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Discussione: Osservatorio Donbass

  1. #21
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Cittadino britannico rischia il carcere per sostegno al Donbas
    MONDO
    12:24 01.07.2017

    Benjamin Stimson rischia il carcere per il sostegno che ha dato ai miliziani del Donbass, scrive il Times.

    Stimson, 41 anni, ha trascorso quattro mesi nel 2015 in Donbass. Ad ottobre 2015 ha rilasciato un'intervista alla Bbc, in cui si diceva orgoglioso di quello che aveva fatto. Stimson sperava di ottenere la cittadinanza russa e iniziare una nuova vita in Donbass. "Non sono un terrorista, non sono come questi jihadisti, che vanno in Siria" ha detto.

    Dopo l'intervista Stimson è tornato a Manchester ed è stato arrestato autorità del Regno Unito perché accusato di "avere l'intenzione di commettere atti di terrorismo, essendo un membro di un gruppo paramilitare avverso al governo dell'Ucraina". Da qui è nata l'accusa di "intenzione di compiere un attentato".

    Le autorità ucraine ad aprile 2014 hanno iniziato un'operazione militare contro le repubbliche autoproclamate della LNR e DNR, che hanno dichiarato indipendenza dopo il colpo di Stato in Ucraina a febbraio 2014. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, le vittime del conflitto sono diventate più di 10mila.

    La regolarizzazione della situazione in Donbas è stata discussa durante l'incontro a Minsk del gruppo di contatto, da settembre 2014 ci sono già tre documenti che disciplinano la procedura di de-escalation del conflitto. Tuttavia, anche dopo gli accordi di armistizio, tra le parti in conflitto avvengono scontri a fuoco.

    https://it.sputniknews.com/mondo/201...minsk-accordi/
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  2. #22
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Fotoreporter ucciso in Ucraina. Arrestato a Bologna italo-ucraino

    Andrea Rocchelli, «Andy» fu ucciso a Sloviansk il 24 maggio 2014 con l’interprete russo Andrej Mironov. Il killer era arruolato nella Guardia Nazionale



    I Carabinieri hanno arrestato a Bologna un cittadino italo-ucraino, ritenuto responsabile, in concorso con altri non ancora identificati, dell’omicidio del foto-reporter italiano Andrea Rocchelli, dell’interprete russo Andrej Mironov e del ferimento del foto-reporter francese William Roguelon, avvenuti il 24 maggio 2014 a Sloviansk, in Ucraina. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal Gip del Tribunale di Pavia, su richiesta della Procura di Pavia, è stata eseguita da personale del Ros - Reparto Anticrimine di Milano, e del Comando Provinciale Carabinieri di Pavia

    L’attacco

    Il 31enne fotoreporter italiano si trovava in Ucraina, nella regione del Donbass, per documentare il conflitto tra le forze regolari ucraine e le milizie separatiste filo-russe, dell’autoproclamata Repubblica Popolare del Donetsk. Il fotoreporter - noto per i molteplici reportage realizzati, sempre in zone di guerra e sempre tesi a documentare le sofferenze delle popolazioni civili - si trovava in Ucraina dall’inizio del mese di maggio 2014, insieme all’interprete russo Andrej Mironov, anche lui rimasto ucciso nell’attacco in cui fu ferito il fotoreporter francese William Roguelon .

    Il killer

    Le indagini, avviate dal Nucleo Informativo Carabinieri di Pavia e poi successivamente condotte dal Ros di Milano, coordinate dalla Procura di Pavia (procuratore aggiunto Mario Venditti e sostituto procuratore Andrea Zanoncelli), avrebbero accertato la responsabilità dell’italo-ucraino negli eventi. Il giovane arrestato, alla fine del 2013, era tornato in Ucraina prendendo parte agli scontri di Piazza Maidan a Kiev. Subito dopo si è arruolato nei neo-istituiti Battaglioni di volontari, inseriti nella Guardia Nazionale, alle dirette dipendenze del ministero dell’Interno ucraino. È dalla collina Karachun, alle porte della cittadina di Sloviansk, che il 24 maggio 2014, con armi a ripetizione e colpi di mortaio, che fu aperto il fuoco indiscriminatamente verso i tre foto-reporter.

    Fotoreporter ucciso in Ucraina Arrestato a Bologna italo-ucraino - Corriere.it
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  3. #23
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  4. #24
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    A differenza dell'articolista, sono contrario alle leggi Mancino e Scelba. Ritorni di fiamma-tricolore o rossobrunismo malcelato? Assolutamente NO! Ritengo paradossale , infatti, che in uno stato che si definisce "liberal-democratico" non ci possa essere libertà di espressione, anche su temi estremamente spinosi. Va sanzionato , al contrario, l'attacco fisico di stampo razzista, omofobo o quello diretto contro l'avversario politico. Comunque non prendiamo lezioni da Fiano, visto e considerato che il PD ha cordiali rapporti con l'estrema destra ucraina.
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  5. #25
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    La spaccatura che fa tremare il Donbass | L' intellettuale dissidente

    La spaccatura che fa tremare il Donbass

    Attorno al progetto della Malorossiya rischia di implodere l'alleanza tra la Repubblica Popolare di Donetsk e quella di Lugansk, le due principali alleate nell'est Ucraina che riescono a tenere testa all'esercito ucraino e che rappresentano la popolazione russofona del paese

    di Giovanbattista Varricchio - 19 luglio 2017

    E’ notizia di questi giorni che le autorità separatiste della Repubblica Popolare di Donetsk stiano elaborando un progetto a lungo termine volto alla costituzione di un nuovo stato che sia successore di quello Ucraino. Il nome scelto per questa nuova entità è Malorossiya (Piccola Russia), un’antica denominazione zarista dell’area interessata. Ad annunciare la stesura di un piano così ambizioso, quanto pericoloso e divisivo è lo stesso leader dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk Alexander Zakharchenko, il quale ha parlato martedì di un progetto che impiegherà tre anni per la sua realizzazione e sarà volto alla sostituzione dell’Ucraina con un nuovo stato federale e che avrà – neanche a dirlo – la sua capitale proprio nella città ribelle di Donetsk.

    La notizia ha fatto in poche ore il giro del mondo suscitando la disapprovazione della comunità internazionale, nonostante gli autori di questo progetto abbiano cercato ampio sostegno, anche affermando – in maniera discutibile – che la creazione della Piccola Russia non sia in contrasto con gli accordi di Minsk.

    I grandi media, anche italiani si sono soffermati a commentare la notizia in sé, mancando clamorosamente di approfondire l’analisi di questa proposta e soprattutto la reazione di un’altra entità importante nelle zone ribelli del Donbass: la Repubblica Popolare di Lugansk, la quale costituisce insieme con Donetsk la roccaforte della ribellione separatista e anti-maidan dal 2014. La Repubblica Popolare di Lugansk è situata a nord-est di quella di Donetsk e assicura insieme con la seconda l’intero fronte separatista nell’Ucraina sud-orientale fino ai confini con la Federazione Russa.

    Sebbene nel presentare il progetto della Piccola Russia, le autorità di Donetsk avevano citato l’appoggio dei compagni di Lugansk, questi hanno prontamente diramato un comunicato ufficiale attraverso il loro servizio informativo asserendo non solo di non aver partecipato ai dibattiti per la costituzione di un nuovo soggetto statuale e di aver appreso tutto dai mass media, ma altresì che l’iniziativa in sé risulta essere “intempestiva”. La nota, firmata dall’emissario di Lugansk ai tavoli delle trattative a Minsk Vladislav Deinego, si conclude con la precisa volontà delle autorità separatiste di Lugansk di continuare nell’implementazione degli Accordi di Minsk – un percorso tutt’altro facile al momento, ma comunque l’unico percorso che gode dell’appoggio russo, ucraino e della comunità internazionale.

    Si può quindi parlare di una spaccatura all’interno del fronte separatista in Ucraina nel quale una parte (Donetsk) punta ormai a far saltare il tavolo della trattative, lavorando addirittura alla fine dell’Ucraina come stato e mentre l’altra parte (Lugansk) crede ancora nella lotta armata, ma solo come mezzo per risolvere il conflitto con le autorità di Kiev e ottenere infine il ritorno formale Lugansk come entità autonoma ma interna allo stato ucraino. Quest’ultima ipotesi non sembra affatto azzardata anche in considerazione di un precedente tentativo di federazione di queste due entità de facto avvenuto a cavallo tra il 2014 e il 2015. In quel caso si puntava a costituire uno stato comprensivo delle due Repubbliche Popolari, chiamato Novorossiya (Nuova Russia); anche all’epoca il progetto venne sospeso e mai più considerato, presumibilmente per divergenze tra le rispettive autorità.

    Cosa può accadere se la spaccatura che il progetto della Malorossiya sta provocando si acuisse? Nel peggiore degli scenari gli oblast di Lugansk e Donetsk, confinanti ed egualmente pressati ai loro confini dalle truppe regolari di Kiev, potrebbero diventare il caotico teatro di una guerra di tutti contro tutti con effetti nefasti sia per la popolazione civile, sia per le già difficilissime trattative in corso. Insomma il Donbass continua a ballare una danza macabra sul filo del rasoio: né le autorità governative ucraine né le autorità ribelli stanno rispettando gli accordi di Minsk, inoltre la prospettiva che Donetsk stia seriamente considerando di sostituire l’Ucraina con un nuovo stato può voler significare una cosa: dalla DNR sono pronti a una escalation su larga scala di un conflitto di cui non si vede la fine. Costi quel che costi, anche andando contro agli unici alleati nella lotta contro Kiev, i commilitoni separatisti di Lugansk.

    -----------------------------------------------------------------------------------------

    Speriamo che le divergenze si appianino, ogni divisione, ogni contrasto tra le due repubbliche russofone sarebbe un disatro incommensurabile nella lotta al regime naziatlantista di Kiev e al fine della costituzione di uno stato autonomo formato dalle due regioni, che deve restare l'obiettivo primario a lungo termine.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  6. #26
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    La spaccatura che fa tremare il Donbass | L' intellettuale dissidente

    La spaccatura che fa tremare il Donbass

    Attorno al progetto della Malorossiya rischia di implodere l'alleanza tra la Repubblica Popolare di Donetsk e quella di Lugansk, le due principali alleate nell'est Ucraina che riescono a tenere testa all'esercito ucraino e che rappresentano la popolazione russofona del paese

    di Giovanbattista Varricchio - 19 luglio 2017

    E’ notizia di questi giorni che le autorità separatiste della Repubblica Popolare di Donetsk stiano elaborando un progetto a lungo termine volto alla costituzione di un nuovo stato che sia successore di quello Ucraino. Il nome scelto per questa nuova entità è Malorossiya (Piccola Russia), un’antica denominazione zarista dell’area interessata. Ad annunciare la stesura di un piano così ambizioso, quanto pericoloso e divisivo è lo stesso leader dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk Alexander Zakharchenko, il quale ha parlato martedì di un progetto che impiegherà tre anni per la sua realizzazione e sarà volto alla sostituzione dell’Ucraina con un nuovo stato federale e che avrà – neanche a dirlo – la sua capitale proprio nella città ribelle di Donetsk.

    La notizia ha fatto in poche ore il giro del mondo suscitando la disapprovazione della comunità internazionale, nonostante gli autori di questo progetto abbiano cercato ampio sostegno, anche affermando – in maniera discutibile – che la creazione della Piccola Russia non sia in contrasto con gli accordi di Minsk.

    I grandi media, anche italiani si sono soffermati a commentare la notizia in sé, mancando clamorosamente di approfondire l’analisi di questa proposta e soprattutto la reazione di un’altra entità importante nelle zone ribelli del Donbass: la Repubblica Popolare di Lugansk, la quale costituisce insieme con Donetsk la roccaforte della ribellione separatista e anti-maidan dal 2014. La Repubblica Popolare di Lugansk è situata a nord-est di quella di Donetsk e assicura insieme con la seconda l’intero fronte separatista nell’Ucraina sud-orientale fino ai confini con la Federazione Russa.

    Sebbene nel presentare il progetto della Piccola Russia, le autorità di Donetsk avevano citato l’appoggio dei compagni di Lugansk, questi hanno prontamente diramato un comunicato ufficiale attraverso il loro servizio informativo asserendo non solo di non aver partecipato ai dibattiti per la costituzione di un nuovo soggetto statuale e di aver appreso tutto dai mass media, ma altresì che l’iniziativa in sé risulta essere “intempestiva”. La nota, firmata dall’emissario di Lugansk ai tavoli delle trattative a Minsk Vladislav Deinego, si conclude con la precisa volontà delle autorità separatiste di Lugansk di continuare nell’implementazione degli Accordi di Minsk – un percorso tutt’altro facile al momento, ma comunque l’unico percorso che gode dell’appoggio russo, ucraino e della comunità internazionale.

    Si può quindi parlare di una spaccatura all’interno del fronte separatista in Ucraina nel quale una parte (Donetsk) punta ormai a far saltare il tavolo della trattative, lavorando addirittura alla fine dell’Ucraina come stato e mentre l’altra parte (Lugansk) crede ancora nella lotta armata, ma solo come mezzo per risolvere il conflitto con le autorità di Kiev e ottenere infine il ritorno formale Lugansk come entità autonoma ma interna allo stato ucraino. Quest’ultima ipotesi non sembra affatto azzardata anche in considerazione di un precedente tentativo di federazione di queste due entità de facto avvenuto a cavallo tra il 2014 e il 2015. In quel caso si puntava a costituire uno stato comprensivo delle due Repubbliche Popolari, chiamato Novorossiya (Nuova Russia); anche all’epoca il progetto venne sospeso e mai più considerato, presumibilmente per divergenze tra le rispettive autorità.

    Cosa può accadere se la spaccatura che il progetto della Malorossiya sta provocando si acuisse? Nel peggiore degli scenari gli oblast di Lugansk e Donetsk, confinanti ed egualmente pressati ai loro confini dalle truppe regolari di Kiev, potrebbero diventare il caotico teatro di una guerra di tutti contro tutti con effetti nefasti sia per la popolazione civile, sia per le già difficilissime trattative in corso. Insomma il Donbass continua a ballare una danza macabra sul filo del rasoio: né le autorità governative ucraine né le autorità ribelli stanno rispettando gli accordi di Minsk, inoltre la prospettiva che Donetsk stia seriamente considerando di sostituire l’Ucraina con un nuovo stato può voler significare una cosa: dalla DNR sono pronti a una escalation su larga scala di un conflitto di cui non si vede la fine. Costi quel che costi, anche andando contro agli unici alleati nella lotta contro Kiev, i commilitoni separatisti di Lugansk.

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    Speriamo che le divergenze si appianino, ogni divisione, ogni contrasto tra le due repubbliche russofone sarebbe un disatro incommensurabile nella lotta al regime naziatlantista di Kiev e al fine della costituzione di uno stato autonomo formato dalle due regioni, che deve restare l'obiettivo primario a lungo termine.
    Pienamente d'accordo. Il fronte anti-Poroshenko non può e non deve dividersi.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  7. #27
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Kusturica: "Crimea è parte della Grande Russia. Non importa quello che dice qualcuno dal Wisconsis"



    Il noto regista e musicista serbo Emir Kusturica in visita a Yalta, in Crimea, con il suo gruppo Emir Kusturica & The No Smoking Orchestra ha tenuto una conferenza stampa in cui ha dichiarato: "Nel mondo ci sono forze che separano e altre che uniscono". Kusturica ha fatto gli esempi di Yugoslavia e poi Serbia, così come Irak, Libia e Siria, tra gli altri paesi, che furono disintegrati dall'esterno. La Yugoslavia era un grande e felice paese che loro hanno separato. Perché? Non lo sappiamo", ha commentato.

    A differenza di tutti gli altri casi, Kusturica ha sottolineato come in Crimea non ci sia stata una guerra, ma un referendum "nel quale la gente si è espressa in modo chiaro: vogliamo vivire con la Russia".


    E ancora: "Quando la Crimea ha deciso di annettersi alla Russia, io ero convinto che da sempre fosse parte della Russia", ha ricordato.

    A tal proposito, Kusturica ha invitato i crimeani a diffidare se "qualcuno del Wisconsin dichiari che la Crimea sia della Russia o meno", ma di continuare a "fare quello che state già facendo" costruire un aeroporto più grande, strade e altre infrastrutture per la penisola. "La vostra vita è nelle vostre mani".

    E non importa quello che pensano negli Stati Uniti. "Siete parte della grande Russia. Avete fatto quello che dovevate dicendo "si", ha concluso il regista.

    FONTE: RT

    Kusturica: "Crimea è parte della Grande Russia. Non importa quello che dice qualcuno dal Wisconsis" - World Affairs - L'Antidiplomatico
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  8. #28
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Esponente dell'opposizione ucraina morta in uno strano incidente stradale "tra Croazia ed Italia"



    Mistero sul luogo del sinistro. L'ex deputata della Rada si batteva per i diritti dei russofoni. Il suo nome compariva nella blacklist del sito "Mirotvorets"


    di Omar Minniti


    In un incidente dalle dinamiche ancora tutte da chiarire è morta, lo scorso 5 agosto, l'ex deputata ucraina del Partito delle Regioni Irina Berezhnaya. Dopo il golpe di Euromaidan era diventata una delle più accese oppositrici del regime di Poroshenko. La donna viaggiava con la figlia di otto anni e l'autista.
    Uno dei principali dubbi riguarda l'esatta località in cui ha avuto luogo l'incidente. Diverse agenzie e siti di informazione hanno citato un imprecisato tratto della costa adriatica, "tra Croazia ed Italia". Paesi che, tra l'altro, non hanno frontiere in comune, visto che di mezzo c'è la Slovenia. Secondo altre fonti, il sinistro mortale sarebbe addirittura avvenuto in Italia, su una serpentina. Successivamente, media ucraini hanno indicato in Possedaria (in croato Posedarje), nella regione di Zara, il luogo dell'impatto, pubblicando anche delle foto. Per ragioni sconosciute, il conducente avrebbe perso il controllo e l’auto, urtando contro un lampione. La Berezhnaya e l'autista sono morti sul colpo, mentre la bambina è sopravvissuta allo schianto e non si trova in condizioni critiche.
    La tragica morte della donna è stata confermata dall’ex primo ministro ucraino Mykola Azarov e da altri politici di Kiev dell'opposizione.


    Nata a Lugansk nel 1980 e parlamentare dal 2007 al 2014, Irina Berezhnaya si era opposta al movimento di Euromaidan, egemonizzato dall'estrema destra neonazista, ed al colpo di stato che aveva rimosso il presidente Yanukovich. Nonostante il clima di repressione imposto dal nuovo regime e dalle condizioni di semi-legalità (o, in alcuni casi, di clandestinità) a cui sono state sottoposte le opposizioni, si è battuta pubblicamente per i diritti delle popolazioni russofone.
    Il suo nome compariva nella blacklist del sito "Mirotvorets", legato al Ministero degli Interni ucraino, dove vengono pubblicati i nomi, gli indirizzi, i recapiti telefonici ed email di coloro che, a livello nazionale ed internazionale, esprimono posizioni critiche verso il regime golpista e la classe dirigente banderista. Molte persone finite su tali "liste di proscrizione" sono state assassinate o fatte scomparire. Proprio su quel sito, alcuni utenti coperti da nicknames hanno celebrato la morte di Irina, esortando ad "uccidere alla stessa maniera" anche sua madre Elena.
    I funerali dell'ex deputata si sono svolti nella capitale ucraina lo scorso 9 agosto. Ad essi hanno partecipato diversi attivisti, intellettuali ed artisti.

    Esponente dell'opposizione ucraina morta in uno strano incidente stradale "tra Croazia ed Italia" - World Affairs - L'Antidiplomatico
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  9. #29
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Donbass: l’esercito ucraino bombarda le postazioni dei neonazisti del Pravy Sektor




    Secondo alcune testimonianze nel Donbass, la guerra intestina tra le forze governative e i battaglioni paramilitari riconducibili all'estrema destra ucraina è presente nello scenario ucraino sin dal 2014, ma giornali e media ne omettono dinamiche e vittime.



    L’8 agosto, il capo della Repubblica Popolare di Donetsk (DPR), Alexandr Zakharchenko, ha detto che nel prossimo futuro potrebbe verificarsi un deterioramento della situazione sulla linea del fronte nel Donbass. “Ogni sera si verificano dei tentativi di spezzare la linea del fronte nella regione meridionale. L’altro ieri è accaduto nei pressi di Svetlodarsk. Il nemico sta crescendo e apporta armi, munizioni e personale. Credo che presto avverrà un deterioramento,” ha detto Zakharchenko.



    Negli ultimi giorni, infatti, nel Donbass si sono sentiti in continuazione gli spari. L’Ucraina sta concentrando le proprie forze militari ai confini delle repubbliche del Donbass, un procedimento già avviato mesi fa. Nella situazione attuale, tuttavia, vi è una caratteristica importante: il conflitto non si è intensificato solo tra l’Ucraina ed il Donbass, ma anche all’interno delle stesse forze armate ucraine.

    Pochi giorni fa, infatti, l’esercito ucraino (APU) ha sparato dei colpi da un razzo del sistema di artiglieria Grad sulle posizioni delle formazioni paramilitari Pravy Sektor (“settore destro”, create durante l’Euromaidan e di orientamento neonazista). Non si sa quanti neonazisti ucraini siano rimasti vittime del “fuoco amico”, ma si sa che questi hanno promesso di vendicarsi. I militanti del Pravy Sektor avrebbero infatti annunciato il lancio di “un’operazione di rappresaglia” contro i comandanti ed i membri delle forze armate dell’Ucraina.

    Secondo l’intelligence della DPR, i nazisti ucraini sarebbero rapidamente passati dalle parole ai fatti. L’8 agosto, il rappresentante del comando militare della DPR, Eduard Basurin, ha detto che l’intelligence della repubblica del Donbass ha riportato un movimento di colonne naziste ucraine nella zona di responsabilità della 59ª brigata separata di fanteria motorizzata dell’APU: “È stato rilevato un convoglio di cinque autobus e di cinque camion blindati, e nella zona di Kramatorsk (città del Donbass sotto il controllo dell’esercito ucraino, N.d.R) è stato avvistato un convoglio di 28 camion con i nazisti.”

    Secondo alcuni esperti in Russia, il comando ucraino potrebbe guidare l’insorgenza dell’APU contro le postazioni della DPR, per far sì che l’astio del Pravy Sektor e dell’esercito ucraino non si volgano l’uno contro l’altro, bensì contro il nemico comune. Inoltre, l’Ucraina non può mostrare una spaccatura nelle sue fila, che rischierebbe di trasformarsi in una guerra su vasta scala tra le forze paramilitari naziste e l’esercito regolare. Secondo gli esperti, la guerra, almeno nelle forme locali, è più redditizia all’Ucraina: se così fosse, in un prossimo futuro, bisognerebbe aspettarsi un aggravamento della situazione nella DPR.

    Alcuni esperti di Donetsk hanno aggiunto che le forze ucraine aspettano da lungo tempo un attacco, e sono pronti ad incontrarlo a testa alta. Secondo gli stessi esperti, il conflitto tra i neonazisti e gli ufficiali e soldati della APU va avanti da molto tempo, sfociando periodicamente in scontri su larga scala. Il numero delle vittime degli scontri tra le forze armate dell’Ucraina ed il Pravy Sektor sono accuratamente nascosti, ma in tre anni di guerra nel Donbass si possono contare centinaia di persone da entrambe le parti. Un’altra guerra civile sanguinosa e poco conosciuta nel Donbass.

    Silvia Vittoria Missotti

    Donbass: l'esercito ucraino bombarda i neonazisti di Pravy Sektor - l'Opinione Pubblica
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  10. #30
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    Predefinito Re: Osservatorio Donbass

    Avanti così. Che i servi di NATO e UE si scannino a vicenda!!
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