Se per la campagna per il Sì sono stati spesi quasi 10 milioni, con pessimi risultati, stavolta Renzi sta tenendo sotto diretta sorveglianza la nuova “fabbrica digitale”, sulla quale sta dirottando importanti somme di denaro raccolte grazie ai finanziatori nei forzieri della Fondazione Open e del Pd. Questo “tesoretto” serve appunto a foraggiare l’armata per la “guerriglia digitale” composta da giovani e smanettoni del web, in cui ognuno ha il suo compito: c’è il narratore che dà forma e racconta in modo avvincente le mosse politiche di Renzi e i suoi, il “megafono” sui social (Facebook in primis) e il “guastatore”, che ribatte, condiziona e orienta le discussioni sui social network. Dietro a ogni missione c’è un gruppo organizzato, guidato da una persona
Come funziona l'armada renziana che combatte le fake news grilline - Il Foglio