La Cassazione conferma la condanna di Formigoni: diffamò i radicali - Corriere.it


Confermata dalla Cassazione la condanna per diffamazione aggravata nei confronti dell’ex presidente della Lombardia Roberto Formigoni, ora senatore per Alternativa popolare, per aver dichiarato a vari giornali - in occasione della presentazione delle liste per le elezioni regionali lombarde del 2010 - che i radicali avevano ordito «una macchinazione» per escludere il centro destra dalle elezioni, e che avevano avuto la possibilità di «manipolare» le liste perché erano stati lasciati soli «per dodici ore» nell’Ufficio centrale regionale ed avevano fatto sparire 51 certificati elettorali. Ad avviso della Suprema Corte - che ha replicato alla tesi difensiva di Formigoni che sosteneva di aver diritto alla critica politica - «nel caso in esame, non ci troviamo di fronte all’espressione di opinioni o critiche o alla strumentalizzazione, a fini politici, di un fatto vero nel suo nucleo essenziale, bensì di fronte ad accuse gravi (la manipolazione e la sottrazione di schede allegate alla presentazione delle liste) totalmente e consapevolmente false rivolte ad un avversario politico».
Tra multa, risarcimenti e spese: 80 mila euro
La Cassazione rileva che «non è vero che i radicali furono lasciati soli per dodici ore nell’ufficio ove erano custoditi gli atti di accompagnamento delle liste», e vi fu «in ogni caso, prima del provvedimento di esclusione della lista, un incontro presso l’Ufficio centrale regionale in contraddittorio con i rappresentanti delle liste interessate, cui presenziò il teste Marco Corsaro per la lista di Formigoni. Gli `ermellini´ aggiungono inoltre - ripercorrendo quanto accertato dai giudici di merito - che «non è vero che i radicali avevano preso di mira la lista capeggiata da Formigoni, avendo controllato anche le schede di presentazione della lista di Penati ed avendo presentato un analogo provvedimento anche con riguardo a quest’ultima». «Il provvedimento di esclusione della lista `Per la Lombardia´ - prosegue la sentenza 40834 depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi il quattro luglio - è del primo marzo 2010 ed è motivato dall’esistenza di irregolarità su 514 schede di presentazione, sicché togliendo quelle firme dal totale di 3935, così come calcolato in prima battuta, non si raggiungeva il numero legale». Per Formigoni, dunque, è diventata definitiva la condanna alla multa di 900 euro e a risarcire i radicali Marco Cappato e Lorenzo Lipperini con 20mila euro ciascuno, e la lista Marco Pannella con 35mila euro. Per il giudizio di Cassazione il senatore di Ap dovrà anche rimborsare le parti offese per le spese di giustizia pari a 3.500 euro. È stata così confermata la sentenza emessa il 25 ottobre 2016 dalla Corte di Appello di Milano.