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  1. #1
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto



    Giorgio Cremaschi: "Che tutte le principali forze politiche delle due regioni siano d'accordo, è solo un ulteriore segno del degrado della nostra democrazia."

    di Giorgio Cremaschi


    Le stesse forze politiche che contrapposte si candidano al governo del paese e che si scontrano sulla nuova legge elettorale, unanimi sostengono i referendum per l'autonomia che si terranno in Lombardia e Veneto il 22 ottobre. Non è vero dunque che le due consultazioni siano un puro patrimonio leghista, anche se così vengono presentate. In Lombardia il referendum è stato approvato da tutto il centrodestra e dai cinque stelle. Il Partito democratico, inizialmente contrario, ha poi cambiato posizione: il sindaco Sala di Milano, il futuro candidato alla regione ora sindaco di Bergamo, Gori insieme a tanti altri si sono pronunciati per il SI.

    Nel Veneto il PD si è astenuto sul referendum poi ha dato indicazione per il SI, tutte le altre formazioni politiche hanno la stessa posizione dei loro omologhi lombardi. In sintesi in Lombardia e Veneto Renzi, Berlusconi, Di Maio e persino Meloni, almeno tramite i loro referenti locali, sono d'accordo con il referendum di Salvini, Maroni e Zaia.

    È l'unità regionale totale.

    Che ora il PD vorrebbe estendere anche in Emilia Romagna ed in Puglia, con analoghe consultazioni.

    In Lombardia e Veneto le sole voci fortemente contrarie vengono dalla sinistra non rappresentata nei parlamentini regionali, da movimenti sociali, da sindacati di base come USB, voci troppo flebili per rompere la monotonia di una campagna elettorale inquietante, dove è in campo solo il SI sostenuto con ingenti finanziamenti dalle istituzioni regionali.

    Ma se sono tutti d'accordo i principali schieramenti politici delle due regioni, a che serve il referendum? La domanda ha una risposta scontata da parte dei presidenti regionali: il voto serve a far contare il popolo. É vero? Assolutamente no.

    I due quesiti referendari non fanno domande precise, le uniche sulle quali il pronunciamento popolare potrebbe davvero decidere e contare. Avete presente il nostro referendum costituzionale, quello sulla Brexit, quello greco sul memorandum della Troika, quello sulla indipendenza della Catalogna? Ecco, quelle consultazioni con il voto del Lombardo-Veneto non c'entrano nulla. Quelli sono stati pronunciamenti con domande chiare che esigevano altrettante risposte chiare; e infatti la politica poi ha fatto molta fatica a reggere il responso popolare, anzi a volte lo ha rinnegato proprio.

    Questo rischio per i referendum sull'autonomia non si corre: essi non chiedono nulla e quindi, quale che sia, la risposta popolare ad essi nulla conterà. Per quelle forze politiche italiane abituate a tradire i propri programmi un minuto dopo averli varati, questo voto è perfetto. Tutti impegnati senza veri impegni.
    Il quesito veneto è semplicissimo: volete più autonomia? Quello lombardo, evidentemente frutto di qualche consulenza giuridica più meditata, accenna al rispetto dell'unità nazionale, della Costituzione e esplicita la richiesta di maggiori risorse.

    Quali? Qui c'è l' imbroglio.

    L'Italia ha il fiscal compact, quello che Renzi e Salvini dicono di voler cambiare, direttamente inserito nella Costituzione. La modifica dell'articolo 81 è un atto devastante della nostra democrazia, compiuto quasi alla unanimità dal parlamento precedente a quello attuale. Assieme alla costituzionalizzazione dell'austerità ci sono poi il patto di stabilità che distrugge l'autonomia di spesa degli enti locali e il controllo diretto della UE sui bilanci pubblici.

    Come si fa a chiedere più autonomia per le regioni se tutto il meccanismo di governo imposto dalla austerità europea nega ogni libertà di spesa a tutti le istituzioni della Repubblica?

    Maroni e Zaia sono al governo delle due regioni più ricche del paese, che assieme hanno un quarto della popolazione. Immaginate una loro iniziativa istituzionale per cancellare il fiscal compact e il patto di stabilità. Questa sì che avrebbe bisogno del consenso del popolo, proprio perché si tratterebbe di imporre allo stato una diversa politica economica, anche in conflitto con i vincoli UE. Ma la Lega nord e tutte le principali forze politiche italiane sono oggi europeiste. Meglio quindi chiedere una autonomia che in realtà non è permessa a nessuno, meglio fare domande che non vogliono dire nulla nel sistema economico governato dalla troika. Meglio un referendum finto che impegnarsi davvero in un conflitto col potere centrale. Questo si fa sui venti migranti ospitati a San Colombano, non sulle spese per lo stato sociale.

    I referendum lombardo e veneto non propongono alcuna revisione reale delle spese dello stato e delle regioni, alludono soltanto a più soldi al nord e meno al sud, ma anche in questo imbrogliano, perché con il vincolo europeo di bilancio che Maroni e Zaia accettano, neanche una redistribuzione iniqua delle risorse potrebbe essere fatta. Si taglia dappertutto e basta.

    Dunque il quesito sull'autonomia è fasullo, però dietro di esso se ne nasconde uno vero, che non a caso ha raccolto grande consenso nel mondo imprenditoriale. La domanda nascosta è : visto che l'austerità istituzionale vincola rigidamente il bilancio della regione, possiamo riconquistare autonomia privatizzando?

    Trasporti, servizi sociali, istruzione e soprattutto la sanità nelle due regioni a guida leghista sono sempre più regalati al mercato. I milioni di malati cronici della Lombardia saranno affidati ad un gestore privato che avrà il compito di amministrare le loro cure, naturalmente trovando il modo di farci profitti. In Veneto l'appalto ai privati della costruzione e della gestione di uno dei più grandi ospedali della regione è diventato un bengodi senza precedenti per gli affari. La regione Lombardia è più sollecita della ministra Fedeli nell'offrire alle aziende il lavoro gratis degli studenti nell'alternanza scuola lavoro.
    Il Si chiesto da Maroni e Zaia serve dunque prima di tutto a questo: ad approvare la connessione sempre più stretta tra politica ed affari e la privatizzazione dello stato sociale e dei servizi pubblici, ove Lombardia e Veneto sono all'avanguardia.

    I due referendum autonomisti sono un imbroglio a diversi strati di inganni, il cui solo scopo è creare consenso al sistema di potere che governa le due regioni più ricche'd'Italia. Che tutte le principali forze politiche delle due regioni siano d'accordo, è solo un ulteriore segno del degrado della nostra democrazia.

    Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto - Dalla parte del lavoro - L'Antidiplomatico
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  2. #2
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Io ero convinto di andare a votare e votare sì, ma adesso, letto questo articolo, sono in dubbio...

  3. #3
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Citazione Originariamente Scritto da Hynkel Visualizza Messaggio
    Io ero convinto di andare a votare e votare sì, ma adesso, letto questo articolo, sono in dubbio...
    Penso che l'articolo sia molto chiaro: il referendum è voluto non solo dai leghisti ma da ambienti imprenditoriali senza scrupoli. Bisogna boicottarlo assolutamente.
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  4. #4
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    oggi il grande capitale ha preso posizione a favore del SI con questo articolo sul suo più grande giornale di riferimento:
    Referendum autonomia, Nord in attivo di 94 miliardi, il Sud produce metà del deficit nazionale - Corriere.it

    invece su ilsole rimangano ancora falsamente imparziali: Oggi il voto sull’autonomia, poi trattativa su gestione e risorse - Il Sole 24 ORE

  5. #5
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    oggi il grande capitale ha preso posizione a favore del SI con questo articolo sul suo più grande giornale di riferimento:
    Referendum autonomia, Nord in attivo di 94 miliardi, il Sud produce metà del deficit nazionale - Corriere.it

    invece su ilsole rimangano ancora falsamente imparziali: Oggi il voto sull’autonomia, poi trattativa su gestione e risorse - Il Sole 24 ORE
    Come volevasi dimostrare...
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  6. #6
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Referendum inutile, mera pubblicità.

    Le Regioni hanno, per legge, tutte le prerogative per trattare con lo Stato su quella ventina di punti buttati lì tanto per dalla Lega che è in piena campagna elettorale.

    Balla colossale dire che il referendum era necessario, non lo era e non lo è stato.

    Ciò che le Regioni possono trattare sono semplici cambi di nomi, punto.

  7. #7
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    e dire che quei punti possono essere cambiati esattamente come sono stati messi ed in parte già cambiati ?

  8. #8
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Referendum in Lombardia e Veneto? Intanto il più grande fondo d'investimento al mondo ha scommesso sul crollo del "sistema Italia"



    Il Simplicissimus*


    Nei giorni scorsi non mi sono occupato per niente dei referendum in Lombardia e Veneto, riedizione in fotocopia del vecchio federalismo finito in ruberie, illusione egoistica diffusa a piene mani da un ceto di maneggioni ridotti a giocare col fuoco pur di rimanere in sella, nonostante gestioni opache e poco significative, magari con la speranza di spostarsi a Roma.

    Ma oggi ad urne chiuse vale la pena parlarne non tanto a seguito dei risultati che evidenziano un flop in Lombardia e un’ affermazione in Veneto, ma non per le ragioni semplicistiche che esse esprimono sul piano contabile, quanto per i nodi che loro malgrado mettono allo scoperto e che sono radicalamente differenti rispetto a vicende come quella catalana: soprattutto l’attualità antropologica e sociale di stampo neo liberista che si sottrae alla solidarietà all’interno di un Paese e che viene rafforzata e sdoganata dallo svilimento delle realtà nazionali, delle piccole patrie e degli stati in vista della magna Europa, propalata dalle elites globaliste e persino dai loro sorprendenti chierichetti di una sinistra beghina che confonde l’internazionalismo d’antan con il globalismo neo liberista. Dall’altro però presenta un carattere diametralmente opposto, ovvero una sorta di patetico gioco di nicchia di classi dirigenti di fronte al delinearsi dello tsunami che va accumulando energia e le cui onde cominciano a scorgesi sulla linea d’orizzonte mentre avanzano da oltre atlantico.

    Come forse qualcuno avrà letto Bridgewater Associates, il più grande fondo d’investimento del mondo ha deciso di scommettere contro il “sistema Italia”, mettendo in campo 300 milioni di dollari in una puntata contro i valori azionari dell’Eni e un altro miliardo e passa per scommettere sul crollo del sistema bancario – assicurativo del Paese rappresentato da Generali, Unicredit, Enel, Intesa San Paolo. Secondo alcuni le puntate fatte da Bridgewater in questa delirante e delinquenziale bisca a cielo aperto che è il capitalismo contemporaneo, puntano a una posta ancora più grossa dell’Italia, ovvero alla Ue stessa per scoprirne il bluff: una volta esauritosi il filone di quantitative easing della Bce uno dei Paesi più grandi dell’Unione, ovvero noi, governati da una manica di cialtroni burattinati e disonesti, si troverà a non poter tenere più il passo e ad aver bisogno di enormi prestiti per pagare gli interessi sui debiti a prezzi di mercato, senza il supporto degli acquisti massicci della Banca centrale. Dunque non si potrà fare altro che andare a piatire dal Mes (Meccanismo europeo di stabilità, mai nome è stato così ipocrita) svendendo non solo qualsiasi sovranità residua, ma anche ogni autonomia di gestione legislativa e amministrativa.

    La situazione è potenzialmente drammatica perché la Germania, anche se volesse (e di certo non vuole), non potrebbe comunque salvare la situazione perché si troverebbe a dover sostenere il peso principale dei 254 miliardi di fatture non pagate sul piano settennale Ue, ad avere il problema di Deutsche Bank che possiede buona parte dei 90 mila miliardi di derivati titolati in euro e la cui rilocalizzazione da Londra al continente potrebbe comportare un consistente aumento di interessi e a dover fare i conti con una situazione nella quale l’economia americana rischia la deflazione e un’altra crisi subprime, visto che la cosiddetta ripresa è stata simulata con un nuovo straordinario indebitamento privato che comincia ad arrivare al pettine. Dunque dovrà in qualche modo sconfessare il senso stesso dell’Europa e usare i trattati come randello esattamente come in Grecia, anzi con maggiore violenza perché in questo caso ne va della sua stessa sopravvivenza finanziaria, vista la dimensione degli eventi.

    Ma badate in questo caso per buona pace dei nostri europeisti, l’ obiettivo principale non sarà l’acquisizione degli asset pubblici e bancari del Paese che sono quasi tutti in perdita – le sole banche hanno sofferenze per oltre 350 miliardi di euro – ma dei beni privati che sono ancora rilevanti e che dovranno ripianare quelle perdite, come del resto già fatto intendere da Schauble. Dopodiché, una volta innestato il sistema di risucchio, al parlamentino itinerante fra Bruxelles e Strasburgo comparirà la proposta di una revisione dei trattati che prevede “l’eventuale uscita dall’Euro di un Paese membro dell’Eurozona”. Non me lo sto inventando: è quanto ha dichiarato Christian Lindner che quasi certamente sarà il prossimo ministro delle finanze di Berlino. Insomma asset e beni, industrie e conti correnti saranno presi in euro e una volta spolpato l’osso, si potrà concedere l’uscita dalla moneta unica per fare dello Stivale depredato un’area di lavoro a basso costo.

    E’ in quel momento, peraltro è sempre più vicino, che voglio vedere le facce di Maroni e Zaia, espressione alternativa di un Italia mediocre e meschina che non si rende nemmeno conto delle acque in cui naviga. E’ allora che voglio vedere le facce di Renzi e di Padoan, di Mattarella, di Gentiloni, di Salvini, Berlusconi e di tutta la servitù di famiglia. Ma anche dei troppi italiani che vivono di bufale e di televisione.

    Referendum in Lombardia e Veneto? Intanto il più grande fondo d'investimento al mondo ha scommesso sul crollo del "sistema Italia" - World Affairs - L'Antidiplomatico
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  9. #9
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    Predefinito Re: Qui sta l'imbroglio del referendum in Lombardia e il Veneto

    Citazione Originariamente Scritto da furioso2013 Visualizza Messaggio
    e dire che quei punti possono essere cambiati esattamente come sono stati messi ed in parte già cambiati ?
    Cosa intendi nello specifico?
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

 

 

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