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    Fede speranza amore
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    Arrow LIBRI - Le anime del Purgatorio mi hanno detto…

    Qui potete leggere l'Opera completa.

    Prefazione

    L'editore Arnold Cuillet della Christiana Verlag, a commento della prima edizione del libro di Maria Simma, aveva preposto le note seguenti che si ritiene utile riprodurre nell'interesse dei lettori e ad integra*zione di un documento ormai storico di notevole inte*resse per chi segue fenomeni che riconducono a consi*derare valori importanti della tradizione cattolica. Tanti hanno ascoltato i commenti della nonna sul purgatorio e sull’importanza del giusto suffragio ai defunti. Non è solo una devozione o un ricordo, o un rito di novembre. E’ parte integrante del grandioso progetto di Cristo del corpo mistico della Chiesa uni*versale. Il consumismo, con le sue idolatrie della materia, rischia di distruggere il patrimonio di pietà così tipico dei nostri territori transalpini, alpini e subalpini. Se così avvenisse, attorno ai nostri cimiteri non restereb*bero a conforto altro che i cipressi e gli annuali fiori novembrini. Invece ci vuole la pietà e l'amore che Cristo ci ha insegnato.



    La credibilità di Maria Simma



    Il libro di Maria Simma Le anime del purgatorio mi hanno detto... fu fortementc attaccato su alcuni giornali, e ciò mi costringe, come editore, alla seguente presa di posizione. Prima di decidere di far stampare il libro volli appurare ogni cosa con cura. Mi recai nel paese dove abita Maria Simma, a Sonntag, nel Gros*sen Walsertal, dove ebbi un lungo colloquio con il suo direttore spirituale, il parroco Alfonso Matt. Egli mi diede il diritto di stampare, in forma succinta, il suo rapporto, che aveva indirizzato al vescovo competente, su Maria Simma. Ci fu possibile far eseguire fotocopie (per il nostro archivio editoriale) della perizia di sei pagine con il test psicologico completo del dot*tor Ewalt Bò"hm, che fu eseguito per incarico di un professore di teologia di Innsbruck. E’ importante notare che in questa perizia su Ma*ria Simma non si parla affatto di isterismo e di psicopatia. Nel mio viaggio a Sonntag ebbi occa*sione anche di parlare con i compaesani della Simma e visitai la nuova cappella, meta di pelle*grinaggi. In breve, per me si tratta unicamente di una domanda: Maria Simma è una persona a cui bisogna prestar fede? Se i fatti descritti nel libro sono veri, allora io intravedo in essi, per così dire, delle "credenziali divine", ciò che rende il suo carisma qualcosa di soprannaturale (cioè qualcosa di più, per esempio, della telepa*tia) e di conseguenza rende le sue esperienze credibili.



    I controlli confermano la veridicità



    Nel rapporto del parroco Alfonso Matt si dice: "Esiste un certo controllo quando si prova la veridicità dei messaggi che Maria Simma deve dare ai parenti dei morti, per quanto riguarda le anime del purgatorio. Nella maggior parte dei casi ella non conosceva le persone che si rivolgevano a lei. [Nel rapporto al vescovo suf*fraganeo Tschann a Feldkirch, segue, secondo il suo desiderio, una lunga fila di nomi di morti]. Io ho inviato i messaggi, per la massima parte alle parrocchie, affinché fossero esaminati, con la preghiera di trasmettere l'incarico nel caso che i dati fossero esatti. Nei casi sottolineati ebbi la risposta che i dati erano esatti". Già adesso prego gli eventuali critici di astener*si da tutte le speculazioni e motti pubblicitari e di limitarsi anzitutto alla prova di autenticità o di non autenticità; e ciò in base ai fatti descritti nel libro. Tutto il resto si rivela da sé. Già oggi dichiaro apertamente che ritirerei su*bito il libro dal commercio se fosse validamente provato che Maria Simma ed il suo direttore spirituale ci hanno ingannati e che i fatti de*scritti nel libro sono solo finzione. In dozzine di villaggi ci sono centinaia di testimoni. Dall'inizio abbiamo coscientemente scoperto tutte le carte, abbiamo presentato Maria Simma con nomi, luogo di residenza, cenni biografici e fotografie, in modo che tutti coloro che vogliono provare il caso con intenzioni oneste abbiano la possibilità di ricerca (esattamente come a Lour*des, nell'ufficio internazionale medico, dove o*gnuno si può orientare sui miracoli non spie*gabili scientificamente). La casa editrice è pure disposta, nel limite del possibile, a dare ai criti*ci seri anche altri dati e documenti. Il libro di Maria Simma non fu scritto per sod*disfare curiosità sensazionali, ma come un libro di devozione, per mettere a contatto il lettore con la realtà di un luogo di purificazione, e per ricordargli che egli è in obbligo di pregare per i morti.



    Il Concilio e le rivelazioni private



    Quando Dio concede un carisma, non lo fa per un piacere privato. Un fratel Nicolao non pensò certamente che le sue visioni sulla Santissima Trinità gli fossero concesse solo a titolo di edifi*cazione personale, e una Giovanna d'Arco di Lothringen non sentì le "voci" per divertimento personale, ma per la salvezza di tutto il paese. Nessun cattolico è tenuto a credere alle rivela*zioni private, ma si deve ammettere che nella Chiesa ci furono e ci sono delle rivelazioni private. Dal tempo di san Francesco ci furono, attraverso la letteratura, più di trecento casi di stigmatizzazione. Molte cose nella nostra Chiesa risalgono alle rivelazioni private: la processione del Corpus Domini, la venerazione del Cuore di Gesù, il Rosario, Lourdes, eccetera. Non è ne*cessario che ce ne vergognamo. Perché oggidì Dio non può distribuire generosamente i doni carismatici di cui parla dettagliatamente san Paolo? Il Concilio Vaticano Il dice a proposito di questi doni: "Tali doni della Grazia devono essere accettati con riconoscenza e consolazione, in modo che si confacciano specialmente ai biso*gni della Chiesa e le siano utili. Ma non si deve aspirare alla leggera a doni fuori del comune. Non si devono pure aspettare da loro dei frutti presuntuosi per l'attività apostolica. Il giudizio sulla loro autenticità ed il loro buon uso sta a quelli che sono alla direzione della Chiesa, ed a loro, in special modo, spetta l'obbligo di non spegnere lo spirito, ma di provar tutto e di rite*nere solo ciò che è buono" (Costituzione sulla Chiesa - 12). Alfonso Matt scrive: "Ciò che Maria Simma ha saputo riguardo alle anime del purgatorio, sui bisogni, i pericoli ed i mezzi del tempo presente, ciò che ha sperimentato nelle ore più dolorose e ciò che ha visto come consolazione, è pienamente concorde all'insegnamento della fede sul*la giustizia e misericordia di Dio, all'insegna*mento sul purgatorio ed alle nozioni ed espe*rienze dell'autorità ecclesiastica". Perché allora questa suscettibilità, dato che i fenomeni delle apparizioni delle anime non sono nuovi alla Chiesa? A questo proposito e e una ricca letteratura anche ai nostri giorni. Anche san Giovanni Bosco di Torino (1815-1888) spe*rimentò con altri venti seminaristi l'apparizione di un amico morto che produsse in tutti loro un impressione spaventosa ed incancellabile. (V. L. von Matt, Don Bosco, S.64-65, "NZN" casa editrice, Zurigo). Anche la famosa santa Margherita Maria Ala*coque descrive nella sua autobiografia (edizione 1920, pag. 98) un'apparizione di un monaco be*nedettino morto. Il fatto che le anime dei morti possano apparire ai viventi è categoricamente affermato nel Nuo*vo Testamento: Matteo (27, 52-54) descrive co*me dopo la resurrezione di Cristo le anime dei morti apparvero a molti uomini.
    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 16:03 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti

  2. #2
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    Lightbulb Re: LE ANIME DEL PURGATORIO MI HANNO DETTO…


    Il Mese di Novembre è dedicato alle anime del Purgatorio, preghiamo per loro...
    1 novembre 2017: FESTA DI OGNISSANTI - TUTTI I SANTI…

    Preghiamo anche quest’anno affinché tutti i Santi dal Paradiso intercedano per noi e per tutti i nostri cari viventi e defunti, che si ricordano domani 2 novembre...Speriamo di poterli prima o poi raggiungere nella gioia e nella gloria del Santo Paradiso, per rendere grazie insieme al Signore...EXSURGE DOMINE!





    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 1° novembre. Festa di tutti i Santi
    http://www.unavoce-ve.it/pg-1nov.htm
    “1 NOVEMBRE FESTA DI TUTTI I SANTI.”





    Santa Messa celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Tv) stamattina 1 novembre 2017, FESTA DI OGNISSANTI:


    “Ognissanti (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=_9U5mW2Q_JY
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php”


    Domani 2 novembre 2017 alle ore 18.30 a Paese (Tv) Don Floriano Abrahamowicz celebrerà la Santa Messa per le anime del Purgatorio e dei fedeli Defunti.





    “Litaniae Sanctorum
    https://www.youtube.com/watch?v=CKWRuFjIRFo”
    Litaniae Sanctorum
    http://www.preces-latinae.org/thesau...Sanctorum.html
    Litaniae Sanctorum, Litanie dei Santi, latino e italiano. Preghiamo.org Preghiera, canto e dottrina mobile!
    http://www.preghiamo.org/litaniae-sanctorum-santi.php






    Ognissanti - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/ognissanti/
    “1° novembre, festa di Ognissanti.

    “Festa di tutti i Santi, la quale in onore della beata Vergine Madre di Dio Maria e dei santi Martiri il Papa Bonifacio quarto, dopo aver consacrato il tredici Maggio il tempio del Pàntheon, ordinò che ogni anno solennemente ed universalmente si celebrasse nella città di Roma. Ma poi Gregorio quarto decretò, che la medesima festa, la quale in vari modi già si celebrava in diverse Chiese, fosse in perpetuo solennemente celebrata in questo giorno dalla Chiesa universale in onore di tutti i Santi”.
    O voi tutti che regnate con Dio nel cielo, dai seggi gloriosi della vostra beatitudine, volgete uno sguardo pietoso sopra di noi, esuli dalla celeste patria. Voi raccoglieste l’ampia messe delle buone opere, che andaste seminando con lagrime in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche e l’oggetto dei vostri gaudii. O beati del cielo, ottenete a noi di camminare dietro i vostri esempi e di ricopiare in noi stessi le vostre virtù, affinchè, imitando voi in terra, diventiamo con voi partecipi della gloria in cielo. Così sia.”




    Ognissanti e giorno dei defunti - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/ognissanti...dei-defunti-1/


    "Catechismo Maggiore di San Pio X – Della festa di tutti i Santi

    207 D. Qual festa si celebra nel primo giorno di novembre?

    R. Nel primo giorno di novembre si celebra la festa di tutti i Santi.

    208 D. Perché la Chiesa ha istituito la festa di tutti i Santi?

    R. La Chiesa ha istituito la festa di tutti i Santi:

    per lodare e ringraziare il Signore d’aver santificati i suoi servi in terra e d’averli coronati di gloria in cielo;
    per onorare in questo giorno anche quei Santi de’ quali non si fa una festa particolare fra l’anno;
    per procurarci maggiori grazie col moltiplicare gli intercessori;
    per riparare in questo giorno i mancamenti che nel corso dell’anno abbiamo commesso nelle feste particolari dei Santi;
    per eccitarci maggiormente alla virtù cogli esempi di tanti Santi d’ogni età, d’ogni condizione e di ogni sesso, e colla memoria della ricompensa che godono in cielo.

    209 D. Che cosa ci deve animare ad imitare i Santi?

    R. Ad imitare i Santi ci deve animare il considerare che essi erano deboli e fragili come noi e soggetti alle stesse passioni, che confortati dalla divina grazia si sono fatti santi con quei mezzi che possiamo usare anche noi, e che per i meriti di Gesù Cristo è promessa a noi pure quella stessa gloria che ora essi godono in paradiso.

    210 D. Perché si celebra la festa di lutti i Santi con solennità?

    R. Si celebra la festa di tutti i Santi con grande solennità perché essa abbraccia tutte le altre feste che nell’anno si celebrano ad onore dei Santi, ed è figura della festa eterna del cielo.

    211 D. Che cosa dobbiamo noi fare per celebrare degnamente la festa di tutti i Santi?

    R. Per celebrare degnamente la festa di tutti i Santi dobbiamo:

    dar lode e gloria al Signore per le grazie fatte a’ suoi servi, e pregarlo a volerle concedere anche a noi;
    onorare tutti i Santi come amici di Dio, e invocare con più fiducia la loro protezione;
    proporre d’imitare il loro esempio per essere un giorno partecipi della medesima gloria."





    "Della commemorazione de’ fedeli defunti.

    212 D. Perché dopo la festa di tutti i Santi si fa dalla Chiesa la commemorazione di tutti i fedeli defunti?

    R. Dopo la festa di tutti i Santi si fa dalla Chiesa la commemorazione di tutti i fedeli defunti che sono in purgatorio, perché è conveniente che la Chiesa militante, dopo avere onorato e invocato con una festa generale e solenne, il patrocinio della Chiesa trionfante, venga in soccorso della Chiesa purgante con un generale e solenne suffragio.

    213 D. Come possiamo noi suffragare le anime dei fedeli defunti?

    R. Noi possiamo suffragare le anime dei fedeli defunti colle preghiere, colle limosine e con tutte le altre buone opere, ma sopratutto col santo sacrifizio della Messa.

    214 D. Per quali anime dobbiamo noi nella commemorazione de’ fedeli defunti applicare i nostri suffragi, secondo la mente della Chiesa?

    R. Nella commemorazione di tutti i fedeli defunti noi dobbiamo applicare i nostri suffragi, non solamente per le anime de’ nostri parenti, amici e benefattori, ma anche per tutte le altre che si trovano nel purgatorio.

    215 D. Qual frutto dobbiamo noi ricavare dalla commemorazione di tutti i fedeli defunti?

    R. Dalla commemorazione di tutti i fedeli defunti dobbiamo ricavare questo frutto:

    pensare che anche noi dovremo morir presto, e presentarci al tribunale di Dio per rendergli conto di tutta la nostra vita;
    concepire un grande orrore al peccato, considerando quanto rigorosamente Iddio lo punisca nell’altra vita, e soddisfare in questa alla sua giustizia colle opere di penitenza per i peccati commessi."






    Indulgenze per i defunti - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/indulgenze-per-i-defunti/
    "INDULGENZE PER I DEFUNTI

    condizioni per l’Indulgenza Plenaria [abbreviazione: CC]


    1 – Adempiere l’opera prescritta, con l’intenzione (almeno abituale e generale) di guadagnare l’indulgenza.

    2 – Confessione (anche nella settimana che precede o segue l’opera prescritta) e comunione (la vigilia o la settimana che segue l’opera prescritta).

    3 – Visita, se richiesta, di una Chiesa o Oratorio pubblico; si può fare dal mezzogiorno del giorno precedente.

    4 – Pregare in qualunque modo, secondo le intenzioni dei SS. Pontefici, cioè:

    Esaltazione della Fede;

    Estirpazione delle eresie;

    Conversione dei peccatori

    Pace tra i principi cristiani

    5 – Essere in stato di grazia.


    I – Tutto l’anno

    1 – Requiem æternam… : 300 giorni o.v. (ogni volta)

    2 – Pie Jesu Domine, dona eis requiem sempiternam: 300 giorni o.v.

    3 – Mattutino e Lodi dell’Ufficio dei Morti: 7 anni, Plenaria se durante un mese. CC

    4 – Un Notturno e Lodi dell’Ufficio dei Morti: 5 anni, Plenaria se durante un mese. CC

    5 – Vespro dell’Ufficio dei Morti anni: 5 anni.

    6 – De profundis: 3 anni [5 durante il mese di Novembre], Plenaria se durante un mese. CC

    7 – Pater- Ave- Requiem: 3 anni, Plenaria se durante un mese. CC

    8 – Miserere: 3 anni, Plenaria se durante un mese. CC

    9 – Dies Iræ: 3 anni, Plenaria se durante un mese. CC

    10 – Visita di un cimitero, con qualunque orazione, anche mentale, per i defunti: 7 anni.

    11 – Recita di qualunque orazione o esercizio di pietà per i defunti con l’intenzione di proseguire durante 7 o 9 giorni successivi: 3 anni, 1 volta al giorno. Plenaria se durante 7 o 9 giorni successivi alle consuete condizioni.



    II – Mese di novembre

    Qualunque orazione o esercizio di pietà in suffragio dei defunti: 3 anni, 1 volta al giorno. Plenaria se ogni giorno del mese, alle consuete condizioni.



    III – Durante l’Ottava della Commemorazione dei defunti

    (dal 2 al 9 Novembre), Indulgenza Plenaria per la visita a un cimitero con un’orazione qualunque, anche mentale, per i defunti. Una volta al giorno alle consuete condizioni.



    IV – Il 2 novembre e la Domenica successiva

    (dunque nell’Ottava) Indulgenza Plenaria per la visita di una chiesa o oratorio pubblico recitando 6 Pater-Ave-Gloria. Ogni volta.



    V – Per i fedeli che hanno fatto l’Atto eroico di carità per le anime del Purgatorio


    Indulgenza Plenaria, alle consuete condizioni:

    – tutto l’anno ad ogni comunione fatta in una chiesa o oratorio

    pubblico.

    – ogni lunedì – e, se non si può, la domenica successiva – nell’assistere ad una Messa per le anime del Purgatorio.

    Per i sacerdoti che hanno fatto l’Atto eroico di carità, altare privilegiato.

    Note

    CC = Consuete condizioni o.v. = ogni volta

    Tratto da: Enchiridion indulgentiarum, Poliglotte Vaticane 1950"















    Ligue Saint Amédée
    http://www.saintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/
    “1er novembre : Fête de tous les Saints [Toussaint].”





    “Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour la Toussaint : sur la Perfection (2015).
    http://prieure2bethleem.org/predica/...re.mp3.”






    “Novembre : mois consacré à la prière pour les âmes du purgatoire.”
    Indulgences pour les defunts - Sodalitium
    http://www.sodalitium.eu/indulgences-pour-les-defunts/












    http://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/

    Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    “"Festa di tutti i Santi, la quale in onore della beata Vergine Madre di Dio Maria e dei santi Martiri il Papa Bonifacio quarto, dopo aver consacrato il tredici Maggio il tempio del Pàntheon, ordinò che ogni anno solennemente ed universalmente si celebrasse nella città di Roma. Ma poi Gregorio quarto decretò, che la medesima festa, la quale in vari modi già si celebrava in diverse Chiese (locali), fosse in perpetuo solennemente celebrata in questo giorno dalla Chiesa universale in onore di tutti i Santi." - Dal Martirologio Romano, imprimatur 1955.



    + O voi tutti che regnate con Dio nel cielo, dai seggi gloriosi della vostra beatitudine, volgete uno sguardo pietoso sopra di noi, esuli dalla celeste patria. Voi raccoglieste l’ampia messe delle buone opere, che andaste seminando con lacrime in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche e l’oggetto dei vostri gaudii. O beati del cielo, ottenete a noi di camminare dietro i vostri esempi e di ricopiare in noi stessi le vostre virtù, affinché, imitando voi in terra, diventiamo con voi partecipi della gloria in cielo. Così sia. +”










    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://radiospada.org/
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/
    “1 novembre 2017: FESTA DI TUTTI I SANTI (Doppio di prima classe con Ottava comune).”





    “1 novembre 1950: Pio XII insegna infallibilmente e solennemente l'Assunzione corporale di Maria Santissima in cielo.”





    “Nel 67° anniversario della proclamazione dommatica dell'Assunzione della Vergine Maria.”





    https://www.radiospada.org/2013/08/l...vergine-maria/
    https://www.radiospada.org/2016/09/l...-madre-di-dio/




    “Il 1° novembre 1478 Papa Sisto IV, a mezzo della bolla “Exigit sinceras devotionis affectus”, istituisce il Sant’Uffizio dell’Inquisizione per il Regno di Castiglia al fine di debellare il cripto-giudaismo. Ricordiamo con venerazione il primo Martire di questa gloriosa istituzione: san Pedro de Arbues.

    "Contro tutte le spregevoli menzogne, inoltre, con le quali gli eretici, gli illuministi, i massoni, i liberali, i modernisti e tutti i nemici della Chiesa e della Spagna, hanno infangato quell’opera santa che fu l’Inquisizione Spagnola, il cattolico deve gloriarsi di questa benemerita Istituzione e ricordare che essa contribuì a risparmiare alle popolazioni spagnole le tragedie delle guerre di religione che tra il XVI e il XVII secolo dilaniarono la Francia e la Germania".”
    https://www.radiospada.org/2017/09/p...ione-spagnola/










    https://forum.termometropolitico.it/...ovembre-4.html
    https://forum.termometropolitico.it/...i-santi-4.html







    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 1° novembre. Festa di tutti i Santi
    http://www.unavoce-ve.it/pg-1nov.htm
    "1 NOVEMBRE
    FESTA DI TUTTI I SANTI

    La festa della Chiesa trionfante.

    Vidi una grande moltitudine, che nessuno poteva contare, d'ogni nazione, d'ogni tribù, d'ogni lingua e stavano davanti al trono vestiti di bianco, con la palma in mano e cantavano con voce potente: Gloria al nostro Dio (Apoc. 7, 9-10). Il tempo è cessato e l'umanità si rivela agli occhi del profeta di Pathmos. La vita di battaglia e di sofferenza della terra (Giob. 7, 1) un giorno terminerà e l'umanità, per molto tempo smarrita, andrà ad accrescere i cori degli spiriti celesti, indeboliti già dalla rivolta di Satana, e si unirà nella riconoscenza ai redenti dell'Agnello e gli Angeli grideranno con noi: Ringraziamento, onore, potenza, per sempre al nostro Dio! (Apoc. 7, 11-14).
    E sarà la fine, come dice l'Apostolo (I Cor. 15, 24), la fine della morte e della sofferenza, la fine della storia e delle sue rivoluzioni, ormai esaurite. Soltanto l'eterno nemico, respinto nell'abisso con tutti i suoi partigiani, esisterà per confessare la sua eterna sconfitta. Il Figlio dell'uomo, liberatore del mondo, avrà riconsegnato l'impero a Dio, suo Padre e, termine supremo di tutta la creazione e di tutta la redenzione, Dio sarà tutto in tutti (ibid. 24-28).
    Molto prima di san Giovanni, Isaia aveva cantato: Ho veduto il Signore seduto sopra un trono alto e sublime, le frange del suo vestito scendevano sotto di lui a riempire il tempio e i Serafini gridavano l'uno all'altro: Santo, Santo, Santo, il Signore degli eserciti: tutta la terra è piena della tua gloria (Is. 6, 1-3).
    Le frange del vestimento divino sono quaggiù gli eletti divenuti ornamento del Verbo, splendore del Padre (Ebr. 1, 3), perché, capo della nostra umanità, il Verbo l'ha sposata e la sposa è la sua gloria, come egli è la gloria di Dio (I Cor. 11, 7). Ma la sposa non ha altro ornamento che le virtù dei Santi (Apoc. 19, 8): fulgido ornamento, che con il suo completarsi segnerà la fine dei secoli. La festa di oggi è annunzio sempre più insistente delle nozze dell'eternità e ci fa di anno in anno celebrare il continuo progresso della preparazione della Sposa (Apoc. 19, 7).

    Confidenza.
    Beati gli invitati alle nozze dell'Agnello! (ibid. 9). Beati noi tutti che, come titolo al banchetto dei cieli, ricevemmo nel battesimo la veste nuziale della santa carità! Prepariamoci all'ineffabile destino che ci riserba l'amore, come si prepara la nostra Madre, la Chiesa. Le fatiche di quaggiù tendono a questo e lavoro, lotte, sofferenze per Dio adornano di splendenti gioielli la veste della grazia che fa gli eletti. Beati quelli che piangono! (Mt. 5, 5).
    Piangevano quelli che il Salmista ci presentava intenti a scavare, prima di noi, il solco della loro carriera mortale (Sal. 125) e ora versano su di noi la loro gioia trionfante, proiettando un raggio di gloria sulla valle del pianto. La solennità, ormai incominciata, ci fa entrare, senza attendere che finisca la vita, nel luogo della luce ove i nostri padri hanno seguito Gesù, per mezzo della beata speranza. Davanti allo spettacolo della felicità eterna nella quale fioriscono le spine di un giorno, tutte le prove appariranno leggere. O lacrime versate sulle tombe che si aprono, la felicità dei cari scomparsi non mescolerà forse al vostro rammarico la dolcezza del cielo? Tendiamo l'orecchio ai canti di libertà che intonano coloro che, momentaneamente da noi separati, sono causa del nostro pianto. Piccoli o grandi (Apoc. 19, 5), questa è la loro festa e presto sarà pure la nostra. In questa stagione, in cui prevalgono brine e tenebre, la natura, lasciando cadere i suoi ultimi gioielli, pare voler preparare il mondo all'esodo verso la patria che non avrà fine.
    Cantiamo anche noi con il salmista: "Mi sono rallegrato per quello che mi è stato detto: Noi andremo nella casa del Signore. O Gerusalemme, città della pace, che ti edifichi nella concordia e nell'amore, noi siamo ancora nei vestiboli, ma già vediamo i tuoi perenni sviluppi. L'ascesa delle tribù sante verso di te prosegue nella lode e i tuoi troni ancora liberi si riempiono. Tutti i tuoi beni siano per quelli che ti amano, o Gerusalemme, e nelle tue mura regnino la potenza e l'abbondanza. Io ho messo ormai in te le mie compiacenze, per gli amici e per i fratelli, che sono già tuoi abitanti e, per il Signore nostro Dio, che in te abita, in te ho posto il mio desiderio" (Sal. 121).

    Storia della festa.
    Troviamo prima in Oriente tracce di una festa in onore dei Martiri e san Giovanni Crisostomo pronunciò una omelia in loro onore nel IV secolo, mentre nel secolo precedente san Gregorio Nisseno aveva celebrato delle solennità presso le loro tombe. Nel 411 il Calendario siriaco ci parla di una Commemorazione dei Confessori nel sesto giorno della settimana pasquale e nel 539 a Odessa, il 13 maggio, si fa la "memoria dei martiri di tutta la terra".
    In Occidente i Sacramentari del V e del VI secolo contengono varie messe in onore dei santi Martiri da celebrarsi senza giorno fisso. Il 13 maggio del 610, Papa Bonifacio IV dedicò il tempio pagano del Pantheon, vi fece trasportare delle reliquie e lo chiamò S. Maria ad Martyres. L'anniversario di tale dedicazione continuò ad essere festa con lo scopo di onorare in genere tutti i martiri, Gregorio III, a sua volta, nel secolo seguente, consacrò un oratorio "al Salvatore, alla sua Santa Madre, a tutti gli Apostoli, martiri, confessori e a tutti i giusti dormienti del mondo intero".
    Nell'anno 835, Gregorio IV, desiderando che la festa romana del 13 maggio fosse estesa a tutta la Chiesa, provocò un editto dell'imperatore Luigi il Buono, col quale essa veniva fissata al 1 novembre. La festa ebbe presto la sua vigilia e nel secolo XV Sisto IV la decorò di Ottava obbligatoria per tutta la Chiesa. Ora, sia la vigilia sia l'Ottava, sono soppresse.

    MESSA
    "Alle calende di novembre vi è la stessa premura che vi è a Natale, per assistere al Sacrificio in onore dei Santi", dicono vecchi documenti in relazione a questo giorno" (Lectiones ant. Brev. Rom. ad hanc diem. Hittorp.Ordo Romanus). Per quanto generale fosse la festa, anzi in ragione della sua stessa universalità, non era forse la gioia speciale per tutti e l'onore delle famiglie cristiane? Le quali santamente fiere di coloro dei quali si trasmettevano le virtù di generazione in generazione e la gloria del cielo, si vedevano così nobilitate ai loro occhi, più che da tutti gli onori terreni.
    Ma la fede viva di quei tempi vedeva anche nella festa l'occasione di riparare le negligenze volontarie o forzate commesse nel corso dell'anno riguardo al culto dei beati inscritti nel calendario pubblico.

    EPISTOLA (Apoc. 7, 2-12). - In quei giorni: Io Giovanni vidi un altro Angelo che saliva da oriente ed aveva il sigillo di Dio vivo, e gridò con gran voce ai quattro Angeli, a cui era ordinato di danneggiare la terra e il mare e disse: Non danneggiate la terra, il mare e le piante, finché non abbiamo segnato nella loro fronte i servi del nostro Dio. E sentii il numero dei segnati, centoquarantaquattromila di tutte le tribù d'Israele: della tribù di Giuda dodici mila segnati; della tribù di Ruben dodici mila segnati; della tribù di Gad dodici mila segnati; della tribù di Aser dodici mila segnati; della tribù di Neftali dodici mila segnati; della tribù di Manasse dodici mila segnati; della tribù di Simeone dodici mila segnati; della tribù di Levi dodici mila segnati; della tribù di Issacar dodici mila segnati; della tribù di Zabulon dodici mila segnati; della tribù di Giuseppe dodici mila segnati; della tribù di Beniamino dodici mila segnati. Dopo queste cose vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, d'ogni tribù, d'ogni popolo e linguaggio. Essi stavano davanti al trono e dinanzi all'Agnello, in bianche vesti e con rami di palme nelle loro mani, e gridavano a gran voce e dicevano: La salute al nostro Dio che siede sul trono e all'Agnello! E tutti gli Angeli che stavano intorno al trono, ai vegliardi e ai quattro animali, si prostrarono bocconi dinanzi al trono, e adorarono Dio, dicendo: Amen! Benedizione e gloria e sapienza e ringraziamenti e onore e potenza e forza al nostro Dio, nei secoli dei secoli. Così sia.

    I due censimenti.
    L'Uomo-Dio alla sua venuta sulla terra fece, per mezzo di Cesare Augusto, una prima volta il censimento della terra (Lc. 2, 1). Era opportuno che all'inizio della redenzione fosse rilevato ufficialmente lo stato del mondo. Ora è il momento di farne un secondo, che affiderà al libro della vita i risultati delle operazioni di salvezza.
    "Perché questo censimento del mondo al momento della nascita del Signore, dice san Gregorio in una delle omelie di Natale, se non per farci comprendere che nella carne appariva Colui che doveva poi registrare gli eletti nella eternità?" (Lezione vii dell'Ufficio di Natale). Molti però, a causa dei peccati, si erano sottratti al beneficio del primo censimento, che comprendeva tutti gli uomini nel riscatto di Dio Salvatore, e ne era necessario un secondo che fosse definitivo ad eliminasse dall'universalità del primo i colpevoli. Siano cancellati dal libro dei vivi; il loro posto non è con i giusti (Sal. 68, 29). Le parole sono del re Profeta e il santo Papa qui le ricorda.
    Nonostante questo, la Chiesa, tutta gioiosa, non pensa oggi che agli eletti, come se di essi soli si trattasse nel solenne censimento in cui abbiamo veduto terminare la vita dell'umanità. Infatti essi soli contano davanti a Dio, i reprobi non sono che lo scarto di un mondo in cui solo la santità risponde alla generosità del creatore e all'offerta di un amore infinito.
    Prestiamo le anime nostre all'impronta che le deve "conformare all'immagine del Figlio unico" (Rom. 8, 29) segnandoci come tesoro di Dio. Chi si sottrae all'impronta sacra non eviterà l'impronta della bestia (Apoc. 13, 16) e, nel giorno in cui gli Angeli chiuderanno il conto eterno, ogni moneta, che non potrà essere portata all'attivo di Dio, se ne andrà da sé alla fornace in cui bruceranno le scorie.

    VANGELO (Mt. 5, 1-12). - In quel tempo: Gesù avendo veduto la folla, salì sul monte e, come si fu seduto, gli si accostarono i suoi discepoli. Allora egli aprì la sua bocca per ammaestrarli, dicendo: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. Beati i famelici e sitibondi di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati sarete voi, quando vi oltraggeranno e perseguiteranno e, falsamente, diranno di voi ogni male per cagion mia. Rallegratevi (in quel giorno) ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

    Le Beatitudini.
    La terra è oggi così vicina al cielo che uno stesso pensiero di felicità riempie i cuori. L'Amico, lo Sposo ritorna in mezzo ai suoi e parla di felicità. Venite a me voi tutti che avete tribolazioni e sofferenze. Il versetto dell'Alleluia era con queste parole l'eco della patria e tuttavia ci ricordava l'esilio, ma tosto nel Vangelo è apparsa la grazia e la benignità del nostro Dio Salvatore (Tit. 2, 11; 3,4). Ascoltiamolo, perché ci insegna le vie della beata speranza (ibid. 2, 12-13), le delizie sante, che sono ad un tempo garanzia ed anticipo della perfetta felicità del cielo.
    Sul Sinai, Dio teneva l'Ebreo a distanza e dava soltanto precetti e minacce di morte, ma sulla vetta di quest'altra montagna, sulla quale è assiso il Figlio di Dio, in modo ben diverso si promulga la legge dell'amore! Le otto Beatitudini all'inizio del Nuovo Testamento hanno preso il posto tenuto nell'Antico dal Decalogo inciso sulla pietra.
    Esse non sopprimono i comandamenti, ma la loro giustizia sovrabbondante va oltre tutte le prescrizioni e Gesù le trae dal suo Cuore per imprimerle, meglio che sulla pietra, nel cuore del suo popolo. Sono il ritratto perfetto del Figlio dell'uomo e riassunto della sua vita redentrice. Guardate dunque e agite secondo il modello che si rivela a voi sulla montagna (Es. 25, 40; Ebr. 8, 5).
    La povertà fu il primo contrassegno del Dio di Betlemme e chi mai apparve più dolce del figlio di Maria? chi pianse per causa più nobile, se egli già nella greppia espiava le nostre colpe e pacificava il Padre? Gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, i pacifici dove troveranno fuori di lui il modello insuperato, mai raggiunto e sempre imitabile? E la sua morte lo fa condottiero dei perseguitati per la giustizia! Suprema beatitudine questa della quale più che di tutte le altre, la Sapienza incarnata si compiace e vi ritorna sopra e la precisa e oggi con essa termina, come in un canto d'estasi.
    La Chiesa non ebbe mai altro ideale. Sulla scia dello Sposo, la sua storia nelle varie epoche fu eco prolungata delle Beatitudini. Cerchiamo di comprendere anche noi e, per la felicità della nostra vita in terra, in attesa dell'eterna, seguiamo il Signore e la Chiesa.
    Le Beatitudini evangeliche sollevano l'uomo oltre i tormenti, oltre la morte, che non scuote la pace dei giusti, anzi la perfeziona.

    Discorso di san Beda [1].
    "In cielo non vi sarà mai discordia, ma vi sarà accordo in tutto e conformità piena, perché la concordia tra i Santi non avrà variazioni; in cielo tutto è pace e gioia, tutto è tranquillità e riposo e vi è una luce perpetua assai diversa dalla luce di quaggiù, tanto più splendida quanto più bella. Leggiamo nella Scrittura che la città celeste non ha bisogno della luce del sole, perché 'il Signore onnipotente la illuminerà e l'Agnello ne è la fiaccola' (Apoc. 21, 23). 'I Santi brilleranno come stelle nell'eternità, e quelli che istruiscono le moltitudini saranno come lo splendore del firmamento' (Dan. 12, 3). Là, non notte, non tenebre, né ammassi di nubi; non rigore di freddo, né eccessivo calore, ma uno stato di cose così bene equilibrato che 'occhio non vide e orecchio non udì e il cuore dell'uomo nulla mai comprese' (I Cor. 2, 9) di simile. Lo conoscono quelli che sono trovati degni di goderne e 'i nomi dei quali sono scritti nel libro della vita' (Fil 4,3) che 'hanno lavato il loro vestito nel sangue dell'Agnello e stanno davanti al trono di Dio, servendolo notte e giorno' (Apoc. 7, 14). 'Là non c'è vecchiaia, né debolezze della vecchiaia, perché tutti sono giunti allo stato dell'uomo perfetto, nella misura dell'età del Cristo' (Ef. 4, 13).
    Ma quello che tutto sorpassa è l'essere associati ai cori degli Angeli, dei Troni e delle Dominazioni, dei Principati e delle Potenze; il godere della compagnia di tutte le Virtù della corte celeste; il contemplare i diversi ordini dei Santi, più splendenti che gli astri; il considerare i Patriarchi illuminati dalla loro fede, i Profeti radiosi di speranza e di gioia, gli Apostoli preparati a giudicare le tribù di Israele e tutto l'universo; i Martiri, cinti del diadema splendente della porpora della vittoria e infine le Vergini con la fronte coronata di candidi fiori" (18 Discorso sui Santi).

    Incoraggiamento alla pratica delle virtù.
    La Chiesa dopo averci mostrato la bellezza e la gioia del cielo, dopo la seducente esposizione sulla eternità, avrebbe potuto presentarci la questione che san Benedetto pose al postulante, che bussava alla porta del monastero: Vuoi la vita? vuoi vedere giorni felici? (Prologo alla Regola). Avremmo anche noi prontamente risposto: sì. E pare che davvero la questione ce l'abbia silenziosamente posta e che abbia udito il nostro sì, perché prosegue adesso esponendoci le condizioni, necessarie per entrare nel regno dei cieli.
    "La speranza di giungere alla ricompensa della salvezza ci alletti, ci attiri, lottiamo volentieri e con tutto l'impegno nello stadio della santità; mentre Dio e Cristo ci guardano. Dato che già abbiamo cominciato ad elevarci sopra il mondo ed il secolo, stiamo attenti, perché nessun desiderio terreno ci attardi. Se l'ultimo giorno ci trova svincolati da ogni cosa, se ci trova in agile corsa nel cammino delle buone opere, il Signore non potrà fare a meno di ricompensare i nostri meriti.
    Colui che dà, come prezzo della sofferenza, a quelli che hanno saputo vincere nella persecuzione, una corona imporporata, darà pure, come prezzo delle opere di santità, una corona bianca a coloro che avranno saputo vincere nella pace. Abramo, Isacco, Giacobbe non furono messi a morte, ma sono stati tuttavia ritenuti degni dei primi posti fra i Patriarchi, perché tale onore meritarono con la fede e le opere di giustizia, e coloro che saranno trovati fedeli, giusti e degni di lode siederanno al banchetto con questi grandi giusti. Bisogna ricordare però che dobbiamo compiere la volontà di Dio e non la nostra, perché 'chi fa la volontà di Dio vive eternamente' (Gv. 2, 17) come vive eternamente Dio stesso.
    Bisogna dunque che con spirito puro, fede ferma, virtù robusta, carità perfetta, siamo preparati a compiere tutta la volontà di Dio, osservando con coraggiosa fedeltà i comandamenti del Signore, l'innocenza nella semplicità, l'unione nella carità, la modestia nell'umiltà, l'esattezza nell'impiego, la diligenza nell'assistenza degli afflitti, la misericordia nel sollevare i poveri, la costanza nella difesa della verità, la discrezione nella severità della disciplina e infine bisogna che non lasciamo di seguire o dare l'esempio delle buone opere. Ecco la traccia che tutti i Santi, tornando alla patria, ci hanno lasciata, perché, camminando sulle loro orme, possiamo giungere alle gioie che essi hanno raggiunto" (Beda, 18 Discorso sui Santi).

    È utile lodare i Santi.
    Una esortazione per i suoi figli la Chiesa la chiede a san Bernardo, e ci parla con la sua voce.
    "Dato che celebriamo con una festa solenne il ricordo di tutti i Santi, diceva ai suoi monaci l'abate di Chiaravalle, credo utile parlarvi della loro felicità comune nella quale gioiscono di un beato riposo e della futura consumazione che attendono. Certo, bisogna imitare la condotta di quelli che con religioso culto onoriamo; correre con tutto lo slancio del nostro ardore verso la felicità di quelli che proclamiamo beati, bisogna implorare il soccorso di quelli dei quali sentiamo volentieri l'elogio.
    A che serve ai Santi la nostra lode? A che serve il nostro tributo di glorificazione? A che serve questa stessa solennità? Quale utile portano gli onori terrestri a coloro che il Padre celeste stesso, adempiendo la promessa del Figlio, onora? Che cosa fruttano loro i nostri omaggi? Essi non hanno alcun desiderio di tutto questo. I santi non hanno bisogno delle nostre cose e la nostra divozione non reca loro alcun vantaggio: ciò è cosa assolutamente vera.
    Non si tratta di loro vantaggio, ma nostro, se noi veneriamo la loro memoria. Volete sapere come abbiamo vantaggio? Per conto mio, confesso che, ricordando loro, mi sento infiammato di un desiderio ardente, di un triplice desiderio.
    Si dice comunemente: occhio non vede, cuore non duole. La mia memoria è il mio occhio spirituale e pensare ai Santi è un po' vederli, e, ciò facendo, abbiamo già 'una parte di noi stessi nella terra dei viventi' (Sal. 141, 6), una parte considerevole, se la nostra affezione accompagna, come deve accompagnarlo, il nostro ricordo. È in questo modo, io dico, che 'la nostra vita è nei cieli' (Fil. 3, 20). Tuttavia la nostra vita non è in cielo, come vi è la loro, perché essi vi sono in persona e noi solo con il desiderio; essi vi sono con la loro presenza e noi solo con il nostro pensiero".

    Desiderare l'aiuto dei Santi.
    "Perché possiamo sperare tanta beatitudine dobbiamo desiderare ardentemente l'aiuto dei Santi, perché quanto non possiamo ottenere da noi ci sia concesso per la loro intercessione.
    Abbiate pietà di noi, sì, abbiate pietà di noi, voi che siete nostri amici. Voi conoscete i nostri pericoli, voi conoscete la nostra debolezza; voi sapete quanto grande è la nostra ignoranza, e quanta la destrezza dei nostri nemici; voi conoscete la violenza dei loro attacchi e la nostra fragilità. Io mi rivolgo a voi, che avete provato le nostre tentazioni, che avete vinto le stesse battaglie, che avete evitato le stesse insidie, a voi ai quali le sofferenze hanno insegnato ad avere compassione.
    Io spero inoltre che gli angeli stessi non disdegneranno di visitare la loro specie, perché è scritto: 'visitando la tua specie non peccherai' (Giob. 5, 24). Del resto, se io conto su di essi perché noi abbiamo una sostanza spirituale e una forma razionale simile alla loro, credo di poter maggiormente confidare in coloro che hanno, come me, l'umanità e che sentono perciò una compassione particolare e più intima per le ossa delle loro ossa e la carne della loro carne".

    Confidenza nella loro intercessione.
    "Non dubitiamo della loro benevola sollecitudine a nostro riguardo. Essi ci attendono fino a quando anche noi non avremo avuta la nostra ricompensa, fino al grande giorno dell'ultima festa, nella quale tutte le membra, riunite alla testa sublime, formeranno l'uomo perfetto in cui Gesù Cristo, nostro Signore, degno di lode e benedetto nei secoli, sarà lodato con la sua discendenza. Così sia" (Discorso sui Santi, passim).

    Imitare coloro che si lodano.
    Troviamo in san Giovanni Crisostomo la dottrina già esposta: è cosa buona lodare i Santi, ma alla lode bisogna unire l'imitazione delle loro virtù.
    "Chi ammira con religioso amore i meriti dei Santi e celebra con lodi ripetute la gloria dei giusti è tenuto ad imitare la loro vita virtuosa e la loro santità. È necessario infatti che chi esalta con gioia i meriti di qualche santo abbia a cuore di essere come lui fedelmente impegnato nel servizio di Dio. O si loda e si imita, o ci si astiene anche dal lodare. Sicché, dando lode ad un altro, ci si rende degni di lode e, ammirando i meriti dei Santi, si diventa ammirabili per una vita santa. Se amiamo le anime giuste e fedeli, perché apprezziamo la loro giustizia e la loro fede, possiamo anche essere quello che sono, facendo quello che fanno".

    I modelli.
    "Non ci è difficile imitare le loro azioni, se consideriamo che i primi Santi non ebbero esemplari innanzi a sé e quindi non imitarono altri, ma si fecero modello di virtù degno di essere imitato, affinché, con il profitto che noi ricaviamo imitando loro e con quello che il prossimo ricaverà, imitando noi, Gesù Cristo nella sua Chiesa sia glorificato perpetuamente dai suoi servi.
    Così avvenne fin dai primi tempi del mondo. Abele, l'innocente, fu ucciso, Enoc fu rapito in cielo, perché ebbe la fortuna di piacere a Dio, Noè fu trovato giusto, Abramo fu approvato da Dio, perché riconosciuto fedele, Mosè si distinse per la mansuetudine, Giosuè per la castità, Davide per la dolcezza, Elia fu gradito al Signore, Daniele fu pio e i suoi tre compagni furono vittoriosi, gli Apostoli, discepoli di Cristo, furono designati maestri dei credenti e i Confessori, da loro istruiti combatterono da forti, mentre i martiri, consumati nella perfezione, trionfano e legioni di cristiani, armati da Dio, continuamente respingono il demonio. Per ciascuno di essi la lotta è diversa, ma le virtù sono simili e le vittorie di tutti restano gloriose".

    Necessità del combattimento.
    Tu, o cristiano, sei soldato ben meschino, se credi di vincere senza combattere e di raggiungere il trionfo senza sforzo! Spiega le tue forze, lotta con coraggio, combatti, senza debolezze, nella mischia. Mantieni il patto, rimetti sulle condizioni, renditi conto di che cosa sia l'essere soldato, il patto che hai concluso, le condizioni che hai accettate, la milizia nella quale ti sei arruolato" (Giovanni Crisostomo, Discorso sulla imitazione dei Martiri).

    La nostra risurrezione.
    Ci giova oggi ricordare la dottrina sulla risurrezione dei morti, che san Paolo esponeva un giorno ai fedeli di Corinto, sulla grandiosa cerimonia liturgica che la seguirà, e sulla visione beatifica, che avremo in premio nell'eternità.
    Noi risusciteremo, perché Cristo è risuscitato. Questa dottrina riassume in certo modo tutto il cristianesimo. Il battesimo è inserzione di ciascuno di noi in Cristo e dal momento che noi siamo entrati nell'unità della sua vita e formiamo con lui un solo corpo mistico e reale insieme, l'interesse è comune, la condizione nostra è legata alla sua, quello che è avvenuto in lui deve avvenire in noi: la morte, il seppellimento, la risurrezione, l'ascensione, la vita eterna in Dio. Le membra avranno la sorte del capo e potremmo dire, propriamente parlando, di essere già risuscitati in Gesù Cristo, perché la sua Risurrezione è causa, motivo, esempio, sicura garanzia della nostra.
    Cristo non è risuscitato per sé solo, per conto suo, ma per noi tutti. Nella legge antica erano offerte a Dio le spighe mature, in nome di tutta la messe. Il Signore, se è un essere individuale, è pure il secondo Adamo, essere vivente, che comprende in sé la moltitudine di quelli che da lui son nati e perciò, se egli è risuscitato, tutti sono risuscitati, ma ciascuno a suo tempo; Cristo per primo, poi tutti quelli che sono di Cristo risusciteranno alla sua venuta. Dopo sarà la fine.

    L'inizio della vita eterna.
    "Sarà la fine. La fine del periodo laborioso nel corso del quale il Signore raccoglie il numero dei suoi eletti, stabilisce il suo regno e annienta i suoi nemici. Si potrebbe dire altrettanto bene inizio della vita nuova, compimento del disegno di Dio con il ritorno a lui di tutto quanto avrà acconsentito ad appartenere a Cristo Nostro Signore Gesù Cristo, dopo aver trionfato di tutte le potenze nemiche, debellata ogni autorità e scardinato ogni potere ostile al suo, porterà a Dio, suo Padre, tutte le nature umane delle quali è re e, avendo qual Figlio operato solo per il Padre, gli riconsegnerà il comando su tutta la sua conquista. Sì, noi lo sappiamo, tutto si piegherà davanti a Dio in cielo, sulla terra, e nell'inferno; tutto sarà sottomesso, fuorché Colui, che ha sottomesso a sé tutte le cose.
    L'eternità comincerà con una cerimonia liturgica di infinita grandezza. Il Verbo Incarnato, nostro Signore Gesù Cristo, il re predestinato, circondato dagli Angeli, dagli uomini nati per la sua grazia e viventi la sua vita, si metterà alla testa della falange che il Padre gli ha dato e la guiderà e condurrà verso il santuario eterno. Si presenterà con essi davanti al Padre e presenterà e offrirà a lui la messe immensa degli eletti germogliati dal suo sangue e si sottometterà con essi alla paterna dominazione di Colui, che tutto gli donò e sottomise, rimettendogli lo scettro e la regalità della creazione da lui conquistata, che con lui entrerà nel seno della Trinità. La famiglia di Dio sarà allora completa e Dio sarà tutto in tutti".

    Dio è tutto in tutti.
    "Dio tutto in tutti: l'espressione ha per il nostro pensiero qualcosa di prodigioso e di meraviglioso... Oggi Dio non è tutto in me e io non sono in relazione diretta con lui, ma sempre tra noi sta l'importuna creazione e io arrivo a Dio a prezzo di un lento e penoso cammino sempre avvolto nella oscurità. Il mio pensiero non vede Dio e la fede stessa me lo vela: non sono un essere intelligente, e non lo sarò che quando Dio si offrirà come oggetto alla mia intelligenza finalmente desta, il giorno in cui Dio, per mostrarsi a me, si unirà alla mia intelligenza, perché io possa conoscerlo. Come dire questo? Dio sarà allora alla radice stessa del mio pensiero, perché io lo veda, alla radice della mia volontà, perché io lo possieda, alla radice e al centro del mio cuore, perché io l'ami. Egli allora sarà la bellezza che amo e sarà in me il cuore che ama la bellezza, sarà il termine e l'oggetto dei miei atti e in me ne sarà il principio.
    Questa gloriosa appartenenza della mia anima a Dio si prepara sulla terra con l'unione a Cristo. Nell'eternità entreremo totalmente nella vita di Dio, se quaggiù saremo interamente conformati a Cristo. Questa è l'idea fondamentale del cristianesimo: essere con Cristo nel tempo, per essere con Dio nell'eternità (Dom Delatte, Epistole di san Paolo, I, 379-383)".

    PREGHIAMO
    O Dio onnipotente ed eterno, che ci hai concesso di venerare con una sola solennità i meriti di tutti i tuoi Santi; ti preghiamo di accordarci, in vista di tanta moltitudine di intercessori, l'abbondanza della tua misericordia.


    [1] Il discorso, attribuito a san Beda, pare piuttosto di Walfrido Strabone, o più probabilmente ancora di Helischar di Treviri. Riv. Ben. 1891, p. 278

    da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1222-1234."



    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 1° novembre. Festa di tutti i Santi
    http://www.unavoce-ve.it/pg-1nov.htm
    Strumenti: Calendario Romano
    http://www.unavox.it/Strumenti/Calen...o.htm#novembre





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

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    Lightbulb Re: LE ANIME DEL PURGATORIO MI HANNO DETTO…

    5 NOVEMBRE 2017: San Zaccaria, FESTA DELLE SANTE RELIQUIE e XXII DOMENICA DOPO PENTECOSTE…



    “DOMENICA VENTIDUESIMA DOPO LA PENTECOSTE.”
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Ventiduesima dopo la Pentecoste
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Ventiduesima dopo la Pentecoste

    “5 NOVEMBRE FESTA DELLE SANTE RELIQUIE.”
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa delle Sante Reliquie
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa delle Sante Reliquie





    Santorale del mese di Novembre « www.agerecontra.it
    Santorale del mese di Novembre | www.agerecontra.it
    "A cura di Padre Romualdo Maria Lafitte O.S.B.
    Pregare per le anime del Purgatorio e chiedere le Grazie in questo mese importante per le anime dei defunti, che tanto possono ricevere da noi e tanto possono intercedere per noi."
    http://www.agerecontra.it/public/pre...image-text.pdf





    Ognissanti e giorno dei defunti - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/ognissanti...dei-defunti-1/
    Indulgenze per i defunti - Sodalitium
    Indulgenze per i defunti - Sodalitium


    San Zaccaria - Sodalitium
    “5 novembre, San Zaccaria.
    http://www.sodalitium.biz/san-zaccaria/

    “San Zaccaria, Sacerdote e Profeta, padre di san Giovanni Battista, Precursore del Signore”.
    Benedictus (Cantico di Zaccaria)
    Benedetto il Signore, Dio di Israele,*
    perché ha visitato e redento il suo popolo
    e ha suscitato per noi una salvezza potente*
    nella casa di Davide suo servo,
    come aveva promesso*
    per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,
    salvezza dai nostri nemici*
    e dalle mani di quanti ci odiano;
    così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri*
    e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
    del giuramento fatto ad Abramo nostro padre*
    di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
    di servirlo senza timore in santità e giustizia*
    al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
    E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,*
    perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
    per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza*
    nella remissione dei suoi peccati,
    grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,*
    per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
    per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte,*
    e dirigere i nostri passi sulla via della pace.”







    http://www.sursumcorda.cloud/
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    Ligue Saint Amédée
    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/
    “Vingt-deuxième après la Pentecôte.”





    "5 novembre : anniversaire de l'ordination sacerdotale de l'abbé Jocelyn Le Gal et du Père Joseph-Marie Mercier. Ad multos annos!"





    “Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Vingt-deuxième après la Pentecôte : Rendez à Dieu ce qui est à Dieu.
    http://prieure2bethleem.org/predica/..._octobre.mp3.”






    “5 Novembre : La Fête des Saintes Reliques.”













    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
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    “5 novembre 2017: infra l'Ottava di Ognissanti.”





    “5 novembre 2017: XXII domenica dopo Pentecoste.”





    “5 NOVEMBRE : FESTA DELLE SANTE RELIQUIE.”






    “In ricordo del 5 novembre 1605 e della "congiura delle polveri" e in onore di quei cattolici che combatterono, patirono e morirono per strappare l'Inghilterra alla tirannide anglicana.”
    https://www.radiospada.org/2017/11/r...il-5-novembre/










    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Ventiduesima dopo la Pentecoste
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Ventiduesima dopo la Pentecoste
    “DOMENICA VENTIDUESIMA DOPO LA PENTECOSTE.

    MESSA
    Secondo Onorio di Autun la Messa di oggi richiama i tempi dell'Anticristo (Gemma animae, l. IV, 93). La Chiesa volgendo i suoi occhi nel futuro al regno di questo uomo del peccato (2Ts 2,3), e come se già provasse la persecuzione finale, prende l'Introito dal Salmo 129.
    Se, insieme al senso profetico che hanno oggi le parole di questo salmo, noi vogliamo una applicazione presente e pratica, data la nostra miseria, richiamiamo il Vangelo della settimana precedente, che era una volta il Vangelo di questa Domenica. Ciascuno di noi si riconoscerà nel debitore che non può pagare e può sperare soltanto nella bontà del padrone e, nella confusione della nostra anima umiliata, grideremo: Se tu, o Signore, consideri le iniquità, chi può resistere davanti a te?
    EPISTOLA (Fil 1,6-11). - Fratelli: Confidiamo nel Signore Gesù che avendo cominciato in voi l'opera buona, la perfezionerà fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto che per voi nutra questi sentimenti, perché vi ho nel cuore, come coloro che, e nelle mie catene, e nella difesa, e nella conferma del Vangelo, hanno partecipato alla mia gioia. Dio mi è testimonio come io ami voi tutti nelle viscere di Gesù Cristo. E questo io domando, che la vostra carità abbondi sempre più nella conoscenza e in ogni finezza di discernimento, finché eleggiate il meglio, siate schietti e irreprensibili fino al giorno di Cristo, ricolmi per Gesù Cristo di frutti di giustizia a gloria e lode di Dio.
    L'anima di san Paolo.
    San Paolo, in nome della Chiesa, attira nuovamente la nostra attenzione sull'avvicinarsi della fine, ma l'ultimo giorno, che domenica chiamava giorno cattivo,oggi, per due volte nel breve tratto della lettera agli Efesini che è stato letto, lo chiama giorno di Cristo Gesù. La lettera agli Efesini è piena di confidenza, l'allegrezza è straripante e tuttavia ci parla della persecuzione che infierisce contro la Chiesa e del nemico, che profitta della burrasca per scatenare le passioni perverse perfino in mezzo al gregge di Cristo. L'Apostolo è in catene, gelosia e tradimento di falsi fratelli accrescono i suoi mali, la gioia vince la sofferenza del suo cuore, perché egli è giunto a quella pienezza dell'amore in cui nel dolore trova sviluppo la carità. Gesù Cristo è sua vita, la morte un guadagno e tra la morte, che nell'intimo del cuore desidera, perché lo ricongiunge a Cristo e la vita, che moltiplica i meriti e il frutto delle sue opere, non sa scegliere. Per lui non contano le considerazioni personali e sua gioia di oggi, sua gioia futura è che Cristo sia glorificato: il modo non conta. La sua attesa non sarà vana, perché vita e morte glorificheranno nella sua carne Cristo (Fil. 1,15-20).
    La preghiera di san Paolo.
    Di qui, nell'anima di Paolo una sublime indifferenza, che è il vertice della vita cristiana e non ha niente di comune col torpore fatalistico in cui i falsi mistici del secolo XVII pretesero soffocare l'amore.
    Da queste altezze del cammino della perfezione che egli ha raggiunto, quale prodiga tenerezza ha per i suoi fratelli il convertito di Damasco! Egli dice: Dio mi è testimone che io vi amo e vi desidero tutti nelle viscere di Cristo. Una aspirazione lo impegna, lo domina (Fil 1,24-27): che Dio, il quale ha cominciato in essi l'opera buona per eccellenza, il perfezionamento del cristiano, che nell'Apostolo è completo, la prosegua e la termini in tutti per il giorno in cui Cristo comparirà nella sua gloria (Col 3,4), e prega perché la carità, la veste nuziale dei benedetti dal Padre che egli ha promessi all'unico Sposo (Rm 8,38; 2Cor 11,2) li circondi di un fulgore degno del gran giorno delle nozze eterne (Durando, Rationale, VI, 139).
    Il Liberalismo.
    La carità si sviluppa in essi se cresce nella intelligenza e nella conoscenza della salvezza cioè nella fede, perché la fede è base della giustizia soprannaturale. Una fede limitata porta ad una carità limitata e si ingannano coloro, che non hanno per la verità rivelata la cura che hanno dell'amore. Il loro cristianesimo si riduce a credere il meno possibile, a dichiarare inopportune nuove definizioni, a restringere presuntuosamente l'orizzonte soprannaturale per rispetto all'errore. Essi dicono che la carità è regina delle virtù e per essa usano magari la menzogna; riconoscere all'errore i diritti che ha la verità è per loro l'ultima parola della civiltà cristiana, che poggia sull'amore. Dimenticano così che primo oggetto di carità è Dio, verità sostanziale, del quale la menzogna è il nemico peggiore: non è atto d'amore mettere allo stesso livello l'oggetto amato e il suo mortale nemico.
    Integrità della fede.
    Gli Apostoli non pensavano così e, per far germogliare nel mondo la carità, seminavano la verità. Nei loro discepoli la verità sviluppava l'amore e, fatti luce essi stessi, per mezzo del Battesimo (Ef 5,8), più di ogni cosa stava loro a cuore non venire a patti con le tenebre. Negare la fede era il delitto più grave; esporsi inavvertitamente a sminuire i diritti di essa, era imprudenza grave (ivi 15-17). Il cristianesimo, che aveva trovato il mondo nella schiavitù dell'errore, nelle tenebre che immobilizzavano gli uomini nella morte, pensò che far brillare la luce era il solo mezzo di portarli a salvezza e non seguì altra politica fuorché quella di proclamare la potenza della verità, affermando i diritti esclusivi di regnare sul mondo.
    E il cristianesimo trionfò dopo tre secoli di lotta accanita e furibonda, per le tenebre che dominavano e che volevano dominare ancora, serena e radiosa per i cristiani che versando il sangue affermavano sulla terra giubilanti il regno dell'amore e della verità. Oggi avendo l'errore ripreso, con la connivenza dei battezzati, i suoi pretesi diritti, la carità di molti è diminuita rapidamente (Mt 24,12) e la notte si stende di nuovo sopra un mondo agonizzante e freddo. La linea di condotta dei figli della luce (Ef 5,8) resta quella dei primi tempi: custodire fedelmente la parola di verità (ivi 11,16), senza paure e senza incertezze, fieri di soffrire per Cristo, come i loro predecessori e come gli Apostoli (Fil 1,28-30) perché fino a che resterà al mondo un bagliore di speranza, quel bagliore lo troverà nella verità.
    VANGELO (Mt 22,15-21). - In quel tempo: I Farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere come cogliere Gesù in fallo nelle parole. E gli mandarono i propri discepoli con gli Erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo la verità e non ti curi di nessuno, che non guardi in faccia alle persone. Dicci dunque, che te ne pare? È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Ed egli disse loro: Di chi è questa immagine? e l'iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
    Lezione di prudenza.
    Se la Chiesa, in queste settimane che ci presentano gli ultimi giorni del mondo, ci ricorda continuamente la prudenza dell'intelletto, come virtù che in quei tempi i suoi figli devono custodire, bisogna dire che il pericolo particolare degli ultimi tempi sia la crisi della verità. Domenica consegnava come arma difensiva lo scudo della fede, come arma offensiva la parola di Dio; otto giorni prima raccomandava la circospezione dell'intelligenza (Epist. della XX Domenica) per conservare nei giorni cattivi la loro santità fondata sulla verità (Epist. della XIX Domen.) dato che la loro ricchezza consiste nella scienza (Epist. della XVIII Dom.). Nell'Epistola di oggi ha proposto ancora l'intelligenza e la scienza, perché sole hanno la potenza di sviluppare il loro amore e completare l'opera della loro santificazione per il giorno di Cristo. E ora nel Vangelo conclude opportunamente queste lezioni dell'Apostolo narrando un fatto tolto dalla vita del Salvatore e dando ad esse l'autorità che porta sempre con sé ogni esempio preso dalla vita del divino modello della Chiesa. Gesù si presenta come modello dei Suoi fedeli nelle imboscate tese alla loro buona fede dai complotti dei cattivi.
    Il tributo a Cesare.
    Era l'ultimo giorno dell'insegnamento pubblico dell'Uomo-Dio, quasi la vigilia della sua partenza da questo mondo (Martedì Santo). I nemici, tante volte giocati nonostante la loro astuzia, tentarono uno sforzo supremo e i Farisei, che non riconoscevano il dominio di Cesare e il suo diritto ad un tributo, si unirono ai loro avversari, i partigiani di Erode e di Roma, per porre a Gesù la questione insidiosa: È permesso o no pagare il tributo a Cesare? Se rispondeva che non era lecito, provocava la collera di Cesare: se rispondeva che si poteva pagare il tributo, perdeva il suo credito davanti al popolo. Con prudenza divina Gesù sventò l'insidia. I due partiti, stranamente alleati. nell'odio, non vollero comprendere la sentenza che poteva unirli nella verità e tornarono presto alle loro querele, ma la coalizione formata contro il giusto era spezzata; lo sforzo dell'errore, come sempre avviene, si era volto contro di essa e la parola da essa provocata, passando dalle labbra dello Sposo a quelle della Sposa, non cessava più di risonare nel mondo, in cui resta base del diritto sociale nelle nazioni.
    L'autorità viene da Dio.
    Date a Cesare quello che spetta a Cesare e a Dio quello che spetta a Dio, ripetevano gli Apostoli e, proclamando alto che bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini, aggiungevano: Siate soggetti alle autorità, perché l'autorità viene da Dio e le autorità che esistono le ha stabilite Dio. Chi resiste alle autorità resiste all'ordine stabilito da Dio e si attira la dannazione. Siate sottomessi perché questo è necessario, sottomessi non solo per paura, ma per dovere di coscienza. Per lo stesso motivo voi pagate dei tributi ai principi, perché essi sono ministri di Dio.
    La volontà di Dio (1Pt 2,15) è sorgente e compimento di qualsiasi autorità fra gli uomini e l'uomo per se stesso non ha alcun diritto di comandare i suoi simili. Il numero non modifica questa impotenza degli uomini sopra la mia coscienza perché, numerosi o meno, io sono eguale a ciascuno di essi per natura e sommare il diritto degli altri su di me è sommare il nulla. Però Dio, volendo che gli uomini vivessero in società, ha voluto una autorità che unisca la volontà di molti nell'unità di un fine che tutti interessa. Egli lascia agli avvenimenti disposti dalla sua provvidenza e agli uomini stessi molta libertà per la scelta della forma in cui dovrà esercitarsi il potere civile e il modo di trasmetterlo, ma i depositari del potere sovrano, una volta investiti, non sono esonerati che da Dio nella sfera delle loro legittime attribuzioni, perché il potere viene da lui solo e non dai loro popoli, i quali, non avendo per se stessi potere, non lo possono dare. Se essi rispettano il patto sociale nelle sue condizioni, il potere ricevuto per il bene della società non reca danno alla società stessa e il loro diritto all'obbedienza è il diritto di Dio medesimo, sia che essi esigano un tributo necessario per il loro governo, sia che stabiliscano leggi, che limitino la libertà lasciata dal diritto naturale nelle relazioni della vita, sia che mandino soldati a certa morte per la difesa della Patria.
    In tutti i casi è Dio che comanda per mezzo loro e vuole essere obbedito e mette nelle loro mani la spada per la punizione dei ribelli di questo mondo (Rm 13,4) e punirà Lui stesso nella vita futura quelli che non saranno emendati.
    La legge che obbliga.
    È grande la dignità di questa legge umana che fa del legislatore un vicario di Dio stesso e risparmia ai sudditi l'umiliazione di abbassarsi davanti ad un altro uomo, ma perché la legge obblighi e sia legge davvero deve prima di tutto informarsi alle prescrizioni e alle proibizioni dell'Essere Sommo, che solo può darle un carattere augusto facendola entrare nel dominio della coscienza. Ne deriva che non vi possono essere leggi contro Dio, contro Cristo, e la sua Chiesa e, da quando l'uomo che comanda non ha più Dio con sé, la sua potenza è solo forza brutale. Un principe o un'assemblea che pretendano regolare i costumi di un paese contro Dio, hanno solo il diritto alla rivolta e al disprezzo di ogni uomo ragionevole e dare il nome sacro di legge alle loro tiranniche elucubrazioni è indegna profanazione del cristiano e degli uomini liberi.
    PREGHIAMO
    O Dio, nostro rifugio e nostra forza, ascolta le preghiere che tu stesso hai insegnato alla tua Chiesa e concedici con sicurezza quanto domandiamo con fede.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 525-530.”


    Guéranger, L'anno liturgico - Festa delle Sante Reliquie
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa delle Sante Reliquie
    “5 NOVEMBRE FESTA DELLE SANTE RELIQUIE.

    La morte prepara la messe per il cielo.
    Se avessimo gli occhi degli Angeli noi vedremmo il mondo come un campo immenso, seminato per la risurrezione. La morte di Abele aprì il primo solco e da allora la seminagione continuò senza soste in tutti i luoghi. Quali tesori chiude già in sé questa terra di fatica e di infermità! Quale messe promette per il cielo, appena il Sole di giustizia farà sorgere dalla zolla le spighe della salute, mature per la gloria! Non dobbiamo quindi stupire se la Chiesa benedice e dirige essa stessa la deposizione del prezioso frumento nel solco.
    Glorificazione di Santi.
    La Chiesa però non si contenta di seminare continuamente e qualche volta, impaziente per l'attesa, toglie dalla terra il grano più scelto che vi aveva deposto e con il suo infallibile discernimento, che la preserva da errore, libera dal fango il germe immortale, gli preannunzia le meraviglie dell'avvenire, e raccogliendolo nell'oro e nelle stoffe preziose, portandolo in trionfo, convocando le folle ad onorarlo, dedicando al suo nome nuovi templi, gli decreta l'onore supremo di riposare sugli altari sui quali si offre a Dio il santo Sacrificio.
    "Voglia comprenderlo la vostra carità, dice sant'Agostino (Discorso CCCXVIII su santo Stefano, V): noi non alziamo qui un altare a Stefano, ma facciamo delle reliquie di Stefano un altare a Dio. Dio ama questi altari e, se mi chiedete perché, vi dirò che il perché è che la morte dei santi è preziosa davanti a Dio" (Sal 115,15). "Per obbedire a Dio, l'anima invisibile ha lasciato la sua casa visibile, ma Dio custodisce questa casa e trova la sua gloria negli onori che noi rendiamo a questa carne inanimata e da ad essa la potenza di fare miracoli, la riveste della potenza della sua divinità" (Discorso CCLXXV su san Vincenzo, martire, II). Di qui vengono i pellegrinaggi alle tombe dei santi.
    "Popolo cristiano, dice san Gregorio di Nissa, chi ti riunisce qui? Un sepolcro non attira nessuno e la vista di quanto contiene desta ripugnanza. Ma ecco che si stima come una benedizione poter avvicinarsi qui; la polvere stessa raccolta ai bordi di questa tomba è oggetto di ricerca, è stimata come un dono di grande valore, perché desiderabile, ma raro è il favore di poter arrivare alle ceneri che contiene; e i privilegiati lo sanno. Questo corpo lo abbracciano, vi accostano le labbra e gli occhi, come se fosse vivo, versando lacrime di devozione e di amore. Quale imperatore fu mai onorato così?" (Su san Teodoro Martire).
    "Gli imperatori! riprende san Giovanni Grisostomo; ciò che furono un giorno i portieri dei loro palazzi, oggi lo sono essi stessi per i pescatori: il figlio del grande Costantino credette non poterlo meglio onorare che preparandogli una tomba nel vestibolo del pescatore di Galilea" (Comm. della Seconda ai Cor. Om. XXVI).
    E in altro passo, completando la spiegazione dell'ammirabile lettera ai Romani del Dottore delle genti, esclama: "Chi ora mi concederà di prostrarmi sul sepolcro di Paolo, di contemplare la polvere di questo corpo che completava, soffrendo per noi, quello che mancava alle sofferenze del Cristo? (Col 1,24) la polvere di questa bocca che parlava, senza arrossire, davanti ai re e, mostrandoci chi era Paolo, ci rivelava il Signore di Paolo? La polvere di questo cuore, cuore del mondo, più alto dei cieli, più vasto dell'universo, cuore di Cristo non meno che di Paolo, in cui si leggeva scolpito dallo Spirito Santo il libro della grazia? Vorrei vedere la polvere delle mani, che scrissero le epistole; degli occhi che, prima ciechi, ricuperarono la vista per la nostra salvezza; dei piedi che percorsero la terra. Sì, vorrei contemplare la tomba in cui riposano questi strumenti della giustizia, della luce, queste membra di Cristo, questo tempio dello Spirito Santo, questo corpo venerato che, con quello di Pietro, protegge Roma in modo più sicuro che tutti i bastioni" (Omelia XXXII).
    Dottrina della Chiesa sulle reliquie.
    Questi testi e molti altri non impedirono che l'eresia nel secolo XVI, profanando le tombe sante avesse la pretesa di riportarci ai costumi dei nostri padri. Ma, contro questi strani riformatori, il Concilio di Trento esprimeva l'unanime testimonianza della Tradizione nella definizione seguente, nella quale si trovano riassunte le ragioni teologiche del culto reso dalla Chiesa alle reliquie dei Santi:
    "I fedeli devono venerare i corpi dei Martiri e degli altri Santi, che vivono con Cristo. Essi furono suoi mèmbri vivi e tempio dello Spirito Santo e risusciteranno per la vita eterna e per la gloria. Dio accorda per mezzo loro molti benefici agli uomini e perciò quelli che dicono che le reliquie dei Santi non meritano di essere venerate e sono inutilmente onorate dai fedeli, che si visitano invano le memorie e i monumenti dei Santi per ottenere il loro aiuto, sono assolutamente meritevoli di condanna e, come già da molto tempo, la Chiesa li ha condannati (Concilio di Nicea II, c. VII), di nuovo li condanna" (Concilio di Trento, Sess. XXV).
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1249-1251.”




    Luca, Sursum Corda!
    Ultima modifica di emv; 04-06-20 alle 12:39 Motivo: Rimozione contenuti inappropriati
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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