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Discussione: Osservatorio Iran

  1. #91
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Rohani: La Resistenza di Iran e Cina agli Stati Uniti è un beneficio per il mondo



    Il presidente iraniano Hasan Rohani afferma la "resistenza di Iran e Cina" all'unilateralismo statunitense favorisce il mondo intero.


    "Le pressioni del governo degli Stati Uniti nei confronti di Iran e Cina mirano a stabilire il dominio di Washington in tutta l'Asia e nel mondo", ha detto il presidente iraniano in una riunione tenuta oggi con il suo omologo cinese, Xi Jinping.

    Alla riunione, tenuta a margine della 19a riunione del Consiglio dei capi di stato dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) in Kirghizistan, Rohani ha ribadito che la fermezza di Teheran e Pechino nelle azioni di Washington "non solo giova alle due nazioni, ma all'Asia e al mondo intero. "

    Rohani ha ribadito che il suo paese ha dimostrato di non scomporsi di fronte dalle pressioni straniere e che sta diventando "più unito e più solido".

    Dopo aver sottolineato l'impegno di Teheran per il piano globale di azione congiunta (JCPOA o PIAC,), nome ufficiale dell'accordo nucleare raggiunto nel 2015, Rohani ha deplorato che gli Stati Uniti sono usciti dal patto senza offrire alcuna spiegazione e, ancor meno, un pretesto per giustificare una misura unilaterale.

    Il presidente della Cina, a sua volta, ha denunciato l'espansione dell'unilateralismo nel mondo di oggi e ha sottolineato che l'uscita unilaterale degli Stati Uniti dall'accordo nucleare è la causa principale dell'escalation delle tensioni regionali.

    Il presidente iraniano ha sottolineato che le relazioni tra Teheran e Pechino "sono sempre state strategiche e lo saranno".

    Rohani ha espresso la disponibilità dell'Iran a sviluppare la sua cooperazione bilaterale con il gigante asiatico in diversi settori politico, economico, culturale e turistico e la lotta contro il terrorismo, e in particolare nel progetto della Via della Seta a causa alla situazione geografica unica che ha il paese persiano.

    A questo proposito, Xi Jinping ha accolto con favore la partecipazione attiva dell'Iran al progetto, mentre ha sottolineato la volontà di Pechino di cooperare con Teheran in varie organizzazioni regionali e internazionali per lo sviluppo del multilateralismo e, assicurando in tal modo gli interessi nazionali dei due paesi.


    Fonte: HispantvNotizia del: 14/06/2019

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...ondo/82_28929/
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  2. #92
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    I 40 anni di tentativi Usa di addomesticare l'Iran



    di Mostafa El Ajoubi* - Nigrizia

    Guerre, ricatti, sanzioni ed embarghi sono i concetti più frequenti nel linguaggio della "diplomazia" americana nel suo rapporto con il resto del mondo. Di guerre, dirette e per procura, la storia è piena di esempi: si possono citare en passant quelle contro la Jugoslavia, l'Iraq, la Libia, la Siria e lo Yemen.


    Tra i ricatti si può menzionare, in ordine di cronaca, una telefonata del presidente Trump al re saudita, nell’aprile scorso, nella quale in sostanza dice: “Siete ricchi, noi vi proteggiamo e quindi dovete pagare di più per questo servizio”. Trump ha ricordato ai suoi elettori (durante un meeting del “Make America Great Again” tenutosi a Green Bay, nel Wisconsin, il 28 aprile) che il regime saudita ha già sborsato 450 miliardi nelle casse del paese dello zio Sam. Ma il businessman Trump ne vuole sempre di più.


    È noto ormai che l’Arabia Saudita sia un paese satellite degli Usa: è un suo luogotenente nel mondo arabo per controllare le ricchezze di questa regione e tenere sotto tiro da vicino il suo nemico Iran, in forte espansione geopolitica nella regione e con una sempre crescente popolarità presso le popolazioni arabe.


    Gli iraniani forniscono un concreto appoggio politico ed economico ai palestinesi, mentre Washington sostiene incondizionatamente Israele. Quest’ultimo, insieme all’Arabia Saudita, teme l’Iran perché lo considera un grande ostacolo geostrategico di fronte ai loro progetti espansionistici nel Medio Oriente. Entrambi questi Paesi – alleati tra di loro sottobanco – vorrebbero che gli Usa invadessero militarmente l’Iran.


    Quest’ultimo sembra molto determinato a opporsi a quello che viene definito “l’accordo del secolo”. Questo accordo, pianificato dal governo americano, vorrebbe in sostanza rimodellare la geografia politica nel Medio Oriente a favore dei suoi alleati Arabia Saudita e soprattutto Israele, dando così il colpo di grazia alla questione palestinese (sul contenuto dell’accordo vedi http://www.middleeastmonitor.com/201...al-of-century/).


    Gli embarghi e le sanzioni economiche insieme costituiscono un’arma micidiale quanto la guerra; sono spesso utilizzati contro i paesi che rifiutano di sottomettersi all’egemonia degli Usa. Attualmente i paesi sotto il mirino di Washington sono principalmente la Corea del Nord, la Cina, la Russia, Cuba, l’Iran e il Venezuela. Questi ultimi due sono particolarmente bersagliati dalla macchina da guerra globale statunitense. Washington da anni sta cercando di cambiare il regime politico sia a Caracas che a Teheran, perché le considera un ostacolo nei confronti della sua politica di egemonia imperiale.


    40 anni di tentativi


    Mentre la partita contro il Venezuela gli americani se la giocano in casa e in modo sporco – in palese violazione del diritto internazionale –, quella contro l’Iran ha una portata intercontinentale che chiama in causa altre potenze emergenti, ovvero Cina e Russia. L’Iran occupa una posizione geografica nevralgica nello scacchiere internazionale. Per chi vuole dominare il mondo (economicamente e militarmente) è fondamentale addomesticare chi governa i paesi del Medioriente/Golfo Persico. Ed è ciò che sta cercando di fare la Casa Bianca da 40 anni nei confronti di Teheran.


    Gli Usa provarono invano a piegare gli iraniani con una guerra per procura affidata all’Iraq di Saddam Hussein tra il 1980 e il 1988. È dal 1979 che impongono sanzioni ed embarghi contro gli iraniani, ma finora questi strumenti non hanno funzionato; anzi, nel frattempo il peso geopolitico di Teheran è cresciuto notevolmente. Ma i falchi dell’establishment americano (sia repubblicani che democratici) non mollano la presa.


    Il presidente Trump ha decretato nel maggio del 2018 l’uscita del suo Paese dall’accordo con l’Iran sul nucleare e da allora le sanzioni contro Teheran sono aumentate a dismisura. L’obiettivo attuale del governo americano è quello di portare a livello zero le esportazioni iraniane di petrolio e gas naturale, sulle quali si basa principalmente l’economia del Paese.


    L’accordo sul nucleare (Joint Comprehensive Plan of Action, acronimo JCPOA) fu siglato nel 2015 dall’Iran da un lato e dai 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu più Germania (e con il sostegno dell’Unione europea) dall’altro.


    Esso sanciva l’impegno dell’Iran a limitare il suo programma nucleare al solo uso civile – cosa che esso faceva già – in cambio dell’eliminazione progressiva delle sanzioni economiche (vedi “Iran e Usa, un’intesa sul nucleare malgrado tutto”, Limes, luglio 2015).

    Nonostante le dichiarazioni di facciata di Trump, che esprimono l’intenzione di voler dialogare con gli iraniani, la strategia di Washington è quella di cercare di strangolare economicamente il paese, che è già in grande difficoltà per gli effetti delle perpetue sanzioni. In Iran – come in Venezuela e altrove – è la popolazione la principale vittima delle sanzioni economiche.


    E gli Usa fanno leva su questa politica cinica contro la gente comune, esponendola alla fame e alle malattie, sperando che essa, nell’estrema disperazione, possa ribellarsi ai propri governanti, consentendo così alla Casa Bianca di intromettersi per piazzare dirigenti ad essa compiacenti. Ma ad oggi la probabilità che ciò accada in Iran è molto risicata.


    L’accanimento degli Usa sull’Iran ha invece rafforzato il sentimento di nazionalismo tra gli iraniani. E nonostante i problemi interni in termini di giustizia, libertà e democrazia in generale, vi è un consenso quasi generale sulla politica dell’attuale governo, specie quella che riguarda il rapporto con gli Usa e i suoi alleati (www.nigrizia.it/notizia/liran-di-rohani/blog).


    Opzione militare impraticabile


    Né la guerra per procura degli anni Ottanta, né la “rivoluzione colorata” del 2009 e nemmeno le sanzioni sono riuscite a far cadere Teheran nelle mani di Washington. Allora rimane solo l’opzione militare diretta, come si fece nel 2003 contro l’Iraq e nel 2011 contro la Libia. Ma è un’opzione, oltre che pericolosissima, molto poco probabile, salvo un gesto di follia da parte di Trump. Attaccare l’Iran, paese ben equipaggiato militarmente e sostenuto dalla Russia, dalla Cina, dalla Siria e da movimenti locali come hezbollah nel Libano e le milizie sciite in Iraq, sarebbe un disastro per tutti, compresi americani ed europei.


    Sul piano meramente economico, un’eventuale guerra metterebbe in pericolo la sicurezza dello stretto di Hormuz e di quello del Golfo di Aden, due delle principali rotte marittime commerciali del petrolio, motore dell’economia mondiale. In caso di guerra contro l’Iran, si arriverebbe alla chiusura di questi due passaggi marittimi nevralgici. E ciò condurrebbe ad una catastrofe economica a livello globale.


    Sul piano militare, l’intera regione diventerebbe un’infiammabile zona di guerra, insicura per tutti i paesi, compresi Arabia Saudita e Israele che da anni istigano alla guerra contro l’Iran. E sarebbe un disastro anche per l’Europa perché porterebbe a biblici esodi di profughi verso di essa; e il terrorismo potrebbe di nuovo rigenerarsi e colpire dappertutto, anche le capitali europee. E nonostante il fatto che le potenze europee siano consapevoli di tutto ciò, continuano ad obbedire agli Usa e ad eseguire i loro piani.


    Dire che l’Europa rispetta l’accordo sul nucleare con l’Iran in realtà non vale nulla. Di fatto né la Francia, né la Gran Bretagna, né la Germania hanno rispettato gli impegni presi con l’Iran nel 2015 a Vienna. Perché, come ha fatto capire il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas in una visita a Teheran il 10 giugno scorso, l’Europa ha le mani legate: “non può fare miracoli” riguardo all’accordo sul nucleare e alle sue relazioni in generale con l’Iran. Tradotto in soldoni, ciò significa che tutto dipende dagli Usa che, con il presidente Trump, inseguono palesemente la logica di win-lose anche nei confronti dell’Europa, la quale invece avrebbe tutto da guadagnare se i suoi rapporti con gli iraniani fossero regolari e basati sul mutuo rispetto e sui comuni interessi.

    *Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore

    Notizia del: 15/06/2019

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...iran/82_28938/
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  3. #93
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Gli Stati Uniti compiono un voltafaccia sull’Iran?


    da aurorasito
    Salman Rafi Sheikh, New Eastern Outlook 14.06.2019




    Nel maggio 2018, più di un anno fa, quando gli Stati Uniti buttarono fuori dalla finestra dell’ufficio Ovale l’accordo nucleare coll’Iran duramente negoziato, non fu una sorpresa perché Donald Trump adempiva a una promessa che fece durante la campagna elettorale presidenziale dell’anno precedente. Quando l’accordo fu respinto, il segretario di Stato Mike Pompeo fece un discorso a Washington e formulò 12 richieste che, se l’Iran avesse adempiuto, avrebbero aperto la strada alla normalizzazione delle relazioni degli Stati Uniti coll’Iran e avrebbero portato “pace” nel Medio Oriente. Tra le altre cose, le richieste includevano la fine della “proliferazione dei missili balistici”, “ritirare tutte le forze sotto il comando dell’Iran dalla Siria”, “Por fine al sostegno della Forza al.Quds della Guardia rivoluzionaria islamica a “terroristi” e “militanti partner nel mondo” e por fine al suo “comportamento minaccioso” nei confronti dei vicini, cioè Emirati Arabi Uniti ed Arabia Saudita. Alcuna delle pretese era obbligare l’Iran a rispettare l’accordo (perché l’Iran non lo violava) e solo due riguardavano strettamente la proliferazione delle armi nucleari e/o arricchimento dell’uranio, sebbene non esistessero prove, e non ce ne sono ad oggi, dimostrando che l’Iran sviluppasse l’uranio oltre i limiti o che cercasse una potenziale proliferazione di armi nucleari. Concentrandosi su politica ed influenza regionali dell’Iran, gli Stati Uniti dimostravano di volere che l’Iran si ritirasse ponendo fine all’espansione dell’influenza politica. Tuttavia, mentre l’influenza dell’Iran rimane intatta in Siria, Iraq ed altrove, la recente pretesa di Mike Pompeo d’impegnarsi “incondizionatamente” in colloqui coll’Iran dimostra che l’autore delle 12 pretese ritirava le sue condizioni altrimenti non negoziabili per parlare coll’Iran. “Siamo pronti a impegnarci in una conversazione senza precondizioni. Siamo pronti a sederci con loro”, aveva detto Pompeo nella conferenza stampa in Svizzera del 2 giugno 2019, anche se affermò che gli Stati Uniti continueranno a sforzarsi a ridurre l’influenza iraniana nella regione. Ciò che è veramente importante qui è la domanda sul perché gli Stati Uniti offrano colloqui incondizionati all’Iran in un momento in cui il loro presidente pensa che le loro sanzioni all’Iran stiano davvero funzionando?
    Donald Trump fu recentemente in Giappone, dove non si risparmiò ad evidenziare come le sue sanzioni stessero davvero “funzionando”. Per dirla con lui, “l’Iran, quando entrai in carica per la prima volta, infuriava, combattendo in molte località del Medio Oriente. Erano dietro ogni singolo attacco, che fosse Siria, Yemen, o singole piccole aree, portandosi via il petrolio alla gente. Erano dappertutto,.. Ora si ritirano perché hanno gravi problemi economici. Abbiamo enormi, come sapete, massicce sanzioni ed altro. Voglio dire, l’abbiamo detto solo l’altro giorno: acciaio, rame, diversi elementi di ciò che vendevano. Il petrolio è essenzialmente prosciugato”. Tuttavia, nonostante Donald Trump ritenga che le sue sanzioni funziono, sembrò conciliante durante la sua conferenza stampa in Giappone dicendo “penso che faremo un accordo. Penso che l’Iran, di nuovo, abbia un enorme potenziale economico. E non vedo l’ora di lasciarli tornare sul palco dove possano dimostrarlo. Penso all’Iran: conosco così tante persone dell’Iran. Sono persone fantastiche. Ha la possibilità di essere un grande Paese, con la stessa leadership”. L’amministrazione Trump, come è evidente, persegue una svolta ad U. Ci si chiede perché sia così se le sanzioni funzionano e perché non permetta che l’Iran “affondi” nel mare delle sanzioni e costringendolo ad emergere da attore “riformato”? Questo sarebbe ovvio, a meno che le sanzioni, contrariamente a quanto affermato da Trump in Giappone, non funzionino. Mentre hanno sicuramente danneggiato l’economia dell’Iran; le sanzioni statunitensi essenzialmente sono fallite nel modificare la politica iraniana come Stati Uniti e loro alleati avrebbero idealmente voluto.
    Una seconda ragione per cui gli Stati Uniti stiano cercando un’inversione a U è che l’Iran, invece di capitolare alzata la posta puntando alla chiusura dello Stretto di Hormuz. Secondo alcuni analisti, se lo Stretto venisse bloccato e il flusso di energia dal Golfo, il venti per cento mondiale, viene completamente chiuso, potrebbe portare il prezzo del petrolio a 200 dollari al barile, o molto di più per un lungo periodo. Ciò potrebbe potenzialmente schiantare il mercato dei derivati, creando una depressione globale senza precedenti. La Bank for International Settlements dichiarò lo scorso anno che “l’ammontare nozionale in essere dei contratti derivati” fu di 542 trilioni di dollari. Anche se non è la prima volta che l’Iran minacciava tale chiusura, quello che oggi è davvero una seria minaccia è che la posta non fu mai uguali per l’Iran e nemmeno per gli Stati Uniti. Se i funzionari statunitensi continuano a menzionare che continueranno a perseguire il blocco iraniano, non c’è nulla da dire sul fatto che ottenere questo risultato sarà difficile, dato che l’Iran, anche dopo aver affrontato le sanzioni nordamericane più dure, riusciva a portare la situazione a un punto di stallo in cui gli Stati Uniti sono obbligati a cambiare tono e ad iniziare il discorso dei “colloqui incondizionati coll’Iran”. Questo è un cambio di paradigma, evidente anche dal modo in cui il dispiegamento navale statunitense già iniziava a diminuire nel Golfo Persico. L’USS Abraham Lincoln, che doveva trasferirvisi si fermava nel Mar Arabico, a 200 miglia al largo delle coste dell’Oman. Ufficiali lodarono l’Iran per il comportamento professionale. Il contrammiraglio John FG Wade, comandante del gruppo d’attacco della Lincoln,dichiarò che le forze navali iraniane aderivano agli standard internazionali d’interazione con le navi del suo gruppo. Vi erano quindi già segni non conflittuali nel Golfo e mediazione e colloqui per ridurre lo stallo anche se l’accordo non ci sarà immediatamente.

    Salman Rafi Sheikh, analista di relazioni internazionali e affari esteri e interni del Pakistan, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.

    Traduzione di Alessandro Lattanzio

    Gli Stati Uniti compiono un voltafaccia sull?Iran? ? Aurora
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  4. #94
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    L’Iran abbatte un drone-spia statunitense facendo “massima pressione” su Trump


    da aurorasito
    Moon of Alabama 20 giugno 2019



    Il 20 giugno la difesa aerea iraniana abbatteva un drone da ricognizione strategica degli Stati Uniti: “Le guardie rivoluzionarie iraniane abbattevano un drone-spia degli USA nella provincia di Hormozgan, sul Golfo, dichiarava il sito Sepah News”. L’agenzia IRNA pubblicava lo stesso articolo identificando il drone come un RQ-4 Global Hawk. “Veniva abbattuto quando entrò nello spazio aereo iraniano vicino al distretto di Kouhmobarak, aggiungeva il sito”. Una dichiarazione dell’IRGC descriveva l’incidente: “L’UAV nordamericano era decollato da una base statunitense nel sud del Golfo Persico alle 00:14 di oggi e contrariamente alle leggi sull’aviazione, spense tutte i sistemi di identificazione volando dallo stretto di Hormuz a Chabahar in totale segretezza. L’aereo senza pilota, mentre tornava dall’ovest della regione verso lo stretto di Hormuz, violava l’integrità territoriale della Repubblica islamica dell’Iran raccogliendo informazioni e spiando. Alle 45, quando l’UAV aggressore entrava nel territorio del nostro Paese, è stato intercettato dall’Aeronautica dell’IRGC ed abbattuto”. Gli Stati Uniti dicevano che il drone era un Triton MQ-4C, versione navale del Global Hawk specializzata in Broad Area Maritime Surveillance (BAMS). Affermava che il drone si trovava nello spazio aereo internazionale quando la Guardia rivoluzionaria iraniana l’abbatteva. (Interessante, alcun MQ-4C dovrebbe essere in Medio Oriente. Lo schieramento sarebbe segreto- Questo drone specifico sembra fosse arrivato in Qatar solo cinque giorni prima).
    L’incidente è un’altra prova che la campagna di “massima pressione” di Trump contro l’Iran gli si è rivolta contro. Secondo quanto riferito, Trump avrebbe detto al suo staff di smettere di parlare di guerra all’Iran: “Due alti funzionari e altre tre persone dalla conoscenza diretta della strategia dell’amministrazione nella regione dicono a The Daily Beast che il presidente chiese ai funzionari di attenuare la loro retorica accesa sull’Iran… Trump non vuole aprire un conflitto militare coll’Iran. Ma già guida una brutale guerra economica contro l’Iran e il Paese ragisce. Trump vuole negoziati coll’Iran senza prima revocare le sanzioni. L’Iran lo rifiuta”. Non importa più cosa vuole Trump. L’Iran passa all’escalation. Può causare una miriade di incidenti che costringano Trump a reagire. Può lanciare una guerra e quindi mettere a rischio la sua rielezione, oppure ridurre le sanzioni che colpiscono il popolo iraniano. Se non lo fa, altri scontri seguiranno e col tempo diverranno più costosi. “Abas Aslani @AbasAslani – 7:29 UTC · 20 giu 2019
    Il comandante dell’IRGC Salami: abbattere il drone statunitense è un messaggio chiaro e forte, ovvero reagiremo con forza ad ogni attacco al Paese. I confini sono la nostra linea rossa. Non siamo in guerra con alcun Paese, ma siamo pronti alla guerra. Il messaggio dell’incidente di oggi era chiaro”.
    La perdita del drone Global Hawk è significativa. Questi enormi velivoli, con un’apertura alare più grande di quella di un Boeing 737, sono considerati strategici. Furono costruiti come sostituti dei famigerati aerei-spia U-2. Portano sensori classificati e costano oltre 120 milioni di dollari. Questa perdita può certamente essere attribuita all’Iran. Ma per accusare l’Iran, gli Stati Uniti dovranno dimostrare che il loro drone non era entrato nello spazio aereo iraniano. Solo due giorni fa la Federal Aviation Authority emise un avvertimento agli aeromobili in volo nell’area. I droni statunitensi avevano violato molte volte lo spazio aereo sovrano dell’Iran. Nel 2011 l’Iran acquisì un drone RQ-170 fuggito dall’Afghanistan manipolandone i segnali di comando. Nel 2012 l’Iran abbateva un altro drone statunitense, un Boeing Scaneagle arrivato dal Golfo Persico. Molti altri droni statunitensi furono abbattuti sul territorio iraniano: “Nel gennaio [2011], l’Iran dichiarò di aver abbattuto due droni convenzionali (nonstealth) e, a luglio, mostrò agli esperti russi diversi droni statunitensi, tra cui uno che spiava l’impianto di arricchimento dell’uranio sotterraneo di Fordo, vicino la città santa di Qom… Il segretario alla Difesa Leon Panetta dichiarò a Fox News il 13 dicembre che gli Stati Uniti “continueranno” assolutamente la campagna dei droni sull’Iran, alla ricerca di prove su qualsiasi lavoro sulle armi nucleari. Ma la posta in gioco è più alta, ora che l’Iran può apparentemente fermare i droni statunitensi”.
    Come reagirà Trump a questo incidente? Il presidente John Bolton chiederà un’azione militare contro l’Iran per vendetta dell’abbattimento. Sicuramente proverà anche ad inviare più truppe in Medio Oriente. Trump può ancora minimizzare il caso, come fece coll’attacco della petroliera che definì “scondario”. Ma i falchi belluini nei media e nel Congresso, e in Iran, gli faranno pressione. Altri incidenti sicuramente seguiranno. Trump ha una via d’uscita. Potrebbe permettere esenzioni alle sanzioni consentendo a Cina, Giappone, Corea del Sud, India e altri d’importare nuovamente petrolio iraniano. Ci vorrebbe il “massimo” per uscire dalla sua ormai fallita campagna di “massima pressione” e potrebbe essere un modo per avanzare verso dei negoziati.



    Traduzione di Alessandro Lattanzio

    L?Iran abbatte un drone-spia statunitense facendo ?massima pressione? su Trump ? Aurora
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  5. #95
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Usa-Iran, Nyt: Trump ordina l'attacco ma poi lo annulla


    Casa Bianca spaccata: Pompeo e Cia a favore, Pentagono contrario




    Il presidente americano Donald Trump ha approvato attacchi militari mirati contro l'Iran dopo il drone Usa abbattuto, ma poi ha ha cambiato idea. Lo riporta il New York Times, citando alcune fonti secondo le quali alle 19 di ieri ora locale (l'1 di oggi in Italia) i funzionari militari e diplomatici erano in attesa dell'attacco dopo l'intenso dibattito delle ore precedenti alla Casa Bianca. L'operazione era nella fasi iniziali, con gli aerei già in aria e le navi posizionate, quando è arrivato il contrordine. "Non è chiaro se Trump abbia solo cambiato idea o se l'amministrazione abbia rivisto il piano per problemi logistici. Non è chiaro neanche se" gli attacchi sono solo posticipati, riporta il New York Times. L'attacco sarebbe dovuto avvenire prima del tramonto venerdì in Iran per minimizzare il rischio per i civili. La Casa Bianca si è spaccata sul possibile attacco: secondo indiscrezioni, il segretario di stato Mike Pompeo, il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton e il direttore della Cia Gian Haspel erano a favore di un attacco. A essere scettici erano invece i funzionari del Pentagono, convinti che una tale azione avrebbe causato un'escalation mettendo a rischio le forze americane nell'area. I leader del Congresso erano stati informati dei piani dell'amministrazione nel corso della riunione tenutasi giovedì nel pomeriggio nella Situation Room della Casa Bianca.

    Usa-Iran, Nyt: Trump ordina l'attacco ma poi lo annulla - Medio Oriente - ANSA
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  6. #96
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    L'Iran pubblica una mappa dettagliata con il percorso, la posizione e il punto dove è stato abbattuto il drone statunitense



    Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, lo ha diffuso sul suo account Twitter.


    Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha pubblicato, oggi, una mappa su Twitter che descrive in dettaglio il percorso, la posizione e la fine che ha fatto il drone statunitense.

    Il ministro degli esteri iraniano ha spiegato che la linea blu corrisponde alla rotta intrapresa dal drone militare statunitense prima di essere abbattuto. La linea gialla è la regione di informazione di volo dell'Iran (FIR): uno spazio aereo di dimensioni definite in cui sono forniti servizi di informazione di volo e servizi di allarme.

    per proseguire: https://www.lantidiplomatico.it/dett...ense/82_29078/
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  7. #97
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Bolton: USA e Israele ritengono necessario mantenere la massima pressione economica sull'Iran



    John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono favorevoli a mantenere la massima pressione economica sull'Iran.

    Sulla sua pagina Twitter, Bolton ha scritto di aver tenuto "grandi riunioni", oggi, con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della sicurezza israeliano Meir Ben-Shabbat.

    per proseguire: https://www.lantidiplomatico.it/dett...iran/82_29085/
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  8. #98
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Io spero vivamente che Washington la smetta con questa pagliacciata, gli Stati Uniti si stanno veramente rendendo ridicoli come non mai.

    L'Iran sta valutando tutte le opzioni democratiche possibili sia a livello internazionale sia a livello referendario sul nucleare, ha dato carta bianca al mondo, si è sottoposto a tutti i controlli internazionali (cosa che Israele non ha mai fatto), ha seguito meticolosamente tutte le tappe a riguardo.

    Dietro tutto questo non c'è Trump, c'è Tel Aviv.
    TIOCFAIDH ÁR LÁ
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  9. #99
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Citazione Originariamente Scritto da RibelleInEsilio Visualizza Messaggio
    Io spero vivamente che Washington la smetta con questa pagliacciata, gli Stati Uniti si stanno veramente rendendo ridicoli come non mai.

    (cosa che Israele non ha mai fatto)
    Dietro tutto questo non c'è Trump, c'è Tel Aviv.
    IsraHell può eludere qualsiasi cosa. Ed è verissimo ciò che scrivi: dietro i guerrafondai a stelle e strisce c'è Tel Aviv.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  10. #100
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    ragà, io quando scrivo che Sion è il male assoluto mica scherzo.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

 

 
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