Le origini
I Greci di Calabria, denominati Grecanici, vivono lungo il versante ionico meridionale, nella vallata dell'Amendolea.
Secondo insigni studiosi, essi sarebbero i discendenti diretti dei Greci della Magna Grecia.
Le prime colonie Greche sulle coste del mar Jonio risalgono all'VIII secolo a.C. Sotto la colonizzazione greca l'area della Magna Grecia conobbe un periodo di fioritura materiale e spirituale, di civiltà e di prosperità.
I coloni Greci mantennero rapporti diretti con le poleis greche, introducendo i loro modi di vita, la loro cultura e la loro mentalità nelle nascenti città ioniche.
Le colonie fondate dai Greci erano poleis simili alla città madre, con la quale conservavano un legame profondo di lingua, cultura, religione e istituzioni.
La lingua Grecanica
Fino a meno di 100 anni fa il greco era parlato in tutta la zona, sino alle porte di Reggio Calabria. Poi, a causa dell'emigrazione di massa e del predominio della cultura italiana, i Greci di Calabria dovettero rinunciare alle loro tradizioni. Oggi, soltanto qualche anziano rammenta gli idiomi dell'antica lingua madre.
Il recupero delle tradizioni
Fanno parte dei Greci della Magna Grecia i comuni di Roghudi, Ghorio di Roghudi, Roccaforte del Greco, Condofuri, Gallicianò, Amendolea e Bova.
In questi ultimi anni alcuni studiosi stanno tentando di diffondere un movimento di valorizzazione della cultura greca calabrese, soprattutto per la conservazione della lingua.
Fra le tante iniziative, assumono grande significato gli incontri organizzati con i Greci di Grecia. Greci e Grecanici si comprendono a meraviglia e hanno ancora comuni tradizioni.
Il Comune di Bova organizza anche un importante Festival dell'Arte Musicale Grecanica, nonché convegni di studi bizantini e dialettologici.
Artigianato
Nei comuni di Ghorio di Roghudi e di Bova sopravvive ancora l'artigianato tessile e dell'intaglio del legno.
I tessuti vengono decorati con il motivo del "fricazzaneddhu" (rombi tipici della tradizione bizantina), del "biankisano" (croci iscritte), del "rosato" (a quattro petali) e del "mattunarico" (croci contornate da rettangoli o quadrati).
I colori utilizzati sono il rosso, l'azzurro, il verde e il giallo. Il materiale principale è la lana, ma si va riprendendo anche l'antica tessitura della ginestra.
Mediante l'intaglio su legno vengono fabbricati cucchiati, coppe, fusi, stampi per dolci e formaggi, ecc.
Si costruiscono anche strumenti musicali tradizionali quali le ciaramelle e il tamburello, con i quali si accompagna il ballo della tarantella.
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Bibliografia:
- D. LARUFFA, I luoghi della ginestra, Laruffa Ed., Reggio Calabria 1983
- F. VIOLI, La grecità Calabrese, storia e origini, Circolo "Apodiafazzi" Ed., Bova 1997
- F. VIOLI, Lessico grecanico-italiano, italiano-grecanico, Circolo "Apodiafazzi" Ed., Bova 2001