo con danno (a loro parere) di tutta la comunità gualdese e del ambiente. Lo scontro ha del resto influenzato anche la politica locale portando nel 2009 persino alla sconfitta del PD (ed alla vittoria del centrodestra, impensabile per una città come Gualdo in cui vinceva da cinquant’anni solo il centrosinistra,) PD che appoggiava allora come oggi la Rocchetta in nome degli affari e del “lavoro portato a Gualdo”(lavoro effettivamente in crisi in seguito alla semi chiusura di fatto di quasi tutte le filiali gualdesi dell'azienda Merloni), e solo nel 2014 il centrosinistra è riuscito a riprendersi la città con il sindaco Presutti. La concessione della Rocchetta per lo sfruttamento sulle acque gualdesi scadrebbe nel 2022. Scadrebbe, perché a dicembre del 2015 la Regione Umbria di Catiuscia Marini l’ha prorogata fino al 2040 accogliendo così un piano di investimenti industriali per 30 milioni e mezzo e il pagamento di un canone annuale. Ma il progetto, che era pronto a partire già oltre un anno fa, è stato sconfitto (per il momento ed in attesa dei futuri sviluppi) da un ricorso al TAR. L’ha presentato la Comunanza agraria Appennino Gualdese ,un organismo giuridico con una storia antichissima che affonda le proprie radici nel medioevo
Per secoli infatti le terre della montagna erano state utilizzate dai cittadini di Gualdo Tadino come pascolo e legnatico. Finché nel 1514 papa Leone X le confiscò assegnandole alla Camera Apostolica. Trent’anni dopo, però, il suo successore dovette fare marcia indietro finché nel 1799 la Repubblica romana napoleonica non decise di privatizzarle. Il Regno d’Italia riconobbe in seguito ai gualdesi il diritto al «dominio collettivo» esercitato fin dal Medioevo dai predecessori della Comunanza, il cui statuto originario risale al 1896, e si andò avanti per ottant’anni. Un bel giorno del 1976, poi, il Comune decise di intestarsi la proprietà di quei 2.800 ettari. Nel 2016 però una sentenza ha nuovamente confermato alla Comunanza agraria Appennino Gualdese il medievale diritto al «dominio collettivo». Aggiungiamo che attualmente la Comunanza è guidata da un consiglio alla cui testa c’è Nadia Monacelli, di professione biologa. Forte della sentenza del 2016, l’avvocato di Nadia Monacelli ha depositato il ricorso al Tar contro la proroga della concessione a Rocchetta, sostenendone l’incostituzionalità, varie irregolarità e soprattutto l’impoverimento della collettività locale a causa dell’aumento del prelievo idrico. Inutile aggiungere che il sindaco Gualdese Presutti non l’ha presa affatto bene al punto di affermare di rimpiangere di non aver “sciolto d’ufficio la comunanza agraria”.
Questa storia ha avuto insomma risvolti clamorosi ed è persino finita sulle cronache nazionali del corriere della sera (che a dire il vero ne ha dato una versione piuttosto di parte)
Come finirà? il Tar (purtroppo la lentezza del sistema giudiziario italiano è nota) si è preso più di 20 mesi solo per esaminare la pratica. L’udienza è fissata a novembre 2017.