Originariamente Scritto da
Ivan
Credo che la responsabilità dell'inerzia della Milizia sia stata tutta di Galbiati.
Egli, tra le 19 e le 22 del 25 luglio, appresa la notizia dell'arresto di Mussolini alle 17,20 a Villa Savoia, non volle dar corso alle richieste di reazione militare provenienti dagli alti gradi della Milizia e, anzi, con una telefonata al sottosegretario agli Interni Albini alle 22,30, assicurò la fedeltà al Re e al nuovo governo. Intorno a mezzanotte, venne destituito e sostituito dal gen. Armellini.
Sul comportamento suo in quelle convulse ore, ebbe nel dopoguerra, una famosa disputa giudiziaria con Vanni Teodorani, parente di Mussolini, che lo accusava di codardia per quei fatti.
La sua replica, nel processo e altrove, fu sempre quella di aver voluto evitare la guerra civile.
La "M" aveva trentasei carri pesanti, 24 Panzer tipo III e IV e 12 carri semoventi StuG III Ausf. G e, inoltre, 20 cannoni 47/32, 36 mortai da 45 mm, 16 da 81 mm, circa 280 armi automatiche pesanti (mitragliatrici, fucili mitragliatori, ecc...), 24 lanciafiamme, 510 veicoli da trasporto, 30 autovetture, 261 motociclette, 24 trattori, 6 rimorchi, 3 autofficine. Probabilmente avrebbero avuto ragione delle deboli difese apprestate nelle ore precedenti intorno a Roma.
Erano poi presenti a Roma, si calcola, circa ottomila tedeschi tra militari, istruttori, agenti dei servizi, personale di sicurezza e di legazione, spie e "delegazioni" eterogenee , allertati in quelle settimane dalle voci che circolavano sulla solidità del regime dinnanzi alla crisi, precipitata collo sbarco alleato in Sicilia.
In quelle ore Mussolini era prigioniero in una caserma degli allievi Carabinieri in via Legnano, a Roma-Prati.