Borsellino, il ricordo di Di Pietro: "C'era pronto il tritolo anche per me" - IlGiornale.it

Le rivelazioni dell'ex pm: "Il tritolo era pronto anche per me, così hanno raccontato i pentiti. Grazie a Dio con me si sono fermati alla delegittimazione. Mani pulite è stata fermata quando si è collegata a mafiopoli"

pulite è stata fermata quando si è collegata a mafiopoli"
Ivan Francese - Mer, 19/07/2017 - 13:46





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Negli anni '90 il tritolo era pronto anche per Antonio Di Pietro.


A raccontarlo è proprio l'ex pm, simbolo di Mani Pulite, in un'intervista a ECG su Radio Cusano Campus, nel giorno del 25esimo anniversario della strage in cui venne ucciso, proprio come il tritolo, il magistrato siciliano Paolo Borsellino.
"Il tritolo era pronto anche per me, così hanno raccontato i pentiti. Grazie a Dio con me si sono fermati alla delegittimazione. L'inchiesta Mani pulite è stata fermata proprio quando si è collegata investigativamente a mafiopoli. Quando interrogavo imprenditori delle massime imprese del Nord, mi raccontavano come stavano i fatti solo fino a quando non si parlava di Sud. Quando arrivava il momento di parlare di mafia, mi dicevano 'Di Pietro arrestami, ma se parlo loro mi ammazzano'."
"Quello che ho scoperto io prima di me lo avevano capito i Falcone e i Borsellino - prosegue l'ex magistrato - Quando arrivai al punto, fui costretto a dimettermi da un'opera di delegittimazione per potermi difendere in tribunale da comune cittadino. Sono stato fortunato, ho trovato questo sistema al posto del tritolo."
Il ricordo del 1992
In occasione dell'anniversario di via D'Amelio, Di Pietro rievoca anche alcuni momenti fra i più drammatici di quel 1992. "Al funerale di Falcone incontrai personalmente Borsellino e lui mi disse 'Antonio, facciamo presto, non abbiamo più tempo' - ricorda - Lui sapeva che ormai si era arrivati a un punto critico. Era arrivata l'informativa dei Ros, c'era anche il mio nome tra quelli che dovevano morire. Io sono stato assistito dal sistema di sicurezza in modo molto determinato. Per un certo periodo io e la mia famiglia fummo mandati all'estero. Andai con un nome di copertura in Costarica per qualche mese. 25 anni fa avevi il criminale di fronte, lo affrontavi, lui aveva la pistola, tu avevi il codice. Oggi il criminale magari non ha più la pistola, ma la legge in mano, e può scriversela come gli pare e piace"
E ai cronisti che gli chiedono se la morte di Borsellino sia da considerarsi una strage di Stato, Di Pietro risponde: "Lo Stato aveva il dovere e la possibilità che accadesse, sia attraverso un sistema di controllo preventivo, sia contrastando più efficacemente la criminalità. Parlerei di uno Stato omissivo."