Circa il "buonismo" avevo buttato giù qualche pensiero non molto tempo fa...
Prima degli anni 90, quando il termine politically correct non era entrato nel gergo comune si potevano ancora usare concetti come "Bene" o "Male" senza creare imbarazzo o imbattersi nel sarcasmo altrui. Così il Buono era colui che faceva del bene e il Cattivo colui che faceva del male. Poi è successo che la morale tradizionale è stata messa in discussione e si è imposta quale nuovo valore la "correttezza politica". Per correttezza politica non si intende solo utilizzare un linguaggio non discriminatorio (ad esempio "nero" anziché "negro"), ma anche assumere un atteggiamento non solo "non ostile" ma addirittura "di favore" verso quei soggetti sociali che si presumono svantaggiati. Per cui fa parte della "political correctness" inserire almeno una donna o un nero in una storia per non essere considerati "scorretti" e in questo caso "misogini" o "razzisti".
Questo atteggiamento, che alcuni considerano eccessivo, è stato col tempo giudicato, ironicamente, "buonista". Il Buonista non è il Buono, ma in un mondo in cui i tradizionali concetti di Bene e Male sono stati spazzati via, è colui che ne ha "usurpato" il posto. E non essendovi più spazio nemmeno per il Vero Male, ecco che a contrapporsi al "buonismo" è un atteggiamento uguale e contrario che potremmo definire "cattivismo". Il Cattivista si oppone al Buonista rinfacciandogli atteggiamenti ipocriti e spesso di compiacenza col potere e si caratterizza per un'ostinata crudeltà, sadismo, e un costante e beffardo ghigno (qualcuno ha pensato a Tarantino? Azzeccato.)