Inquinamento da Pfas, è scontro Stato-Regione.


Non è solo il Veneto a essere inquinato dai Pfas, gli impermeabilizzanti più diffusi al mondo: servono per cerare giacconi e proteggere smartphone, per fabbricare le pellicole antiaderenti delle padelle, la carta da pizza, la sciolina dei fondisti. Il Veneto però, che conosce il problema più grande - l'azienda Miteni di Trissino, provincia di Vicenza -, ha deciso di accelerare nell'affrontarlo.

Il presidente Luca Zaia lunedì scorso ha detto: "I ministeri italiani non vogliono emanare una legge nazionale sui limiti dell'inquinante e allora in questa regione ci arrangeremo. In piena autonomia, procederemo a una drastica riduzione dei limiti dei Pfas che possono essere presenti nelle acque delle rete idrica". Gli uomini di Zaia parlano di "futuri limiti molto bassi, assimilabili a quelli oggi in vigore in Svezia". E' la prima volta che nei confronti dei perfluoroalchilici si definisce un perimetro di pericolosità e se ne fa discendere una legge.

La decisione del presidente del Veneto arriva dopo che lunedì scorso il ministero della Salute - contraddicendo le richieste del 18 maggio e del 23 agosto arrivate dal ministero dell'Ambiente - ha respinto la proposta di realizzare una direttiva nazionale e un conseguente monitoraggio in tutto il Paese: "Il problema Pfas è concentrato solo nelle quattro province di Vicenza, Rovigo, Venezia e Padova", ha scritto la Direzione generale della prevenzione sanitaria.

Gli ottanta milioni richiesti al governo per gli interventi strutturali sulle reti idriche non sono stati ancora messi a bilancio (Zaia attacca la Ragioneria generale, l'opposizione locale parla di ritardi della giunta veneta), ma nella zona rossa a Sud di Trissino - 180 chilometri quadrati, 79 comuni - la tensione è alta. Gli operai della Miteni, mercoledì scorso, hanno scioperato per otto ore e lo stesso governatore ha incontrato le "mamme dei Pfas". Già. In queste settimane sono diventati pubblici i primi controlli clinici avviati a gennaio 2017: riguardano ragazze e ragazzi di 14 anni e, in diversi casi, sono state rintracciate nel sangue tracce di Pfas (e Pfoa) tutt'altro che trascurabili: da 70 fino a 300 nanogrammi per grammo.

Studi nordamericani parlano di una presenza media di 2-3 nanogrammi in ogni persona, ma nessuno finora ha identificato una "soglia di pericolo". Ai quattordicenni con solfuro di carbonio e acido fluoridrico "sopra la media" è stata offerta - dal 15 settembre - la pulizia del sangue (plasmaferesi). Alcune famiglie hanno accettato. E' un intervento, dice l'epidemiologo Vincenzo Cordiano, "mai provato nel mondo".

Greenpeace chiede a Zaia di "bloccare tutte le fonti di inquinamento da Pfas" e di abbassare drasticamente i livelli di sicurezza della sostanza nell'acqua, "attualmente in Veneto sono tra i più alti al mondo". L'associazione ambientalista oggi presenta una radiografia societaria della Miteni Spa di Trissino. Avvalendosi di un istituto olandese esperto in questo genere di controlli, Greenpeace ha scoperto che "la principale fonte di inquinamento dell'area" (oltre a Miteni nel Nord-Ovest di Vicenza hanno lavorato a lungo molte concerie) è parte di un gruppo chimico internazionale, Icig, controllato da una holding lussemburghese che negli ultimi quattro anni ha pagato un'aliquota fiscale del 13,3 per cento.
Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, ha però subito replicato alle affermazioni del presidente della Regione Veneto“Credo non ci sia mai stato un impegno tanto serio e determinato sui PFAS quanto quello messo in campo dal ministero dell'Ambiente e più in generale dai governi Renzi e Gentiloni in questi anni».
„Oggi - spiega ancora Galletti intervista dall'Ansa - ci sono standard di qualità ambientale per le acque superficiali e sotterranee che includono per la prima volta anche i PFAS, c'è un grande lavoro tecnico e scientifico con gli esperti del Ministero a disposizione delle Regioni per l'individuazione delle migliori strategie a protezione dell'ambiente e della salute dei cittadini, ci sono soprattutto i fondi statali per le infrastrutture e l'approvvigionamento idrico di acqua non contaminata per la Regione Veneto. ».“ Ma alle parole del ministro dell'Ambiente ha a sua volta replicato l'assessore regionale al'ambiente del Veneto Gianpaolo Bottacin: «Il ministro Galletti evidenzia, come sostengo da sempre, che il presupposto per la regione di restringere i limiti nazionali è che questi ultimi siano fissati dal governo. Il ministro si dimentica però che i limiti per queste sostanze non esistevano e sono stati introdotti dal ministero solo a fine 2015 e solo su nostra esplicita richiesta.“