Perugina, un migliaio in piazza per difendere la fabbrica: «Siamo Davide contro Golia»


Da tempo la storica fabbrica del cioccolato di Perugia è in crisi. Sulla fabbrica del cioccolato, i vertici Nestlè ( La fabbrica della Perugina dal 1988 è di proprietà del colosso Nestlè), a poco più di un anno dalla firma dell'accordo per il rilancio del sito di Perugia, hanno da mesi annunciato infatti ben 340 esuberi (su circa 1.000 dipendenti).
La vicenda squaderna tutte le facce della globalizzazione, trasformandosi in un paradigma che travalica le colline umbre: le strategie delle multinazionali e i relativi costi sociali. L'emergenza lavoro e le difficoltà del sindacato. Un prodotto iconico del made in Italy. L'automazione dell'industria. Il ruolo della politica. E un paradosso di fondo: come mai un piano industriale di sviluppo con 60 milioni di investimenti e che, a detta dell'azienda, procede spedito, fa vacillare centinaia di posti di lavoro? "Perché in realtà è un piano di crescita ma anche di trasformazione", prova a spiegare il direttore delle relazioni industriali di Nestlè Italia, Gianluigi Toia. Senza convincere i sindacati che parlano di "voltafaccia". Sabato 7 Ottobre 2017 si è quindi svolta a Perugia quella che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una grande manifestazione di protesta appoggiata da gran parte della città (sul modello di quella che ci fu all’epoca a Terni in difesa dei licenziamenti della Tyseen ).
Uno degli animatori della protesta è stato Don Claudio Regni il parroco di San Sisto, il quartiere di fatto nato intorno allo stabilimento Perugina, e molte delle pecore del suo gregge entrano ogni giorno in fabbrica. Del parroco è l’immagine più forte della mattinata di sabato, quando in piazza Matteotti oltre mille persone si sono ritrovate per la manifestazione indetta dai sindacati in difesa della Perugina e dei lavoratori coinvolti nelle altre vertenze del territorio: «Resistiamo sempre e comunque – ha detto il parroco che ha portato anche i saluti del cardinale Bassetti, a letto influenzato – contro ogni forma di male e oggi l’impostazione economica attuale è contro l’uomo. Noi siamo, fratelli miei, il Davide che lancia il suo piccolo ciottolo sulla fronte della Nestlé. È poco ma non si sa quello che potrà accadere. Anche le istituzioni lancino il loro per colpirli in fronte».A manifestare c’erano le istituzioni, dal sindaco di Perugia Andrea Romizi ai suoi predecessori (Wladimiro Boccali e Renato Locchi), la presidente Marini, quella del consiglio regionale Porzi, consiglieri regionali e comunali di ogni colore, assessori, i deputati e i senatori eletti in Umbria di Pd, M5S e non solo, il patron di Eurochocolate Eugenio Guarducci, i sindaci di Magione, Città della Pieve, Marsciano, Terni, Piegaro, Corciano e altri ancora; ad ascoltare gli interventi ci sono anche i Giovani comunisti, quelli del Pd, di Libera, i vertici e i militanti dell’Arci, tanti sindacalisti e poi i veri protagonisti, ovvero alcuni lavoratori di Perugina, dello stabilimento di Parma dove in ballo ci sono 160 posti di lavoro, quelli della ex Antonio Merloni e della Colussi, della Sda e della ex Fcu fino a quelli della TkAst di Terni, dell’Umbra cuscinetti. A mancare, per molti motivi è stata però una partecipazione massiccia della città come chiesto da più fronti negli ultimi giorni; gran parte della piazza infatti era composta da ceto politico-sindacale, associazioni e altri ‘organizzati’. Insomma, la reazione profonda della città, triste ma vero, non c’è stata ma magari la giornata di sabato potrà fare da innesco.