ci tengo a precisare che la "pizza" di dominoes fa cagare
ci tengo a precisare che la "pizza" di dominoes fa cagare
Hitler or Hell.
Piani chiari e corridoi umanitari: l’Unione europea deve attuare gli impegni presi a giugno. E l’Italia deve continuare a salvare le vite umane in mare sulla rotta mediterranea. E’ la linea del presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto in Parlamento per riferire in vista del Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 21 e 22 ottobre. Draghi aggiunge che “l’approccio del governo non può che essere equilibrato, efficace e umano. Deve essere efficace in due sensi, nel proteggere i confini nazionali dall’immigrazione illegale e dai traffici dell’immigrazione, ma efficace anche nell’accoglienza. Per trasformare i migranti in fratelli occorre saperli accogliere, bene e con il senso dell’importanza di essere italiani. Sennò non riusciremo ad accoglierli e ne faremo dei nemici. E ne abbiamo già fatti di nemici”. Una posizione espressa poco dopo aver detto che in effetti gli sbarchi sono “doppi rispetto a quelli dello stesso periodo dell’anno scorso”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/20/migranti-draghi-allue-ora-piani-chiari-e-corridoi-litalia-impariamo-ad-accogliere-e-saranno-fratelli-oppure-li-renderemo-nemici/6361625/
Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.
Accoglierli bene, quindi caricarli di soldi e figa.
I gigabyte gratis e i monopattini non bastano più.
le solite troiate dette dai soliti stronzi.
draghi alla fine è una specie di automa, mica umano.
Hitler or Hell.
A dimostrazione che il capitalismo malato viene solo potenziato dai negri e dai migranti non-bianchi, visto che sono gli stessi che ammirano gli stessi ricchi che li han fatti venire - in un circolo vizioso infinito interrompibile solo tagliando la testa ai capitalisti.
Abbattuto il capitalismo i parassiti migranti non avranno motivi per venire.
Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.
Il 43% dei/delle modelli/e delle passerelle di moda inglesi dell'autunno-inverno 2021 sono negri/e.
https://www.theguardian.com/fashion/...odels-on-cover
Ricordiamo che il settore della moda è tra i più parassitarii ed inutili del capitalismo.
Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.
Draghi, banchiere capitalista, sostiene l'immigrazione di non-bianchi per motivi di sfruttamento di manodopera del lavoro.
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L'Espresso, del gruppo Gedi (del padrone capitalista Elkann) dice che necessitiamo di 400mila immigrati - ma 400mila ogni anno!
Alla nostra economia servono 400mila immigrati l’anno
di Eugenio Occorsio
10 Dicembre 2021
Gli immigrati non sono un’insidia, né tantomeno un’“invasione”. Esattamente all’opposto, come spiegano concordi le organizzazioni internazionali, dall’Ocse al Fmi: sono una risorsa economica cruciale in una fase storica in cui - per motivi che non c’entrano nulla con l’immigrazione - i Paesi occidentali, e l’Italia in particolare, vivono una crisi demografica irreversibile. «Meno abitanti significano meno potenziali lavoratori, meno produzione, tasse, contributi, consumi, insomma meno Pil, tutti i danni del decremento di popolazione che è causa non ultima del ristagno di crescita e produttività dell’Italia negli ultimi vent’anni, a parte le montagne russe del periodo pandemico», conferma l’economista Carlo Cottarelli. «La situazione è tale che potrebbe portare in un futuro non lontano all’insostenibilità dei conti pubblici». I residenti in Italia, compresi i 5 milioni di stranieri regolarizzati (diventano 6 se includiamo chi è diventato cittadino), sono oggi 59,3 milioni. Dieci anni fa eravamo 60,3 milioni, ma a inquietare è la previsione dell’Istat: se si va avanti con questo ritmo saremo 58 milioni nel 2030, poi 54 nel 2050 e 47 milioni nel 2070.
Gli immigrati non bastano a compensare il calo ma danno un aiuto importante: secondo il Dossier immigrazione del centro studi Idos, fra il 2002 e il 2020 gli italiani fra i 20 e i 49 anni - l’“età d’oro” per il lavoro - sono diminuiti di 4,6 milioni (da 23,8 a 19,2) mentre gli stranieri di pari età sono aumentati di 2,1 milioni, da 900mila a 3 milioni. «Gli immigrati rappresentano un’insperata, almeno parziale, ancora di salvezza», spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica. «Nelle sue proiezioni, l’Istat include una quota di stranieri calcolata sulla base delle tendenze passate: prevede che si tornerà, dopo la sospensione per il Covid-19 (-30% gli arrivi nel 2020, ndr), alla media dei dieci anni fino al 2019 di 280mila entrate l’anno. Che però diventano poco più della metà se si considera quanti italiani nel frattempo lasciano il Paese. I vantaggi sarebbero diversi se l’Italia, avviata sulla via di un solido sviluppo, consentisse un afflusso dell’ordine dei 400mila migranti l’anno, sempre al lordo delle uscite, compensando in parte la grave perdita di popolazione in età attiva e allentando la pressione ai confini». I migranti vengono se l’Italia è attrattiva, e diventano causa ed effetto di una migliore crescita come in Germania, dove pure uno studio della Bundesbank quantifica in 3-400mila gli arrivi ulteriori che sono necessari.
«Ovviamente il tutto - dice Rosina - va organizzato bene, identificando le esigenze di assunzione delle aziende e le capacità di ogni soggetto per poterlo poi avviare su percorsi di formazione specifici». Un processo, aggiunge Giampaolo Galli, economista della Cattolica, «che dovrebbe iniziare presso le ambasciate italiane nei Paesi d’origine alle quali gli aspiranti migranti devono potersi rivolgere per valutare le possibilità d’impiego in Italia, su cui le rappresentanze diplomatiche vanno intanto aggiornate: una procedura già prevista ma pochissimo attuata».
Non basta però alzare le quote perché l’equazione inclusione-risorsa divenga operativa. «La pandemia ha spazzato via quasi tutti i progressi in termini di integrazione degli ultimi dieci anni», commenta Stefano Scarpetta, che come direttore per il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse ha coordinato il rapporto “International Migration Outlook” appena pubblicato, una miniera di dati sui flussi dei migranti e sulla loro integrazione economica e sociale in tutti i 37 Paesi membri, dall’Australia agli Usa e all’Europa. «Le disuguaglianze, che faticosamente si erano ridotte, si sono di nuovo esacerbate. I lavoratori nati all’estero sono stati molto più colpiti dalla perdita di posti perché generalmente in possesso di contratti di lavoro più precari ma anche perché concentrati nei settori più bersagliati: nell’ospitalità per esempio gli stranieri, in tutto il mondo, coprono il 25% dell’occupazione. Senza contare che la tensione ha portato al riaffiorare di pericolosi sentimenti anti-migranti quasi dappertutto». Se non si recupera in fretta, aggiunge Scarpetta, le disuguaglianze continueranno a divaricarsi: «Bisogna cominciare dalla scuola, dove tra l’altro è stata devastante ovunque la Dad visto che almeno un terzo dei migranti non parla in casa la lingua del Paese che li ospita e quindi è urgente attrezzare corsi di recupero. E poi curare le condizioni abitative e in generale le infrastrutture che facilitino la loro integrazione: ne trarrebbe vantaggio l’intera società».
In Europa, a partire dall’Italia dove i fondi sono maggiori, la grande occasione sarebbe il Pnrr, «però la voce “immigrazione” è come dimenticata», commenta Corrado Bonifazi, demografo e dirigente di ricerca del Cnr. «Eppure la formazione è essenziale: si dice sempre che con i migranti si potrebbero coprire le discrepanze fra domanda e offerta di lavoro, però non si può neanche improvvisare un addetto a qualsivoglia competenza. Si può però abbastanza rapidamente migliorare il livello di preparazione di base dei migranti per introdurli meglio sul mercato del lavoro». Peraltro già oggi, in mezzo a tutte queste difficoltà, gli immigrati non pesano sul bilancio pubblico, anzi: «Dagli stranieri residenti in possesso di un regolare contratto di lavoro arrivano oggi all’Inps contributi per oltre 15 miliardi l’anno a fronte di prestazioni ricevute per circa un miliardo», spiega Massimo Baldini, docente di Politica economica all’Università di Modena-Reggio. «Sono più di 14 miliardi di contribuzione netta per le casse dell’ente di previdenza». Oggi gli stranieri residenti in Italia in possesso di una posizione Inps sono 3.760.421, stando all’Osservatorio stranieri dello stesso ente pubblicato il 25 novembre.
Di questi, 267mila sono pensionati, e 300mila percepiscono prestazioni a sostegno come il reddito di cittadinanza. Ma tutti gli altri lavorano, e il tasso di occupazione della comunità straniera è più alto di quello degli italiani: 58,8% contro 58,1%. Nel complesso, i migranti “costano” allo Stato fra istruzione, sanità, sicurezza, interventi sociali, appunto pensioni, giustizia, cassa integrazione e altri servizi, un totale di 25,5 miliardi. Di contro, “rendono” fra contributi, utenze, tasse, bolli per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno e via dicendo, 29,5 miliardi. Risultato: 4 miliardi netti che le amministrazioni italiane incassano a beneficio dei bilanci pubblici.
Del resto, i migranti in tutto il mondo contribuiscono più di quanto ricevono: secondo il rapporto Ocse già citato, il saldo netto arriva a ben 570 miliardi di dollari. Eppure il contributo degli stranieri potrebbe essere ancora maggiore se ci fosse una consapevolezza più diffusa e una volontà politica razionale.
https://espresso.repubblica.it/econo...nno-328666041/
https://archive.ph/fLhSK
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Le imprese e Confindustria vogliono migranti come carne da lavoro.
Migranti, il governo si divide. Le imprese: ne servono di più
Il decreto flussi dovrebbe alzare gli ingressi da 30.000 a 80.000. Carroccio sulle barricate
Martedì 30 Novembre 2021, 00:49
L’obiettivo resta sempre quello espresso qualche giorno fa dal ministro del Lavoro Andrea Orlando quando spiegò che sul decreto flussi «non è stato possibile procedere nella maniera auspicata per il 2021, ma stiamo lavorando come governo per verificare la possibilità di ottenerlo in tempo per il 2022 perché sappiamo quanto sia importante questo tema per dare un quadro di certezze alle imprese». Il testo è in elaborazione e dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri prima della pausa natalizia, ma il condizionale è d’obbligo per il nervosismo che si coglie all’interno della maggioranza. A mettersi di traverso è soprattutto la Lega che negli abrogati decreti-Salvini prevedeva un tetto di 30mila unità agli ingressi di stranieri.
Eliminato il tetto, si mettono in fila le richieste dei singoli settori. «Prima di aprire le porte agli stranieri dobbiamo dar lavoro ai tre milioni di italiani che percepiscono il reddito di cittadinanza e che ancora attendono l’avvio delle politiche attive per il reinserimento nel mondo del lavoro», sostiene la Lega con il sottosegretario del ministero dell’Interno Nicola Molteni. Il distinguo leghista spinge alla cautela le altre forze politiche. Dal Nazareno fanno sapere che si attende di leggere il testo del decreto e rimandano al lavoro che sta facendo il ministro Orlando. Carlo Sibilia, sottosegretario M5S al ministero dell’Interno è più esplicito: «Sul decreto flussi abbiamo sempre spinto al massimo perché è uno strumento che ci ha sempre convinto» in quanto «definisce le necessità lavorative delle persone in ingresso nel nostro Paese». Ma anche Sibilia attende di leggere il testo e dice di non sapere «se ci sono criticità al momento».
E mentre la politica si divide, le imprese si ritrovano a fare i conti con la carenza di manodopera, cosa che sta per diventare un serio problema soprattutto per quei lavori che gli italiani non vogliono più fare. La raccolta nei campi, ad esempio. Nell’agricoltura già sono impiegati praticamente in pianta stabile 340 mila lavoratori stranieri (il 32% del totale degli operai agricoli in Italia), ma non bastano. Nei periodi di raccolta servono i rinforzi degli stagionali. Se non arrivano regolarmente, attraverso il canale del decreto flussi appunto, o si rinuncia a una parte della produzione oppure giocoforza si devono prendere lavoratori in nero. Due soluzioni che gli imprenditori vorrebbero evitare. Zootecnia e ortofrutta sono i settori agricoli con maggiori problemi di manodopera.
«Non possiamo più aspettare, il governo deve varare al più presto il decreto flussi», esorta Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. L’agroalimentare italiano - osservano in Coldiretti - è uscito dalla pandemia più forte di prima con il record di fatturato e quello delle esportazioni che raggiungeranno i 52 miliardi a fine anno. «Per sostenere la crescita è necessario garantire la presenza di lavoratori in un settore come quello agricolo dove un prodotto su quattro viene raccolto da mani straniere. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine», spiegava l’associazione in una nota qualche giorno fa. Attualmente il 62% dei lavoratori stranieri che hanno un contratto in Italia sono di origine extra-Ue soprattutto africana. Provengono dai paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest (Senegal, Nigeria), ma anche dall’Est Europa (Albania ed Ucraina) e dall’Asia (India e Pakistan).
Anche gli artigiani non se la passano bene dal punto di vista della manodopera: «Le nostre imprese hanno registrato un aumento degli ordini, ma l’86% delle aziende ha seri problemi di produzione, dovuti soprattutto all’aumento del costo delle materie prime e dei semilavorati, accompagnati da un’enorme difficoltà nel reperimento del personale, come dichiara il 59% degli imprenditori intervistati», dice Stefano Di Niola, segretario della Cna di Roma. Un altro settore in affanno per carenza di manodopera è quello delle costruzioni, che tra superbonus e opere pubbliche legate al Pnrr è in forte ripresa. Il centro studi dell’Ance stima per il 2022 un fabbisogno occupazionale aggiuntivo diretto nel settore di circa 170mila unità e altri 95.000 nei settori collegati.
https://www.ilmessaggero.it/politica...e-6353050.html
https://archive.ph/YawuA
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Enrico Letta, PD, ovviamente amico di Confindustria, dice chiaramente che abbiamo bisogno di migranti come carne da lavoro.
04 giugno 2021 14:04
Letta: "Serve manodopera, accogliere più migranti"
Il leader dem precisa: "Il nostro sistema imprenditoriale ha bisogno di manodopera"
"In molti campi dobbiamo capire che probabilmente serve manodopera che viene dall'immigrazione. I giovani italiani sono pochissimi, il nostro sistema imprenditoriale ha bisogno di manodopera". Lo afferma il segretario del Pd Enrico Letta, osservando: "Per motivi di tutti i tipi, dobbiamo concepire il nostro futuro con una maggiore capacità di accoglienza e integrazione. So benissimo che toccare questo tema...".
https://www.tgcom24.mediaset.it/poli...-202102k.shtml
https://archive.ph/246tH
anche
https://www.ilgiornale.it/news/polit...e-1951831.html
https://archive.ph/yYoXd
Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.
In mancanza di negri i padroni usano gli ucraini. Cambia la razza, ma ai padroni interessa solo una cosa: importare manodopera a basso costo, fottendosene anche se si tratta di fratelli bianchi e slavi.
https://www.iltempo.it/attualita/202...cati-31372395/Allarme balneari: "Giovani allergici al lavoro". Italiani snob, assunti gli ucraini per l'estate
Ci sono lavori che gli italiani non vogliono più fare. Un tempo erano quelli più umili, oggi tocca agli impieghi stagionali. I classici «lavoretti estivi» che una volta servivano ai più giovani per mettere da parte qualche soldo e oggi, invece, vengono snobbati, «perché non è bello lavorare quando gli altri si divertono». E allora, per sopperire alle difficoltà di reclutamento e, contestualmente, compiere un gesto di solidarietà, albergatori e gestori di stabilimenti stanno offrendo contratti alle donne ucraine arrivate in Italia in seguito all’invasione russa. La «finestra» si è aperta grazie al Dpcm del 28 marzo scorso quando, recependo una direttiva europea, l’Italia ha disciplinato la concessione del permesso di soggiorno per protezione temporanea ai profughi ucraini, permettendo l’accesso al mercato del lavoro per un periodo di sei mesi prorogabile per altri sei. «Ci siamo messi subito in contatto con i sindacati ucraini - spiega Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil Emilia Romagna - e abbiamo preparato un accordo che prevede di mettere al lavoro negli stabilimenti, negli alberghi e nei bar 20, 25 donne ucraine che già si trovino in Italia o arrivino appositamente da Kiev». Appena l’accordo sarà ufficiale, presumibilmente nei prossimi giorni, «c’è già mezza riviera romagnola che mi ha chiesto di poter dare un impiego a queste lavoratrici».
Il motivo è presto detto. «Abbiamo enormi difficoltà a trovare lavori italiani - racconta Simone Battistoni, presidente per l’Emilia Romagna del Sib (Sindacato Italiano Balneari) - perché rispetto ai decenni scorsi è cambiata la mentalità. I genitori non spingono più i figli ad accettare impieghi così "umili", se ne vergognano. E gli stessi giovani non gradiscono lavori così "scomodi". Perché si è impegnati d’estate, di sera. Quando gli altri si divertono. E poi, certo, ci sono i sussidi...». La solita storia dei giovani che non lavorano perché percepiscono il reddito di cittadinanza? «Non proprio» continua Battistoni, «ma è un fatto che queste elemosine di Stato hanno trasformato il lavoro in qualcosa da stupidi. Si è creato uno stigma. Se accetti un impiego stagionale, se sacrifichi le tue vacanze sei uno sciocco, un poveraccio, un poco furbo». Magari c’è anche il problema di essere pagati poco, lo sfruttamento. «Guardi - conclude Battistoni - noi abbiamo aderito all’accordo della Uil per i lavoratori ucraini, c’è di mezzo il sindacato, quindi i contratti sono più che regolari. E pensi che, oltre alle donne ucraine che lavoreranno nelle cucine e negli alberghi, ne assumeremo una che farà da baby sitter per i figli delle sue connazionali». Le cifre delle «paghe» le dà Enrico Schiappapietra, presidente del Sib Liguria, che ha uno stabilimento con annesso bar e ristorante in provincia di Savona: «I nostri salari sono quelli regolati dal contratto nazionale del settore turistico. Parliamo, a seconda delle mansioni, di 1.500/2.000 euro netti al mese, straordinari esclusi, per turni non certo da stakanovisti. Chi si occupa del salvataggio, per dire, fa sei ore e mezza al giorno per 6 giorni la settimana. E nessuno gli chiede di fare un minuto in più. In quel ruolo non può esserci certo gente stanca».
Anche Schiappapietra ha difficoltà a trovare lavoratori italiani - «ne cerco ancora 3-4 sui 26 totali» - ma ha una spiegazione diversa sul mancato interesse per gli impieghi stagionali: «Nei due anni precedenti il turismo non ha dato lavoro. Chi prima svolgeva queste mansioni, ha guardato ad altri settori. Ed ora semplicemente non vuole tornare a fare un mestiere che è molto faticoso. Ed è un peccato perché quest’anno, con la caduta delle regole anti-Covid, i nostri organici torneranno al 100%». Grazie alle lavoratrici ucraine, of course. «Siamo in attesa che le amministrazioni locale e regionale ci diano il definitivo via libera. Io ho già tre persone arrivate da Kiev che mi hanno dato disponibilità per lavorare da me. E, naturalmente, so di tanti gestori che si stanno muovendo in questo senso». A causa della barriera linguistica, i lavori offerti non saranno quelli di «contatto». Si tratta, sostanzialmente, di dare una mano in cucina o pulire le stanze negli alberghi. Ma questo non scoraggia chi è fuggito dalla guerra. «Io ho già assunto una persona - racconta Riccardo Padovano Lacché, presidente di Sib Abruzzo - sempre attenendomi al Contratto nazionale firmato dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi con i sindacati». E gli italiani? «Magari vengono, lavorano un giorno o due e il terzo lasciano, perché dicono che è troppo faticoso». «Le dico un’altra cosa - conclude Padovano Lacché - io rappresento una cooperativa di 150 lidi tra Pescara, Francavilla e Montesilvano che copre circa 22 chilometri di costa. Abbiamo organizzato un corso per "stuart" di spiaggia, per spiegare come si tratta il cliente, come si porta una sdraio, come si apre un ombrellone. Teoricamente c’erano centinaia di posti di lavoro a disposizione. Si sono presentati in dodici...». E pensare che un tempo, sull’Adriatico, si guardava con invidia ai bagnini «vitelloni».
Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.
Cottarelli, dirigente capitalista impantanato con USA e NATO, elogia i negri.
Il capitalismo va abbattuto.
https://twitter.com/CottarelliCPI/st...CzhfzB1qIqAAAA
Religione per noi significa la dottrina (...) dell'allevamento che renda possibili le anime superiori a spese di quelle inferiori.
Religion bedeutet uns die Lehre von (...) der Züchtung und Ermöglichung der höheren Seelen auf Unkosten der niederen.