"Maternità surrogata? Io la farei. Per mio fratello e per chiunque. Il corpo è mio"
Capelli corti biondi, la pelle bianca, nettissimo l'accento di Siracusa: "Sarei disposta a mettere a disposizione il mio utero ad una coppia che può avere figli". Intervistata da HuffPost Italia, Martina Colomasi è un'avvocata di 28 anni, quando si presenta dice: "Sono un'avvocata", declinandolo al femminile. Una ragazza come tante. Studentessa fuori sede prima, libera professionista adesso. Vive a Roma con il fratello. "Sono eterosessuale, cattolica e vado al Pride. Sostengo i diritti LGBT che appartengono a tutti ma soprattutto sono una donna libera". Le labbra rosse come il velluto, Martina fa parte di Rete Lenford: un gruppo di avvocati che collabora per sensibilizzare sul diritto relativo alle persone LGBT, e offrire aiuto legale alle persone che ne hanno bisogno.
Martina, da eterosessuale come sei arrivata a questa sensibilità per i diritti LGBT?
Ero totalmente inconsapevole del mondo fuori. Del mondo LGBT. Poi, un giorno, il mio migliore amico si confessa: "sono gay". Avevo 19 anni, vivevo a Roma da poco. Così ho cominciato a conoscere il mondo in cui vivevo. Se ci penso ero un po' omofoba, o meglio ignorante
E poi cos'è successo?
Poi la mia vita è cambiata, la mia visione è cambiata. Ho iniziato anche a fare attivismo. Nella mia università, insieme ad altri amici, gran parte eterosessuali fondammo Luiss Arcobaleno (la prima associazione LGBT fondata da un gruppo di studenti dell'ateneo). E poi è successa una cosa assurda se ci penso.
Cosa?
Mio fratello ha fatto coming out. Durante quell'anno avevo raccontato ai miei le mie esperienze, il mio quotidiano. Raccontavo dei Pride, dicevo: "Sai mamma sono stata al Pride e non è una carnevalata è una festa di diritti". Quello che vedevo con i miei occhi e sentivo con le mie orecchie. La scoperta di mio fratello però mi ha cambiato, mi ha reso più battagliera
Tu sei cattolica, hai fatto anche parte dell'AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) fino a poco tempo fa
Ho cercato di portare una battaglia dentro l'AGESCI e sono stata allontanata. Da dentro mi sono resa conto che l'interpretazione davano delle sacre scritture antico e nuovo testamento non erano conforme alla società ma a prescindere di questione di fede lì c'è un discorso educativo. Abbiamo che fare con adolescenti devi essere preparato a gestire un ragazzo che è anche omosessuale. L'obiettivo era far capire ai capi come rapportarsi a queste persone e da lì ho portato la battaglia dentro gli AGESCI. Dentro lo scoutismo. È stata la battaglia più dura. Il primo passo è stato invitare gli scout nel 2015 al Pride di Roma. Ricordo che quel giorno c'era l'incontro del papa con gli agesci di tutta italia, scrissi una lettera aperta dove dicevo: "siccome alla base dello scoutismo c'è conoscere giudicare agire". Prima di fare qualcosa devi conoscere farti un'idea e agire. Ho chiesto prima di agire venite a conoscere e poi vi fate un'idea.
Quali sono state le reazioni?
Parecchi sono venuti, in uniforme, un momento quasi storico. Ma sono stata segnalata dai capi scout nazionali. Ricordo che in passato anche delle suore andarono dal vescovo dicendo: "c'è una capo scout che omosessualizza i ragazzi". Con delle scuse sono stata messa alla porta.
C'è un tema che emerge spesso da quando sono state approvate le unioni civili. Quello della maternità surrogata detta volgarmente "utero in affitto". Che ne pensi?
Io la farei. L'ho capito quando ho scoperto che mio fratello era omosessuale. Ho pensato subito: "Non potrà avere figli". E la risposta è venuta da sé. Poi ho capito che lo avrei fatto anche per gli altri, non solo per mio fratello. Una mia carissima amica non riesce ad avere figli. Vederla soffrire ogni volta che faceva l'omologa, tornava a casa, aspettava i risultati e scoppiava in un pianto mi ha dato da pensare. Perché non farlo poi? Il corpo è mio.
Come fa una ragazza così giovane ad arrivare a questa conclusione?
È stata mia madre. Ricordo che una decina di anni mia madre proposte ad un amica che non poteva avere figli : "Se vuoi lo porto avanti io". Senza chiedere nulla a mio padre. Candidamente. Le chiesi "perché non hai chiesto a papà". Lei rispose: "perché il corpo è mio"
Ci sono movimenti femministi contrari, anche alcuni attivisti LGBT recentemente hanno sollevato qualche dubbio sulla gestazione per altri:
Chi ha questa idea probabilmente non conosce la situazione di quelle coppie che non possono avere figli. Il figlio delle coppie lesbiche, gay, ma anche eterosessuali sono fortemente voluti. Non sono un vezzo. Sono un parto della mente che dura anni.
E chi parla di sfruttamento?
È vittima di un retaggio culturale di tipo patriacale. Il fatto che dicano che la donna è sfruttata vuol dire che chi sta scegliendo non lo fa in maniera consapevole. Il fatto che parlino di sfruttamento vuol dire delegittimare le scelte delle donne, tornare indietro di mezzo secolo. Non si rendono conto che è una libera scelta. Nessuno sta dicendo sfruttiamo le donne ma solo permettiamo alle donne di scegliere liberamente. Bisogna regolamentare la GPA, dettagliatamente. Ci sono delle situazioni delicatissime che riguardano anche l'interruzione di gravidanza, il diritto dei genitori sociale, la situazione della portatrice. La mancanza di regolamentazione rischia solo a casi estremi.