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  1. #11
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    Citazione Originariamente Scritto da Carlos Wieder Visualizza Messaggio
    quando sarò interessato al tuo parere te lo farò sapere con largo anticipo. grazie.
    D'ora in avanti quando vorrò scrivere un post, ti chiederò il permesso.

  2. #12
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    Citazione Originariamente Scritto da FRUGALE Visualizza Messaggio
    D'ora in avanti quando vorrò scrivere un post, ti chiederò il permesso.
    no. basta chiederlo quando il tuo post riguarda ciò che dovrei fare io secondo te.

  3. #13
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    che poi, di questi tempi, se proprio si volesse rimanere nell'ambito del sacro, ben altre festività occorrerebbe ricordare e festeggiare

    ad esempio questa

    https://it.wikipedia.org/wiki/Termin...estivit%C3%A0)

  4. #14
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    Per cortesia evitiamo polemiche, ciascuno apra la sua discussione per i rispettivi auguri religiosi, pagani o cattolici che siano, senza provocare l'altro fronte. Poi ci si scanni pure altrove. Non è questo il luogo.

  5. #15
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    Citazione Originariamente Scritto da Orco Bisorco Visualizza Messaggio
    Per cortesia evitiamo polemiche, ciascuno apra la sua discussione per i rispettivi auguri religiosi, pagani o cattolici che siano, senza provocare l'altro fronte. Poi ci si scanni pure altrove. Non è questo il luogo.
    per me sono thread che non 'ci azzeccano' con un forum politico, siano cattolici pagani o shintoisti. mia personale opinione.

  6. #16
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    A prescindere dalle opinioni, la linea della moderazione è questa, senza polemiche (e senza ulteriori spiegazioni, semplicemente per non allungare il brodo in questa sede).

  7. #17
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    Predefinito Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    ne prendo atto

  8. #18
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    Lightbulb Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    21 aprile 2017: VENERDÌ DI PASQUA, Natale di Roma (753 a.C.) poi grazie alla vera Chiesa di NSGC felicemente ribattezzata e rinata cattolica e Sant’Anselmo da Aosta - discendente della nobiltà di origine longobarda e burgunda - Vescovo, Confessore, filosofo, teologo e Dottore della Chiesa cattolica…




    "Venerdì di Pasqua."
    Dom Guéranger, L'anno liturgico - Venerdì di Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-ven.htm

    Guéranger, L'anno liturgico - Sant'Anselmo, Vescovo e Dottore della Chiesa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-21apr.htm




    Sant'Anselmo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santanselmo/
    “21 aprile, Sant’Anselmo, Vescovo, Confessore e Dottore (Aosta, 1033 – Canterbury 21 aprile 1109).

    O Anselmo, Pontefice amato da Dio e dagli uomini, la santa Chiesa, che hai servito quaggiù con tanto zelo, oggi ti rende il suo ossequio, come a uno dei suoi prelati più stimati. Imitatore della bontà del Pastore divino, nessuno ti sorpassò in dolcezza, in condiscendenza, in carità. Tu conoscevi le tue pecorelle ed esse conoscevano te; vegliando giorno e notte per far loro buona guardia, non fosti mai sorpreso dall’arrivo del lupo. Ben lungi dal fuggire al suo avvicinarsi, andasti ad affrontarlo, e nessuna violenza ebbe il potere di farti indietreggiare. Campione eroico della libertà della Chiesa, proteggila anche ai tempi nostri, nei quali ovunque è calpestata e quasi annientata. Suscita ovunque Pastori emuli della tua santa indipendenza, affinché il coraggio si rianimi nel cuore delle pecorelle, e ogni cristiano si faccia un onore di confessare che, prima di ogni altra cosa, è membro della Chiesa, e che, ai suoi occhi, gl’interessi di questa Madre delle anime sono superiori a quelli di qualsiasi società terrena. Così sia.”



    https://www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.

    Eterno Padre, intendo onorare san Simeóne, Vescovo di Seléucia e Tesifónte, il quale, per ordine di Sàpore Re dei Persiàni, preso e caricato di catene, presentato ad iniqui tribunali, e non volendo adorare il Sole, ma rendendo testimonianza a Gesù Cristo con libera e costantissima voce, primieramente fu per lungo tempo macerato coll’ergastolo carcerario, insieme con altri cento (alcuni dei quali erano Vescovi, altri Preti ed altri Chierici di diversi ordini). Allora, avendo con costanza subito il martirio Ustazàne, educatore del Re, che già prima aveva apostatato dalla fede, ma era stato da lui richiamato a penitenza, nel giorno seguente, che era l’anniversario della passione del Signore, scannati già tutti sotto gli occhi di Simeó¬ne, il quale vigorosamente ad uno ad uno li esortava, fu alla fine anche lui decollato. Patirono con lui anche gli illustrissimi personaggi Abdécala ed Anania, che erano suoi Preti. Anche Pusicio, Prefetto degli operai del Re, per aver incoraggiato Anania che vacillava, morì di morte crudele, essendogli stato aperto il collo vicino al tendine ed estrattane la lingua; dopo di lui anche una sua figlia, che era Vergine sacra, fu straziata con molti ed atroci tormenti e finalmente decollata colla spada. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi Cento Martiri, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Simeóne e compagni Martiri possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr"



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “21 Avril : Saint Anselme, Archevêque de Cantorbéry, Docteur de l'Église (1034-1109).”




    http://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf

    "21 aprile 2017: VENERDÌ DI PASQUA."
    “21 aprile 2017. Sant'Anselmo d'Aosta - vescovo, confessore e dottore della Chiesa (Aosta 1033 - Canterbury 1109).
    Anselmo nasce ad Aosta nel 1033. Nel 1060 entra nel monastero dei Benedettini di Bec in Normandia, nel 1063 succede al maestro, il beato Lanfranco di Pavia, nella carica di priore e nel 1078 a Erluino in quella di abate.
    Nel 1093 fu nominato arcivescovo di Canterbury in Inghilterra, in un perido in cui l'ingerenza del potere secolare era incontrollabile, ma Anselmo resistette con straordinaria fermezza.
    Anselmo è il precursore della corrente della teologia medievale che avrà il suo maggiore esponente in San Tommaso d'Acquino. Il suo motto è il celebre credo ut intelligam, che significa insieme "per poter comprendere, credo e credo per poter comprendere". La sua teologia tende ad al fine della giustificazione logica della fede. Nella sua opera "Perché un Dio uomo?" Anselmo applica tale metodo al dogma stesso dell'Incarnazione del Figlio di Dio.
    Nel "Proslogion" tenta di fornire una prova dell'esistenza di Dio che rappresenti una necessità razionale tale da imporsi allo stesso ateo. I suoi temi ontologici, criticati dallo stesso Tommaso d'Aquino furono comunque ripresi da molti scolastici agostiniani, fra cui San Bonaventura e Duns Scoto.”
    “Il 21 aprile 1073 muore Papa Alessandro II da Baggio, Sommo Pontefice.”





    Guéranger, L'anno liturgico - Sant'Anselmo, Vescovo e Dottore della Chiesa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-21apr.htm
    “21 APRILE SANT'ANSELMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA.

    Monaco, Vescovo e Dottore, Anselmo riunì nella sua persona questi tre appannaggi del cristiano privilegiato; e, se l'aureola del martirio non venne a completare lo splendore del suo nobile manipolo di gloriosi meriti, potrà dirsi che la palma è mancata ad Anselmo, ma non che egli sia mancato alla palma! Il suo nome ci ricorda la mansuetudine dell'uomo del chiostro, unita alla fermezza episcopale; la scienza unita alla pietà. Nessuna memoria d'uomo è stata, allo stesso tempo, più dolce e più splendente!
    Il Monaco.
    Il Piemonte lo dette alla Francia e all'Ordine di San Benedetto. Anselmo, nell'Abbazia di Bec, realizzò pienamente quel modello di Abbate, tracciato dal Patriarca dei monaci d'Occidente: "Servire più che comandare". Fu oggetto di un affetto senza pari da parte dei suoi confratelli, sì che, fino a noi, ne è giunto l'eco. La sua vita fu devoluta interamente al loro servizio, sia che si studiasse di condurli a Dio, sia che si compiacesse d'iniziarli alle sublimi speculazioni dell'intelligenza. Ma un giorno, non ostante tutti i suoi sforzi per esimersene, fu loro tolto, e costretto ad assidersi sulla cattedra arcivescovile di Cantorbery. In quella sede, successore di un Agostino, di un Dunstano, di un Elfigio, di un Lanfranco, egli fu degno di portare il pallium dopo di loro, e con i suoi nobili esempi, aprì la via all'illustre martire Tommaso, che presto gli succedette.
    L'araldo della regalità della Chiesa.
    La sua vita pastorale fu completamente dedicata alle lotte per la libertà della Chiesa. In lui l'Agnello si rivestì della forza del leone. "Cristo, diceva, non vuole una schiava per Sposa; niente ama tanto in questo mondo come la libertà della sua Chiesa". È passato il tempo in cui il Figlio di Dio consentì ad essere incatenato per redimerci dal peccato; ora è risuscitato glorioso, e vuole che la sua Sposa sia libera come lui. In tutti i secoli essa deve lottare per questa libertà che è sacra, senza la quale non potrebbe compiere quaggiù la missione salvatrice che il suo Sposo divino le ha affidato. I Principi della terra, non ignorando quale regina ella sia, gelosi della sua influenza, si sono ingegnati a crearle mille difficoltà. Ai nostri giorni, un gran numero dei suoi figli hanno persino perduto la nozione delle franchigie, alle quali ha diritto: senza alcuna preoccupazione per la sua regalità, non desiderano per essa altra libertà di quella che hanno pure le sette da lei condannate; non possono capire che, in tali condizioni, la chiesa che Cristo ha fondato per regnare, rimane invece nella schiavitù.
    Ma Anselmo non l'intendeva così; e qualunque figlio della Chiesa deve avere in orrore simili utopie. Le grandi parole di progresso e di società moderna non saprebbero sedurlo; egli sa che la Chiesa non ha nulla che la uguagli quaggiù; vede il mondo in preda alle convulsioni più terribili, incapace di posare ormai su fondamenta più stabili, ma tutto per lui si spiega con il motivo che la Chiesa non è più regina. Il diritto di questa nostra Madre non è solamente quello di essere riconosciuta, per ciò che realmente è, nel segreto del pensiero di ogni fedele; ella ha bisogno dell'appoggio esteriore. Gesù le ha lasciato in eredità le nazioni stesse: ella le ha possedute secondo tale promessa; ma oggi, se avviene che un popolo la ponga fuori di questa legge, offrendole una protezione uguale a quella data a tutte le altre sette, che essa già espulse dal suo grembo, mille acclamazioni si fanno sentire a lode di questo falso progresso, e voci conosciute ed amate si uniscono a un tale clamore!
    Simili prove furono risparmiate ad Anselmo. La brutalità dei re normanni era da temersi meno di quei perfidi sistemi che distruggono, dalla base, anche l'idea stessa della Chiesa, e fanno rimpiangere la persecuzione aperta. Il torrente travolge tutto al suo passaggio; ma tutto rinasce, dopo che si è prosciugato. È ben diverso quando le acque, debordando, invadono la terra, trascinandola via insieme con esse. Teniamolo per certo: Al momento in cui la Chiesa, questa divina colomba, non avrà più, quaggiù, dove posare con onore i suoi piedi, 'il cielo si aprirà ed ella prenderà il volo per la sua patria celeste, lasciando il mondo alla vigilia della discesa di colui, che sarà il giudice dell'ultimo giorno.
    Il Dottore.
    Anselmo non è meno da ammirarsi come Dottore che come Pontefice. La sua alta e sicura intelligenza si compiacque nella contemplazione delle verità divine; ne ricercò i valori e l'armonia, ed i risultati di questi nobili studi occupano un rango elevato negli archivi ove si conservano le ricchezze della teologia cattolica. Dio l'aveva dotato d'ingegno; le lotte, la vita agitata, non riuscirono a distrarlo dai suoi santi e cari studi, ed anche nel cammino dell'esilio, andava meditando sul suo Dio ed i suoi misteri, allargando così, per lui e per i posteri, il campo già vasto delle rispettose investigazioni della ragione nel dominio della fede.
    VITA. - Anselmo nacque verso il 1033 ad Aosta, in Piemonte. A 26 anni entrò nell'Abbazia di Bec, in Normandia, ove si consacrò alla pratica delle virtù monastiche ed allo studio della filosofia e della Sacra Scrittura. A 30 anni divenne priore e Teologo e, poi, abate nel 1078. Resse l'Abbazia con una bontà instancabile che gli permise di vincere tutte le difficoltà. I Papi Gregorio VII e Urbano II l'ebbero in grande stima. Chiamato in Inghilterra nel 1092, non poté più rientrare in Francia e, l'anno seguente, fu nominato arcivescovo di Cantorbery. Ebbe molto a soffrire per il re Guglielmo il Rosso, in difesa dei diritti e della libertà della Chiesa. Esiliato, si recò a Roma, dove il Papa lo ricolmò di onori e gli dette occasione, nel Concilio di Bari, di convincere d'errore i Greci che negavano procedere lo Spirito Santo dal Figlio come dal Padre.
    Richiamato in Inghilterra, dopo la morte di Guglielmo, sant'Anselmo vi spirò il 21 aprile 1109. Il suo corpo fu inumato a Cantorbery. Nel 1492, Alessandro VI ne autorizzò il culto, e nel 1720, Clemente XI lo dichiarò dottore della Chiesa.

    Preghiera al difensore della libertà.
    O Anselmo, Pontefice amato da Dio e dagli uomini, la santa Chiesa, che hai servito quaggiù con tanto zelo, oggi ti rende il suo ossequio, come a uno dei suoi prelati più stimati. Imitatore della bontà del Pastore divino, nessuno ti sorpassò in dolcezza, in condiscendenza, in carità. Tu conoscevi le tue pecorelle ed esse conoscevano te; vegliando giorno e notte per far loro buona guardia, non fosti mai sorpreso dall'arrivo del lupo. Ben lungi dal fuggire al suo avvicinarsi, andasti ad affrontarlo, e nessuna violenza ebbe il potere di farti indietreggiare. Campione eroico della libertà della Chiesa, proteggila anche ai tempi nostri, nei quali ovunque è calpestata e quasi annientata. Suscita ovunque Pastori emuli della tua santa indipendenza, affinché il coraggio si rianimi nel cuore delle pecorelle, e ogni cristiano si faccia un onore di confessare che, prima di ogni altra cosa, è membro della Chiesa, e che, ai suoi occhi, gl'interessi di questa Madre delle anime sono superiori a quelli di qualsiasi società terrena.
    ... al Dottore.
    Il Verbo divino ti aveva dotato, o Anselmo, di quella filosofia tutta cristiana che si piega di fronte alla verità della fede e che, purificata dall'umiltà, si eleva alle vedute più sublimi. Da te illuminata di una luce così pura, la santa Chiesa, nella sua riconoscenza, ti ha conferito il titolo di Dottore per sì lungo tempo riservato a quelli uomini sapienti che vissero nei primi tempi del cristianesimo, che conservano nei loro scritti quasi un riflesso della predicazione degli Apostoli. La tua dottrina è stata giudicata degna di venire riunita a quella degli antichi Padri, poiché procede dal medesimo Spirito: è figlia della preghiera, più ancora che del pensiero.
    Ottienici, o Dottore santo, che ricalcando le tue orme, la nostra fede cerchi pure l'intelligenza. Molti, oggi, bestemmiano ciò che ignorano; e molti ignorano ciò che credono. Da questo nasce una confusione desolante; compromessi pericolosi tra la verità e l'errore; la sola vera dottrina misconosciuta, abbandonata e rimasta indifesa. Domanda per noi, Anselmo, dottori che sappiano illuminare i sentieri della verità e dissipare le nubi dell'errore, affinché i figli della Chiesa non restino più esposti alla seduzione.
    ... al Monaco.
    Getta uno sguardo sulla famiglia religiosa che ti accolse nelle sue file, quando abbandonasti le vanità del secolo; e degnati estendere su di essa la tua protezione. Tu vi attingesti la vita dell'anima e la luce dell'intelletto. Figlio di san Benedetto, ricordati dei tuoi fratelli! Benedicili nella Francia, dove hai abbracciato la vita monastica; benedicili in Inghilterra, dove sei stato Primate tra gli altri pontefici, senza cessare di essere monaco. Prega, Anselmo, per le due nazioni che ti hanno adottato, l'una dopo l'altra. Nella prima, la fede si è disgraziatamente indebolita; nell'altra, l'eresia regna sovrana. Sollecita per entrambe la misericordia del Signore. Egli è potente, e non chiude il suo orecchio alle suppliche dei santi. Se, nella sua giustizia, ha deciso di non rendere a queste due nazioni la loro antica struttura cristiana, ottieni almeno che molte anime si salvino, che numerose conversioni consolino la Madre comune, che gli ultimi operai della vigna siano rivali dei primi per lo zelo, aspettando il giorno in cui il Maestro verrà per rendere a ciascuno secondo le sue opere.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 553-557.”


    Dom Guéranger, L'anno liturgico - Venerdì di Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-ven.htm
    “VENERDÌ DI PASQUA.

    Otto giorni fa eravamo intorno alla croce su cui spirava 1' "uomo dei dolori" (Is. 53, 3), abbandonato dal Padre, ripudiato come un falso Messia dal giudizio solenne della Sinagoga. Ed ecco che il sole si alza oggi per la sesta volta, da quando si è fatto sentire il grido dell'Angelo che proclamava la Risurrezione dell'adorabile vittima. La Sposa che, poco fa, con la fronte nella polvere, tremava davanti a questa giustizia di un Dio, che si dimostra nemico del peccato fino a "non risparmiare il proprio figliuolo" (Rom. 8, 32) perché questo Figlio divino ne portava la somiglianza, ha rialzato improvvisamente la testa per contemplare il trionfo subitaneo e radioso del suo Sposo che la invita, egli stesso, alla gioia. Ma se in questa ottava c'è un giorno in cui essa deve esaltare il trionfo di un tale vincitore, questo è sicuramente il venerdì, che aveva visto spirare, "saziato d'oltraggio" (Tren. 3, 30) colui del quale adesso la vittoria risuona nel mondo intero.
    La Risurrezione fondamento della nostra fede.
    Fermiamoci, dunque, oggi a considerare la Risurrezione del nostro Salvatore come l'apogeo della sua gloria personale, come l'argomento principale sul quale riposa la nostra fede nella sua divinità: "Se Cristo non è risorto" ci dice l'Apostolo "vana è la nostra fede" (I Cor. 15, 17); ma perché è risuscitato siamo sicuri di essa. Gesù doveva dunque elevare al più alto grado la nostra certezza su questo punto e, guardate, se ha mancato di farlo! Guardate se, invece, non ha portato in noi la convinzione di questa verità fondamentale fino alla più assoluta evidenza dei fatti! Per questo, due cose erano necessarie: che la sua morte fosse la più reale, la meglio constatabile, e che la testimonianza che garantisce la sua Risurrezione, fosse la più irrefragabile alla nostra ragione. Il Figlio di Dio non ha tralasciato nessuna di queste condizioni; le ha, anzi, adempiute con divino scrupolo; perciò il ricordo del suo trionfo sulla morte non potrà scancellarsi dalla mente degli uomini. E da qui deriva che, ancora oggi, dopo diciannove secoli, noi sentiamo qualcosa di quel brivido di terrore e di ammirazione, provato dai testimoni che ebbero a constatare questo improvviso passaggio dalla morte alla vita.
    Realtà della morte di Cristo.
    Certamente era divenuto preda della morte colui che Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo staccarono dalla croce, deponendone le membra irrigidite e sanguinolenti tra le braccia della più desolata delle Madri.
    La tremenda agonia della vigilia, mentre lottava con la ripugnanza della sua umanità alla vista del calice che era invitato a consumare; lo spezzarsi del cuore in seguito al tradimento di uno dei suoi e dell'abbandono degli altri; gli oltraggi e le violenze di cui fu vittima durante lunghe ore; la spaventosa flagellazione che Pilato gli fece subire con l'intento di impietosire il popolo assetato di sangue; la croce, con i suoi chiodi che avevano aperto i quattro fori, dai quali il sangue sgorgava; le angoscie del cuore di quell'agonizzante alla vista della Madre, lacrimosa ai suoi piedi; una sete ardente che consumava rapidamente le ultime risorse della vita; e, finalmente, la ferita della lancia che gli traversò il petto, andando a raggiungere il cuore, facendone uscire le ultime gocce di sangue e di acqua che vi erano racchiuse: tali furono i titoli che la morte usò per rivendicare una sì nobile vittima. È per glorificarti, o Cristo, che noi li rammentiamo oggi: perdona a coloro per i quali ti sei degnato di morire, di non dimenticare alcuna delle circostanze di una morte così preziosa. Non sono esse, oggi, le più solide basi del monumento della tua Risurrezione?
    Aveva dunque effettivamente conquistato la morte, questo vincitore di nuova specie, che si era mostrato sulla terra. E, soprattutto, un fatto restava legato alla sua storia: ed è che la sua vita, svoltasi per intero in una contrada sconosciuta, era finita con un trapasso violento, in mezzo allo schiamazzo dei suoi indegni concittadini. Pilato rimise a Tiberio gli atti del giudizio e del supplizio del preteso Re dei Giudei; e, da quel momento, l'ingiuria fu pronta per i seguaci di Gesù. I filosofi, gli uomini di ingegno, gli schiavi della carne e del mondo, se lo additeranno dicendo: "Ecco quella gente strana, che adora un Dio morto su una croce". Ma se nondimeno questo Dio morto è risuscitato, che diviene la sua morte, se non la base inamovibile sulla quale si appoggia l'evidenza della sua divinità? Era morto ed egli è risuscitato; aveva annunziato che sarebbe morto e che risusciterebbe; chi altro, all'infuori di un Dio, può tenere fra le sue mani "le chiavi della morte e degl'Inferi"? (Apoc. 1, 17).
    Realtà della Risurrezione di Cristo.
    Ed ora è così. Gesù morto è uscito vivo dalla tomba. Come lo sappiamo? Dalla testimonianza dei suoi Apostoli che lo hanno visto, vivente, dopo la sua morte, essendosi da loro lasciato toccare ed avendo conversato con essi, durante quaranta giorni. Ma noi dobbiamo credere agli Apostoli? E chi potrebbe dubitare di quella testimonianza, la più sincera che il mondo abbia mai udita? Infatti quale interesse avrebbero avuto quegli uomini a divulgare la gloria del Maestro, al quale si erano dati, e che aveva promesso che, dopo la morte, sarebbe risuscitato, se essi avessero saputo che, una volta perito con un supplizio ignominioso per loro quanto per lui, non avesse adempiuto la sua promessa? Che i Principi dei Giudei per diffamare la testimonianza di quegli uomini, assoldino pure le guardie del sepolcro, per indurle a dire che, mentre dormivano, i discepoli, che lo spavento aveva dispersi, erano venuti durante la notte a togliere il corpo! Sì è in diritto di risponder loro per mezzo di questo eloquente sarcasmo di Sant'Agostino: "Così, dunque, i testimoni che voi producete sono dei testimoni che dormivano! Ma non siete voi stessi che dormite quando vi affaticate a cercare una tale disfatta" [1].
    Ma per quale motivo gli Apostoli avrebbero predicato una risurrezione che sapevano non essere avvenuta? "Ai loro occhi - rimarca S. Giovanni Crisostomo - il Maestro non dovrebbe più essere che un falso profeta ed un impostore; e andranno a difendere la sua memoria contro una nazione tutta intera? Essi si sottoporranno a tutti i maltrattamenti, per un uomo che li avrebbe ingannati? Sarebbe nella speranza delle promesse che aveva loro fatto? Ma se sapessero che non ha adempiuto quella di risuscitare, quale affidamento potrebbero avere per le altre?" [2].
    No; o bisogna negare la natura umana, o si deve riconoscere che la testimonianza degli Apostoli è sincera.
    Sincerità della testimonianza apostolica.
    Aggiungiamo ora che questa testimonianza fu la più disinteressata di tutte, poiché non portava altri vantaggi ai testimoni, che i supplizi e la morte; che rivelava in quelli che la sostenevano una assistenza divina, facendo vedere in loro, così timidi fino alla vigilia, una fermezza che niente mai fece indebolire ed una sicurezza umanamente inesplicabile in uomini del popolo: sicurezza che li accompagnò sino al centro delle capitali più civilizzate, dove fecero numerose conquiste. Diciamo ancora che la loro testimonianza era confermata dai più meravigliosi prodigi, che riunivano intorno a loro, nella fede della Risurrezione del Maestro, moltitudini di varie lingue e di varie nazioni; e che, infine, quando essi sparirono dalla terra, dopo aver suggellato col sangue il fatto di cui erano depositari, avevano sparso in tutte le regioni del mondo, e anche al di là delle frontiere dell'Impero Romano, il seme della loro dottrina che germogliò prontamente e produsse un raccolto di cui la terra intera si vide presto ricoperta.
    Tutto questo non ci porta alla più ferma certezza sull'avvenimento sorprendente di cui questi uomini erano i messaggeri? Rifiutarli, non sarebbe ricusare, nel medesimo tempo, le leggi della ragione? O Cristo! La tua Risurrezione è certa quanto la tua morte, e soltanto la verità ha potuto far parlare i tuoi Apostoli, come essa sola può spiegare il successo della loro predicazione.
    Continuità di questa testimonianza.
    La testimonianza degli Apostoli è finita; ma un'altra non meno imponente, quella della Chiesa, è venuta a continuare la prima e proclama con autorità non minore, che Gesù non è più tra i morti. La Chiesa, che attesta la Risurrezione di Gesù, è la voce di quelle centinaia di milioni di uomini che, ogni anno, da diciannove secoli, hanno festeggiato la Pasqua. Di fronte a questi miliardi di testimonianze di fede, ci può essere più posto per un dubbio? Chi non si sente schiacciato sotto il peso di tale proclamazione, mai mancata, neppure per un anno, dopo che la parola degli Apostoli la fece per la prima volta? Ed e giusto distinguere in questa proclamazione la voce di tante migliaia di uomini, dotti e profondi, che hanno voluto sondare tutta la verità, dando l'adesione alla fede, solamente dopo avere tutto pesato nell'intelligenza; di tanti milioni di altri che non hanno accettato il giogo di una fede così poco favorevole alle passioni umane, che quando si sono persuasi, chiaramente, non esservi nessuna sicurezza dopo questa vita, all'infuori dei doveri che essa impone; e, finalmente, di tanti altri milioni che hanno sostenuto e protetto la società umana per mezzo della loro virtù e che sono stati la gloria della nostra stirpe, unicamente perché hanno fatto professione di fede verso un Dio morto e risuscitato per gli uomini.
    Così si aggancia, in maniera sublime, l'incessante testimonianza della Chiesa, ossia della porzione più illuminata e più morale dell'umanità, a quella dei primi testimoni che Cristo stesso degnò di scegliersi, di modo che queste due testimonianze non ne fanno che una sola. Gli Apostoli attestarono ciò che avevano visto: noi attestiamo, e attesteremo fino all'ultima delle generazioni, ciò che gli Apostoli hanno predicato. Essi si assicurarono direttamente dell'avvenimento che dovevano annunziare: noi ci assicuriamo della veracità della loro parola. Dopo averne avuta cognizione, credettero; e noi lo stesso. Essi sono stati tanto fortunati da vedere fin da questo mondo il Verbo di vita eterna, da ascoltarlo, da toccarlo con le loro mani (I Gv. 1); noi vediamo ed ascoltiamo la Chiesa che avevano stabilito in tutti i luoghi, ma che, quando essi lasciarono la terra, usciva appena dalla sua culla. La Chiesa è il complemento del Cristo: egli aveva annunziato agli Apostoli come essa si sarebbe sparsa per tutto il mondo, anche se nata dal debole grano di senapa.
    A questo proposito Sant'Agostino, in una delle sue prediche sulla Pasqua, ci dice queste ammirabili parole: "Noi non vediamo ancora Cristo; ma noi vediamo la Chiesa; crediamo dunque a Cristo. Gli Apostoli, invece, videro Cristo, ma essi non vedevano la Chiesa che per mezzo della fede. Una delle due cose era loro mostrata, e l'altra era oggetto della loro fede; è lo stesso per noi. Crediamo a Cristo che noi non vediamo ancora; e, tenendoci attaccati alla Chiesa che noi vediamo, arriveremo a colui la cui vista non ci è che differita" [3].
    Avendo dunque, o Cristo, per mezzo di una così magnifica testimonianza, la certezza della tua gloriosa Risurrezione, come abbiamo quella della tua morte sul legno della croce, noi confessiamo che tu sei Dio, l'Autore ed il supremo Signore di tutte le cose. La morte ti ha umiliato e la Risurrezione ti ha esaltato; tu stesso fosti l'autore della tua umiliazione e della tua elevazione. Tu hai detto davanti ai tuoi nemici: "Nessuno mi può togliere la vita, ma da me stesso io la dò: è in mio potere il darla e in mio potere il riprenderla di nuovo" (Gv. 10, 18). Solo un Dio poteva realizzare questa parola; tu l'hai compiuta in tutta la sua estensione; confessando la tua Risurrezione, confessiamo dunque la tua Divinità; rendi degno di te l'umile e beato omaggio della nostra fede.
    La Stazione.
    La Stazione, a Roma, si tiene nella Chiesa di Santa Maria ad Martyres. Questa Chiesa è l'antico Pantheon di Agrippa, dedicato un tempo agli dèi pagani e concesso dall'Imperatore Foca al Papa San Bonifacio IV, che lo consacrò alla Madre di Dio ed a tutti i Martiri. Ignoriamo in quale santuario di Roma si tenesse prima la Stazione di oggi. Quando fu fissata in questa Chiesa, nel VII secolo, i neofiti, riuniti in un tempio dedicato a Maria per la seconda volta durante l'Ottava, dovevano sentire quanto la Chiesa aveva a cuore di nutrire nelle anime loro la confidenza filiale in colei che era divenuta la loro Madre e che è incaricata di condurre al suo Figliolo tutti quelli che egli, con la sua grazia, chiama a divenirgli fratelli.
    MESSA
    EPISTOLA (I Piet. 3, 18-21). - Carissimi: Cristo una volta è morto per i nostri peccati, il giusto per gli ingiusti, per ricondurci a Dio. È stato messo a morte secondo la carne, ma reso alla vita per lo spirito. Per esso andò a predicare anche agli spiriti che erano in carcere ed un tempo erano stati increduli, quando, ai giorni di Noè, la pazienza di Dio stava aspettando che fosse fabbricata l'arca, ove pochi, cioè otto anime, si salvarono sopra l'acqua. Alla qual figura corrisponde ora il Battesimo che vi salva: non lavanda delle sozzure, ma contratto di buona coscienza fatto con Dio, per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo nostro Signore, che siede alla destra di Dio.
    Il diluvio e il Battesimo.
    Nell'Epistola di oggi noi ascoltiamo ancora l'Apostolo san Pietro. I suoi insegnamenti sono di grande importanza per i nostri neofiti. Prima di tutto l'Apostolo ricorda la visita che fece teste l'anima del Redentore a coloro che erano prigionieri nelle regioni inferiori della terra. Tra loro incontrò parecchi di quelli che anticamente furono vittime delle acque del diluvio e che avevano trovato la loro salvezza sotto le onde vendicative, perché quegli uomini, prima increduli alle minacce di Noè, ma poi sopraffatti dall'imminenza del flagello, si pentirono delle loro colpe e ne chiesero sinceramente perdono. Da essi l'Apostolo solleva il pensiero degli ascoltatori verso i felici abitanti dell'Arca che rappresentano i nostri neofiti; li abbiamo visti traversare l'acqua, non per perire, ma per diventare simili ai discendenti di Noè, i Padri di una nuova generazione di figli di Dio. Il Battesimo non è dunque, aggiunge l'Apostolo, un bagno comune: ma la purificazione delle anime, alla condizione che queste siano state sincere nell'impegno solenne che hanno preso, sul bordo della sacra Fonte, di rimaner fedeli a Cristo che li salva, e di rinunciare a Satana ed a tutto ciò che viene da lui. L'Apostolo finisce mostrandoci il mistero della Risurrezione di Gesù Cristo, quale sorgente della grazia del Battesimo. Ed è per questa ragione che la Chiesa l'amministra solennemente durante la celebrazione della Pasqua.
    VANGELO (Mt. 28. 16-20). - In quel tempo gli undici discepoli andarono in Galilea al monte designato loro da Gesù. E vedutolo, lo adorarono: alcuni però dubitarono. E Gesù accostatosi disse loro: Mi è stato dato ogni potere, in cielo ed in terra. Andate dunque e fate che diventino miei discepoli tutti quanti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo.
    Gesù vive nella Chiesa.
    In questo tratto di Vangelo, san Matteo, l'Evangelista che ha raccontato in modo più breve la Risurrezione del Salvatore, riassume con poche parole le relazioni di Gesù Risorto con i suoi discepoli in Galilea. Fu là che si degnò di farsi vedere, non solamente agli apostoli, ma anche a molte altre persone. L'Evangelista ci mostra il Salvatore mentre dà agli apostoli la missione di andare a predicare la sua dottrina in tutto il mondo e siccome egli non dovrà più morire, s'impegna a restare con essi finché durerà il tempo. Ma gli apostoli non vivranno sino all'ultimo giorno del mondo: come adunque si adempirà questa promessa? È perché l'opera degli apostoli, come l'abbiamo detto poco fa, continuerà attraverso la Chiesa: la testimonianza loro e quella della Chiesa si fondono l'una con l'altra in maniera indissolubile; e Gesù Cristo veglia affinché questa unica testimonianza sia altrettanto fedele che incessante. Oggi stesso abbiamo sotto gli occhi un monumento della sua forza invincibile. Pietro, Paolo, hanno predicato a Roma la Risurrezione del Maestro, gettandovi le fondamenta del Cristianesimo: cinque secoli dopo la Chiesa, che non ha mai cessato di continuare la loro conquista, riceveva in omaggio dalle mani di un imperatore quel tempio vuoto e spoglio di tutte le false divinità, e il successore di Pietro lo dedicava a Maria, Madre di Dio, ed a tutta la legione di testimoni della Risurrezione che si chiamano i Martiri. Nel recinto di questo vasto tempio si riunisce oggi la folla dei fedeli. In presenza di un edificio che ha visto spegnersi, per difetto di alimento, il fuoco dei sacrifici pagani, e che, dopo tre secoli di abbandono, quasi per espiare il suo empio passato, purificato ora dalla Chiesa, riceve tra le sue mura il popolo cristiano, come, i neofiti, non esclamerebbero: "È veramente risuscitato Cristo che, dopo esser morto sulla croce, trionfa così sui Cesari e sugli Dei dell'Olimpo"?
    [1] Enarr. sul Salmo LXIII.
    [2] Comm. su San Matteo, Omelia LXXXIX.
    [3] Discorso 237.mo.
    da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 86-93.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

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  9. #19
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    Lightbulb Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    23 aprile 2017: SAN GIORGIO, MARTIRE; DOMENICA IN ALBIS, "QUASIMODO" O OTTAVA DI PASQUA…
    Ancora auguri a tutti i cattolici dichiarati del forum DR, in particolare a Giò, a Miles (che ho avuto l'onore di conoscere personalmente ed incontrare per la prima volta proprio la Domenica in Albis di 2 anni fa e spero proprio di rivedere al più presto quando sarà possibile!), a Frugale e Sparviero che sono intervenuti in questa discussione e a coloro che lo frequentano o lo leggono; preghiamo per la conversione al Cattolicesimo integrale anche degli altri...
    Buona Domenica in Albis!
    Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!




    "Domenica "Quasimodo" o Ottava di Pasqua"
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica "Quasimodo" o Ottava di Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-ottava.htm


    "23 aprile. San Giorgio, Martire"
    Guéranger, L'anno liturgico - 23 aprile. San Giorgio, Martire
    http://www.unavoce-ve.it/pg-23apr.htm





    "Domenica in Albis (Santa Messa) Don Floriano Abrahamowicz"
    https://www.youtube.com/watch?v=sokgfOJc6Ik
    "Domenica in albis (Omelia)"
    https://www.youtube.com/watch?v=8LFXE52X9K0
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php





    San Giorgio - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-giorgio/
    “23 aprile, San Giorgio Martire.

    O glorioso san Giorgio che sacrificaste il sangue e la vita per confessare la fede, otteneteci dal Signore la grazia di essere disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto e qualunque tormento, anzi che perdere una sola delle cristiane virtù; fate che, in mancanza di carnefici,sappiamo da noi stessi mortificare la nostra cerne cogli esercizi della penitenza, affinchè morendo volontariamente al mondo e a noi medesimi, meritiamo di vivere a Dio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli. Così sia.”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Giorgio Martire, il cui illustre martirio si venera dalla Chiesa di Dio tra le corone dei Martiri. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Giorgio Martire possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr”



    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “23 Avril : Saint Georges, Soldat, martyr, patron des militaires (280-303).”
    “Dimanche in Albis.”
    “Sermon du Père Joseph-Marie pour le Dimanche in Albis (2016).
    http://prieure2bethleem.org/predica/...ril.mp3”




    http://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf

    "23 aprile 2017: DOMENICA "QUASIMODO" O OTTAVA DI PASQUA."
    "23 aprile 2017: San Giorgio di Lydda, martire."

    https://www.radiospada.org/2017/04/s...-di-cristo-re/
    San Giorgio e i Martiri militari: modelli per i soldati di Cristo Re.
    Ogni ventitré di Aprile la santa Chiesa, nella varietà dei suoi sacri riti, celebra la memoria di san Giorgio, cara al popolo cristiano.
    (...) In questo nostro tempo di “morta fede ed empietà trionfante”, per citare il beato Bartolo Longo, in cui il cattolico è sballottato dalle onde degli errori che sconquassano la Chiesa Romana avvilita da una cinquantennale “cattività modernistica”, la figura di san Giorgio e il suo culto “militaresco” ci sono utili per abbattere alcuni miti come un presunto antimilitarismo di foggia pacifista e quasi rivoluzionario che avrebbe caratterizzato la prima comunità cristiana, per fornire un sunto della dottrina cattolica sulla milizia, sul problema della guerra e sull’ordine sociale in generale e per delineare l’azione del Cristo nel mondo attuale.”
    https://www.radiospada.org/2013/04/c...ava-di-pasqua/
    Conversione: un appunto durante l’Ottava di Pasqua.
    Un piccolo spunto di riflessione per fare sì che anche la Pasqua di quest’anno possa essere un momento significativo per tutti noi. A partire dall’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo che ha dato se stesso per salvare l’uomo dal peccato e dalla morte, la nostra vita deve levarsi a traguardi più alti, mettendo da parte gli egoismi e i falsi criteri mondani. Solo così potremo finalmente rimarginare la ferita della nostra fragile umanità:
    “E’ ancora diffusa l’opinione di considerare la conversione una specie di rivolta. Rispetto a tanta parte delle regole correnti nel mondo moderno infatti è una rivolta” (G. K. CHESTERTON, La Chiesa cattolica e la conversione, 1927)
    a cura di Luca Fumagalli.”




    Guéranger, L'anno liturgico - 23 aprile. San Giorgio, Martire
    http://www.unavoce-ve.it/pg-23apr.htm
    “23 aprile 2017: San Giorgio di Lydda, martire.

    Il Martire.
    San Giorgio ci viene presentato oggi come il valoroso campione di Cristo risorto. La Chiesa Orientale, che lo chiama il grande Martire, di buon'ora ne trasmise il culto a quella Occidentale, ed i Cavalieri cristiani lo venerarono quale uno dei più amati Patroni.
    La Chiesa non legge, nell'Officio del Mattutino, la Leggenda su san Giorgio, ma semplicemente un brano di san Cipriano sulle lotte dei Martiri. E infatti, il decreto sui libri apocrifi attribuito al Papa san Gelasio menziona tra i non accolti gli Atti di san Giorgio, redatti da un autore eretico. Più recentemente si sono trovati altri Atti scritti in greco, ai quali in principio si era creduto di poter dare maggiore credito, ma che poi sono stati ugualmente riconosciuti come privi di qualsiasi attendibilità.
    Nondimeno si può affermare che san Giorgio soffrì per la sua fede prima dell'avvento di Costantino, a Lidda, in Palestina, verso l'anno 303. Il suo martirio ci viene attestato dal culto che gli fu reso almeno fin dal secolo V.
    Il culto.
    Cominciò in Oriente. La piccola città, dove egli patì, venne chiamata la città di san Giorgio ed una Basilica vi fu innalzata in onore suo. Musulmani e cristiani credono che le sue reliquie siano ancora nella cripta sotto l'altare. L'Egitto gli dedicò quaranta Chiese e tre monasteri. Nella Gallia, il re Clodoveo, morto nel 512, costruì un convento, dedicandolo a san Giorgio; e san Germano di Parigi (+576) propagò molto il suo culto nella Francia.
    Santa Clotilde aveva una devozione speciale per il Martire, e gli dedicò la Chiesa della sua amata abbadia di Chelles. La devozione divenne anche più forte all'epoca delle Crociate, quando i nostri cavalieri furono testimoni della venerazione che gli Orientali avevano verso san Giorgio, e intesero raccontare cose meravigliose e proposito della sua protezione durante i combattimenti. Gli storici bizantini ne riportano notevoli episodi, ed i crociati, a loro volta, non tardarono a constatare gli effetti della fiducia che avevano posto nel soccorso di questo potente condottiero delle armate cristiane. La repubblica di Genova si mise sotto il suo patrocinio e quella di Venezia lo venerò, dopo san Marco, come suo speciale protettore. Ma nessuna provincia del mondo cattolico sorpassò l'Inghilterra nell'ossequio reso a questo santo. Non solo un concilio nazionale, tenuto ad Oxford nel 1222, ordinò che la festa del grande Martire fosse di precetto in tutta l'Inghilterra; non solo il culto del valoroso soldato di Cristo fu professato nella grande isola britannica dai primi re Normanni; ma si è in grado di assicurare, attenendosi ai monumenti anteriori all'invasione di Guglielmo il Conquistatore, che la venerazione particolare degli Inglesi verso san Giorgio, quale loro speciale protettore, gli era tributata fin dal IX e X secolo. Edoardo III non fece che esprimere il sentimento della nazione verso questo celeste guerriero, quando pose sotto il suo patronato l'Ordine insigne della Giarrettiera che istituì nel 1330. Dobbiamo anche menzionare l'Ordine militare di san Giorgio che Federico III, nel 1408, stabilì in Germania.
    Iconografia.
    Si rappresenta san Giorgio nell'atto di atterrare un drago, mentre libera, con questo gesto di coraggio, una principessa che il mostro stava per divorare. Questa scena, da cui l'arte cattolica ha saputo trarre gran partito, è semplicemente simbolica, ispirata dai monumenti dell'iconografia bizantina. Significa la vittoria che san Giorgio riportò sul demonio, confessando generosamente la fede; e la principessa raffigura Alessandra, che la costanza del Martire avrebbe conquistato alla religione cristiana. Ne gli atti di san Giorgio ne gli inni della liturgia greca fanno menzione del drago, che avrebbe combattuto il martire, né della principessa che sarebbe stata da lui liberata da tale pericolo temporale. Questa storia fantastica non si è divulgata che nell'Occidente a cominciare dal XIV secolo, ed ha la sua origine di una interpretazione troppo materiale dei tipi che i Greci consacrarono a san Giorgio e che si introdussero nelle nostre Chiese quando incominciarono le Crociate.
    Preghiera per la milizia temporale.
    O Giorgio! tu sei l'onore della milizia cristiana. Il servizio di un principe della terra non ti ha fatto dimenticare ciò che dovevi al re del cielo. Tu hai versato il sangue per la fede di Cristo, ed a sua volta Cristo ti ha fatto capo e condottiero delle armate cristiane. Sii il loro sostegno di fronte alle schiere nemiche, e assicura la vittoria ai difensori della giusta causa. Proteggili sotto le pieghe del tuo stendardo, ricoprili col tuo scudo, e spargi il terrore davanti a loro. Il Signore è il Dio degli eserciti, e la guerra entra spesso nei piani della Provvidenza, ora per un fine di giustizia, ora per quello di misericordia. Comandanti e soldati hanno bisogno dell'aiuto celeste. Muovendo guerra, sembrano spesso compiere un'opera umana, mentre, in realtà, eseguono quella di Dio. È per questo motivo ch'essi sono più disposti degli altri uomini a sentimenti di generosità, e che il loro cuore è più religioso. Il sacrificio, il pericolo, li elevano al di sopra di loro stessi: infatti i soldati occupano una gran parte nelle gloriose liste dei Martiri.
    ... per la milizia spirituale.
    Ma la milizia della terra non è sola a lottare quaggiù: ve ne è un'altra, nella quale sono arruolati tutti i fedeli di Cristo. San Paolo, parlando di essi, ha detto: "Anche il lottatore non ottiene la corona se non ha lottato secondo le regole" (2Tm 2,5). Ascoltando le esortazioni che ci rivolge il medesimo Apostolo, dovremo dunque ben prepararci alle lotte di questo mondo. Egli ci dice: "Prendete l'armatura di Dio onde possiate tenere fronte nel giorno cattivo, e, dopo avere riportato una piena vittoria, restare saldi in piedi. State quindi pronti, cinti i fianchi con la verità, rivestiti della corazza della giustizia, e calzati i piedi con la alacrità, che dà il Vangelo di Pace. Di più, impugnate lo scudo della fede, col quale potrete estinguere i dardi infuocati del maligno; prendete l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio" (Ef 6,13-17).
    Noi perciò siamo guerrieri come te! Il nostro divin Capo risuscitato, vuole passare in rivista il suo esercito prima di salire al cielo: presentaci a Lui! Ci ha ammesso tra i ranghi della sua guardia, nonostante le nostre passate infedeltà: sta a noi, adesso, di renderci degni di un tale onore. Possediamo il pegno della vittoria nella santa Eucaristia: come potremmo allora lasciarci vincere? Veglia su noi, coraggioso guerriero! Che le tue preghiere ci aiutino, mentre i tuoi esempi c'incoraggeranno a marciare contro Satana, come tu hai fatto. Per lui è temibile ogni parte della nostra armatura, preparata per noi dallo stesso Gesù che l'ha bagnata del suo sangue: fortifica il nostro coraggio, affinché possiamo, come te, presentargliela intatta nel giorno in cui c'inviterà al riposo eterno.
    ... per tutta la cristianità.
    Tutta la cristianità ha bisogno che ti ricordi dell'ossequio che essa ti prodigò per il passato. L'antica devozione verso di te si è purtroppo indebolita, e per molti cristiani la tua festa passa inosservata. Non te ne irritare, o Martire santo; imita il tuo Maestro che fa sorgere il sole per i buoni e per i cattivi; abbi pietà del mondo, in seno al quale è stato seminato l'errore, e che in questo momento si agita in convulsioni così terribili. Considera con un sentimento di compassione l'Inghilterra che il drago infernale ha sedotto; riscatta finalmente "l'Isola dei Santi" dal suo giogo ignominioso. I suoi antenati te lo domandano dal cielo, potente guerriero! I loro figliuoli te ne supplicano dalla terra. È in nome di Gesù risorto, che tutti ti scongiuriamo di aiutare la redenzione di un popolo che fu tuo.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 558-562.”


    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica "Quasimodo" o Ottava di Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-ottava.htm
    “DOMENICA "QUASIMODO" O OTTAVA DI PASQUA.

    Ogni domenica è una Pasqua.
    Abbiamo visto, ieri, i neofiti chiudere la loro Ottava della Risurrezione. Erano stati immessi prima di noi alla partecipazione del mirabile mistero di Dio Risorto e, prima di noi, dovevano giungere al termine delle loro solennità. Questo giorno è dunque l'ottavo per noi che abbiamo celebrato di Domenica la Pasqua, senza anticiparla al Sabato sera. Ci si ricorda la gioia e la grandiosità dell'unica e solenne Domenica che ha associato tutto il mondo cristiano in un medesimo sentimento di trionfo. È il giorno della nuova luce che cancella l'antico Sabato: d'ora in avanti, sarà sacro il primo dì della settimana. È sufficiente che per ben due volte il Figlio di Dio l'abbia marcato col suggello della sua potenza. La Pasqua è, dunque, per sempre fissata di Domenica; e, come è stato già spiegato più sopra, nella "mistica del Tempo Pasquale", ogni Domenica è, d'ora in poi, una Pasqua.
    Il nostro Divin Risorto ha voluto che la sua Chiesa così ne comprendesse il mistero, poiché, avendo intenzione di mostrarsi una seconda volta ai suoi discepoli, riuniti tutti assieme, ha aspettato, per farlo, il ritorno della Domenica. Durante tutti i giorni precedenti ha lasciato Tommaso in preda ai suoi dubbi; solamente oggi è voluto venire in suo soccorso, manifestandosi a questo Apostolo in presenza degli altri e obbligandolo a deporre la sua incredulità di fronte alla più palpabile evidenza. Oggi, dunque, la Pasqua riceve da Cristo il suo ultimo titolo di gloria, aspettando che lo Spirito Santo discenda dal cielo per venire a portare la luce del suo fuoco e fare, di questo giorno, già così privilegiato, l'era della fondazione della Chiesa Cristiana.
    L'apparizione a san Tommaso.
    L'apparizione del Salvatore al piccolo gruppo degli undici, e la vittoria che riporta sull'incredulità di uno dei suoi Discepoli è oggi l'oggetto speciale del culto della Santa Chiesa. Quest'apparizione, legata alla precedente, è la settima. Per suo mezzo Gesù entra nel possesso completo della fede dei suoi discepoli. La sua dignità, la sua pazienza, la sua carità in questa circostanza, sono veramente quelle di un Dio. Ancora una volta i nostri pensieri, troppo umani, restano sconvolti alla vista di questa dilazione di tempo che Gesù accorda all'incredulo, di cui, invece, sembrerebbe dover rischiarare senza indugio lo sfortunato acciecamento, o punire la temeraria insolenza.
    Ma Gesù è la suprema Sapienza e la suprema Bontà. Nella sua saggezza prepara, per mezzo di questa lenta constatazione dell'avvenuta sua Risurrezione, un nuovo argomento in favore della realtà del fatto; nella sua bontà conduce il cuore del discepolo incredulo a ritrattare, da se medesimo, il suo dubbio con una sublime protesta di dolore, di umiltà e d'amore.
    Noi non descriveremo qui quella scena così mirabilmente raccontata nel Vangelo, che la Santa Chiesa metterà tra poco sotto i nostri occhi; ci applicheremo solo, nell'odierno insegnamento, a far comprendere al lettore la lezione che Gesù oggi dà a tutti, nella persona di san Tommaso. È il grande ammaestramento della Domenica dell'Ottava di Pasqua. È importante ch'esso non venga trascurato, poiché, più di ogni altro, ci rivela il senso vero del Cristianesimo; ci illumina sulla causa delle nostre impotenze e sul rimedio per i nostri languori.
    La lezione del Signore.
    Gesù disse: "Poiché hai veduto, Tommaso, hai creduto; beati coloro che non han visto e han creduto!". Parole piene di una divina autorità, consiglio salutare dato, non solamente a Tommaso, ma a tutti gli uomini che vogliono, entrare in rapporto con Dio e salvare le anime loro! Che voleva dunque Gesù dal suo Discepolo? Non aveva confessato, un momento fa, quella fede di cui ormai era convinto? Tommaso, del resto, era poi tanto colpevole per aver desiderato un'esperienza personale, prima di dare la sua adesione al più sorprendente dei prodigi? Era tenuto a rimettersi a Pietro ed agli altri, al punto di temere di mancare verso il suo Maestro, non fidandosi della loro testimonianza? Non dava prova di prudenza, lasciando in sospeso la sua convinzione, finché altri argomenti non gli avessero rivelato direttamente la realtà del fatto? Sì, Tommaso era un uomo saggio, un uomo prudente che non si fidava oltre misura; era degno di servire di modello a molti cristiani che giudicano e ragionano come lui nelle cose della fede.
    E nondimeno quanto è grave, nella sua penetrante dolcezza, il rimprovero di Gesù! Con una condiscendenza inesplicabile, si è degnato di prestarsi alla constatazione che Tommaso aveva osato chiedere; adesso che il Discepolo si trova di fronte al Maestro risorto, e che esclama, con la più sincera emozione: "Mio Signore e mio Dio!", Gesù non gli fa grazia della lezione che aveva meritata. Ci vuole un castigo per quell'ardire, per quella incredulità; e la punizione consiste nel sentirsi dire: "Perché hai veduto, Tommaso, hai creduto".
    L'umiltà e la fede.
    Ma Tommaso era dunque obbligato a credere prima di aver veduto? E chi può dubitarlo? Non soltanto Tommaso, ma tutti gli Apostoli erano tenuti a credere alla Risurrezione del Maestro, anche prima che fosse loro apparso. Non avevano vissuto tre anni insieme con lui? Non l'avevano visto confermare con numerosi prodigi la sua qualità di Messia e di Figlio di Dio? Non aveva annunziato la sua Risurrezione nel terzo giorno dopo la sua morte? E in quanto alle umiliazioni e ai dolori della Passione, non aveva, poco tempo prima, sulla strada di Gerusalemme, predetto che sarebbe stato preso dai Giudei, che l'avrebbero dato nelle mani dei Gentili, che sarebbe stato flagellato, coperto di sputi e messo a morte? (Lc 18,32-33).
    Dei cuori retti e disposti alla fede non avrebbero avuto nessuna difficoltà a convincersene, appena saputo della sparizione del suo corpo. Giovanni non fece che entrare nel sepolcro, vedere i lenzuoli, e subito comprese tutto e credette fin da allora.
    Ma l'uomo raramente è così sincero, e si ferma sul suo sentiero, quasi volendo obbligare Dio a prevenirlo. Gesù si degnò di farlo. Si mostrò alla Maddalena e alle sue compagne, che non erano incredule, ma soltanto distratte dall'esaltazione di un amore troppo naturale. Nel giudizio degli Apostoli, la loro testimonianza non era che il linguaggio di donne dall'immaginazione esaltata. Bisognò che Gesù venisse in persona a mostrarsi a quegli uomini ribelli, ai quali l'orgoglio faceva perdere la memoria di tutto il passato, che sarebbe bastato da solo ad illuminarli per il presente. Diciamo il loro orgoglio perché la fede non ha altro ostacolo che questo vizio. Se l'uomo fosse umile, si eleverebbe fino alla fede che trasporta le montagne.
    Ora Tommaso ha ascoltato Maddalena ed ha sprezzato la sua testimonianza; ha ascoltato Pietro, e ha declinato la sua autorità; ha ascoltato gli altri fratelli suoi ed i Discepoli di Emmaus, e niente di tutto questo lo ha distolto dal poggiarsi solo sul suo giudizio personale. La parola altrui che, quando è grave e disinteressata, produce la certezza in uno spirito assennato, non ha più l'efficacia presso molte persone, appena si tratta di attestazione su cose soprannaturali. E questa è una grande piaga della nostra natura, lesa dal peccato. Troppo spesso, come Tommaso, noi vorremmo esperienze personali; e basta questo per privarci della pienezza della luce. Noi ci consoliamo come lui, perché siamo sempre nel numero dei Discepoli: - quest'Apostolo non aveva abbandonato i suoi fratelli: solamente non prendeva parte alla loro felicità. Quella felicità di cui era testimonio non risvegliava in lui che l'idea della debolezza: e provava un certo gusto a non condividerla.
    La fede tiepida.
    Tale è anche ai nostri giorni il cristiano imbevuto di razionalismo. Egli crede, ma perché la sua ragione gli dà come una necessità di credere: crede con la mente, non col cuore. La sua fede è una conclusione scientifica, non una aspirazione verso Dio e verso una vita soprannaturale. Perciò, quanto è fredda e impotente questa fede! Come è ristretta e incomoda! come teme sempre di progredire, credendo troppo! Vedendola contentarsi così facilmente di verità "diminuite" (Sal 11), pesate sulla bilancia della ragione invece di volare ad ali spiegate, come la fede dei santi, si direbbe che ha vergogna di se stessa. Parla sottovoce, ha paura di compromettersi; quando si mostra all'esterno è sotto la livrea delle idee umane, che le servono di passaporto. Non è lei che si esporrà ad un affronto per dei miracoli che giudica inutili e che non avrebbe mai consigliato a Dio di operare. Tanto per il passato che per il presente, ciò che le sembra meraviglioso, la spaventa: non ha avuto già sforzi sufficienti da fare, per ammettere ciò che è strettamente necessario di accettare?
    La vita dei santi, le loro virtù eroiche, i loro sublimi sacrifici, tutto questo la agita. L'azione del cristianesimo nella società, nella legislazione, le sembra ledere i diritti di quelli che non credono; e intende rispettare la libertà dell'errore e la libertà del male; e non si accorge neppure più che il cammino del mondo ha trovato il suo ostacolo, da quando Gesù Cristo non è più Re sulla terra.
    Vita di fede.
    È per coloro la cui fede è così debole e così vicina al razionalismo, che Gesù, alle parole di rimprovero indirizzate a Tommaso, aggiunge quella insistenza che non lo riguarda esclusivamente, ma che mira a tutti gli uomini, di tutti i secoli: "Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto!" Tommaso peccò per non essere stato disposto a credere. Noi ci esponiamo a peccare come lui se non coltiviamo nella nostra fede quella espansione che di tutto la fa partecipe e la porta a quel progresso che Dio ricompensa, con un flusso di luce e di gioia nel cuore.
    Una volta entrati nella Chiesa, il nostro dovere è di considerare tutto, d'ora in avanti, dal punto di vista soprannaturale; e non temiamo che questo punto di vista, regolato dagli insegnamenti della sacra autorità, ci trascini troppo lontano. "Il giusto vive di fede" (Rm 1,17); è il suo continuo nutrimento. In lui, se resta fedele al Battesimo, la vita naturale è trasformata per sempre. Crediamo, dunque, che la Chiesa avrebbe avuto tante cure, nell'istruzione dei neofiti, che li avrebbe iniziati attraverso tanti riti, i quali non respirano che idee e sentimenti di vita soprannaturale, per abbandonarli, poi, fin dall'indomani, senza rimorso, all'azione di quel pericoloso sistema che pone la fede in un cantuccio dell'intelligenza, del cuore e della condotta, per lasciare agire più liberamente l'uomo secondo la sua natura? No, non è cosi.
    Riconosciamo dunque insieme con Tommaso il nostro errore; confessiamo insieme con lui che fino ad ora non abbiamo ancora creduto con una fede abbastanza perfetta. Come lui diciamo a Gesù: "Voi siete il mio Signore ed il mio Dio; e spesso ho pensato ed agito come se voi non foste stato, in tutto, il mio Signore ed il mio Dio. D'ora in avanti crederò senza avere veduto: poiché voglio essere del numero di quelli che voi avete chiamato beati".
    Questa Domenica, detta ordinariamente "Quasimodo", nella Liturgia porta il nome di "Domenica in Albis" e, più esplicitamente, "in albis depositis", perché oggi i neofiti ricomparivano in Chiesa con gli abiti usuali. Nel Medio Evo la chiamavano "Pasqua Chiusa", per esprimere, senza dubbio, che l'Ottava di Pasqua finiva in questo giorno. La solennità di questa domenica è così grande nella Chiesa che, non soltanto appartiene al rito del "doppio maggiore", ma non cede mai il suo posto a nessun'altra festa, di qualsiasi grado essa sia.
    A Roma la Stazione si tiene nella Basilica di S. Pancrazio, sulla via Aurelia. I nostri predecessori non ci hanno insegnato nulla circa i motivi che hanno fatto scegliere questa Chiesa per la riunione dei fedeli nella giornata odierna. Forse ebbe la preferenza per la giovane età di quel martire di quattordici anni, a cui è dedicata, in rapporto a un certo confronto con la gioventù dei neofiti, che oggi formano ancora l'oggetto della materna preoccupazione della Chiesa.
    MESSA
    EPISTOLA (1Gv 5,4-10). - Carissimi: tutto ciò che è nato da Dio trionfa nel mondo, e la vittoria che trionfa nel mondo è la nostra fede. E chi è che vince il mondo, se non colui il quale crede che Gesù è Figliuolo di Dio? Questi è appunto quel Gesù Cristo che è venuto con l'acqua e col sangue, non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e col sangue. E lo Spirito è quello che attesta che Cristo è verità. Sono infatti tre che rendono testimonianza in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo ; e questi tre sono uno solo. E son tre che rendono testimonianza in terra: lo spirito, l'acqua e il sangue; e questi tre sono una sola cosa. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, ha più valore la testimonianza di Dio. Or questa testimonianza, che è la maggiore, Dio l'ha resa in favore del suo Figliuolo. Chi crede nel Figlio di Dio ha in sé la testimonianza di Dio.
    Merito della fede.
    L'Apostolo san Giovanni, in questo brano, esalta il merito ed i vantaggi della fede; ce la presenta come una trionfatrice che mette il mondo sotto i nostri piedi: il mondo che ci circonda e quello che è dentro di noi. La ragione che ha condotto la Chiesa a scegliere per oggi questo testo di san Giovanni s'indovina facilmente quando si vede lo stesso Cristo raccomandare la fede, nel Vangelo di questa Domenica. "Credere in Gesù Cristo - ci dice l'Apostolo - è vincere il mondo"; chi dunque sottopone la sua fede al giogo del mondo non possiede la vera fede.
    Crediamo con cuore sincero, felici di sentirci bambini in presenza della verità divina, sempre disposti ad accogliere premurosamente la testimonianza di Dio. Questa divina testimonianza si ripercuoterà in noi, se ci sentiremo desiderosi di ascoltarlo sempre di più. Giovanni, alla vista dei lenzuoli che avevano avvolto il corpo del Signore, si raccolse in se stesso e credette; Tommaso, che aveva, in più dell'altro, la testimonianza degli Apostoli che avevano veduto Gesù Risorto, non credette. Non aveva sottoposto il mondo alla sua ragione, perché la fede non era in lui.
    VANGELO (Gv 20,19-31). - In quel tempo: giunta la sera di quel giorno, il primo dopo il sabato, ed essendo, per paura dei Giudei, chiuse le porte di quel luogo dove i discepoli erano adunati, Gesù venne e stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi. E ciò detto mostrò loro le mani ed il costato; e i Discepoli gioirono a vedere il Signore. Disse loro di nuovo Gesù: Pace a voi. Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi. E detto questo alitò sopra di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. Saran rimessi i peccati a chi li rimetterete e ritenuti a chi li riterrete.
    Ma Tommaso, uno dei dodici, soprannominato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero adunque gli altri discepoli: - Abbiamo veduto il Signore. Ma Egli disse loro: - Se non vedo nelle sue mani i fori dei chiodi e se non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo.
    Otto giorni dopo, i discepoli si trovavano di nuovo in casa e Tommaso era con essi. Venne Gesù a porte chiuse e stette in mezzo e disse: - Pace a voi. Poi disse a Tommaso: - Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani. Appressa la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere incredulo, ma fedele. Gli rispose Tommaso esclamando: - Mio Signore e mio Dio! Gli disse Gesù: - Perché hai veduto, Tommaso, hai creduto; beati quelli che non han visto e han creduto. Gesù fece in presenza dei suoi Discepoli anche molti altri prodigi che non sono registrati in questo libro. Questi poi sono stati notati affinché crediate che Gesù è il Cristo, Figlio di Dio, e affinché credendo abbiate la vita nel nome suo.

    La testimonianza di san Tommaso.
    Abbiamo sufficientemente insistito sull'incredulità di san Tommaso: ora è giunto il momento di rendere invece onore alla fede di questo Apostolo. La sua infedeltà ci ha aiutati a sondare la pochezza della nostra fede: che il suo ritorno ci illumini su ciò che dobbiamo fare per divenire dei veri credenti. Tommaso ha costretto il Salvatore, che contava su di lui per farlo divenire una delle colonne della sua Chiesa, ad essere condiscendente fino alla familiarità; ma, appena si trova in sua presenza, ne rimane soggiogato. Il bisogno di riparare con un atto solenne di fede l'imprudenza che ha commesso, credendosi saggio e accorto, si fa sentire in lui. Egli getta un grido; e questo grido rappresenta la protesta della fede più ardente che un uomo possa far udire: "Mio Signore e mio Dio!". Rimarcate che egli qui non dice soltanto che Gesù è il suo Signore, il suo Maestro, che è proprio lo stesso del quale è stato Discepolo: tutto ciò non sarebbe ancora fede! Poiché non è più fede quando si può toccar con mano. Tommaso avrebbe avuto fede nella Risurrezione se avesse creduto alla testimonianza dei suoi fratelli; ma, adesso, non crede più semplicemente: egli vede, ne fa l'esperienza. Qual è dunque la testimonianza della sua fede? È che in questo momento egli attesta che il suo Maestro è Dio. Vede solo l'umanità di Gesù e proclama la divinità del Signore. Con un unico balzo la sua anima leale e contrita si è slanciata fino alla comprensione della dignità di Gesù: - Mio Dio - egli dice.
    Preghiera.
    O Tommaso, dapprima incredulo, la Santa Chiesa onora la tua fede e la propone per modello ai suoi figli, nel giorno della tua festa. La confessione, che oggi hai fatto, viene a porsi da sé vicino a quella che fece Pietro quando disse a Gesù: "Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivente!" Per mezzo di questa professione di fede che ne la carne ne il sangue avevano ispirato, Pietro meritò di essere scelto per essere il fondamento della Chiesa; la tua ha fatto più che ripararne la colpa; essa ti rese, per un momento, superiore ai tuoi fratelli, che la gioia di rivedere il loro Maestro trasportava, ma sui quali la gloria visibile della sua umanità aveva fatto fino ad allora maggiore impressione che il carattere invisibile della sua divinità.
    PREGHIAMO
    Concedici, Dio onnipotente, di conservare nella vita e nelle opere il frutto delle feste pasquali da noi celebrate.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 105-112.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: Santa Pasqua di Resurrezione di NSGC

    1 aprile 2018: Santa Pasqua di Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo!!!



    "Il santo giorno della Pasqua"
    "Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua"
    Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua.htm
    "Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua. Messa"
    Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua. Messa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-messa.htm
    "Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua. Il pomeriggio"
    Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua. Il pomeriggio
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-pom.htm
    "Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua. La sera"
    Guéranger, L'anno liturgico - Il santo giorno della Pasqua. La sera
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-sera.htm




    Santa Messa Pasquale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese Domenica 1 aprile 2018; c'ero anch'io dal Giovedì Santo, ospite di questo buon e coraggioso sacerdote integralmente cattolico che mi ha generosamente ospitato in questi giorni insieme ad altre persone che già conoscevo ed alcune nuove che ho avuto la fortuna di conoscere là, abbiamo partecipato alle funzioni del Triduo Santo e festeggiato insieme la Santa Pasqua:



    "Santa Pasqua - Santa Messa"
    https://www.youtube.com/watch?v=BjAGCknLhrI
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php




    http://www.sodalitium.biz/santa-pasqua/
    “1° aprile 2018, Domenica di Resurrezione.

    “In questo giorno, che ha fatto il Signore, Solennità delle Solennità, e nostra Pasqua: Resurrezione del nostro Salvatore Gesù Cristo secondo la carne”.
    O risorto mio Gesù, adoro e bacio devotamente le piaghe gloriose del vostro santissimo corpo, e per questo vi prego con tutto il mio cuore di farmi sorgere da una vita di tiepidezza ad una vita di fervore per poi passare dalla miseria di questa terra alla gloria eterna del Paradiso.”
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...ne-200x300.png








    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    "Dimanche de Pâques.
    Gaude et laetare! Quia surrexit Dominus vere, Alleluia!
    Resurrexit sicut dixit, Alleluia!

    Sermon du Père Joseph-Marie pour le Dimanche de Pâques (2016)
    http://prieure2bethleem.org/predica/2016_03_27_mars.mp3"




    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Auguri di una Santa Pasqua di Risurrezione. Risurrezione nelle nostre vite è il più vivo desiderio, la più risoluta intenzione di professare integralmente la fede e la morale cattolica. Che Dio ci aiuti in questa lotta contro il mondo, contro il peccato, contro la morte dell'anima."
    "La storicità della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo"
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...su-cristo.html
    "L’importanza della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo"
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...su-cristo.html





    https://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf

    “1 aprile 2018: Pasqua di Risurrezione (Solennità delle Solennità).”





    “È veramente risorto!
    Auguri di una Santa Pasqua a tutti gli amici di Radio Spada (e anche ai nemici)!

    {Resurrezione, A. Mantegna, 1457-1459}.”
    https://www.radiospada.org/2016/03/m...ica-di-pasqua/
    https://www.radiospada.org/2017/04/d...o-pungiglione/
    https://www.radiospada.org/2018/03/r...ione-cristica/
    https://i0.wp.com/www.radiospada.org...24%2C504&ssl=1
    https://www.radiospada.org/2017/04/p...-resurrezione/






    "Le Sue Piaghe gloriose. Santa Pasqua!"





    "Le Piaghe che erano dolorose nella via della morte il Venerdì Santo sono gloriose nell'uscita del sepolcro a Pasqua. Il Figlio Risorto le mostra nella Gloria e quelle Piaghe, ora splendenti, salveranno il mondo.
    (Raffaello, La disputa del Sacramento - Il Figlio mostra le Piaghe al Padre, Stanza della Segnatura, Palazzi Vaticani, Roma)
    1) goo.gl/JzqAcz
    2) goo.gl/dWdYb7
    3) goo.gl/yA7Yh2
    4) goo.gl/CPMR5t "








    "REGINA CAELI LAETARE
    https://www.youtube.com/watch?v=yzMa0qzwagA
    Regina caeli laetare, Alleluia,
    Quia quem meruisti portare, Alleluia,
    Resurrexit sicut dixit, Alleluia.
    Ora pro nobis Deum. Alleluia."




    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm#PASQ



    Luca, Sursum Corda! Christus vincit, Christus Regnat, Christus Imperat!!!








    2 APRILE 2018: SAN FRANCESCO DI PAOLA, CONFESSORE (la cui memoria liturgica tace per la concomitante Ottava di Pasqua); LUNEDÌ DI PASQUA detto dell'Angelo…



    "Lunedì di Pasqua"
    Dom Guéranger, L'anno liturgico - Lunedì di Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-lun.htm




    Santa Messa celebrata da Don Floriano Abrahamowicz ad Udine stamattina 2 APRILE 2018, lunedì di Pasqua…


    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php



    Lunedì dell'Angelo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/lunedi-dellangelo/
    “2 aprile 2018, Lunedì dell’Angelo.

    Alla vittima pasquale si innalzi il sacrificio di lode,
    l’Agnello ha redento il gregge, Cristo l’innocente ha riconciliato i peccatori col Padre.
    Morte e Vita si sono affrontate in un duello straordinario: il Signore della vita era morto, ora, regna vivo.
    Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?
    La tomba del Cristo vivente, la gloria del risorto;
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le vesti;
    Cristo mia speranza è risorto e precede i suoi in Galilea.
    Siamo certi che Cristo è veramente risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.
    Amen. Alleluia. Vittima pasquale si innalzi il sacrificio di lode,
    l’Agnello ha redento il gregge, Cristo l’innocente ha riconciliato i peccatori col Padre.
    Morte e Vita si sono affrontate in un duello straordinario: il Signore della vita era morto, ora, regna vivo.
    Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?
    La tomba del Cristo vivente, la gloria del risorto;
    e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le vesti;
    Cristo mia speranza è risorto e precede i suoi in Galilea.
    Siamo certi che Cristo è veramente risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.
    Amen. Alleluia.”
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-300x200.jpg








    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”







    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf





    https://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “2 aprile 2018: LUNEDÌ DI PASQUA detto dell'Angelo.”





    “2 APRILE 2018: SAN FRANCESCO DI PAOLA, CONFESSORE (la cui memoria liturgica tace per la concomitante Ottava di Pasqua).”







    Dom Guéranger, L'anno liturgico - Lunedì di Pasqua
    http://www.unavoce-ve.it/pg-pasqua-lun.htm




    Luca, Sursum Corda! Christus vincit, Christus Regnat, Christus Imperat!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
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