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  1. #101
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    https://t.me/JackDawkins/8080

    Pubblicità dello stilista Marc Jacobs (dal valore di 100.000.000 dollari: https://www.wealthypersons.com/marc-jacobs-net-worth-2020-2021/) che esalta la degenerazione ed i negri.

  2. #102
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Aziende agricole in difficoltà per mancanza di braccianti dal Marocco

    “Per noi è un grave problema – sottolinea Alessio Nicoletta, Presidente di Coldiretti Valle d’Aosta – perché la comunità marocchina è, da sempre, una delle più numerose tra i lavoratori provenienti da fuori dei confini comunitari”.

    In Valle d’Aosta per la stagione estiva arrivano annualmente oltre 400 lavoratori da diversi paesi: al primo posto c’è la Romania con 150 arrivi circa, seguita dai 140 lavoratori provenienti dal Marocco, 30 dall’Albania e 90 circa dagli altri paesi del Nord Africa e dell’est europeo.

    “In Valle d’Aosta questi sono i mesi in cui le aziende zootecniche si dotano del personale che dovrà poi salire in alpeggio per la cura degli animali e la lavorazione del latte” sottolinea ancora Nicoletta. “Si tratta di mestieri delicati, che richiedono una specializzazione, tanta esperienze oltre ad una spiccata capacità di adattamento per le dure condizioni di vita che il lavoro in montagna richiede” spiega ancora il Presidente della Coldiretti Valle d’Aosta.

    “La Federazione regionale della Valle d’Aosta pertanto segue e sostiene il lavoro che Coldiretti sta portando avanti a livello nazionale con l’Ambasciata del Marocco per cercare di superare le difficoltà determinate dalle misure cautelative adottate dal Paese africano di fronte di alla diffusione del contagio Covid nell’Unione Europea” continua il Direttore Elio Gasco.

    “In queste condizioni è importante la presentazione da parte della Commissione europea del Digital green pass con l’obiettivo di consentire la libera circolazione all’interno dell’Unione per lavoro o turismo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di lavorare a livello nazionale per accordi bilaterali con i Paesi dove è più rilevante il flusso di lavoratori.

    “In una situazione in cui si registra un rinnovato interesse degli italiani per il lavoro agricolo è anche importante – conclude Prandini - una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce piu’ deboli della popolazione sono in difficoltà”.


    ATTUALITÀ ECONOMIA | 24 marzo 2021, 149


    https://www.valledaostaglocal.it/2021/03/24/leggi-notizia/argomenti/attualita-economia/articolo/aziende-agricole-in-difficolta-per-mancanza-di-braccianti-dal-marocco.html
    Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
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  3. #103
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.


  4. #104
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/202...torie/6234825/

    LIDL, minuto 2.40: "l'80% dei lavoratori (della logistica, ndr) sono immigrati".


    Il capitalismo attira i negri sul suolo bianco.
    Abbattendo il capitalismo ci toglieremmo di mezzo i negri.


    Lo si può vedere anche qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/202..._type=category
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  5. #105
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/09/23/industriali-al-governo-servono-piu-migranti/5470330/


    di Franz Baraggino | 23 Settembre 2019

    “L’ultima volta che un governo ci ha chiesto di quanta manodopera straniera abbiamo bisogno?”. Al presidente di Confindustria viene da ridere. A Cernobbio si stanno chiudendo i lavori del Forum Ambrosetti e Vincenzo Boccia infila una lunga serie di interviste. Dopo aver ragionato di crescita, cuneo fiscale, investimenti, l’ultima domanda sembra un po’ fuori luogo. O forse no. “Da tempo non affrontiamo più certe questioni”, riparte subito Boccia, ma il tono si fa serio: “Se blocchiamo i porti creiamo un blocco anche su questi temi”. I dati dicono che siamo ultimi in Europa per numero di permessi di lavoro agli stranieri: 0,23 nuovi ingressi per mille abitanti nel 2018, record negativo di una parabola imboccata ormai da anni. Eppure il Paese invecchia e la natalità ai minimi storici mette a repentaglio il futuro del nostro welfare. Possibile che nel 2018 gli ingressi per lavoro siano appena 13.877? La Polonia ne conta 600mila. Tanto che il Gruppo di Visegrád vanta da solo il 60% degli ingressi in Ue per ragioni occupazionali (elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Eurostat 2018). Ma il paragone che preoccupa la classe produttiva presente a Cernobbio è quello con l’Italia del passato. Che nel 2007 emanava decreti flussi da 250mila permessi di lavoro e in meno di dieci anni è scesa a poche migliaia (dati Viminale).

    È vero, c’è stata la crisi. Ma quali sono oggi le reali esigenze del sistema Italia? In base a quale criterio si sono decise le quote (identiche) degli ultimi cinque anni? Rispondere è quasi impossibile, perché il Documento di programmazione triennale previsto dalla legge non lo redige più nessun governo: l’ultimo è del 2006, c’era Prodi. Sarà che il nostro sistema produttivo può fare a meno degli stranieri? Esattamente l’opposto, stando a quanto affermano i suoi rappresentanti. “Il nostro centro studi”, racconta Emanuele Orsini di FederlegnoArredo, “calcola che da qui al 2021 il nostro settore avrà bisogno di 20mila nuovi occupati”. E chiarisce che si tratta soprattutto di piccole e medie imprese dove la maggioranza della manodopera è straniera. “Gli immigrati sono un ambito dove formare questa manodopera, un grosso innesto per la nostra economia”, fa eco Achille Colombo Clerici di Assoedilizia, altra associazione di settore a elevata presenza di extracomunitari. E c’è chi va oltre. Per il presidente di Brembo, Alberto Bombassei, “non è solo questione di numeri”, e chiede “un progetto politico sull’integrazione degli extracomunitari”. “Poi”, aggiunge l’ex deputato di Mario Monti, “abbiamo tanti italiani disoccupati”. Che la concorrenza tra italiani e stranieri sia un fenomeno marginale e circoscritto ad aree a bassa specializzazione lo dice il il nuovo Rapporto su stranieri e mercato del lavoro pubblicato a luglio dal ministero del Lavoro. “Gli immigrati fanno lavori molto diversi dai nativi”, si legge. Ma statistiche e numeri non bastano a rassicurare quanti continuano a sentirsi minacciati dall’immigrazione. “Proprio perché la disoccupazione è elevata bisogna ragionare in termini selettivi”, ribatte Riccardo Illy. “Domanda e offerta spesso non combinano e le aziende non trovano i lavoratori di cui hanno bisogno”. Raffaele De Nigris dell’omonimo e storico acetificio la mette giù dura: “I livelli apicali non li trovi perché fuggono all’estero, e la manodopera è scarsa perché i canali per intercettare quella straniera sono insufficienti. Siamo in mezzo a un guado”. Quindi il lavoro ci sarebbe? “Sicuramente”. E allora? “E allora l’immigrazione va gestita”, insiste Illy, che rilancia la richiesta di un cambio di paradigma: “Oltre alla gestione degli arrivi servono inserimento e integrazione”.

    Meno ingressi regolari, più economia sommersa

    Altro che “discontinuità” col governo gialloverde. Stando ai numeri e alla normativa vigente, le proposte raccolte sembrano più una rivoluzione. “L’Italia non ha più una strategia in merito, ed entrare regolarmente per lavoro è ormai impossibile”, commenta William Chiaromonte, ricercatore di diritto del Lavoro all’Università di Firenze. “La causa principale è la disciplina legislativa che pretende di far incontrare domanda e offerta quando l’aspirante è ancora nel suo Paese d’origine”, dice, spiegando che il nostro è un mercato del lavoro dove la chiamata è spesso nominativa, tra persone che già si conoscono. Eppure, in un Paese che da qui al 2023 avrà bisogno di tre milioni di nuovi occupati (dati Unioncamere), non c’è alternativa. Al contrario c’è chi ci guadagna.

    Se il percorso regolare si estingue, gli immigrati economici ingrossano le fila dei richiedenti asilo allungando i tempi della burocrazia dell’accoglienza. Poi, visto che nessuno può assumerli e nessuno li rimpatria, entrano nel mercato nero. “Una distorsione che arricchisce la criminalità e ha sconvolto settori macroscopici come edilizia e agricoltura”, denuncia Chiaromonte. Le dimensioni del fenomeno? Gli stranieri sono il 74% dei lavoratori domestici, il 56% dei badanti, fino al 40% dei braccianti di agricoltura e allevamento (Istat). Facile immaginare cosa significhi la drastica riduzione dei permessi di lavoro in settori già caratterizzati da ampie quote di sommerso. Sono uomini e donne che non pagano tasse, contributi, che non contribuiscono alla crescita del Pil.

    Lo straniero conviene: l’incasso supera la spesa

    “Se investissimo nelle persone che arrivano in Italia probabilmente ne caveremmo molto di più rispetto alla sensazione che vengano a fare solo lavori di bassa qualità, peraltro lavori dei quali in Italia continuiamo ad avere un gran bisogno”, sostiene il presidente del gruppo Falk, Enrico Falck. È convinto che tanta parte dei lavoratori stranieri sia sovraistruita rispetto alle mansioni che svolge. A voler verificare si scopre che si tratta del 37,4% degli stranieri, mentre tra gli italiani è il 22% (Idos 2017). Ma sono tempi duri per chi la pensa come Falck.

    Fondi europei sprecati: non si vuole l’integrazione

    La giunta leghista della Provincia Autonoma di Trento ha appena rinunciato a 1 milione di fondi europei (Fondo asilo, migrazione e integrazione) destinati ai corsi di italiano per stranieri. Soldi che l’Italia non riceverà. Mentre il Friuli Venezia Giulia, sempre a guida Lega, sta tentando di usarli per i rimpatri volontari. Che manchi un piano unitario è evidente. Come ci siamo arrivati? Lo chiediamo ad Andrea Stuppini, per anni rappresentante delle Regioni nel Comitato tecnico nazionale sull’immigrazione. “Nei primi anni Duemila i decreti flussi rispondevano alle associazioni datoriali che chiedevano centinaia di migliaia di stranieri – racconta – Già allora il grande assente era la politica per l’integrazione. Così, in mancanza di un progetto robusto, una legislazione già ridimensionata dalla Bossi–Fini venne definitivamente travolta da crisi economica ed emergenze umanitarie. E i permessi di lavoro diventarono un fenomeno da limitare al massimo”. Un esito che imputa “a scelte politiche”. Vie d’uscita? “Ricostruire un rapporto forte tra lavoro e integrazione, cambiando le norme e ripristinando l’istituto dello sponsor, che permetteva ad associazioni pubbliche di garantire per la persona, così che l’incontro con il datore potesse avvenire anche in Italia”.

    Da ultimo, “serve un dialogo con i Paesi africani di provenienza”. Un parere diffuso tra gli industriali: “Un modo per dare ordine ai flussi è formare le persone a monte”, ragiona Giampiero Massolo di Fincantieri, che nel Nordest fatica “a trovare carpentieri e saldatori che dobbiamo importare dal Bangladesh”. E Boccia di Confindustria ha già la proposta: “L’industria europea a partire da quella italiana, attraverso partenariati industriali in quei paesi e col nostro governo, può fare un’operazione rilevante nell’interesse di tutti”. Ma proprio tutti. Dalla sanità alla scuola, dai servizi sociali all’accoglienza, lo Stato spende per gli immigrati meno di quanto non incassi in tasse e contributi dai 2,3 milioni di stranieri che dichiarano redditi. I dati sono quelli del 2016, anno record per numero di sbarchi. Eppure il saldo è positivo: tra +1,7 e +3 miliardi di euro (Dossier statistico immigrazione 2018 Idos).

    “Tra invecchiamento e natalità ai minimi, in 20 anni i residenti in età da lavoro passeranno da 36 a 29 milioni: fossimo un paese normale, ci interrogheremmo sul nostro futuro”, commenta il portavoce di ASviS ed ex presidente Istat Enrico Giovannini. E sul futuro aggiunge un aneddoto: “Un anno fa proponemmo al governo di istituire un centro di studi sul futuro accanto alla presidenza del Consiglio, come in molti altri paesi. Ci è stato risposto che non è una proposta interessante. Ora che il governo è cambiato speriamo che anche certe risposte possano cambiare”.
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  6. #106
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Saranno 15 i posti messi a disposizione dal comune di Savigliano, per l’accoglienza dei migranti stagionali della frutta

    https://www.ideawebtv.it/2021/05/25/...accolta-video/


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    BARI – Accelera in Puglia la campagna anti-Covid con le vaccinazioni della popolazione che vive e lavora in campagna e dei braccianti extracomunitari dei campi. E’ quanto rendo noto la Coldiretti Puglia che ha organizzato le prime vaccinazioni aziendali per le aziende agricole del territorio e per i lavoratori extracomunitari di Ghetto Out – Casa Sankara presso l’hub vaccinale di Coldiretti a Foggia.

    “Garantire sicurezza ai migranti anche sul fronte sanitario è stato il nostro obiettivo prioritario, perché stiamo offrendo servizi diversificati ai braccianti agricoli per integrarli al meglio. Per noi sono tutt’altro che ‘invisibili’, anzi sono divenuti parte integrante del lavoro in agricoltura. Al nastro di partenza anche i punti vaccinali di Molfetta, Lecce e Taranto, aperti a tutte le nostre aziende agricole e ai loro lavoratori”, ha detto il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

    In Puglia è ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore – aggiunge Coldiretti Puglia – con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

    E’ stato creato un percorso dedicato ad accoglienza, triage, 2 postazioni vaccinali e area osservazione, con la procedura di prenotazione che ha previsto l’individuazione degli elenchi su liste raccolte da Coldiretti Foggia dalle aziende agricole della provincia che hanno presentato la richiesta di vaccinazione.

    La somministrazione delle dosi in campagna è una opportunità resa possibile dalla estensione del piano vaccinale alle categorie produttive che ha visto la Coldiretti protagonista a tutela della salute dei propri dipendenti e associati su tutto il territorio regionale.

    Coldiretti Puglia ha predisposto con la Regione Puglia e le ASL competenti a livello provinciale il piano operativo per le vaccinazioni per accelerare la campagna vaccinale nelle aree rurali, dove ha già 12 hub ritenute ‘eleggibili’ della Protezione Civile nazionale. Coldiretti ha raccolto l’appello del commissario generale Figliuolo per garantire in tempi rapidi la vaccinazione degli imprenditori, dei loro familiari e dei dipendenti delle aziende associate, perché la battaglia contro il virus – aggiunge Coldiretti Puglia – è la priorità numero uno per uscire da una crisi sanitaria, sociale ed economica che deve vedere le forze sociali al fianco delle Istituzioni.

    “Il certificato verde per i braccianti extracomunitari è importante per consentire la libera circolazione dei lavoratori – ha aggiunto Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia – in un momento in cui sono in pieno svolgimento le campagne di raccolta della frutta e della verdura e tra poco inizierà la vendemmia e poi la raccolta delle olive”.

    La comunità di lavoratori agricoli europei più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 98.011 occupati ma tra gli europei ci sono tra gli altri soprattutto polacchi e bulgari. Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano per garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. In questo contesto – sostiene la Coldiretti – è necessario superare il ritardo accumulato per l’emanazione del decreto flussi 2021 che dovrebbero portare nelle campagne pugliesi altri 5mila lavoratori extracomunitari ma anche le difficoltà burocratiche che ostacolano l’impiego dei lavoratori italiani in una situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte – insiste Coldiretti Puglia – che si intensifica con l’avanzare dei periodi di raccolta, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all’uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre.

    L’obiettivo del piano di vaccinazioni della Coldiretti è quello di garantire la sicurezza delle forniture alimentari alla popolazione sull’intera rete di oltre 100mila aziende agricole, stalle, agriturismi e più di 5mila imprese di lavorazione alimentare, dove non si è peraltro mai smesso di lavorare nonostante l’emergenza pandemica.

    http://www.salentolive24.com/2021/06...raccolti/amp=1


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    Gli immigrati sono già tra i filari più blasonati
    8 giugno 2021

    ALBA Sembra di aver spostato indietro la lancetta del tempo a fine ottobre, con la differenza che al posto della tenda c’è un salone e che la stagione del vino non è vicina al suo epilogo. Al contrario, è appena iniziata, con numeri che non si erano registrati nello stesso periodo dello scorso anno.

    Siamo tornati in via Pola, agglomerato di volti e storie a ridosso di piazza Ferrero, ad Alba. Qui si trova il Centro di prima accoglienza della Caritas, alla cui porta bussa chi non ha un tetto e i soldi per vivere. Al primo piano c’è il dormitorio, che può accogliere al massimo ventitré persone, tenendo conto delle misure di sicurezza legate all’emergenza sanitaria.

    posti non sono sufficienti, perché da una decina di giorni stanno arrivando gruppi di giovani dai punti più remoti dell’Africa. Cercano un lavoro in agricoltura, tra le colline dei grandi vini, dove a partire da maggio si preparano le viti con diversi interventi: per questo è già scattata la ricerca di lavoratori. Il loro arrivo è l’esito del passaparola che lo scorso anno aveva portato in città i primi venti stagionali, in piena vendemmia, per i quali era stata trovata una soluzione di fortuna, allestendo una tenda all’esterno della struttura. Questa volta sono stati accolti in un salone. Per terra ci sono materassi e coperte, cuscini, zaini, scarpe, qualche indumento, sacchi neri e borse di plastica.

    Nel primo giorno di sole della scorsa settimana, nel tardo pomeriggio, all’interno del salone tre ragazzi sono sdraiati con gli occhi socchiusi. Sono tra gli ultimi arrivati e sono originari del Gambia. «Sono qui per cercare lavoro in campagna. Ieri mi sono presentato a un’agenzia per vedere se c’è qualcosa», spiega in italiano uno di loro. Quando sentono la parola lavoro, anche gli altri due si alzano. E annuiscono, perché tutti sono ad Alba per il medesimo motivo. «Ho anche il curriculum, sul mio telefonino», aggiunge il primo giovane che ha parlato. In totale, nel salone dormono in ventitré. Gli altri non sono ancora rientrati, perché stanno già lavorando o sono alla ricerca di occupazione. Di fronte all’ingresso, seduto su una sedia, c’è un altro immigrato, con una camicia a quadroni. «Io non vivo qui: sono solo venuto a incontrare degli amici», tiene a precisare il giovane.

    Quando sono quasi le diciotto, qualcuno inizia a rientrare. Come un ragazzo di 21 anni, meno diffidente degli altri. Conosce il centro, perché è stato uno degli ospiti della tenda allestita lo scorso anno. Ed è stato anche uno degli ultimi a ripartire, perché la cooperativa che lo aveva ingaggiato si era rifiutata di retribuirlo. Anche lui è nato in Gambia, ma la sua base in Italia è a Genova.

    «Vivo vicino alla stazione Principe, insieme ad altri amici. Genova è bella, ma è troppo difficile trovare lavoro. Così viaggio di continuo, insieme ad altri come me», è quanto racconta di sé. Ma aggiunge che nella vita ha fatto molti lavori: «L’anno scorso ad Alba mi sono trovato bene e sono tornato. Ora vado al lavoro in bicicletta, in un posto vicino ad Alba», dice.

    Con le mani, mima il gesto di pulire le uve. Gli chiediamo se le persone per cui lavora sono le stesse dello scorso anno, se si tratta di un’azienda o di una cooperativa. «Non so: io lavoro soltanto», è la sua sola risposta.

    Francesca Pinaffo

    https://www.gazzettadalba.it/2021/06...piu-blasonati/


    ---


    AAA lavoratori cercasi


    La ripartenza tanto attesa e sospirata porta con sé un problema preoccupante. Il momento è delicato perché gli imprenditori del settore turistico non riescono a reperire personale.

    I profili in forza al settore sono importanti per il servizio fornito ai clienti soprattutto in periodi di alta stagione.

    Una delle principali ragioni consiste nel fatto che molti lavoratori che sono rimasti a casa hanno chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza.

    Preferiscono restare a casa e percepire il sussidio invece di rientrare al posto di lavoro. Bisogna dire però che ci sono datori di lavoro che sfruttano il momento delicato e propongono orari di lavoro estenuanti e salari irrisori.

    A volte la paga oraria è inferiore a quella che percepiscono i lavoratori invisibili sfruttati dai caporali per la raccolta di pomodori o frutta.

    Mi è capitato di leggere offerte di lavoro riferite a alberghi, bar e ristoranti davvero indecenti.

    Solo in Emilia Romagna mancano oltre 7000 stagionali e il 36 % del personale nei locali, bar, ristoranti, pizzerie, osterie e alberghi.

    E in agricoltura la situazione non è certamente migliore.

    Si stima una mancanza di oltre 200.000 persone nei campi, nei frutteti e nelle vigne.

    Molti lavoratori stranieri sono rientrati nelle loro nazioni di origine per sfuggire alla pandemia e non sono ancora tornati.

    Altri vorrebbero rientrare ma non riescono a causa dei blocchi alla frontiera.

    E ad aggravare la situazione si era aggiunta la scadenza il 30 Aprile dei permessi di soggiorno.

    Ora tale data è stata posposta al 31 Luglio ma il problema persiste.

    Per i lavoratori italiani ci sono anacronistici ostacoli burocratici tanto per cambiare. Non è stata prorogata al 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per chi percepisce ammortizzatori sociali e reddito di cittadinanza.

    Ma dove è finita la tanto sbandierata semplificazione del governo dei migliori presieduto dall’inamidato premier?

    La Commissione UE deve attivare immediatamente il Digital Green Pass – Permesso Digitale Verde per consentire la libera circolazione per lavoro nella UE.

    La rinnovata percezione della centralità della agricoltura nella vita si scontra con la mancanza di lavoratori.

    E senza chi raccoglie frutta, verdura, ortaggi ed uva gli alimenti fanno fatica ad arrivare sulle tavole.

    In Francia i sindacati si stanno adoperando per far entrare i lavoratori dall’estero.

    In Germania il governo ha autorizzato l’entrata di 80000 stagionali che provengono quasi tutti dall’Europa dell’Est.

    Saranno pianificati e intensificati i controlli sanitari e per 14 giorni i lavoratori non potranno uscire dalle aziende.

    Anche in Italia la maggior parte dei lavoratori e lavoratrici stagionali provengono dall’Est, soprattutto da Bielorussia, Bulgaria, Moldavia, Polonia, Romania ed Ucraina.

    Si devono attuare immediatamente corridoi con i paesi di provenienza e attivare vouchers agricoli semplificati: sono le prime e immediate misure da attivare.

    E regolarizzare i migranti attualmente in Italia senza permessi di soggiorno e di lavoro è un altro modo di avere lavoratori a disposizione.

    https://www.egnews.it/aaa-lavoratori-cercasi/
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  7. #107
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Giovanni Malagò, padrone capitalista ed imprenditore, quindi anti-bianchi, dà alla negra Ogonu il compito di portare la sacra bandiera olimpica, ossia di una tradizione bianca ed indoeuropea.

    https://www.sportface.it/olimpiadi-t...ersona/1442486

  8. #108
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    I padroni di Confindustria spingono affinché si reclutino 17.000 camionisti non-italiani per ricordarci che i negri sono l'esercito del capitalismo, che va abbattuto.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/202...o/6287849/amp/

    https://m.huffingtonpost.it/entry/ma...fTmc.#comments


    ---------

    I capitalisti de Il sole 24 ore, pagato da Confindustria, diffamano Jacobs in favore del negro Balotelli e dello Ius soli.

    https://24plus.ilsole24ore.com/art/b...box=1628930448

  9. #109
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
    Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.

  10. #110
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    Predefinito Re: Imprenditoria capitalistica e immigrazionismo. Connivenze.

    https://www.cnbc.com/2021/10/15/domi...shortages.html

    https://archive.ph/pcZYl

    Domino’s Pizza CEO says U.S. needs more immigration to address nationwide worker shortages

 

 
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