Milano, mistero in Duomo: porta aperta di notte e telecamere spente - Corriere.it
L’orario di chiusura del Duomo è intorno alle 19. Mercoledì sera, nei passaggi delle pattuglie delle forze dell’ordine che hanno come priorità la sorveglianza della cattedrale, non sono state riscontrate anomalie. Fino a mezzanotte e mezzo, quando un equipaggio dell’Esercito ha notato che una porta degli ingressi dedicati ai fedeli era aperta. Un’apertura di mezzo metro, più che sufficiente per consentire il passaggio di estranei. La scoperta, in un periodo di allerta attentati, ha subito fatto attivare le procedure di emergenza con una bonifica, massiccia e minuziosa, proseguita fino all’alba di ieri, dopo l’ispezione di cripta e terrazze, di altare e corridoi, con le verifiche ripetute a oltranza. Alla fine nessun allarme, dentro il Duomo non c’erano persone e oggetti sospetti. Ma il fatto, a leggere i primi passi dell’inchiesta, rimane gravissimo. Difficile ipotizzare sia stata una «dimenticanza» del personale addetto. Per due motivi. Le porte si «gestiscono» con apposite chiavi girate poi con numerose «mandate». Secondo motivo: in precedenza quell’ingresso, come testimoniato dai controlli delle pattuglie e dando a essi credito, era «sigillato» secondo prassi. Significa che sarebbe stato aperto successivamente. Non dal vento, ma da qualcuno del personale incaricato della gestione della cattedrale.
Secondo quanto raccolto dal Corriere, alcune telecamere interne, utili proprio per capire le «dinamiche» relative alla porta, sono state disattivate o comunque non erano in funzione. Se per un errore «svincolato» oppure più probabilmente per un’azione organica a un piano doloso, lo stabiliranno le indagini, che potrebbero trovare un aiuto in altre telecamere, queste posizionate all’esterno del Duomo e determinanti nel caso di una fuga al di fuori della cattedrale. In simultanea con la scoperta dell’Esercito è scattato un allarme in seguito al riscontro di una «anomalia» nel sistema degli ingressi, causato però dall’entrata nella cattedrale di quei militari per capire cosa fosse successo. In questa storia sono importanti le fasi temporali. Delle 19 la classica chiusura della cattedrale; di mezzanotte e mezzo l’allerta; a rotazione tra le 20 e mezzanotte i passaggi delle pattuglie. La priorità del Duomo nell’elenco degli obiettivi sensibili di Milano e d’Italia determina che qualunque «forza», dalla polizia ai carabinieri, dai finanzieri ai vigili, anche se non specificatamente incaricata di presidiare questa determinata zona, se si trova a transitare dia un’«occhiata» alla cattedrale. Il sistema di protezione è collaudato. Pare così impossibile che, se la «riapertura» è avvenuta prima, o molto prima di mezzanotte e mezza, sia sfuggita ai numerosi occhi. Gli investigatori si concentrano sul personale di servizio. Quella porta era aperta ma non spalancata, a differenza di quella successiva, ugualmente «manomessa». Il responsabile o i responsabili hanno sottovalutato l’enorme pericolosità del gesto, o forse ne erano pienamente consapevoli. Recenti cambi al vertice nel settore della sicurezza della Veneranda Fabbrica del Duomo avrebbero generato malumori. Specie in chi si attendeva promozioni interne e non l’arrivo di dirigenti da fuori.