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  1. #111
    Lo spirito del '22
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    ci tengo a precisare che la "pizza" di dominoes fa cagare
    Hitler or Hell.

  2. #112
    ⨁👌 Odio il cristianesimo
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Piani chiari e corridoi umanitari: l’Unione europea deve attuare gli impegni presi a giugno. E l’Italia deve continuare a salvare le vite umane in mare sulla rotta mediterranea. E’ la linea del presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto in Parlamento per riferire in vista del Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 21 e 22 ottobre. Draghi aggiunge che “l’approccio del governo non può che essere equilibrato, efficace e umano. Deve essere efficace in due sensi, nel proteggere i confini nazionali dall’immigrazione illegale e dai traffici dell’immigrazione, ma efficace anche nell’accoglienza. Per trasformare i migranti in fratelli occorre saperli accogliere, bene e con il senso dell’importanza di essere italiani. Sennò non riusciremo ad accoglierli e ne faremo dei nemici. E ne abbiamo già fatti di nemici”. Una posizione espressa poco dopo aver detto che in effetti gli sbarchi sono “doppi rispetto a quelli dello stesso periodo dell’anno scorso”.


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/20/migranti-draghi-allue-ora-piani-chiari-e-corridoi-litalia-impariamo-ad-accogliere-e-saranno-fratelli-oppure-li-renderemo-nemici/6361625/
    Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
    Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.

  3. #113
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Accoglierli bene, quindi caricarli di soldi e figa.
    I gigabyte gratis e i monopattini non bastano più.

  4. #114
    Lo spirito del '22
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    le solite troiate dette dai soliti stronzi.

    draghi alla fine è una specie di automa, mica umano.
    Hitler or Hell.

  5. #115
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Citazione Originariamente Scritto da FrancoAntonio Visualizza Messaggio
    https://www.dagospia.com/rubrica-2/m...zza-294598.htm

    Vito Punzi per "Libero quotidiano"

    Rainer Zitelmann, tedesco di Francoforte sul Meno e classe 1957, è storico e sociologo neoliberista e libertario, membro del Fdp, il partito liberale guidato dal neo ministro delle finanze Christian Lindner, ma anche investitore immobiliare, in due parole: un ricco. Dopo aver pubblicato l'anno scorso La forza del capitalismo, l'Istituto Bruno Leoni presenta ora il suo ultimo libro, Ricchi! Borghesi! Ancora pochi mesi! Come e perché condanniamo chi ha i soldi (p. 324, 20,00), per la cui versione originale tedesca l'autore in realtà non ha scelto uno slogan, ma un più prosaico La società e i suoi ricchi. Pregiudizi sudi una minoranza invidiata.

    Un libro che Zitelmann, fiero del suo essere ricco, ha scritto partendo dai risultati di un sondaggio condotto in Francia, Gran Bretagna, Germania, Usa e Italia dagli autorevoli istituti Ipsos Mori e Allensbach, finalizzato alla comprensione dell'atteggiamento delle persone verso i ricchi, intendendo questi come coloro che, oltre a una casa, possiedono almeno un milione di euro, di sterline o di dollari: un'indagine comparativa internazionale che in questi termini non aveva precedenti.

    Per capirne il valore è sufficiente leggere l'esito delle risposte alla prima domanda: quali di questi gruppi (musulmani, immigrati, ebrei, neri, omosessuali, disabili, persone che vivono di sussidi, donne, cristiani, disoccupati e ricchi) bisogna stare attenti a non criticare in pubblico? In tutti i Paesi indagati il gruppo che risulta dare meno problemi se criticato pubblicamente è quello dei ricchi (quasi scontato rimarcare che in cima alla lista dei non criticabili vi siano i musulmani e i neri).

    CHI VINCE E CHI PERDE Tra gli altri risultati del sondaggio c'è la conferma che nei Paesi indagati un ruolo chiave nel plasmare la posizione delle persone nei confronti dei ricchi è giocato (ancora) dal cosiddetto «pensiero a somma zero», secondo il quale i ricchi diventano tali a spese degli altri; la vita economica, cioè, non sarebbe altro che un gioco «come il tennis, in cui un giocatore deve perdere perché l'altro vinca».

    ESEMPIO CINESE Anche in questo caso, come in altre sue pubblicazioni, Zitelmann per confutare questa visione "erronea" ricorda quanto avvenuto dal 1981 ad oggi in Cina, dove il costituirsi di un folto gruppo di miliardari (da uno, allora, a oltre 400, oggi) è stato accompagnato dal quasi azzeramento della popolazione in condizioni di estrema poverta.

    Dunque, dice Zitelmann, senza porsi troppe domande circa la libertà d'opinione, di culto ecc., «il forte calo della povertà e il contemporaneo aumento del numero di miliardari sono due facce della stessa medaglia». Chi ha particolarmente sorpreso (in positivo) Zitelmann sono stati i giovani italiani (all'Italia sola, non alle altre nazioni, dedica una capitolo specifico). Una soddisfazione, rispetto alle loro risposte, che il tedesco, dicendosene «molto contento», esprime già nella Prefazione: «I giovani italiani hanno molti meno pregiudizi verso i ricchi rispetto ai connazionali più anziani e sono meno prevenuti rispetto, per esempio, ai giovani americani. Nel complesso, l'invidia sociale è più bassa in Italia che in Francia e nel Paese in cui vivo, la Germania».

    IL CAPRO ESPIATORIO Tra gli altri capitoli del libro, molto interessante quello dedicato alla psicologia del capro espiatorio: «Nel corso della storia», scrive Zitelmann, «alcuni gruppi sono stati identificati come colpevoli di eventi negativi che non potevano essere spiegati in altro modo». E nelle situazioni di crisi sociale è il ricco, o più genericamente la persona o il gruppo altolocati, ad essere individuati dalle masse come capri espiatori. Ed è nel suo Paese che lo studioso riscontra a questo proposito i dati più negativi: «Il pensiero da capro espiatorio e la credenza nel gioco d'azzardo a somma zero sono molto pronunciati in Germania, specie nei Länder orientali.

    Addirittura più della metà dei tedeschi concorda con l'affermazione: Molti ricchi hanno raggiunto la loro prosperità solo perché si sono arricchiti a spese degli altri». Ciò che invece sorprende positivamente Zitelmann è il giudizio dei tedeschi con un passato migratorio: la loro avversione per i top manager, gli investitori immobiliari e finanziari e per i banchieri è minore rispetto a quella dei tedeschi autoctoni.

    Per concludere: se nei primi capitoli, per rispondere alle «ambizioni scientifiche» dello studio, vengono trattati i diversi concetti e le definizioni e sono presentate le metodologie utilizzate, per il resto Zitelmann si è sforzato, riuscendoci, di scrivere un libro facile da capire e piacevole da leggere, pieno di spunti accessibili ad un ampio pubblico di lettori.
    A dimostrazione che il capitalismo malato viene solo potenziato dai negri e dai migranti non-bianchi, visto che sono gli stessi che ammirano gli stessi ricchi che li han fatti venire - in un circolo vizioso infinito interrompibile solo tagliando la testa ai capitalisti.

    Abbattuto il capitalismo i parassiti migranti non avranno motivi per venire.
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  6. #116
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Il 43% dei/delle modelli/e delle passerelle di moda inglesi dell'autunno-inverno 2021 sono negri/e.

    https://www.theguardian.com/fashion/...odels-on-cover

    Ricordiamo che il settore della moda è tra i più parassitarii ed inutili del capitalismo.
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  7. #117
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Draghi, banchiere capitalista, sostiene l'immigrazione di non-bianchi per motivi di sfruttamento di manodopera del lavoro.

    Citazione Originariamente Scritto da BrunildeBrunella Visualizza Messaggio
    Il presidente del Consiglio firma il decreto per l’ingresso di migranti sul mercato del lavoro: è il doppio della quota 2021



    Mario Draghi ha superato i contrasti politici, ha mediato sulle cifre, ha incassato un provvedimento subito apprezzato dalle associazioni di categoria. Il decreto flussi torna una scelta di governo per rispondere alla carenza di manodopera. Il testo firmato da Draghi prevede il doppio dei migranti dell’anno scorso ma anche degli anni precedenti. Lo stesso presidente del Consiglio ha annunciato la necessità di un decreto integrativo se il fabbisogno di forza lavoro lo richiederà. Un indirizzo non in contrasto, al di là delle apparenze, con il flusso di sbarchi contraddistinto da un bilancio 2021 raddoppiato rispetto all’anno scorso.

    Programmazione transitoria
    Il provvedimento, firmato il 21 dicembre, parla di «programmazione transitoria». Contempla per i migranti autorizzati all’ingresso «motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo». La «quota complessiva massima» è di «69.700 unità». A palazzo Chigi il testo è rimasto per diversi giorni conteso nelle limature finali: il tema della discussione è stato il numero totale di ingressi. Il decreto flussi è stato messo a punto in via primaria dai tecnici dei ministri Luciana Lamorgese (Interno) e Andrea Orlando (Lavoro) insieme al ministero degli Esteri. La parola finale a Draghi essendo un Dpcm, acronimo ormai famoso di decreto del presidente del consiglio dei ministri. Sulla cifra definitiva non c’è stata più alcuna obiezione.

    Probabile un altro decreto
    «Rispondiamo a una richiesta da parte dell’industria italiana, specialmente nell’edilizia, che è anche maggiore di questa cifra» ha sottolineato il presidente del Consiglio in occasione della tradizionale conferenza stampa di fine anno. Conferma il ministro del Lavoro Andrea Orlando: la quantificazione del decreto è «un numero importante, più del doppio rispetto a quello previsto negli ultimi io anni. Eppure è al di sotto dei fabbisogni che ci vengono rappresentati». Le imprese apprezzano. Si vedrà a questo punto la forza dei numeri rispetto alle necessità. «Così salviamo il raccolto» esulta la Coldiretti. Il decreto, per esempio, prevede 20mila stranieri destinati ai «settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia e turistico alberghiero». La provenienza è indicata nel testo e riguarda paesi asiatici, africani e dell’est Europa.

    Sbarchi, il doppio rispetto al 2021
    Il tema degli sbarchi è stato spesso presente nel dibattito politico, alimentato da Lega e Fratelli d’Italia. Ma mai in prima linea. I numeri, certo, sono eloquenti. Il cruscotto statistico giornaliero del ministero dell’Interno registra al 22 dicembre 64.100 migranti giunti sulle nostre coste dal primo gennaio 2021. Nello stesso periodo l’anno scorso erano stati 33.745 mentre due anni fa si limitavano a 11.280. Nella seconda metà di questo mese c’è stato un picco di approdi tra il 16 e il 17 dicembre con 730 stranieri. I tunisini sono in testa tra le nazioni di provenienza (15.477) seguiti dagli egiziani (8.135) e i bengalesi (7.656). La questione tornerà di nuovo alla ribalta. Certo sul tema Draghi ha sollecitato tutta l’Europa a impegnarsi sul serio.

    https://www.ilsole24ore.com/art/per-...ppiati-AELlxL4

    https://archive.ph/dvIAD



    -------------


    L'Espresso, del gruppo Gedi (del padrone capitalista Elkann) dice che necessitiamo di 400mila immigrati - ma 400mila ogni anno!

    Alla nostra economia servono 400mila immigrati l’anno
    di Eugenio Occorsio

    10 Dicembre 2021



    Gli immigrati non sono un’insidia, né tantomeno un’“invasione”. Esattamente all’opposto, come spiegano concordi le organizzazioni internazionali, dall’Ocse al Fmi: sono una risorsa economica cruciale in una fase storica in cui - per motivi che non c’entrano nulla con l’immigrazione - i Paesi occidentali, e l’Italia in particolare, vivono una crisi demografica irreversibile. «Meno abitanti significano meno potenziali lavoratori, meno produzione, tasse, contributi, consumi, insomma meno Pil, tutti i danni del decremento di popolazione che è causa non ultima del ristagno di crescita e produttività dell’Italia negli ultimi vent’anni, a parte le montagne russe del periodo pandemico», conferma l’economista Carlo Cottarelli. «La situazione è tale che potrebbe portare in un futuro non lontano all’insostenibilità dei conti pubblici». I residenti in Italia, compresi i 5 milioni di stranieri regolarizzati (diventano 6 se includiamo chi è diventato cittadino), sono oggi 59,3 milioni. Dieci anni fa eravamo 60,3 milioni, ma a inquietare è la previsione dell’Istat: se si va avanti con questo ritmo saremo 58 milioni nel 2030, poi 54 nel 2050 e 47 milioni nel 2070.

    Gli immigrati non bastano a compensare il calo ma danno un aiuto importante: secondo il Dossier immigrazione del centro studi Idos, fra il 2002 e il 2020 gli italiani fra i 20 e i 49 anni - l’“età d’oro” per il lavoro - sono diminuiti di 4,6 milioni (da 23,8 a 19,2) mentre gli stranieri di pari età sono aumentati di 2,1 milioni, da 900mila a 3 milioni. «Gli immigrati rappresentano un’insperata, almeno parziale, ancora di salvezza», spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica. «Nelle sue proiezioni, l’Istat include una quota di stranieri calcolata sulla base delle tendenze passate: prevede che si tornerà, dopo la sospensione per il Covid-19 (-30% gli arrivi nel 2020, ndr), alla media dei dieci anni fino al 2019 di 280mila entrate l’anno. Che però diventano poco più della metà se si considera quanti italiani nel frattempo lasciano il Paese. I vantaggi sarebbero diversi se l’Italia, avviata sulla via di un solido sviluppo, consentisse un afflusso dell’ordine dei 400mila migranti l’anno, sempre al lordo delle uscite, compensando in parte la grave perdita di popolazione in età attiva e allentando la pressione ai confini». I migranti vengono se l’Italia è attrattiva, e diventano causa ed effetto di una migliore crescita come in Germania, dove pure uno studio della Bundesbank quantifica in 3-400mila gli arrivi ulteriori che sono necessari.

    «Ovviamente il tutto - dice Rosina - va organizzato bene, identificando le esigenze di assunzione delle aziende e le capacità di ogni soggetto per poterlo poi avviare su percorsi di formazione specifici». Un processo, aggiunge Giampaolo Galli, economista della Cattolica, «che dovrebbe iniziare presso le ambasciate italiane nei Paesi d’origine alle quali gli aspiranti migranti devono potersi rivolgere per valutare le possibilità d’impiego in Italia, su cui le rappresentanze diplomatiche vanno intanto aggiornate: una procedura già prevista ma pochissimo attuata».

    Non basta però alzare le quote perché l’equazione inclusione-risorsa divenga operativa. «La pandemia ha spazzato via quasi tutti i progressi in termini di integrazione degli ultimi dieci anni», commenta Stefano Scarpetta, che come direttore per il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse ha coordinato il rapporto “International Migration Outlook” appena pubblicato, una miniera di dati sui flussi dei migranti e sulla loro integrazione economica e sociale in tutti i 37 Paesi membri, dall’Australia agli Usa e all’Europa. «Le disuguaglianze, che faticosamente si erano ridotte, si sono di nuovo esacerbate. I lavoratori nati all’estero sono stati molto più colpiti dalla perdita di posti perché generalmente in possesso di contratti di lavoro più precari ma anche perché concentrati nei settori più bersagliati: nell’ospitalità per esempio gli stranieri, in tutto il mondo, coprono il 25% dell’occupazione. Senza contare che la tensione ha portato al riaffiorare di pericolosi sentimenti anti-migranti quasi dappertutto». Se non si recupera in fretta, aggiunge Scarpetta, le disuguaglianze continueranno a divaricarsi: «Bisogna cominciare dalla scuola, dove tra l’altro è stata devastante ovunque la Dad visto che almeno un terzo dei migranti non parla in casa la lingua del Paese che li ospita e quindi è urgente attrezzare corsi di recupero. E poi curare le condizioni abitative e in generale le infrastrutture che facilitino la loro integrazione: ne trarrebbe vantaggio l’intera società».

    In Europa, a partire dall’Italia dove i fondi sono maggiori, la grande occasione sarebbe il Pnrr, «però la voce “immigrazione” è come dimenticata», commenta Corrado Bonifazi, demografo e dirigente di ricerca del Cnr. «Eppure la formazione è essenziale: si dice sempre che con i migranti si potrebbero coprire le discrepanze fra domanda e offerta di lavoro, però non si può neanche improvvisare un addetto a qualsivoglia competenza. Si può però abbastanza rapidamente migliorare il livello di preparazione di base dei migranti per introdurli meglio sul mercato del lavoro». Peraltro già oggi, in mezzo a tutte queste difficoltà, gli immigrati non pesano sul bilancio pubblico, anzi: «Dagli stranieri residenti in possesso di un regolare contratto di lavoro arrivano oggi all’Inps contributi per oltre 15 miliardi l’anno a fronte di prestazioni ricevute per circa un miliardo», spiega Massimo Baldini, docente di Politica economica all’Università di Modena-Reggio. «Sono più di 14 miliardi di contribuzione netta per le casse dell’ente di previdenza». Oggi gli stranieri residenti in Italia in possesso di una posizione Inps sono 3.760.421, stando all’Osservatorio stranieri dello stesso ente pubblicato il 25 novembre.

    Di questi, 267mila sono pensionati, e 300mila percepiscono prestazioni a sostegno come il reddito di cittadinanza. Ma tutti gli altri lavorano, e il tasso di occupazione della comunità straniera è più alto di quello degli italiani: 58,8% contro 58,1%. Nel complesso, i migranti “costano” allo Stato fra istruzione, sanità, sicurezza, interventi sociali, appunto pensioni, giustizia, cassa integrazione e altri servizi, un totale di 25,5 miliardi. Di contro, “rendono” fra contributi, utenze, tasse, bolli per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno e via dicendo, 29,5 miliardi. Risultato: 4 miliardi netti che le amministrazioni italiane incassano a beneficio dei bilanci pubblici.

    Del resto, i migranti in tutto il mondo contribuiscono più di quanto ricevono: secondo il rapporto Ocse già citato, il saldo netto arriva a ben 570 miliardi di dollari. Eppure il contributo degli stranieri potrebbe essere ancora maggiore se ci fosse una consapevolezza più diffusa e una volontà politica razionale.

    https://espresso.repubblica.it/econo...nno-328666041/

    https://archive.ph/fLhSK

    ---


    Le imprese e Confindustria vogliono migranti come carne da lavoro.

    Migranti, il governo si divide. Le imprese: ne servono di più
    Il decreto flussi dovrebbe alzare gli ingressi da 30.000 a 80.000. Carroccio sulle barricate

    Martedì 30 Novembre 2021, 00:49

    L’obiettivo resta sempre quello espresso qualche giorno fa dal ministro del Lavoro Andrea Orlando quando spiegò che sul decreto flussi «non è stato possibile procedere nella maniera auspicata per il 2021, ma stiamo lavorando come governo per verificare la possibilità di ottenerlo in tempo per il 2022 perché sappiamo quanto sia importante questo tema per dare un quadro di certezze alle imprese». Il testo è in elaborazione e dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri prima della pausa natalizia, ma il condizionale è d’obbligo per il nervosismo che si coglie all’interno della maggioranza. A mettersi di traverso è soprattutto la Lega che negli abrogati decreti-Salvini prevedeva un tetto di 30mila unità agli ingressi di stranieri.

    Eliminato il tetto, si mettono in fila le richieste dei singoli settori. «Prima di aprire le porte agli stranieri dobbiamo dar lavoro ai tre milioni di italiani che percepiscono il reddito di cittadinanza e che ancora attendono l’avvio delle politiche attive per il reinserimento nel mondo del lavoro», sostiene la Lega con il sottosegretario del ministero dell’Interno Nicola Molteni. Il distinguo leghista spinge alla cautela le altre forze politiche. Dal Nazareno fanno sapere che si attende di leggere il testo del decreto e rimandano al lavoro che sta facendo il ministro Orlando. Carlo Sibilia, sottosegretario M5S al ministero dell’Interno è più esplicito: «Sul decreto flussi abbiamo sempre spinto al massimo perché è uno strumento che ci ha sempre convinto» in quanto «definisce le necessità lavorative delle persone in ingresso nel nostro Paese». Ma anche Sibilia attende di leggere il testo e dice di non sapere «se ci sono criticità al momento».

    E mentre la politica si divide, le imprese si ritrovano a fare i conti con la carenza di manodopera, cosa che sta per diventare un serio problema soprattutto per quei lavori che gli italiani non vogliono più fare. La raccolta nei campi, ad esempio. Nell’agricoltura già sono impiegati praticamente in pianta stabile 340 mila lavoratori stranieri (il 32% del totale degli operai agricoli in Italia), ma non bastano. Nei periodi di raccolta servono i rinforzi degli stagionali. Se non arrivano regolarmente, attraverso il canale del decreto flussi appunto, o si rinuncia a una parte della produzione oppure giocoforza si devono prendere lavoratori in nero. Due soluzioni che gli imprenditori vorrebbero evitare. Zootecnia e ortofrutta sono i settori agricoli con maggiori problemi di manodopera.

    «Non possiamo più aspettare, il governo deve varare al più presto il decreto flussi», esorta Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. L’agroalimentare italiano - osservano in Coldiretti - è uscito dalla pandemia più forte di prima con il record di fatturato e quello delle esportazioni che raggiungeranno i 52 miliardi a fine anno. «Per sostenere la crescita è necessario garantire la presenza di lavoratori in un settore come quello agricolo dove un prodotto su quattro viene raccolto da mani straniere. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine», spiegava l’associazione in una nota qualche giorno fa. Attualmente il 62% dei lavoratori stranieri che hanno un contratto in Italia sono di origine extra-Ue soprattutto africana. Provengono dai paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest (Senegal, Nigeria), ma anche dall’Est Europa (Albania ed Ucraina) e dall’Asia (India e Pakistan).

    Anche gli artigiani non se la passano bene dal punto di vista della manodopera: «Le nostre imprese hanno registrato un aumento degli ordini, ma l’86% delle aziende ha seri problemi di produzione, dovuti soprattutto all’aumento del costo delle materie prime e dei semilavorati, accompagnati da un’enorme difficoltà nel reperimento del personale, come dichiara il 59% degli imprenditori intervistati», dice Stefano Di Niola, segretario della Cna di Roma. Un altro settore in affanno per carenza di manodopera è quello delle costruzioni, che tra superbonus e opere pubbliche legate al Pnrr è in forte ripresa. Il centro studi dell’Ance stima per il 2022 un fabbisogno occupazionale aggiuntivo diretto nel settore di circa 170mila unità e altri 95.000 nei settori collegati.

    https://www.ilmessaggero.it/politica...e-6353050.html

    https://archive.ph/YawuA

    -------

    Enrico Letta, PD, ovviamente amico di Confindustria, dice chiaramente che abbiamo bisogno di migranti come carne da lavoro.

    04 giugno 2021 14:04
    Letta: "Serve manodopera, accogliere più migranti"
    Il leader dem precisa: "Il nostro sistema imprenditoriale ha bisogno di manodopera"

    "In molti campi dobbiamo capire che probabilmente serve manodopera che viene dall'immigrazione. I giovani italiani sono pochissimi, il nostro sistema imprenditoriale ha bisogno di manodopera". Lo afferma il segretario del Pd Enrico Letta, osservando: "Per motivi di tutti i tipi, dobbiamo concepire il nostro futuro con una maggiore capacità di accoglienza e integrazione. So benissimo che toccare questo tema...".

    https://www.tgcom24.mediaset.it/poli...-202102k.shtml

    https://archive.ph/246tH

    anche

    https://www.ilgiornale.it/news/polit...e-1951831.html

    https://archive.ph/yYoXd
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  8. #118
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    In mancanza di negri i padroni usano gli ucraini. Cambia la razza, ma ai padroni interessa solo una cosa: importare manodopera a basso costo, fottendosene anche se si tratta di fratelli bianchi e slavi.

    Allarme balneari: "Giovani allergici al lavoro". Italiani snob, assunti gli ucraini per l'estate

    Ci sono lavori che gli italiani non vogliono più fare. Un tempo erano quelli più umili, oggi tocca agli impieghi stagionali. I classici «lavoretti estivi» che una volta servivano ai più giovani per mettere da parte qualche soldo e oggi, invece, vengono snobbati, «perché non è bello lavorare quando gli altri si divertono». E allora, per sopperire alle difficoltà di reclutamento e, contestualmente, compiere un gesto di solidarietà, albergatori e gestori di stabilimenti stanno offrendo contratti alle donne ucraine arrivate in Italia in seguito all’invasione russa. La «finestra» si è aperta grazie al Dpcm del 28 marzo scorso quando, recependo una direttiva europea, l’Italia ha disciplinato la concessione del permesso di soggiorno per protezione temporanea ai profughi ucraini, permettendo l’accesso al mercato del lavoro per un periodo di sei mesi prorogabile per altri sei. «Ci siamo messi subito in contatto con i sindacati ucraini - spiega Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil Emilia Romagna - e abbiamo preparato un accordo che prevede di mettere al lavoro negli stabilimenti, negli alberghi e nei bar 20, 25 donne ucraine che già si trovino in Italia o arrivino appositamente da Kiev». Appena l’accordo sarà ufficiale, presumibilmente nei prossimi giorni, «c’è già mezza riviera romagnola che mi ha chiesto di poter dare un impiego a queste lavoratrici».

    Il motivo è presto detto. «Abbiamo enormi difficoltà a trovare lavori italiani - racconta Simone Battistoni, presidente per l’Emilia Romagna del Sib (Sindacato Italiano Balneari) - perché rispetto ai decenni scorsi è cambiata la mentalità. I genitori non spingono più i figli ad accettare impieghi così "umili", se ne vergognano. E gli stessi giovani non gradiscono lavori così "scomodi". Perché si è impegnati d’estate, di sera. Quando gli altri si divertono. E poi, certo, ci sono i sussidi...». La solita storia dei giovani che non lavorano perché percepiscono il reddito di cittadinanza? «Non proprio» continua Battistoni, «ma è un fatto che queste elemosine di Stato hanno trasformato il lavoro in qualcosa da stupidi. Si è creato uno stigma. Se accetti un impiego stagionale, se sacrifichi le tue vacanze sei uno sciocco, un poveraccio, un poco furbo». Magari c’è anche il problema di essere pagati poco, lo sfruttamento. «Guardi - conclude Battistoni - noi abbiamo aderito all’accordo della Uil per i lavoratori ucraini, c’è di mezzo il sindacato, quindi i contratti sono più che regolari. E pensi che, oltre alle donne ucraine che lavoreranno nelle cucine e negli alberghi, ne assumeremo una che farà da baby sitter per i figli delle sue connazionali». Le cifre delle «paghe» le dà Enrico Schiappapietra, presidente del Sib Liguria, che ha uno stabilimento con annesso bar e ristorante in provincia di Savona: «I nostri salari sono quelli regolati dal contratto nazionale del settore turistico. Parliamo, a seconda delle mansioni, di 1.500/2.000 euro netti al mese, straordinari esclusi, per turni non certo da stakanovisti. Chi si occupa del salvataggio, per dire, fa sei ore e mezza al giorno per 6 giorni la settimana. E nessuno gli chiede di fare un minuto in più. In quel ruolo non può esserci certo gente stanca».

    Anche Schiappapietra ha difficoltà a trovare lavoratori italiani - «ne cerco ancora 3-4 sui 26 totali» - ma ha una spiegazione diversa sul mancato interesse per gli impieghi stagionali: «Nei due anni precedenti il turismo non ha dato lavoro. Chi prima svolgeva queste mansioni, ha guardato ad altri settori. Ed ora semplicemente non vuole tornare a fare un mestiere che è molto faticoso. Ed è un peccato perché quest’anno, con la caduta delle regole anti-Covid, i nostri organici torneranno al 100%». Grazie alle lavoratrici ucraine, of course. «Siamo in attesa che le amministrazioni locale e regionale ci diano il definitivo via libera. Io ho già tre persone arrivate da Kiev che mi hanno dato disponibilità per lavorare da me. E, naturalmente, so di tanti gestori che si stanno muovendo in questo senso». A causa della barriera linguistica, i lavori offerti non saranno quelli di «contatto». Si tratta, sostanzialmente, di dare una mano in cucina o pulire le stanze negli alberghi. Ma questo non scoraggia chi è fuggito dalla guerra. «Io ho già assunto una persona - racconta Riccardo Padovano Lacché, presidente di Sib Abruzzo - sempre attenendomi al Contratto nazionale firmato dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi con i sindacati». E gli italiani? «Magari vengono, lavorano un giorno o due e il terzo lasciano, perché dicono che è troppo faticoso». «Le dico un’altra cosa - conclude Padovano Lacché - io rappresento una cooperativa di 150 lidi tra Pescara, Francavilla e Montesilvano che copre circa 22 chilometri di costa. Abbiamo organizzato un corso per "stuart" di spiaggia, per spiegare come si tratta il cliente, come si porta una sdraio, come si apre un ombrellone. Teoricamente c’erano centinaia di posti di lavoro a disposizione. Si sono presentati in dodici...». E pensare che un tempo, sull’Adriatico, si guardava con invidia ai bagnini «vitelloni».
    https://www.iltempo.it/attualita/202...cati-31372395/
    Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
    Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.

  9. #119
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Citazione Originariamente Scritto da Sparviero Visualizza Messaggio
    le solite troiate dette dai soliti stronzi.

    draghi alla fine è una specie di automa, mica umano.
    finisce che questo è un rettiliano davvero

  10. #120
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Cottarelli, dirigente capitalista impantanato con USA e NATO, elogia i negri.
    Il capitalismo va abbattuto.



    https://twitter.com/CottarelliCPI/st...CzhfzB1qIqAAAA
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