La morte corre dietro le sbarre: accusato di due efferati omicidi
Frosinone - Inizialmente si era pensato a suicidi. Ora gli inquirenti vogliono vederci chiaro e dispongono la riesumazione di una salma
L'ingresso del carcere di Frosinone
03/08/2017 110letto 1230 volte
Per la procura Daniele Cestra, in carcere per la condanna definitiva per il delitto Vastola di Borgo Montenero, potrebbe essere responsabile di altri due omicidi avvenuti tra le mura del carcere di Frosinone.
Due decessi inizialmente archiviati come suicidi, ma sui quali ora i magistrati vogliono vederci chiaro. E l'accusa, dopo aver contestato a Daniele Cestra, 43 anni, di Sabaudia, l'omicidio volontario di un suo compagno di cella (Giuseppe Mari di Sgurgola) che sarebbe stato ucciso per «asfissia meccanica», ipotizza nei suoi confronti lo stesso reato anche per un altro caso.
Il pubblico ministero Vittorio Misiti ha disposto la riesumazione della salma di un detenuto, deceduto nel 2015, per effettuare tutti gli accertamenti necroscopici necessari per determinare con esattezza la causa del decesso. Questo perché sono state ravvisate delle analogie con l'altro episodio - i fatti in questo caso risalgono al 2016 - per il quale a Daniele Cestra si contesta l'omicidio volontario. Il 39enne ha nominato quali difensori di fiducia gli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone. Come consule di parte della difesa è stato indicato il dottor Giuseppe Manciocchi, medico legale. Sentito dal pubblico ministero, Cestra si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L'uomo, si diceva, era ristretto nel carcere di Frosinone - da dove è stato poi trasferito - per espiare la condanna ormai definitiva per l'omicidio di Anna Vastola, l'81enne uccisa con un colpo alla testa inferto con un oggetto contundente mentre era nella sua abitazione di via don Giuseppe Capitanio a Borgo Montenero. La verità giudiziaria ha individuato in Daniele Cestra il colpevole di quell'omicidio avvenuto il 9 dicembre del 2013.
L'uomo, inizialmente assistito da un avvocato d'ufficio, aveva confessato il delitto davanti al pubblico ministero. In primo grado la condanna a 30 anni di reclusione, poi - a seguito dell'Appello promosso dagli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone - ridotta a 18 anni e confermata in Cassazione. Ora si attende l'esito degli esami necroscopici sulla salma dell'uomo morto per un "suicidio sospetto" per la quale la procura ha disposto la riesumazione.
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