La Stampa
Franco (nome di fantasia), quasi ogni giorno gira le discariche abusive del suo quartiere alla ricerca del rame. Disoccupato, e con una famiglia sulle spalle, in questo modo riesce a recuperare pochi spiccioli, ma sufficienti a portare a casa qualcosa da mangiare. Il suono della sua mannaia contro un frigorifero vecchio, gettato lì illegalmente, si sentono dalla strada. “Non faccio niente di male – spiega una volta avvicinato – non sono come gli altri ’zozzi’, recupero il rame senza sporcare”. Quelli a cui si riferisce Franco sono le persone che la “caccia all’oro rosso” la fanno dando fuoco ai rifiuti: elettrodomestici, cavi elettrici, materassi. E sono tanti.
Lo sanno bene i cittadini delle periferie di Roma, soprattutto quelli che vivono nel versante est, da Tor Sapienza a Ponte di Nona, ma anche da La Barbuta (a Ciampino), Centocelle, Torre Spaccata. E con l’arrivo dell’estate, sono ormai all’ordine del giorno, offuscati dagli altri incendi che stanno colpendo la Capitale, ormai all’ordine del giorno. A fuoco tre auto demolitori in un solo mese – a Battistini, Pietralata, Centocelle -, che hanno inevitabilmente causato enormi colonne di fumo nero, esplosioni, Evacuazioni di palazzine e dispersione nell’area di diossina. In tutti e tre i casi la sindaca del Comune di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato monitoraggi Arpa per testare qualità dell’aria e delle falde acquifere per rassicurare i residenti.
ROGHI TOSSICI DALLE DISCARICHE ABUSIVE
Un fenomeno, quello della combustione illecita dei rifiuti abbandonati, per il quale le due precedenti amministrazioni capitoline – da Gianni Alemanno ad Ignazio Marino, con la parentesi del commissario straordinario Paolo Tronca – non sono riusciti a fermare. Oggi la “patata bollente” è nelle mani del Movimento cinque stelle che a distanza di un anno dal suo insediamento non sembra aver inquadrato ancora l’entità del problema: “Stiamo mettendo a punto un tavolo tecnico interforze a cui aderiranno, oltre a funzionari del Comune, agenti della Polizia locale, vigili del fuoco e le altre forze dell’ordine – spiegò Daniele Diaco, presidente della commissione Ambiente capitolina ormai lo scorso dicembre in occasione di una commissione organizzata ad hoc con alcuni comitati di quartiere -. Per la prima volta dopo anni abbiamo chiesto anche l’intervento di Arpa, in questo modo cerchiamo di monitorare ancora di più la reale situazione per poi mettere in campo un’azione di contrasto efficace. È ormai solo questione di tempo”. Un tavolo di lavoro di cui, però, ad oggi non si è saputo più nulla.
Tentativi, negli anni, sono stati fatti. Su tutti, il presidio fisso dei caschi bianchi del gruppo Spe – sicurezza pubblica emergenziale – all’ingresso del campo nomadi di via di Salone, uno dei villaggi attrezzati di Roma Capitale nel VI municipio, ma senza risultato. I roghi tossici hanno continuato a sollevarsi in cielo, prevalentemente nelle ore serali, come nel vicino campo rom di via Salviati a Tor Sapienza, oggi il più “attivo” con incendi che vengono appiccati anche nelle ore del mattino sotto gli occhi, ormai stanchi ed inermi, del presidente del comitato Roberto Torre, da anni impegnato per fare in modo che la politica si interessi del problema. Incendi che arrivano anche dal più grande campo nomadi de La Barbuta, a Ciampino. Proprio qui si sono registrati gli incendi più grandi negli ultimi due anni, con enormi ripercussioni al traffico sul Grande raccordo anulare a causa del fumo nero. Ultimo, lo scorso 10 luglio, nel pieno degli incendi che sta mettendo in ginocchio la Capitale.
Altro caso, la discarica abusiva di via Puglisi, nel quartiere di Ponte di Nona vecchia, dove a bruciare sono prevalentemente materassi – da cui si ricava il ferro – anche se qui viene scaricato di tutto: pezzi di auto, inerti, perfino amianto. Una discarica, a pochi metri dalle prime abitazioni, che continua a bruciare senza sosta dall’inizio dell’estate. Ultimo rogo proprio la notte di mercoledì 26 luglio con i residenti che, esasperati, tentano di fare da soli con segnalazioni attraverso i social.
LA CITTÀ CHE BRUCIA
La “mappa del disastro” racconta di una città ormai soffocata dagli incendi. Ultimo in ordine di tempo quello che ha interessato la zona dell’Eur, via di Cappellaccio, martedì 25 luglio, dalle sterpaglie ad un deposito nautico provocando una grande colonna di fumo nero che ha invaso in pochi minuti l’intero quartiere a sud ovest di Roma. Mentre al pineta di Castel Fusano, Riserva naturale del litorale romano, brucia senza sosta dallo scorso 17 luglio, divorando più di 200 ettari degli oltre mille che costituiscono il polmone verde di Ostia. Il 16 luglio tocca ad uno sfascia carrozze di via di Centocelle, nel cuore di quello che dovrebbe diventare un grande parco archeologico e per il quale si attende da tempo una bonifica. Incendio che, da quanto è stato poi ricostruito, sarebbe partito dai cumuli di rifiuti e sterpaglie per poi arrivare alle auto depositate all’interno di “Piero demolizioni” con il rischio di interessare anche le altre attività vicine. Il 4 luglio brucia “Romana demolizioni” in via di Pietralata, secondo demolitore dopo il grande rogo di via Mattia Battistini lo scorso primo giugno e che, si può dire, ha aperto l’estate rovente di Roma. Con la Raggi che nella giornata di mercoledì 26 luglio chiede “intervento del Governo e dell’esercito”.