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In Italia i pensionati sono un esercito di 16 milioni di persone. Vanno in crociera, viaggiano, decidono di trasferirsi in regioni con un clima più mite e spesso capita anche che lascino l’Italia. Una sorta di migrazione previdenziale, alla ricerca di un Paese con un fisco meno esigente.
L’ultimo Rapporto del Censis definisce i pensionati come “un universo ampio ed eterogeneo”, tra di loro esistono diversi “popoli” e la linea di demarcazione più facile da tirare riguarda l’entità degli assegni che ricevono. Secondo i dati elaborati su base Istat, il 25,7 per cento incassa mensilmente un vitalizio inferiore a 500 euro, circa il 40 per cento gode i un importo tra i 500 e i mille euro, il 23,5 per cento si piazza nella forchetta tra i mille e i 2mila euro e solo il 3,2 per cento supera il 3mila euro.
I Paesi preferiti per chi vuole lasciare l’Italia sono la Spagna e il Portogallo. I motivi sono principalmente due: meno tasse e costo della vita più basso. Le Canarie sono la meta prediletta anche per il clima con una temperatura costante tutto l’anno tra i 20 e i 27 gradi. Dopo due o tre anni chi si è trasferito da queste parti compra anche casa, con circa 70mila euro si trasferisce in una villetta sul mare.
Nei primi dieci anni di nuova residenza la pensione è tax free. L’Italia vorrebbe prendere esempio. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha intenzione di attrarre pensionati stranieri a partire dal 2018, soprattutto dall’Olanda e della Scandinavia. “Penso a qualcosa da costruire con i nostri Comuni delle zone interne. Creare delle senior house con una buona copertura di servizi medici per accogliere i nuovi arrivati”, commenta. Per essere davvero attraenti, però, servirebbero incentivi fiscali. “Vediamo, magari li possiamo pensare solo per tre anni. Se ci organizziamo possiamo essere competitivi”.