Corriere della Sera
L’appuntamento è in commissione Affari costituzionali, ma i partiti ci arrivano decisamente in ordine sparso. Sulla legge elettorale, ufficialmente ma sembra anche ufficiosamente, nulla si è mosso durante la pausa agostana, ed è difficile che accada prima del 6 settembre, quando è convocata la Commissione per discuterne prima di approvare un testo base (entro il 12), emendarlo, votarlo e consegnarlo entro fine mese all’Aula.
Un’assenza di contatti e di trattative che non fa presagire nulla di buono, anche perché rispetto a tre mesi fa — quando Pd, FI, M5S e Lega raggiunsero un accordo sul sistema tedesco che poi naufragò alla Camera — le posizioni di molti sono cambiate. Con il rischio che davvero non si riesca a trovare una maggioranza per cambiare l’Italicum modificato, e si debba magari ricorrere ad un decreto per armonizzare i punti più dissonanti.
Il Pd, per cominciare, non si muove come una falange. Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, avverte che i discorsi «non hanno alcun valore, come tutti quelli che si fanno sotto l’ombrellone: se ne riparlerà a settembre», ma è noto che nel partito esistono almeno due linee: quella di Renzi che non crede alla possibilità di metter su una coalizione e che dunque non ha interesse ad una legge che dia un premio a chi si coalizza (che invece metterebbe d’accordo tutto il centrodestra), e quella di Franceschini e Orlando che vedono ancora possibile una sorta di nuovo Ulivo.
Il Pd potrebbe anche riproporre come testo base il maggioritario — Mattarellum o Rosatellum — ma al Nazareno sono certi che «non ci sarebbero i voti al Senato». Sul tedesco invece, che resta di gran lunga il sistema preferito da Silvio Berlusconi e quello al quale, conferma il capogruppo a Montecitorio Renato Brunetta, «dovremmo ripartire perché si era registrato un largo accordo», Renzi potrebbe tornare convinto che le coalizioni possano nascere anche dopo il voto e non per forza prima, ma solo se ci fosse «un accordo super blindato», per non rischiare un altro flop.
Ma l’accordo blindato è possibile? Al momento, anche se appunto ancora i rapporti devono riprendere tra i partiti, non sembra. Sia nel Pd che in FI ci si chiede se il M5S abbia davvero interesse a cambiare una legge che, così com’è, difficilmente consentirebbe a chiunque di vincere mentre a Grillo permetterebbe comunque di massimizzare i voti. E la stessa Lega frena. Come spiega il capogruppo Massimiliano Fedriga, è vero che a giugno avevano votato il tedesco ma «lo accettavamo per andare a elezioni anticipate, cosa che oggi non è più. Oggi la nostra priorità è vedere in tempi rapidissimi se è possibile fare una nuova legge, altrimenti si comunichi a Mattarella che non c’è una maggioranza e si vada al voto». Senza un colpo d’ala, le speranze di un accordo sono minime.