Originariamente Scritto da
Giò
L'identità nazionale italiana esiste anche grazie alla Chiesa Cattolica perché la sua presenza ha plasmato la nostra storia, la nostra cultura, i nostri usi e costumi. Grazie al cattolicesimo la nostra nazione ha conservato quell'indole universale, che precedentemente aveva con l'Impero romano, facendo della nostra patria non una nazione tra le tante ma un faro di civiltà ed un esempio per tutte le altre anche quando non possedeva una chiara e definita unità politica. Togli il cattolicesimo all'Italia e come nazione o non esisterà o sarà estremamente più povera in tutto ciò che la caratterizza. Quanto alla presunta contrarietà del cattolicesimo alla ragione e alla libertà, basterebbe pensare che un autore non cattolico, come Ernst Renan, disse una volta che ogni vittoria di Roma (di Roma cattolica, anche) è una vittoria della ragione. Infatti, la Chiesa ha sempre promosso una visione della Fede compatibile e coerente con la razionalità filosofica: l'italiano San Tommaso d'Aquino ha sviluppato tutte le basi che aveva posto il pagano Aristotele con la scuola peripatetica ed il tomismo divenne la filosofia ufficiale della Chiesa, su cui si basò tutta l'elaborazione teologica successiva. Non dimentichiamoci che la Chiesa, all'occorrenza, difese la sana e giusta libertà dai soprusi e dalle sue negazioni: si oppose agli eccessi dell'assolutismo monarchico, così come alla statolatria giacobina e al collettivismo totalitario comunista. Grazie alla presenza della Chiesa, il nostro popolo ha conservato meglio degli altri certi principi morali "naturali": se certe aberrazioni contemporanee (vedasi matrimoni e adozioni gay) da noi non hanno ancora attecchito o stanno attecchendo con lentezza è proprio a causa della capacità di penetrazione e persuasione che la Chiesa seppe dimostrare nei secoli passati. Lo Stato, soprattutto se si tratta di uno Stato nazionale che dovrebbe incarnare giuridicamente e politicamente una particolare stirpe, non può prescindere da una visione spirituale e religiosa che lo fondi e lo giustifichi e, al tempo stesso, ne garantisca la coesione. Mussolini una volta giustamente disse: "L'Italia ha il privilegio di essere la nazione più nettamente individuata dal punto di vista geografico. La più compattamente omogenea dal punto di vista etnico, linguistico, morale. L'unità religiosa è una delle grandi forze di un popolo. Comprometterla o anche soltanto incrinarla è commettere un delitto di lesa-nazione". Ed in un'altra occasione dichiarò: "Bisogna rispettare leggi e tradizioni, tutto ciò che rappresenta l'elemento spirituale e fondamentale della vita di un popolo. Se poco fa sono entrato nel Tempio e mi sono inchinato dinanzi all'Altare, ciò non ho fatto per rendere un omaggio superficiale alla religione dello Stato. L'ho fatto per un intimo convincimento perché penso che un popolo non può divenire grande e potente, conscio dei suoi destini, se non si accosta alla religione e non la considera come un elemento essenziale della sua vita privata e pubblica". Quando lo Stato disconosce qualsiasi visione religiosa, finisce sempre (volutamente o meno) per creare un surrogato religioso: i casi, apparentemente opposti, degli Stati Uniti e dell'Unione sovietica sono emblematici in tal senso. Nel caso americano, c'è un patriottismo costituzionale di marca liberale che fa da religione civile degli USA, mentre nel caso dell'URSS sappiamo tutti che, in pieno ateismo di Stato, cerimonie e parate, ispirate a "coreografie" religiose, non mancarono. Il culto della personalità di Lenin e Stalin superò i limiti dell'idolatria. La battaglia oggi non è né per la democrazia né per la ragione (o meglio, lo è per la retta ragione, cioè per il realismo, non per la razionalità strumentale tipica della modernità ideologica o per il razionalismo illuminista e liberale, che già tanti - troppi - danni ha fatto), ma per la nazione e per la Fede, contro i loro nemici interni ed esterni. Le gerarchie ecclesiastiche ed il clero oggi attraversano una crisi morale, liturgica e dottrinale senza precedenti e non è un caso che la stessa situazione si registri nella nostra patria: a conferma che, sia nel bene che nel male, i destini della Chiesa e dell'Italia sono inevitabilmente legati. Ciò che va fatto è cacciare i mercanti dal tempio, tanto per quanto concerne l'una, tanto per quanto concerne l'altra.