A leggere l'articolo postato, sembrerebbe il contrario.
Sempre a leggere l'articolo (su quello mi baso, altro non so), non è una pausa di riflessione, ma una revisione di tutte le opere previste dovuta anche ad un intervento della loro Corte dei Conti.
Abbiamo fatto lo stesso pure noi: Cambia la tratta italiana della Tav: costerà 2,6 miliardi in meno - La Stampa
la pausa di riflessione sulle grandi opere annunciata dalla ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, rischia di paralizzare per un quasi un anno l’avvio di nuovi cantieri e l’attribuzione di appalti sulla tratta francese. Bisognerà attendere la nuova legge programmatica sulle infrastrutture entro la fine del primo semestre 2018. I ruoli si sono invertiti: finora era l’Italia a essere considerata l’anello debole, per via dei conti traballanti e dei movimenti che da vent’anni contestano l’alta velocità. Ora è la nuova Francia macronista a voler riflettere sul da farsi. Ricalcolare le spese anche per evitare di avviare opere che non è in grado di finanziare. E adesso è l’Italia (e con lei l’Europa) a chiedere spiegazioni, garanzie e rassicurazioni.
Il tempo dei Don Rodrigo è finito ... oggi si fanno le cose che decide il Popolo Sovrano.
Chi non è d'accordo può sempre emigrare.
Le plus grand soin d’un bon gouvernement devrait être d’habituer peu à peu les peuples à se passer de lui.
Ah, appunto, quello che dicevo. E che dice lo stesso articolo che citi.
Un po’ quel che mesi fa ha chiesto la Corte dei Conti francese, inchiodando l’Agenzia di finanziamento delle infrastrutture di trasporto (Afitf), accusata di avviare opere largamente insostenibili dal punto di vista economico.
Entro gennaio la Francia si impegna a rivedere la tratta di sua competenza. E lo farà prendendo spunto dall’Italia che ha già avviato e concluso la ricognizione delle proprie infrastrutture. Il processo ha coinvolto anche la tratta italiana della Tav: il governo e la struttura tecnica guidata dal commissario Paolo Foietta hanno rivisto il progetto, deciso di sfruttare parte della linea già esistente, abbassando il costo da 4,3 a 1,9 miliardi. Lo stesso farà adesso la Francia, la cui tratta di Torino-Lione vale sulla carta 7,5 miliardi ma - eliminando alcuni tunnel previsti e sfruttando la tratta storica che devia verso Chambery - potrebbe passare a 3,5-4 miliardi.
Il progetto non sembra dunque essere in discussione. Lo stesso Macron, in campagna elettorale, è stato categorico: «C’è un trattato internazionale, ci sono finanziamenti europei disponibili, ci sono gli operai che hanno incominciato a scavare. A questo punto non abbiamo più scelta: bisogna andare fino in fondo».
Il che suona proprio come un " E' stata fatta una cagata colossale. Ora non ci resta che provare a sturare gli scarichi ne e far passare la m***a con meno dispendio possibile".
Un po' alla volta ci arrivan tutti che questa cosiddetta "opera" non s' aveva da fare eh!.