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    Predefinito 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    «Perché io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen»
    «È il "meno peggio" a creare il peggio. Scegliere uno per contrastare l’altro è un controsenso. I cui unici esiti stanno nello spostamento sempre più a destra del quadro politico». La posizione controcorrente dell'economista Emiliano Brancaccio
    di GIACOMO RUSSO SPENA


    Ha festeggiato il 25 aprile, da convinto antifascista. Eppure l'economista Emiliano Brancaccio, una delle voci più autorevoli nella sinistra italiana, ideatore della proposta di "standard retributivo europeo", se stesse in Francia non voterebbe per Emmanuel Macron: «L’avanzata del Fronte nazionale è una pessima notizia, l’ennesimo segno funesto di un’epoca dominata dall’irrazionalismo politico. Ma...»

    Professore, veramente al ballottaggio in Francia non voterebbe Macron per impedire l’affermazione di Marine Le Pen? Dice sul serio?
    «Certo, se fossi un elettore francese al ballottaggio non andrei a votare».

    Nel giorno del 25 aprile la sua risposta sorprenderà molti lettori. In questi anni lei ha spesso paventato il rischio di nuovi fascismi in Europa, ed è stato tra i più irriducibili oppositori delle destre xenofobe….
    «Io festeggio il 25 aprile non semplicemente per celebrare una ricorrenza, ma perché reputo l’ascesa di nuove forme surrettizie di fascismo la minaccia principale di questo tempo. In questi anni ho trovato patetici gli argomenti di quegli intellettuali sedicenti “di sinistra” che hanno lavorato per sdoganare Le Pen in Francia o Salvini in Italia».

    Però adesso che un partito di origini fasciste è a un passo dal conquistare l’Eliseo, lei sceglie di non appoggiare il candidato alternativo. Come mai?
    «Chi a sinistra invita a votare il “meno peggio” non sembra comprendere che nelle condizioni in cui siamo il “meno peggio” è la causa del “peggio”. Le Pen e i suoi epigoni sono sintomi funesti, ma è Macron la malattia politica dell’Europa. Scegliere uno per contrastare l’altra è un controsenso».

    Può spiegarci meglio?
    «Macron incarna l’estremo tentativo del capitalismo francese di aumentare la competitività, accrescere i profitti e ridurre i debiti per riequilibrare i rapporti di forza con la Germania e stabilizzare il patto tra i due paesi sul quale si basa l’Unione europea. Al di là degli slogan di facciata, se vincerà le elezioni Macron cercherà di sfruttare il crollo dei socialisti e lo spostamento a destra dell’asse della maggioranza parlamentare per promuovere le riforme che gli imprenditori francesi invocano e che, a loro avviso, Hollande ha portato avanti con troppa timidezza. Per citare un esempio, Macron non ha mai nascosto che uno degli elementi della sua politica presidenziale sarà una nuova legge sul lavoro, ancora più precarizzante della “Loi Travail” di Hollande. La sua svolta graverà dunque in primo luogo sui lavoratori e sui soggetti sociali più deboli. La beffa è che alla fine questa politica alimenterà anche in Francia i meccanismi deflazionistici che hanno distrutto domanda e base produttiva nel resto del Sud Europa. Alla fine Macron non raggiungerà nemmeno il suo obiettivo di fondo, di riequilibrare i rapporti economici con la Germania e stabilizzare il quadro politico europeo. Chi oggi decide di votare Macron sarà ricordato per avere aderito a una politica anti-sociale, che per giunta si rivelerà fallimentare rispetto ai suoi stessi scopi. Non dovremo meravigliarci se poi si apriranno ulteriori praterie di consenso operaio a favore di ipotesi politiche con caratteristiche ancora più marcatamente nazionaliste, e al limite neo-fasciste».

    Quindi, secondo lei, austerity e politiche neofasciste rappresentano una spirale che si autoalimenta, come due facce della stessa medaglia. Si potrebbe ribattere che almeno Macron difende i diritti di libertà e le battaglie civili. Lei è sempre stato attento alle istanze dei movimenti di emancipazione civile, e ha sempre contrastato le forze reazionarie che li osteggiano. Non è un motivo sufficiente per votare Macron?
    «No, piuttosto è l’equivoco su cui da tempo ci facciamo del male. La storia insegna che diritti sociali e diritti civili arretrano o avanzano insieme. Sostenere un candidato che vuole cedere altri diritti sociali in cambio di presunti avanzamenti sul versante dei diritti civili è un modo ulteriore per lasciare che i movimenti reazionari continuino a fare proseliti tra le fasce sociali più deboli, con effetti a lungo andare negativi per le stesse conquiste in tema di libertà individuali».

    Dunque lei è d’accordo con la scelta del candidato della sinistra, Melenchon, di non dare indicazioni di voto per il ballottaggio?
    «Avrei alcune cose da obiettare anche a Mélenchon. Ma non questa scelta».

    Il Partito comunista francese si è invece affrettato a dare man forte a Macron in vista del ballottaggio. Che ne pensa?
    «È il movimento tattico di un partito che tenta di sfruttare il crollo socialista per guadagnare qualche posizione. Mi sembra una mossa di corto respiro, che i comunisti francesi rischiano di pagare cara quando Macron rivelerà il vero volto della sua politica “modernizzatrice”».

    Così però lei mette in discussione la tradizione del fronte repubblicano e anti-fascista, che caratterizza da sempre la sinistra francese.
    «Mi risulta che i dirigenti della sinistra francese facciano ancora qualche buona lettura. Suggerirei di dare uno sguardo a una lettera dell’economista Piero Sraffa ad Antonio Gramsci, datata 1924, in pieno fascismo. In essa Sraffa evocava la necessità in primo luogo di una “rivoluzione borghese” di stampo anti-fascista, e solo dopo intravedeva qualche possibilità di avvio di una politica operaia. Gramsci, che per altri versi stimava Sraffa, in quella occasione stigmatizzò la presa di posizione dell’amico definendola il retaggio di una formazione intellettuale liberale, cioè normativa e kantiana anziché marxista e dialettica. Ovviamente aveva ragione Gramsci. Tanto più oggi, in condizioni storiche che sono molto meno tragiche di allora, possiamo trarre da quello scambio una lezione fondamentale: tu puoi gettare le basi per la costruzione di una credibile forza politica di sinistra solo se porti avanti una lunga e faticosa opera di elaborazione di un punto di vista autonomo del lavoro rispetto alle forze egemoni in campo. La lotta tra i partiti di “establishment” rappresentativi degli interessi del grande capitale europeo, e le forze piccolo-borghesi di orientamento nazionalista, è destinata a durare ancora a lungo. Il peggio che in questa fase storica possa fare una forza di sinistra è attuare quello che un tempo si definiva “codismo”: ossia portare acqua all’una o all’altra di quelle due opzioni politiche, in un ruolo subalterno destinato a procurare solo danni alla reputazione e alle prospettive future. L’unica chance per dare nuovamente voce alle istanze sociali e del lavoro incuneandosi nello scontro tra gli interessi del grande e del piccolo capitale, è di costruire una chiara alternativa dialettica a entrambe quelle opzioni politiche».

    Un’alternativa che non prevede mai accordi, alleanze o convergenze tattiche?
    «Mi pare di ricordare che una regola base della “tattica” sia che puoi immaginare un patto contingente con tutti, anche con il diavolo, ma solo se ritieni che potrai uscirne forte. A proposito di 25 aprile, l’adesione dei comunisti ai comitati di liberazione nazionale fu un caso di questo tipo. Ma nell’attuale fase storica è tutto diverso: io vedo solo convergenze auto-distruttive. Invitare a votare Macron è auto-distruttivo».

    D’accordo, professore. Ma se poi Le Pen vincesse le elezioni? Lei verrà additato tra i “cattivi maestri” colpevoli del successo fascista, lo sa questo?
    «Le forze potenzialmente neo-fasciste possono già vantare un enorme successo: stanno cambiando il modo di pensare dei popoli europei. Nel mio piccolo, mentre altri supposti “maestri” giocano a lusingarla e accarezzarla, io lotto da anni contro una montante cultura retrograda e fascistoide, che si sta facendo strada molto più di quanto le sole dinamiche elettorali indichino. Bisogna comprendere che anche se non vincono le elezioni i partiti nazionalisti e xenofobi stanno già facendo vera e propria egemonia. Schengen crolla, la politica securitaria avanza, il parlamentarismo è sempre più in crisi. I partiti cosiddetti di “establishment” introiettano sempre di più pezzi di programma delle destre estreme: in certi frangenti le agende politiche mi sembrano condizionate persino più da queste forze che dai tecnocrati di Bruxelles. Davvero c’è chi pensa di contrastare questa lunghissima onda nera, che durerà anni, con il liberismo a scoppio ritardato di Macron, con la sua proposta politica avversa alle istanze sociali e del lavoro? E’ un’illusione folle».

    Questa volta non tutti saranno d’accordo con lei…
    «Me lo immagino. Già vedo due file di opinionisti “di sinistra”, una lunga costituita da quelli che si affretteranno a dichiarare il loro voto per il giovane delfino del più retrivo liberismo finanziario, e una più corta di coloro che non mancheranno di dare sostegno alla signora fascista candidata all’Eliseo. Provo sincera pena per gli uni e per gli altri».

    «Perché io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen» - l'Espresso

  2. #2
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare Le Pen'

    Intervista al solito ben argomentata e, per quanto mi riguarda, totalmente condivisibile. Perfetta la chiosa finale.

    Fortunatamente anche il partito francese che personalmente avrei votato, l'NPA, ha adottato la stessa prospettiva.

  3. #3
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare Le Pen'

    Citazione Originariamente Scritto da So' greche! Visualizza Messaggio
    Intervista al solito ben argomentata e, per quanto mi riguarda, totalmente condivisibile. Perfetta la chiosa finale.

    Fortunatamente anche il partito francese che personalmente avrei votato, l'NPA, ha adottato la stessa prospettiva.
    La Le Pen dovrebbe accendere un cero ai trotzkisti, che col loro settarismo hanno impedito a Melenchon di andare al ballottaggio (NPA+LO+FI hanno preso 8000 voti in più) e quindi troncato sul nascere la discussione se votare la m...a fascista o il pi..o liberista per la presenza di un candidato di sinistra al ballottaggio.
    Una Cina, una Yugoslavia, una Russia, una Corea, una Palestina, un'Irlanda. E zero USA

  4. #4
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    Melenchon è un parolaio di matrice socialista. Trattasi dell'equivalente francese di Bersani. Chi vota NPA cerca altro. Non si tratta di settarismo ma di totale divergenza politica.

    I tuoi sono gli stessi discorsi che facevano i diessini contro Rifondazione ai tempi dello scioglimento del PCI.

  5. #5
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    Melenchon è tutt'altro che un Bersani qualsiasi. Parla di uscita dalla Nato e di politiche sociali, cosa che i centrosinistri attuali e anche i sinistri antagonisti sono ben lontani dal fare. È un socialdemocratico, ma è sicuramente meglio di Le Pen e Macron. Sul resto condivido in toto l'articolo.

  6. #6
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    Citazione Originariamente Scritto da So' greche! Visualizza Messaggio
    «Macron incarna l’estremo tentativo del capitalismo francese di aumentare la competitività, accrescere i profitti e ridurre i debiti per riequilibrare i rapporti di forza con la Germania e stabilizzare il patto tra i due paesi sul quale si basa l’Unione europea. Al di là degli slogan di facciata, se vincerà le elezioni Macron cercherà di sfruttare il crollo dei socialisti e lo spostamento a destra dell’asse della maggioranza parlamentare per promuovere le riforme che gli imprenditori francesi invocano e che, a loro avviso, Hollande ha portato avanti con troppa timidezza. Per citare un esempio, Macron non ha mai nascosto che uno degli elementi della sua politica presidenziale sarà una nuova legge sul lavoro, ancora più precarizzante della “Loi Travail” di Hollande. La sua svolta graverà dunque in primo luogo sui lavoratori e sui soggetti sociali più deboli. La beffa è che alla fine questa politica alimenterà anche in Francia i meccanismi deflazionistici che hanno distrutto domanda e base produttiva nel resto del Sud Europa. Alla fine Macron non raggiungerà nemmeno il suo obiettivo di fondo, di riequilibrare i rapporti economici con la Germania e stabilizzare il quadro politico europeo. Chi oggi decide di votare Macron sarà ricordato per avere aderito a una politica anti-sociale, che per giunta si rivelerà fallimentare rispetto ai suoi stessi scopi. Non dovremo meravigliarci se poi si apriranno ulteriori praterie di consenso operaio a favore di ipotesi politiche con caratteristiche ancora più marcatamente nazionaliste, e al limite neo-fasciste».
    E chi decide di astenersi e magari agevola la Le Pen come sarà ricordato ?
    «The world is less explainable than we would like to admit» Jeff Jarvis
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  7. #7
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    Citazione Originariamente Scritto da Lord Attilio Visualizza Messaggio
    Melenchon è tutt'altro che un Bersani qualsiasi. Parla di uscita dalla Nato e di politiche sociali, cosa che i centrosinistri attuali e anche i sinistri antagonisti sono ben lontani dal fare. È un socialdemocratico, ma è sicuramente meglio di Le Pen e Macron. Sul resto condivido in toto l'articolo.
    Ma cosa significa per te "socialdemocratico"? ...no, perché secondo me non hai approfondito la triste figura di Melenchon ... ...così, a naso!!!

  8. #8
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    Citazione Originariamente Scritto da Druuna Visualizza Messaggio
    E chi decide di astenersi e magari agevola la Le Pen come sarà ricordato ?
    Chi si astiene:
    a) non agevola nessuno, mi pare evidente. Rifiuta anzi esplicitamente di avvallare le due forze in campo.
    b) Non percepisce alcuna differenza in positivo di Macron rispetto a Le Pen, quindi l'eventuale questione non se la pone nemmeno.

    Tra l'equivalente francese di Renzi e quello di Fini l'astensione è l'unica strada possibile. Brancaccio spiega esemplarmente il perchè.

    Come detto, sono gli stessi discorsi che hanno portato molti compagni a votare Veltroni, coi risultati che abbiamo visto tutti (sostegno attivo in alleanza col Berlusca al governo Monti, con tanti saluti al 'meno peggio').
    Ultima modifica di So' greche!; 29-04-17 alle 17:16

  9. #9
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    Citazione Originariamente Scritto da Lord Attilio Visualizza Messaggio
    Melenchon è tutt'altro che un Bersani qualsiasi. Parla di uscita dalla Nato e di politiche sociali, cosa che i centrosinistri attuali e anche i sinistri antagonisti sono ben lontani dal fare. È un socialdemocratico, ma è sicuramente meglio di Le Pen e Macron. Sul resto condivido in toto l'articolo.
    E' meglio di Macron e in un ballottaggio che l'avesse visto protagonista contro gente più di destra probabilmente l'avrei anche votato, ma il primo turno francese offriva opzioni decisamente preferibili.

    Melenchon ha come principale modello d'ispirazione Mitterand, uno che a chiacchiere era quasi 'sovietico' ma che poi da presidente, quanto alla cosiddetta 'austerity', non ebbe nulla da invidiare ai nostri Ciampi o Monti.

  10. #10
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    Predefinito Re: 'Perchè io, di sinistra, non voterei Macron per fermare la Le Pen'

    «Chi a sinistra invita a votare il “meno peggio” non sembra comprendere che nelle condizioni in cui siamo il “meno peggio” è la causa del “peggio”.

    Credo che in questa importantissima frase ci sia tutto il miglior Brancaccio.
    "La Gloria non la cerco per me stesso ma per la mia Nazione" (22gradi)

 

 
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