Sono trascorsi quasi vent'anni dalla scomparsa del grande cantautore genovese.
Cosa ci ha lasciato?
Quali brani sono ancora oggi attuali, e perché?
Ed in quale delle sue canzoni troviamo naturale identificarci?
Sono trascorsi quasi vent'anni dalla scomparsa del grande cantautore genovese.
Cosa ci ha lasciato?
Quali brani sono ancora oggi attuali, e perché?
Ed in quale delle sue canzoni troviamo naturale identificarci?
"I carnefici hanno bisogno di urlare per imporre le proprie menzogne!
Alle vittime basta il silenzio perchè ad esse apprtiene la verità!"
Le canzoni che più mi ricordo sono "via del campo" e "la ballata dell'amore cieco", 2 capolavori senza tempo
Inviato dal mio GT-I9301I utilizzando Tapatalk
Quoto "via del campo" e "la ballata dell'amore cieco" ma aggiungo anche "il pescatore", "un blasfemo", "un giudice", "il bombarolo", "spiritual", "girotondo", "inverno" e qualche altro brano che al momento non mi sovviene.
Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.
Monti di Mola
.
Originariamente Scritto da …:
“Se trovi che ho parlato di una Lamborghini te ne regalo una”.
https://forum.termometropolitico.it/...l#post21308108
Da ligure (seppur discendente da non-liguri) non posso non amare le sue canzoni in dialetto, specialmente il suo album "Creuza de ma" e le canzoni "Sinan Capudan Pascià" e "Sidun". Vera poesia, vera esaltazione del nostro bellissimo dialetto.
«Sidone è la città libanese che ci ha regalato oltre all'uso delle lettere dell'alfabeto anche l'invenzione del vetro. Me la sono immaginata, dopo l'attacco subito dalle truppe del generale Sharon del 1982, come un uomo arabo di mezz'età, sporco, disperato, sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato dai cingoli di un carro armato. Un grumo di sangue, orecchie e denti da latte, ancora poco prima labbra grosse al sole, tumore dolce e benigno di sua madre, forse sua unica e insostituibile ricchezza. La piccola morte, a cui accenno nel finale di questo canto, non va semplicisticamente confusa con la morte di un bambino piccolo, bensì va metaforicamente intesa come la fine civile e culturale di un piccolo paese: il Libano, la Fenicia, che nella sua discrezione è stata forse la più grande nutrice della civiltà mediterranea.»
Ci creda l'ebreo Apella, non io; poiché so che gli dêi menano vita tranquilla. E se la natura fa talora qualche portento, non sono gli dêi corrucciati a mandarlo dall'alta volta celeste.
Tutti sanno quanto io sia avaro di like.
Ma vi è una singola strofa dove è contenuto tutto 'animo di Fabrizi De Andrè: "Ora i bambini dormono sul letto del Sand Creek".
Quei bambini non sono semplici vittime di un conflitto secolare, non sono ii rappresentanti di un popolo sconfitto, sono una parte intra di tutta l'umanità, quella parte costretta a subire la violenza ingiustificata di chi è più forte solo perché incapace di difendersi.
E di questo immenso popolo fanno parte il blasfemo di "NON AL DEARO, NON ALL'AMORE NE' AL CIELO", i tossicodipendenti di "CANTICO DEI DROGATI", la carne da cannone di "LA GUERRA DI PIERO", il secondino di "DON RAFFAE'", la figlia del droghiere di "RIMINI", la vedova di "FILA LA LANA", i bambini di "GIROTONDO", le madri di Dimaco e Tito di "TRE MADRI", il detenuto di "NELLA MIA ORA DI LIBERTA'", l'assassino di "IL PESCATORE" o il trans di "PRINCESA".
Tutti intercambiabili l'uno con l'altro.
Tutti egualmente vittime dell'altrui intolleranza.
Come disse lo stesso Fabrizio Dio ci scampi e liberi dalle maggioranze convinte di avere ragione solo perché sono in tanti.
"I carnefici hanno bisogno di urlare per imporre le proprie menzogne!
Alle vittime basta il silenzio perchè ad esse apprtiene la verità!"
le canzoni con possibili plagi sono una manciata. Cosa di cui molti lo accusano.
Questa in genovese è fantastica, racconta una storia vera di uno schiavo catturato dai turchi che diventa gran visir per un caso fortuito (Scipione Cicala detto dagli ottomani Sinan Capudan Pasha).
La più bella in genovese è questa:
La più bella in assoluto è questa:
L'album migliore Non al denaro etc.
Tutta roba ovviamente malcagata dal revisionismo buonista fabiofaziano che ha reso De Andrè una specie di innocuo cantore pop-francescano, una specie di Jovanotti ante-litteram un po' più aulico, depotenziandone al contempo la radicalità dei testi e l'abilità musicale.
Il De Andrè politico mi piace a sprazzi (la prima parte de Nella mia ora di libertà, La domenica delle salme). Non sopporto invece il De Andrè anni Sessanta, con l'eccezione di Recitativo/Corale.
De André considerava il suo capolavoro l'album La buona novella