Conflitto di interessi, l'arma
finale di Futuro e Libertà
Gianfranco Fini

Il presidnete della Camera ai suoi: non è tempo di colombe,
ma non rispondere colpo su colpo
AMEDEO LA MATTINA
Per raffreddare i bollori politici d’agosto, Gianfranco Fini ieri ha fatto un’immersione al largo dell’Argentario. E una volta tornato a galla aveva le idee chiare su come affrontare il nemico di Arcore. Futuro e Libertà è pronto a sganciare la bomba atomica; un ordigno nucleare con su scritto «conflitto di interessi», quello che da anni da sinistra viene rinfacciato a Silvio Berlusconi. E’ la mossa dirompente che verrà fatta se dovesse continuare la «massacrante e ossessiva campagna mediatica» del Giornale e delle televisioni che sono di proprietà del premier. Una campagna di «delegittimazione personale» che ha portato il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, a chiedere le dimissioni del presidente della Camera. Capezzone non è stato smentito dal Cavaliere e nemmeno dal vertice del partito: quindi per Fini siamo di fronte a un’ulteriore frattura che rischia di essere insanabile, di chiudere ogni confronto programmatico. Apre anzi un vero e proprio conflitto istituzionale che vede il presidente del Consiglio attaccare la terza carica dello Stato con tutti i mezzi a sua disposizione, quelli che controlla sia direttamente per vincolo familiare e proprietario sia indirettamente attraverso la politica.

Ecco perché in Parlamento a settembre potrebbe essere sollevato il conflitto di interessi. Fini ha fatto sapere alle truppe parlamentari che non intende arretrare di un millimetro, che non ha alcuna intenzione di dimettersi. E’ il momento di andare all’attacco, di non farsi intimidire. «E a Berlusconi che chiede la mobilitazione contro i personalismi e i disfattisti - osserva Italo Bocchino - vorrei ricordare che il vero disfattista è lui: ha sfasciato un partito per antipatia personale». Quando il gioco si fa duro, le risposte devono essere durissime. A Fini non sono piaciute alcune dichiarazioni dei cosiddetti moderati come Silvano Moffa che ha parlato di «eterogeneità di posizioni» attorno a Fini, aggiungendo che sono controproducenti le posizioni dei falchi di entrambi gli schieramenti: «La spaccatura - sostiene Moffa, coordinatore dei gruppi parlamentari di Futuro e Libertà - è un fatto personale, i personalismi da tutte e due le parti hanno preso il sopravvento sulle analisi politiche. La vicenda Tulliani? Non mi interessano i fatti personali. Ci sono ben altre priorità nel Paese». Per l’altra colomba Roberto Menia ha ragione Moffa, «bisogna recuperare il galateo istituzionale»: «Tacciano una volta per tutte i cosiddetti falchetti di seconda scelta con i loro urli striduli, tacciano i guitti e mettiamoci a lavorare seriamente per completare il programma di governo». Per l’ex leader di An questo non è il momento delle colombe, ma di rispondere colpo su colpo. Così Carmelo Briguglio sul sito Generazione Italia pone «dubbi legittimi».

Si sono mossi «pezzi di servizi deviati» sulla vicenda della casa a Montecarlo? Briguglio, che fa parte della commissione di controllo sui servizi, scrive che «è legittimo avanzare non diciamo dei sospetti ma almeno dei dubbi» su uno dei due giornalisti del Giornale che ha seguito l’inchiesta giornalistica sulla casa di Montecarlo. Ha a che fare con «un notissimo direttore dei servizi segreti al tempo coinvolto nell’affaire-Sisde e poi condannato da un Tribunale della Repubblica? E’ una coincidenza? E un’omonimia? O una parentela? C’è qualche dossier confezionato da pezzi deviati dei Servizi? Qualcuno ha pensato, a prescindere dalla consapevolezza dell’utilizzatore finale, di fare un favore al Capo?». I finiani si chiedono come sia possibile che in un Paese occidentale possa accadere che l’«aggressione giornalistica» sia condotta da quei media così direttamente legati al premier proprio quando uno dei protagonisti della vicenda politica decide di dar vita un soggetto politico autonomo in dissenso dal leader del Pdl. E se le parole di Capezzone sono quelle di uno «stipendiato dal Pdl come portavoce», afferma Fabio Granata, quelle degli «ex colonnelli An, che a Fini devono tutto, sono semplicemente indegne».

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Cominciano ad essere simpatici Fini e i Finiani; finalmente parlano di conflitto di interessi --- Bene, bene; inizia il redde rationem.